Trump contro aborto. Dopo due anni dalla sua elezione, ecco 8 misure importanti a difesa della vita umana nascente.
Nel gennaio 2017 ci chiedevamo se il neo-eletto presidente americano, Donald Trump, avrebbe rispettato le sue numerose promesse in campagna elettorale, quando dichiarò di voler completamente invertire le politiche sulla vita nascente e sulla famiglia intraprese dal suo predecessore.
Dopo due anni è tempo di un primo bilancio, il cui responso è fortunatamente positivo. Giusto ieri, il Department of Health and Human Services (HHS) ha tagliato altri 60 milioni di dollari di fondi pubblici a Planned Parenthood, l’enorme industria di cliniche abortiste americane (ora rimangono “solo” altri 500 milioni).
Il celebre discorso: “chiedo al Congresso di vietare l’aborto se feto sente dolore”.
Il 5 febbraio scorso, ad esempio, nel suo atteso discorso all’Unione (apprezzato dal 76% dei cittadini), si è riferito alla recente legge di New York che ha legalizzato l’aborto fino alla nascita, denunciando:
«I legislatori hanno applaudito con gioia per il passaggio della legislazione che permetterà che un bambino venga strappato dal grembo materno pochi istanti prima della nascita. Questi sono bambini che vivono, sentono, e che non avranno mai la possibilità di condividere il loro amore e i loro sogni con il mondo. E poi, abbiamo avuto il caso del governatore della Virginia, il quale ha dichiarato che avrebbe ucciso un bambino dopo la nascita». Così, il presidente ha ufficialmente chiesto «al Congresso di approvare una legislazione che proibisca l’aborto a breve termine dei bambini che possono provare dolore nel grembo materno. Lavoriamo insieme per costruire una cultura che ami la vita innocente. E riaffermiamo una verità fondamentale: tutti i bambini, nati e non nati, sono fatti nella santa immagine di Dio».
Un discorso coraggioso e piuttosto inedito per un presidente americano. Ma non sono solo parole, dopo due anni -nonostante alcune decisioni ben poco cristiane sul tema immigratorio, che abbiamo più volte sottolineato-, occorre ammettere che Trump ha anche decisamente mantenuto le sue promesse in campo etico. Andrebbero valorizzate in particolare 8 misure che potrebbero davvero cambiare lo status legale dell’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti, avendo effetti di emulazione al di là dei suoi confini.
E’ una speranza, ovviamente. Anche la Santa Sede, per bocca del presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Vincenzo Paglia, ha ritenuto «un dato positivo il fatto che un numero consistente non solo di credenti ma in questo caso di cittadini si sia opposto alla legalizzazione dell’aborto».
Le 8 misure più importanti a favore della vita nascente.
1) Interruzione dei finanziamenti a Planned Parenthood.
Trump ha reso prioritaria la revoca dei finanziamenti alla più grande industria di cliniche abortiste degli Stati Uniti, Planned Parenthood, e finora è riuscito a privarla di centinaia di milioni di dollari di tasse americane (la International Planned Parenthood Federation ha stimato una perdita di $100 milioni dal suo budget). Il Defund Planned Parenthood Act, che eliminerà ogni contributo, è attesto per il 2019.
2) Ripristino della Mexico City Policy.
Una seconda importante azione è stata ripristinare la Mexico City Policy (istituita da Reagan) che blocca i fondi federali statunitensi diretti a finanziare le ONG che praticano aborti all’estero. Venne abolita sia da Clinton che da Obama.
3) Taglio dei fondi alle Nazioni Unite.
Trump ha interrotto i finanziamenti alla United Nation Population Division che promuove apertamente aborto, contraccezione, sterilizzazione e ideologia di genere nei Paesi in via di sviluppo, mascherandosi sotto il termine ingannevole “salute riproduttiva”.
4) Obiezione di coscienza all’Obamacare.
Contrastando apertamente la politica di Obama, il presidente americano ha approvato la possibilità di libera obiezione di coscienza contro l’Obamacare, la riforma sanitaria che impone anche a scuole, università e congregazioni religiose di istituire piani di assicurazione a favore dell’aborto per i propri dipendenti. Ha anche ripristinato la Conscience and Religious Freedom Division, che permette l’obiezione di coscienza ai medici che non vogliono praticare interruzioni di gravidanza.
5) Nomina di funzionari pubblici a favore della vita.
Grazie alle sue nomine, tantissime persone del mondo della cultura, della scienza o della politica apertamente favorevoli alla salvaguardia della vita umana nascente sono divenute funzionari pubblici. L’esempio più importante è il vicepresidente Mike Pence, ma anche il procuratore generale Jeff Sessions, i consiglieri presidenziali Kellyanne Conway e Pat A. Cipollone, il segretario di stato Mike Pompeo, oltre ad una moltitudine di giudici federali. Qualche tempo fa segnalavamo la nomina della neurobiologa Maureen Condic come membro del National Science Board, l’agenzia governativa che sostiene la ricerca nei campi non-medici della scienza e dell’ingegneria.
6) Sostegno alla Marcia per la vita.
Grazie al sostegno esplicito e alla presenza del vicepresidente Pence, l’annuale March of Life che si svolge tra le vie di Washington è diventata un appuntamento importante nella vita politica statunitense. Durante l’ultima manifestazione, risalente a gennaio 2019, Mike Pence ha dichiarato: «Questa sarà la generazione che ripristinerà il diritto alla vita in America». Grazie all’amministrazione Trump, il più grande evento pro-life ha smesso di essere emarginato dai principali media americani.
7) Veto a qualunque legge pro-aborto.
Poche settimane fa, lo stesso presidente Trump ha pubblicamente promesso di usare il suo diritto di veto per impedire l’approvazione di qualsiasi legislazione sull’aborto che sarà sottoposta al Congresso.
8) Nomina di giudici pro-life nella Corte Suprema.
Questo è forse uno dei passaggi più importanti in quanto l’aborto legale negli Stati Uniti è protetto al di là del potere di qualsiasi presidente, poiché legittimato da una sentenza della Corte Suprema del 1973, nella famosa causa Roe vs Wade. Così, solo modificando lentamente la composizione dei giudici, sarà possibile ribaltare quella fatidica decisione che ha costato la morte di milioni di bambini non ancora nati. Il presidente Trump ha già nominato due giudici apertamente favorevoli alla vita, Neil M. Gorsuch e Brett M. Kavanaugh e, verso quest’ultimo, si è scatenata una campagna di legittimazione assoldando addirittura donne che, mentendo, hanno dichiarato di essere state da lui sessualmente abusate. Si sta aprendo anche la possibilità di nominare un terzo giudice in quanto Ruth Bader Ginsburg, storica femminista nominata da Clinton, è appena stata operata per cancro e non potrà più svolgere le sue funzioni di giudice. Se si dovesse dimettere, Trump potrebbe far pendere l’ago della bilancia nettamente a favore della vita (6 giudici pro-life contro 3), anche se purtroppo, gli storici giudici repubblicani (“cattolici”) hanno più volte votato in linea con quelli democratici.
Ma non basta contrastare l’aborto per dirsi “pro-life”. Le parole di Giovanni Paolo II.
Detto ciò, è ovvio che non basta contrastare l’aborto per definirsi “pro-life”, per questo evitiamo di unirci alla santificazione di Donald Trump, come “il più grande presidente a favore della vita umana”, come viene descritto in altri blog cattolici. La vita da rispettare non è soltanto quella nascente, un «progetto prioritario inderogabile» –ci ha insegnato Giovanni Paolo II– è anche quello della «tutela delle famiglie e in particolare di quelle dei migranti e dei rifugiati aggravate da ulteriori difficoltà».
Per questo, scrisse ancora Papa Wojtyla, «i Paesi ricchi non possono disinteressarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi, tanto più se lo scarto tra i Paesi ricchi e quelli poveri, dal quale le migrazioni sono originate, diventa sempre più grande». Su questo, il presidente Trump deve ancora correggere la sua posizione.
La redazione