Lega-5Stelle: la Cirinnà diventa pazza, ma forse è l’unica buona notizia

Alla fine il governo giallo-verde è partito. Salvini e Di Maio, rappresentati dal premier prestanome, Giuseppe Conte, erano i vincitori delle recenti elezioni politiche e dunque gli unici autorizzati a governare. Il tremendo mal di pancia arcobaleno di Monica Cirinnà è un ottimo segnale, ma forse non c’è molto altro per ora.

I grattacapi non arrivano tanto dalla Lega, la quale almeno su alcune specifiche tematiche è forse il meno peggio -o forse, il meglio- rispetto alla desolante scena politica italiana. Piuttosto dal Movimento 5 Stelle e dalla sua modernissima trazione laicista e anticattolica. Comunisti 2.0.

Ai tanti cattolici che stanno gioendo per l’incarico a Matteo Salvini, ricordiamo la sua battaglia per la legalizzazione della prostituzione, con tanto di trans turco (alias Efe Bal) come sponsor leghista. E poi c’è il delicato e lacerante tema immigratorio sul quale il leader leghista è in rotta di collisione con la Chiesa cattolica. Perché tra l’immigrazione selvaggia e le ruspe salviniane, c’è di mezzo la carità cristiana «che non va confusa con un pericoloso buonismo», come ha recentemente spiegato il card. Camillo Ruini. Ai cattolici che invece si disperano per il neoministro dell’Interno, facciamo tuttavia presente il suo incondizionato appoggio al Family Day e le sue, questa volta, etiche e civili barricate al mondo Lgbt. E’ notizia fresca, ad esempio, che il leghista Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, ha finalmente reciso il legame regionale con Ready, il braccio politico della lobby arcobaleno, definendolo «indebito indottrinamento».

L’assegnazione del ministero della Famiglia e disabilità (seppur senza portafoglio) a Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega e vicepresidente della Camera dei Deputati, è la grande ed ottima notizia. Uno dei pochi politici cattolici eticamente coerenti, «in sintonia con Papa Francesco», come si è definito nel 2014. Ma leghista è anche il neoministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che da dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia si è segnalato per aver tentato di introdurre manifesti Lgbt nelle scuole, in accordo con l’Unar.

Anche gli altri due ministeri eticamente delicati sono stati affidati da DiMaio&Salvini a personaggi preoccupanti. Il Guardiasigilli, l’avvocato Alfonso Bonafede (M5S), si è strenuamente battuto per le unioni civili, mentre Giulia Grillo, neoministro della Salute, è favorevole alla stepchild adoption (utero in affitto).

Ma le tematiche importanti sono anche altre, quelle economiche in particolare. Non siamo tuttologi e lasciamo commentare chi può farlo con autorità. Ognuno abbia le sue aspettative sul nuovo governo carioca, ma è saggio attendere di giudicare i futuri atti concreti. Per ora vorremmo limitare l’entusiasmo ma anche la disperazione, buone e cattive notizie non mancano. Ma, sopratutto, godiamoci la furia di New York Times, Repubblica, Amnesty International, Saviano, Boldrini, Cirinnà, Lo Giudice, Scalfarotto, Vittorio Zucconi, Lucia Annunziata, Alberto Melloni e tutto il tronfio apparato laico-catto-progressista. Impagabile, ma purtroppo non basta.

La redazione

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Ecco i migliori libri che non potete perdere (gennaio – maggio 2018)

«Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta», disse Giovanni Paolo II.

Non possiamo ricominciare senza segnalare quelle che consideriamo le migliori novità editoriali, che integrano la nostra biblioteca virtuale. Qui sotto elenchiamo le pubblicazioni consigliate, uscite tra gennaio e maggio 2018.

 

La genetica di Dio di Francis Collins (Castelvecchi 2018)
Forse il più importante scienziato vivente, Collins ha guidato il team di ricercatori che ha decifrato il genoma umano ed è l’attuale direttore del National Institutes of Health (NIH). Nel libro spiega come sia stata la ricerca scientifica a convincerlo che una visione puramente materialistica fosse così limitante, tanto da condurlo all’adesione del cristianesimo.

Fake Pope. Le false notizie su papa Francesco di Nello Scavo e Roberto Beretta (San Paolo 2018)
A seguito della guerra aperta del mondo tradizionalista nei confronti della Chiesa e del Papa, i due giornalisti hanno raccolto 80 delle principali accuse, realizzando un’accurata controinchiesta.

Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico [vol. 4]. Legge e amore di John P. Meier (Queriniana 2018)
Seconda ristampa del quarto volume della poderosa opera del principale biblista vivente sul Gesù storico. L’opera riguarda l’analisi storica degli insegnamenti del Gesù storico sulla Legge di Mosè e sull’etica (quali il divorzio, i giuramenti, il sabato, le regole di purità ecc.), con lo stesso imparziale rigore scientifico mostrato nei suoi precedenti tre volumi.

Gli scienziati davanti al mistero del cosmo e dell’uomo. Piccoli dialoghi su grandi temi di Francesco Agnoli (Dominus Production 2018)
Lo scrittore bolognese si cimenta in interessanti dialoghi con uomini di scienza su grandi tematiche, dalla filosofia alla teologia, dalla scienza alla metafisica. Tra gli intervistati: Luca Surian (neuroscienziato), Alfio Quarteroni (matematico), Piero Benvenuti (astrofisico), Matteo Bertelli (genetista), Enrico Bombieri (matematico), Giuseppe Baldacchini (fisico), Francesco Malaspina (matematico).

Pensieri segreti di una improbabile convertita. Il percorso di una docente di letteratura verso la fede cristiana di Rosaria Champagne Butterfield (BE edizioni 2018)
Insegnante, lesbica e impegnata nel mondo Lgbt, almeno fino ai 40 anni. Poi, l’atroce sospetto: e se il cristianesimo avesse ragione? L’autrice racconta di sé, gli antefatti della sua conversione e il radicale cambio di vita.

Sull’infinito di Sergio Givone (Il Mulino 2018)
Il noto filosofo dell’Università di Firenze tratteggia una riflessione sull’infinito e sulla apparente contraddizione tra la sua sproporzione e l’inestirpabile attrazione presente nell’uomo, citando le biografie di famosi pittori, filosofi, matematici e letterati. Da Leopardi a Pascal, da Schopenhauer a Nietzsche, sotto lo sguardo di De Chirico.

Scoprirsi Down. La storia di Alberto, raccontata da lui stesso di Alberto Meroni (San Paolo 2018)
Alberto, affetto da sindrome di Down, racconta in prima persona la sua vita, non certo facile ma felice ed assolutamente convinto che valga la pena viverla.

Aspettare si può. Purezza e sessualità alla prova del mondo di oggi di Jason e Crystal Evert (Fede&Cultura 2018)
Nel 2013 pubblicavamo un video della coppia americana che, davanti ad una platea di giovani studenti, testimoniava in modo convincente le ragioni dell’insegnamento cattolico sulla castità prematrimoniale. Le loro ragioni sono raccolte in questo nuovo libro.

Pietro. Il primo degli apostoli di Claudio Gianotto (Il Mulino 2018)
Interessante e documentato studio di Gianotto, storico del Cristianesimo all’Università di Torino, sulla figura di Pietro. Localizza il suo martirio a Roma e motiva, così, il primato romano nella compagine delle chiese cristiane.

Prova del teismo di John Henry Newman (Castelvecchi 2018)
Un classico intramontabile di Newman, un’analisi fenomenologica scritta nel 1859 a sostegno dell’esistenza di Dio, a partire dalla coscienza morale insita in ogni uomo.

Uomo, natura, cultura. Una prospettiva evolutiva, di Fiorenzo Facchini (Itaca 2018)
Impossibile perdere anche quest’ultima pubblicazione del prof. Facchini, emerito di Antropologia presso l’Università di Bologna, il quale dipana con la sua solita chiarezza una prospettiva evolutiva aperta agli orizzonti della fede.

La voce dell’ideale di Julian Carron (San Paolo 2018)
In attesa del Sinodo dei giovani, il teologo Carron spiega con un linguaggio moderno e comprensibile come di fronte al dilagante disagio giovanile c’è bisogno di una proposta che sia all’altezza del desiderio sterminato del loro cuore. Di una fede che c’entra con la vita e la riempie di senso.

La voracità del cervello. Cosa spinge la nostra coscienza verso un’insaziabile ricerca del significato di Daniel Bor (Castelvecchi 2018)
Curioso e sorprendente volume del neuroscienziato americano Bor, ricercatore presso l’Università di Cambridge. Analizzando l’attuale panorama scientifico, l’autore riflette sulla coscienza e sulla specialità dell’essere umano, impossibile da ridurre o paragonare ad un software.

Caro amico ti scrivo. E altri racconti ascoltando le canzoni di Lucio Dalla di Guido Mezzera (Itaca 2018)
Un ricordo del grande cantautore attraverso la profondità di molti suoi testi.

Sulla natura umana di Roger Scruton (Vita e Pensiero 2018)
Il più famoso filosofo anglicano in difesa dell’unicità umana, replicando ai filosofi materialisti e riduzionisti. Un’opera ben riuscita.

Non doveva morire. Come Paolo VI cercò di salvare Aldo Moro di Riccardo Ferrigato (San Paolo 2018)
Una buona ricostruzione storica sui tragici eventi della primavera del 1978, il sequestro di Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse. Attraverso documenti finora inediti si svela un Paolo VI deciso, attivo, pronto a far pesare tutta la sua influenza nel salvataggio del presidente della Democrazia Cristiana.

Sui sentieri dell’essere. Introduzione alla metafisica di Adriano Alessi (LAS editrice 2018)
Docente di Filosofia teoretica all’Università Pontificia Salesiana di Roma, Alessi riflette sull’ansia del conoscere dell’uomo che può ben definirsi necessità di un Assoluto.

Perché non mi definisco gay. Come mi sono riappropriato della mia realtà sessuale e ho trovato la pace di Daniel C. Mattson (Cantagalli 2018)
Una biografia coraggiosa di un giovane americano del Michigan, il suo viaggio dall’infelice mondo gay alla felice riscoperta dell’identità sessuale, anche grazie all’accoglienza della Chiesa cattolica.

Enrico Medi. Stupore, armonia e mistica di uno scienziato credente di Davide Barazzoni (Cittadella 2018)
Originale biografia di uno dei protagonisti scientifici del Novecento.

La redazione

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Il sito web UCCR riprenderà il 1 giugno 2018

E’ tempo di tornare. Dopo un anno di meritata pausa gli amministratori di UCCR sono desiderosi di riprendere l’aggiornamento quotidiano del sito web. Saremo nuovamente attivi dal 1 giugno 2018

Nell’ultimo articolo parlavamo di un calo di interesse, motivato anche dalla foga della galassia antipapista in casa cattolica, che ci ha distratto notevolmente dagli argomenti di cui ci siamo sempre appassionati. I principali autori di questa pagina web hanno anche affrontato un contemporaneo cambio di vita, passando dall’esperienza universitaria all’essere giovani lavoratori e padri/madri di famiglia. Cambiamento che ha contribuito alla necessità di differenti pause nel corso degli ultimi anni.

In questo periodo di silenzio mediatico abbiamo comunque mantenuto alta l’attenzione e creato articoli e dossier che pubblicheremo in seguito. Abbiamo dato ufficiale avvio ad una piccola versione inglese di UCCR e stiamo ultimando la versione spagnola, così da essere minimamente presenti anche nel resto del mondo e portare i nostri contributi, notizie e riflessioni nella vita di un più alto numero di credenti e non credenti.

Come abbiamo scritto ai tantissimi che ci hanno contattato in questo periodo, il nostro lavoro quotidiano è totalmente volontario. Dedichiamo a UCCR tempo ed energie che necessariamente vengono sottratte a lavoro, amici e famiglia. E’ una nostra scelta, convinti della necessità di una voce cattolica differente dalle altre, che contribuisca con la sua specificità al dare ragione della ragionevole fede che ci anima. Per questo, a chi ce lo chiede, rispondiamo che un ottimo modo per sostenerci e favorire lo sviluppo di UCCR è una donazione economica volontaria, che verrà utilizzata secondo gli scopi descritti in questa pagina. E’ sufficiente cliccare sul banner qui sotto e seguire le istruzioni.



 

Ricordiamo infine che UCCR gestisce una pagina Facebook ufficiale, un gruppo Facebook, un profilo Twitter e una pagina Youtube. Da pochi giorni, come già scritto, è disponibile una versione web in lingua inglese con relativa pagina Facebook.

Ci vediamo tra circa 15 giorni, il 1 giugno 2018! 

La redazione

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Sala deserta, annullato il Convegno internazionale Atei. Mai ‘na gioia…

L’ultima Global Atheist Convention, chiamata Reason to Hope, è stata razionalisticamente annullata: quasi nessuno, infatti, era interessato a partecipare. E pensare che tra i relatori principali figurava una ex celebrità come Richard Dawkins.

«In base alla politica di rimborso», si legge infatti sul sito web della Convention ateista che avrebbe dovuto svolgersi a Melbourne (Australia), «in caso di annullamento è rimborsabile solo il prezzo di acquisto del biglietto (tasse incluse). Siamo spiacenti che la cancellazione abbia messo in una situazione difficile, ma le vendite dei biglietti sono state sostanzialmente inferiori alle aspettative ed inferiori ai livelli delle precedenti edizioni, quindi, purtroppo, la Convention non si farà».

Un segnale abbastanza chiaro dell’estinzione dell’ateismo aggressivo e pseudoscientifico in voga fino a pochi anni fa, uno scenario impensabile allora. Né Dawkins, né la presenza dello scrittore Salman Rushdie, famoso per aver definito la religione un “veleno nel sangue”, sono riusciti a radunare sufficienti militanti.

Assieme agli intellettuali era addirittura prevista la presenza di “comici atei” che si sarebbero burlati dei credenti. «Queste persone si ritrovano per deridere l'”ignoranza” delle persone religiose», è stato scritto, «esprimendo rabbia verso i genitori che educano i loro figli nella fede. Quanti modi diversi puoi esprimere la stessa retorica prima che la gente inizi a perdere interesse?». E così è stato. Un movimento nato come “contro” qualcosa e qualcuno, non ha lunga vita se non matura e propone qualcosa di realmente interessante ed alternativo al cuore umano. Si ricordi l’implacabile giudizio del filosofo Philippe Nemo«L’ateismo moderno è morto di morte naturale, si è metafisicamente esaurito e non ha più niente da dire all’uomo».

Il teologo anglicano e australiano Michael Jensen si è comunque detto dispiaciuto del fatto che «non ci sia stato interesse». Infatti, secondo lui, «una Convention globale di atei dovrebbe essere accolta favorevolmente, perché ogni volta che le persone pensano a Dio e al significato della vita è un momento in cui consideriamo più profondamente il valore e lo scopo dell’esistenza umana. Ci rende cittadini migliori». Comprendiamo il buon proposito di Jensen ma purtroppo non ne siamo così convinti: durante un raduno di antisemiti difficilmente si potrà dire che si sta riflettendo profondamente sul “significato delle differenze etniche”.

Come se non bastasse, quasi contemporaneamente è saltata anche la Atheist Conference che si sarebbe dovuta tenere a New York nel luglio 2018. I motivi? Scarso interesse, ancora una volta, litigi e guerre intestine. Mai ‘na gioia.

La redazione

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Libertà e coscienza: se ad essere illusione fosse il determinismo antimetafisico?

I figli legati al letto, senza cibo né acqua, picchiati ed abusati per anni dai due genitori, David Allen Turpin e sua moglie Louise. Un caso tragico che ha scioccato l’America pochi mesi fa. «”I Turpin non avevano scelta: agivano semplicemente secondo gli imperativi comportamentali dettati dai loro geni e dall’ambiente, non avrebbero potuto fare altrimenti”. Se lo dicessi, la maggior parte della gente mi considererebbe un mostro, una persona senza morale che vuole giustificare il loro comportamento. Ma questa affermazione sui Turpin è vera!».

Il biologo ateista Jerry Coyne ha usato questo drammatico caso di cronaca per manifestare coerentemente il determinismo radicale in cui crede, quello che ritiene illusioni il libero arbitrio e la volontà cosciente degli individui. Ovviamente Coyne è ciecamente guidato (dunque, “illuso”?) dalla sua impostazione antimetafisica, ma il determinismo hard (o causale) in campo neuroetico non è affatto una posizione isolata. Molti sono gli studiosi -chiamati incompatibilisti– convinti di vivere una volontà illusoria, ritengono tuttavia che, per sopravvivere nella società in cui si è inseriti, non si può fare altrimenti che continuare ad illudersi. I rimanenti si dividono tra agnostici, cioè coloro che vedono la libertà come un mistero impossibile da approcciare scientificamente, e i compatibilisti, che vedono il determinismo naturalista non incompatibile con l’esistenza della libertà umana.

Tutto è guidato dalle leggi di natura, da precisi processi nervosi “pre-coscienti”, sostengono i deterministi, perciò l’uomo si illude di essere autonomo nelle sue volontà di scegliere. La coscienza sarebbe un’altra illusione e la mente un epifenomeno da ricondursi completamente al cervello. Per questo motivo Coyne e altri invocano un ripensamento dei nostri sistemi di giustizia in quanto il determinismo avrebbe compromesso definitivamente il concetto di responsabilità individuale: ognuno agisce non per volontà propria, ma in quanto burattino comandato dai suoi antecedenti genetici e biologici.

Uno dei principali problemi di questa convinzione teorica è che è totalmente antifattuale. Ognuno di noi, compreso Coyne, percepisce chiaramente la netta volontà e libertà nel prendere una decisione. Ne è persuaso intimamente. Perché allora dovremmo dubitare che la volontà cosciente sia davvero in grado di determinare le nostre azioni? Uno tra i principali sostenitori del determinismo radicale (chiamato anche eliminativismo), il filosofo Daniel Wegner, ha risposto mostrando tre esempi documentati in cui la nostra esperienza di volontà è falsa: quello della sindrome della mano aliena (un disturbo neurologico in cui la mano sembra avere vita propria); la sensazione di non controllare le proprie azioni durante un’ipnosi; il movimento del tavolino durante una seduta spiritica (D. Wegner, The Illusion of Free Will, MIT Press 2002).

Ovviamente Wegner non ha dubbi che a provocare i movimenti descritti siano le persone coinvolte, ma usa questi esempi per sostenere che l’esperienza di decisione consapevole -sperimentata da chiunque- non può essere assunta come prova della nostra effettiva capacità di determinare coscientemente le azioni. Infatti, in almeno tre casi, è certamente ingannata. Il filosofo ha parzialmente ragione: il fatto che ci percepiamo come protagonisti assoluti delle nostre decisioni non può essere considerata una prova affidabile e conclusiva della nostra effettiva libertà nei nostri comportamenti. Ma è un grave errore metodologico quello di utilizzare alcuni casi certificati per definire la regola generale (dal particolare all’universale) che la nostra esperienza di volontà cosciente è sempre illusoria. Anche la nostra memoria spesso ci inganna, ad esempio (e molto più spesso di quanto faccia la coscienza), eppure nessuno deduce che la sua capacità di ricordare è un’illusione. Oltretutto, se riflettiamo in chiave evolutiva, appare un controsenso l’affermazione che possediamo un’esperienza illusoria se così tante energie biologiche vengono spese in tale vissuto fenomenologico.

Si potrebbero scrivere interi volumi di contestazione al determinismo (e pure all’indeterminismo!), così come esistono infinite letture dei classici studi sul libero arbitrio e sulle neuroscienze in generale. In questa occasione ci interessa tuttavia segnalare un approccio “originale” che riteniamo interessante e valorizza la capacità razionale dell’individuo: è argomentato da diversi studiosi, come Maureen Sie (Tilburg University), Adina L. Roskies (Dartmouth College), Arno Wouters (Erasmus University Rotterdam), Hilary Bok (Johns Hopkins University), Gilberto Gomes (Universite de Paris VII), Phillip Cary (Eastern University).

Quel che conta, secondo tale visione, non è accertare se l’input decisionale inizi in una fase cosciente, ma considerare la possibilità della capacità di un controllo razionale sul comportamento adottato, sui nostri desideri, e fornire ragioni pratiche per lo stesso. La libertà, sostiene ad esempio la filosofa Bok, è decidere secondo criteri razionali e questo manda fuorigioco il determinismo neurobiologico il quale, non implica niente rispetto a ciò che “dovrei fare” (cfr. H. Bok, The Implications of Advances in Neuroscience for Freedom of the Will, The Journal of the American Society for Experimental NeuroTherapeutics 2007, vol.4, pp. 555-559). Noi abbiamo libertà decisionale, sia che le nostre azioni abbiano o meno cause neurali.

Come ha ben sintetizzato la filosofa morale Laura Boella (Università di Milano), ospite anche sul nostro sito web«Quando si parla di libera scelta, ci si riferisce dunque non a una capacità di fare o non fare, di intervenire sui meccanismi causali, bensì di agire o di non agire sulla base di un processo di deliberazione, di ponderazione che ha ben poco a che vedere con l’esercizio di un potere causale attivo sugli avvenimenti» (L. Boella, Neuroetica. La morale prima della morale, Raffaello Cortina Editore 2008, p. 81).

La redazione

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To be continued…

Il progetto era interrompere l’aggiornamento al 1 giugno 2017 per la consueta pausa estiva.

Abbiamo tuttavia scelto di anticipare i tempi di un mesetto anche perché, a causa del brutto clima antipapista che si respira nel cattolicesimo mediatico italiano, l’interesse è venuto meno da tempo. Non lo nascondiamo e crediamo si sia ben capito.

Verificheremo in questi mesi se l’attività potrà continuare, perseguendo il progetto di creare l’esperienza di UCCR anche in altre lingue (inglese e spagnolo, in particolare). Obiettivo che ci appassiona parecchio, assieme alla creazione di dossier su tematiche specifiche.

Per ora è tutto, un saluto ai lettori. Arrivederci a presto.

La redazione

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La liquida amoralità: l’unica scelta coerente senza Dio

soggettivismoSe Dio non esiste allora non può esistere il fondamento della morale, non si può parlare di valori, di diritti, né di un Bene e di un Male assoluti: solo un debole e capriccioso relativismo estremo. A riconoscerlo è innanzitutto Joel Marks, filosofo laico dell’University di New Haven, nel suo Manifesto amorale: «Ho fatto la sconvolgente scoperta che i fondamentalisti religiosi hanno ragione: senza Dio, non c’è moralità. L’ateismo implica l’amoralità, e poiché io sono un ateo, devo quindi abbracciare l’amoralità».

Ma indirettamente lo ha confermato, messo alle strette, anche l’attivista Matt Dillahunty, ex presidente della Atheist Community di Austin (Texas): «Il campo di concentramento nazista di Dachau è stato oggettivamente un male? Non lo so, non lo so. Si potrebbe dire che l’Olocausto è stato ovviamente un male perché non ha fatto il bene delle vittime, il problema è che le persone decidono loro stesse cosa è il bene. Se sono allevate nel darwinismo sociale del regime nazista potrebbero credere che l’Olocausto è stato il meglio per il benessere della società nel suo complesso». La sospensione di qualunque giudizio di merito (il “non lo so” di Dillahunty) è l’approdo obbligato.

Se non c’è nulla e Nessuno preesistente l’uomo, allora non possono esservi alcun Bene e Male preesistenti, indipendenti dall’uomo stesso. Tutto è una mera opinione la quale, però, ha lo stesso valore dell’opinione contraria. Chi decide, infatti, chi ha ragione? Perché dovrei scegliere il bene se ne ricavo uno svantaggio personale, essendo questa l’unica vita che ho da vivere? «Non esistendo la verità», ha scritto il filosofo Emanuele Severino, «il rifiuto della violenza rimane una fede che, appunto, non può avere più verità della fede (più o meno buona) che invece crede di dover perseguire la violenza e la devastazione dell’uomo» (C.M. Martini, In cosa crede chi non crede?, Liberal 1996, p.26).

Nel 2011 il filosofo americano William Lane Craig ha anche confutato l’argomento principale di coloro che, comprensibilmente, rifiutano di dover abbracciare l’amoralità come unica posizione coerente alla loro non fede. Appoggiandosi a Platone, infatti, affermano che l’esistenza del Bene sia una sorta di idea auto-sussistente, un’entità in sé e per sé. Il bene esisterebbe, semplicemente. La giustizia, la misericordia, l’amore, la tolleranza, esisterebbero in se stessi privi di fondamento. Ma «questa visione», ha spiegato Lane Craig, «è semplicemente incomprensibile. Cosa significa che il valore morale della giustizia auto-sussiste? Capisco cosa significa dire che qualche azione è giusta, ma i valori morali sembrano essere proprietà delle persone, quindi è difficile capire come la giustizia possa esistere solo come una sorta di astrazione».

Inoltre, è un punto di vista debole poiché mantiene nel relativismo e non implica affatto alcun obbligo morale. «Supponiamo, per amor di discussione, che i valori morali come la giustizia, l’amore, tolleranza, sussistano per conto proprio. Perché questo dovrebbe porre un obbligo morale su di me? Perché l’esistenza di questo regno delle idee dovrebbe rendermi misericordioso? Chi o che cosa stabilisce un tale obbligo?». Va anche notato, inoltre, che se si assume questo punto di vista, «vizi morali come l’avidità, l’odio e l’egoismo presumibilmente esistono anch’essi come astrazioni. In assenza di un Legislatore morale, nessuno mi obbliga ad allineare la mia vita ad una serie di idee astratte piuttosto che all’altra. In assenza di una Legge morale data, la morale atea platonista è priva di qualsiasi base di obbligo morale». Si ritorna dunque da capo.

L’esistenzialista Jean-Paul Sartre ammise: «Senza Dio svanisce ogni possibilità di ritrovare dei valori in un cielo intelligibile, non sta scritto da nessuna parte che il bene esiste, che bisogna essere onesti, che non si deve mentire» (in L’esistenzialismo è un umanismo, 1945). Senza Dio, tutto è permesso. Ma la conseguenza più devastante del dover abbracciare l’amoralità e il relativismo estremo è che la vita si immerge «in una selva di irriducibile pluralità», ha spiegato il filosofo francese Philippe Nemo, direttore del Centro di ricerche in Filosofia economica presso ESCP Europe. L’«assenza di una visione unificatrice» condanna all’affermare che il «non-Senso sarebbe l’unico e vero Senso. Almeno le grandi catastrofi come la Shoah dovrebbero aver fatto ragionare l’uomo moderno: se infatti non esiste un Bene assoluto, che senso ha parlare di un Male assoluto? E se non c’è un Male assoluto che senso ha, alla fin fine, condannare la Shoah?». Così, le attività umane legate al non-senso, «private di un ancoraggio trascendente, si disperdono in un assurdo moto browniano, che condanna l’uomo a tentare di creare un senso su misura, sulla scia di una preoccupazione parziale che egli ben percepisce, comprendendo, a ragione, che tutte le piccole cose di cui si occupa finiranno nell’abisso, non essendo assicurate a qualcosa di più grande» (P. Nemo, La bella morte dell’ateismo moderno, Rubbettino 2016, p. 129, 130)

L’amore alla coerenza dovrebbe quindi portare ad ammettere che, senza un fine trascendente, la vita è inevitabilmente ridotta all’assurda liquida del soggettivismo morale e, quindi, del nichilismo. Eppure, aggiunge il filosofo Nemo, «l’intima coscienza di ogni uomo sa che questa mancanza di senso è un errore», un’ingiustizia verso la natura umana che aspira l’infinito, brama il Senso e percepisce continuamente l’esistenza di valori oggettivi e di un Bene e di un Male necessari, e a sé preesistenti.

La redazione

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La paladina Lgbt: «I figli sono cose, io vorrei una roba con gli occhi verdi»

figli sono cose«Voglio un figlio a 60 anni, a tutti i costi. Io voglio sempre cose nuove e farò tutto quello che si può fare». Esordisce così (video più sotto) Lory Del Santo, una delle tante showgirl che animano il grande circo televisivo.

Abbiamo deciso di parlarne poiché si rileva una continuità di disprezzo del mondo Lgbt verso i bambini. Da quelli acquistati e brutalmente strappati dalle loro madri biologiche da parte di Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice, alle dichiarazioni della politicante Lgbt Rosaria Iardino sul «diritto dei bambini ad avere due mamme», dal «la coppia omosessuale vuole farselo il figlio» pronunciato da Ivan Scalfarotto fino ai 18 genitori che «andrebbero bene per i bambini» secondo Giuseppina La Delfa, ex presidente delle Famiglie Arcobaleno.

Poi arriva la paladina del mondo gay, Lory Del Santo, che dedica i suoi film all’associazionismo Lgbt, testimonial di Gay Pride e bandierine arcobaleno. «I figli sono delle cose che uno deve amare, come arrivano non importa. Farei anche l’utero in affitto», ha dichiarato in una delirante intervista radiofonica. «E’ bello poter scegliere i figli – dice la Del Santo –, come ad un supermercato. Io vorrei una roba nordica, dovrebbe assomigliare al nordico, occhio un po’ azzurro o verde».

Nessuna ironia, purtroppo la signora è estremamente seria, così come lo sono i due omosessuali Andrea Rubera e Dario De Gregorio che, in diretta televisiva, hanno elogiato il gesto della madre surrogata da cui hanno acquistato il bambino: «E’ stato un atto di generosità, come donare il sangue o qualcosa del genere». Alla domanda di dove fosse ora la madre di quel bambino, la risposta: «La madre è un concetto antropologico».

Bambini sempre più concepiti come oggetti da donare come fossero pacchi regalo, da ordinare, scegliere, acquistare e impossessarsene. Al crescere dell’ideologia Lgbt si osserva per questo la nascita spontanea di associazioni in difesa dei più piccoli, come il Comitato difendiamo i nostri figli guidato da Massimo Gandolfini. Il quale, pochi giorni fa, è intervenuto ad un convegno a Treviso assieme all’avv. Gianfranco Amato, co-fondatore del Popolo della Famiglia, anch’egli impegnato nella stessa resistenza: un bel segnale dopo l’incomprensibile e controproducente frattura tra le due realtà.

 

Qui sotto l’intervista a Lory Del Santo

 
La redazione

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Don Minutella senza freni: «Bergoglio non è papa, ma massone satanista»

don minutella palermo«Bergoglio non è più il papa. La massoneria, con l’appoggio delle logge sataniche, ha costretto Benedetto XVI a dimettersi e hanno piazzato lì un loro adepto. L’adepto di questo progetto di distruzione della Chiesa cattolica è Jorge Mario Bergoglio». E’ questo ciò che realmente pensa (il video più sotto) il parroco palermitano don Alessandro Minutella, allontanato poco tempo fa dall’arcivescovo Corrado Lorefice a causa delle sue omelie-show contro la Chiesa e la comunione ecclesiale.

Una sofferta decisione, quella dell’arcivescovo, che si conferma, dunque, più che lungimirante, anche alla luce di queste nuove dichiarazioni. Lo avevamo già scritto qualche tempo fa e dobbiamo purtroppo ribadirlo ancora oggi: seppur animato da motivazioni che possono essere condivisibili, il prete tradizionalista (e, confermatosi sedevacantista) ha oltrepassato ogni limite. Così come lo hanno superato molti di coloro che si trincerano dietro al “vogliamo solo chiarezza”.

Don Minutella è un esempio di cosa può emergere dal connubio tra le profezie catastrofiche del gruppetto di giornalisti impegnati nell’antipapismo, la disinformazione di diversi organi cattolici sulla “confusione” che si vivrebbe nella Chiesa e il noto complottismo del tradizionalismo (massoneria, nuovo ordine mondiale ecc.). Come se non bastasse, il prete di Romagnolo ha anche annunciato di ricevere divine locuzioni interiori e -come rivela nel video- di essere stato scelto e mandato da Dio per fermare «il falso profeta», cioè Papa Francesco. Come? Attraverso le omelie-comizio e, ovviamente, le dirette Facebook su Radio Domina Nostra dove, assieme al sacerdote, viene esaltato anche il giornalista Antonio Socci, noto riferimento giornalistico di don Minutella.

 

Qui sotto il video con le dichiarazioni di don Minutella

 

Il sacerdote si lamenta di “prenderle da tutte le parti” (ma è lui che le dà a Papa Bergoglio nel video qui sopra, no?) e si dichiara martire a causa di un raduno organizzato da mons. Lorefice, quando in realtà si è trattata di un’iniziativa dei sacerdoti e dei cattolici di Palermo autoconvocatisi in Cattedrale, il 4 aprile scorso, per un’adorazione eucaristica presieduta dal vescovo, a cui è stata invitata tutta la diocesi. Una chiesa gremita fino all’inverosimile, una bella espressione di popolo. Contro nessuno, ma a favore dell’unità della Chiesa palermitana.

Unità messa a repentaglio da un insano ribellismo che si anima grazie alla rete e alle false notizie sul Papa che trapelano quotidianamente da alcuni vaticanisti, portando allo scoperto sorprendenti frange del cattolicesimo italiano di cui nessuno sospettava e si augurava l’esistenza. Il nemico comune è Papa Francesco e verso di lui devotissimi fedeli, antimodernisti, antisemiti, nostalgici di Pio X, tradizionalisti, neofascisti, sedevacantisti, sedicenti ratzingeriani e difensori della Tradizione cattolica, con tanto di crocifissi e immagini mariane come immagine-profilo Facebook, perdono qualunque freno inibitorio. Qui sotto alcuni esempi raccolti in poco tempo, ci scusiamo per frasi e immagini violente.

dubia cardinali

 

Le frasi di don Minutella carpite dalle Iene, nella puntata andata in onda domenica sera, parlano da sole. La trasmissione televisiva ha tuttavia utilizzato un metodo illegale e deprecabile per confezionare il suo servizio, interpretando oltretutto in modo falso diverse dichiarazioni di Francesco (compresa la sua frase “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”, omettendo volutamente il resto del suo pronunciamento: “Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte”: nulla di innovativo, dunque).

Ma le dichiarazione del sacerdote sono divenute di dominio pubblico e devono essere oggetto di riflessione. A proposito di falsi profeti.

La redazione

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Mamme-single? Conviventi? Più successo scolastico con genitori sposati

E’ di pochi mesi fa la notizia del drammatico suicidio di una ragazza quattordicenne della provincia di Catania, dovuto probabilmente alla sofferenza per la separazione dei genitori.

Effettivamente se si interroga la letteratura scientifica sulle conseguenze verso i figli della scelta dei genitori sul sposarsi, convivere, separarsi, divorziare, essere coppie di fatto o rimanere single, il responso è univoco.

«La famiglia naturale», ovvero i due genitori biologici sposati, «è una risorsa per il benessere della società e ha importanti conseguenze positive (biologiche, psicologiche, economiche e sociali) per bambini e adulti» come ha detto recentemente il prof. Pierpaolo Donati, ordinario di Sociologia presso l’Università di Bologna.

Abbiamo raccolto in un dossier tutti gli studi che dimostrano ciò. Occorre però aggiungerne un altro, pubblicato recentemente dal prof. W. Bradford Wilcox, direttore del National Marriage Project presso l’ Università della Virginia e dallo psicologo americano Nicholas Zill.

Concentrandosi esclusivamente sugli studenti dell’Ohio (USA), rinomato per le istituzioni educative e culturali, ha analizzato gli indicatori del successo scolastico, rilevando la povertà infantile, il reddito familiare e le disparità socio-economiche tra le famiglie monoparentali, quelle con genitori non sposati e quelle con genitori biologici sposati.

I figli di famiglie con due genitori sposati hanno ottenuto migliori risultati dal punto di vista educativo e scolastico, anche dopo il controllo dei correlati socio-economici e demografici della struttura familiare, e «più probabilità di evitare deviazioni che possono far deragliare il loro rendimento scolastico ed essere studenti di successo, rispetto ai bambini provenienti da famiglie non sposate o non intatte».

La redazione

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