Cattolici USA: più fiducia in Francesco che nei vescovi americani
Secondo un sondaggio di Gallup, il 68% dei cattolici praticanti statunitensi ripone fiducia in Papa Bergoglio, soltanto il 50% crede nei vescovi. Uno scenario opposto a quanto descritto dai blog cattolici conservatori, per i quali vi sarebbe una guerra in atto tra popolo ed episcopato americano e la Santa Sede. Tutte fantasie.
Più fiduciosi in Papa Francesco rispetto che ai vescovi americani. Questo emerge da un sondaggio realizzato da Gallup nella comunità cattolica statunitense. Il dato fa riflettere, considerando che i siti web del tradizionalismo cattolico continuano fantasiosamente a descrivere una situazione di guerra aperta tra l’episcopato (definito “conservatore”) americano e la Santa Sede, con il popolo schierato a fianco dei vescovi. Niente di vero, ovviamente.
Il principale risultato del sondaggio è quello di un consistente numero di cattolici che sta riesaminando il proprio impegno nei confronti della fede alla luce dello scandalo degli abusi sessuali da parte di numerosi preti. Il 37% dei cattolici americani, rispetto al 22% nel 2002, ha affermato che le notizie sugli abusi li hanno portati a chiedersi se sarebbero rimasti nella Chiesa.
Il sondaggio censurato da alcuni blog cattolici.
Gran parte dei blog tradizionalisti, tuttavia, hanno nascosto il sondaggio in quanto la seconda parte ha mostrato che i cattolici statunitensi ripongono più fiducia in Papa Francesco che nei vescovi americani, alla luce dello scandalo pedofilia. Il 58% ha moltissima o molta fiducia in Bergoglio, mentre solo il 30% la ripone nell’episcopato statunitense. Se si analizzano i dati di chi frequenta la Messa abitualmente -cioè i veri cattolici, quelli praticanti- i numeri sono più significativi. La fiducia in Francesco sale al 68%, mentre quella riposta nei vescovi americani non raggiunge il 50%.
Il confronto con Benedetto XVI nel 2010.
Gli stessi ricercatori, considerando la fiducia espressa dai cattolici in generale (praticanti e non praticanti), tuttavia concludono: «I cattolici statunitensi sono ancora per lo più fiduciosi in Papa Francesco, ma si potrebbe sostenere che il 58% che esprime fiducia in lui è un dato un poco debole visto il suo ruolo di leader della Chiesa cattolica». La riflessione è corretta e anche comprensibile data la consistente (e luciferina) guerra interna che il Papa subisce quotidianamente da siti web e blog legati al conservatorismo americano, a cui appartengono moltissimi cattolici. Tuttavia se si confronta tale dato con quello ottenuto da Benedetto XVI nel 2010 (tre anni prima della sua abdicazione), si scoprirà che non c’è poi molta differenza.
Sempre secondo un sondaggio di Gallup del 2010, i cattolici americani che riponevano fiducia e guardavano positivamente Papa Benedetto XVI erano infatti il 61%. Anche in quel caso influiva moltissimo lo scandalo pedofilia che scoppiò in quegli anni, tra preti abusatori e vescovi poco attenti. E’ anche vero che il predecessore di Francesco era perseguitato sia dai media laicisti che dal cattolicesimo di sinistra, mentre il Papa argentino subisce solamente il fuoco catto-conservatore, rivelatosi tuttavia molto più martellante e aggressivo di quello catto-progressista.
“L’armata di preghiera” a sostegno di Francesco organizzata dai cattolici polacchi.
I vescovi statunitensi, al posto di dare ascolto agli appelli cadenzati dell’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò diffusi su LifeSiteNews, dovrebbero forse unirsi spiritualmente a Papa Francesco, riusciranno a riconquistare la fiducia della comunità cattolica.
Molto significativa, a questo proposito, l’“Armata di preghiera” patrocinata da uno dei pupilli di Giovanni Paolo II, mons. Stanislaw Gadecki, attuale presidente dei vescovi polacchi. In occasione del recente sesto anniversario dell’elezione di Papa Bergoglio, i fedeli cattolici in Polonia hanno infatti organizzato l’iniziativa “Uno per tutti, tutti per uno”, durante la quale hanno proposto la recita del rosario -in qualunque luogo, pubblico o privato- per sostenere il Santo Padre. I blogger tradizionalisti non hanno aderito.
La redazione