Cina, il card. Zen: «La chiesa sotterranea? Non comunico con loro»

cina vaticano negoziatoIl presule più critico verso l’accordo tra Cina e Vaticano, il card. Joseph Zen, ammette di non comunicare e non avere notizie dalla comunità cattolica sotterranea, la quale -per bocca di numerosi vescovi “clandestini” e dei missionari- ha invece apprezzato molto il negoziato.

 

Forse è stato risolto il grande enigma rilevato da molti esperti della situazione riguardo alla comunità cattolica in Cina. Secondo uno schema mediatico fin troppo grossolano e poco rappresentante della realtà, esisterebbe una Chiesa “ufficiale”, registrata presso il governo (chiamata anche patriottica) e una comunità sotterranea, tradizionalmente fedele a Roma e al Papa.

Si è parlato molto di questo scenario dopo la firma di un primo e provvisorio accordo fra Cina e Santa Sede per le nomine dei vescovi, l’inizio di una pagina nuova che in buona parte deve essere ancora scritta. Il tentativo, da parte del Vaticano, è stato quello di tentare il superamento della contrapposizione fra le ‘due chiese’ in vista dell’unità, tentando di strappare al governo cinese la facoltà di nominare i vescovi ed obbligandolo, per lo meno, a nomine episcopali condivise con la Santa Sede, sulle quali il Papa ha finalmente potere di veto o di approvazione. D’ora in poi, questo è l’obiettivo, in Cina non ci saranno più vescovi illegittimi.

 

L’accordo Cina-Vaticano esaudisce la volontà di Benedetto XVI.

Come ha spiegato padre Federico Lombardi, a lungo stretto collaboratore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, «più di una volta questo negoziato era stato interrotto nonostante si fosse arrivati molto vicini alla conclusione. E’ un passo significativo, una premessa necessaria per la riconciliazione nella Chiesa in Cina». L’accordo stipulato nel 2018 è infatti ciò che si è sempre augurato anche il predecessore di Francesco, Benedetto XVI, in particolare nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 2007, alla quale ha collaborato alla stesura l’attuale segretario di Stato, card. Pietro Parolin.

Non è un caso che il vero regista del negoziato -oltre allo stesso Parolin- è stato l’arcivescovo Claudio Maria Celli, uno dei più esperti dello scenario cinese in Vaticano, nonché tra i più stretti collaboratori di Papa Ratzinger. Il missionario del PIME, don Gianni Criveller, da decenni opera in Cina e ha chiaramente spiegato che l’accordo stipulato «porta a compimento un lungo cammino, iniziato da Giovanni Paolo II e continuato dallo stesso Benedetto».

 

Il missionario del PIME: “Non significa che la situazione dei cattolici migliori”.

Per i blog cattolici che perseguitano Papa Francesco è ovviamente tutto sbagliato, anche l’accordo Cina-Vaticano sarebbe un enorme errore ed un tentativo del Pontefice eretico di distruggere la comunità cattolica cinese. I soliti Riccardo Cascioli, Sandro Magister, Aldo Maria Valli e Marco Tosatti sono stati fin troppo chiari e hanno fatto leva sull’esistenza di persistenti imposizioni esercitate dagli apparati politici locali su membri delle comunità cattoliche “clandestine”. Come dire: “Vedete? Non ha risolto nulla!?”. Tuttavia, sempre il missionario in Cina, Criveller, ha ben osservato che «l’accordo non significa affatto che la situazione dei cattolici in Cina debba migliorare», piuttosto la Chiesa «è riuscita a ottenere in un negoziato difficilissimo con un interlocutore caparbio e implacabile», un primo passo per ottenere, d’ora in poi, la comunione con Roma di tutti i futuri vescovi. «È bene che ci sia stato questo accordo».

 

Il card. Zen in contrasto con i vescovi “clandestini”.

A parte i trascurabili giornalisti conservatori, una voce critica molto più autorevole è stata quella del card. Joseph Zen Ze-kiun, arcivescovo emerito di Hong Kong: «Il Vaticano sta svendendo la Chiesa cattolica in Cina». Il suo nome è stato sfruttato subito dai blog antipapisti (subito celebrato come “martire per la verità”), ma è anche comparso in decine di interviste in tutto il mondo, tra cui il New York Times, ed è frequentemente citato dal portale italiano più autorevole sulla Cina, AsiaNews, guidato da padre Bernardo Cervellera.

Eppure i pesanti e drastici giudizi del card. Zen (a volte anche positivi, però) si sono scontrati con quelli entusiasti e apprezzativi verso il negoziato Vaticano-Cina espressi dagli stessi vescovi della comunità sotterranea cinese. Abbiamo già ripreso le parole di approvazione arrivate da Giuseppe Wei Fu, vescovo “clandestino” della diocesi di Baoding, dal vescovo “clandestino” Pietro Lin Jiashan e dal vescovo Joseph Xu Honggen. Sempre il vescovo clandestino Wei Fu, ha direttamente risposto al card. Zen (pur senza citarlo) con queste parole: «Se uno critica il Papa di essersi arreso al governo cinese sulla nomina dei vescovi cinesi, può fare questo solo perché non ha la fede e quindi non può sapere cosa è davvero la Chiesa. E io, a uno così, lascerei dire quello che vuole, può dire quello che gli pare, tanto non sa di cosa parla». Anche il card. Fernando Filoni, nominato da Ratzinger prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha commentato: «Solo un animo superficiale o in mala fede potrebbe immaginare che Papa Francesco e la Santa Sede abbandonino il gregge di Cristo, ovunque e in qualunque condizione esso si trovi nel mondo».

E’ improbabile che il vescovo clandestino e il card. Filoni si stiano riferendo al card. Zen. Anche perché sembra impossibile che l’arcivescovo emerito di Hong Kong sappia poco o nulla della comunità clandestina cinese. Eppure, recenti parole dello stesso cardinale cinese, rilasciate in un’ennesima intervista, sembra adombrare questo sospetto. «Lei conosce i vescovi sotterranei in Cina, immagino…», gli ha domandato l’intervistatore Terence P. Jeffrey. «Si, più o meno», la risposta del card. Zen. «E lei comunica con loro?», seconda domanda. «No, non con molti. E’ pericoloso per loro comunicare con me».

Si può ben comprendere come le comunicazioni non siano affatto facili in un clima generale di timore e preoccupazione per la propria libertà, tuttavia la rivelazione del card. Zen di non conoscere la situazione, i giudizi, il “sensus fidei” dei cattolici cinesi clandestini, svela come sia possibile la co-esistenza di un giudizio così negativo -ma poco informato, per sua stessa ammissione- da parte dell’arcivescovo emerito di Hong Kong e quello positivo, speranzoso e aperturista da parte di numerosi vescovi della comunità cattolica sotterranea.

 

“La comunità cattolica sotterranea è ottimista e fiduciosa del negoziato”.

Chi invece ha contatti continui con la comunità clandestina cattolica è, ad esempio, padre Kevin O’Neill, ex Superiore generale della Società di San Colombano per le missioni estere, che ora ha sede proprio ad Hong Kong. Al Tablet ha detto che le persone con cui è in contatto, membri della comunità cattolica sotterranea, «non riportano alcun “annientamento” della Chiesa; al contrario, anche se ovviamente è molto presto, sono generalmente ottimiste riguardo all’accordo». Il noto settimanale cattolico britannico, che ha intervistato padre O’Neill, ha osservato che «in contrasto con la cupa prospettiva tenuta dal cardinale Zen», la visione del missionario è ottimista e fiduciosa. Ed infine: «Qualunque sia il futuro per i cattolici della Cina, con la firma dell’accordo le scomuniche dei vescovi che non ebbero l’approvazione da Roma prima di essere consacrate sono state revocate. Papa Francesco ha esaudito il desiderio di Benedetto XVI espresso nel 2007».

La redazione

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Un commento a Cina, il card. Zen: «La chiesa sotterranea? Non comunico con loro»

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  1. Max De Pasquale ha detto

    Nonostante questo, ho rispetto per il Cardinale Zen. Ha piu’ volte lottato per mantenere un minimo di liberal-democrazia in Hong Kong e non e’ ben visto dalle autorita’ Cinesi. Forse, per questo vede l’avvicinamento a Pechino come una “svendita”.

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