Il don canta Sanremo a Messa, il laico Gramellini: «Ma i giovani cercano il sacro»

“Brividi” di Mahmood e Blanco durante la Messa. Don Matteo Selmo è diventato virale. Un gesto comprensibile, ma perché non cantare Sanremo assieme ai ragazzi in oratorio, lasciando alla liturgia il suo valore sacro? Colpisce il pensiero di Massimo Gramellini, editorialista del Corriere: “I giovani hanno fame di sacro, non di Sanremo”.




Un giovane sacerdote veronese, don Matteo Selmo, è diventato in questi giorni star del web per aver cantato i brani dell’ultimo Sanremo durante l’omelia (video più sotto).

Un’idea di per sé anche comprensibile, cioè voler usare un linguaggio «per portare il Vangelo nella vita di tutti i giorni», ha spiegato lui stesso. «E questo è l’insegnamento di Gesù, che nel suo stare tra la gente contestualizzava la parola del Padre nella vita quotidiana».

Sbaglia chi lo sta ferocemente criticando, forse dimentica la difficoltà (e spesso la solitudine) dei nostri sacerdoti nel rendersi comprensibili dai giovani, superando secolari pregiudizi.

Ci permettiamo però un suggerimento. Se l’intenzione è pienamente meritoria, un’idea forse migliore (e lo diciamo da “giovani”) sarebbe cantare assieme ai ragazzi in un altro momento, magari in oratorio, alla fine della Messa. Preservando così la sacralità dell’omelia e del momento liturgico.

Ci ha colpito che a ricordare questo sia stato un giornalista notoriamente laico, Massimo Gramellini, editorialista del Corriere. Riprendiamo qui sotto la sua riflessione:

 

di Massimo Gramellini,
dal Corriere della Sera, 22/02/22

Un prete canta i successi dell’ultimo Sanremo durante la Messa, viene rilanciato da Gianni Morandi sui social e ottiene il suo quarto d’ora di celebrità televisiva: si chiama pure don Matteo.

Niente di male né di grave, intendiamoci. Anzi, ha persino strappato un sorriso quando si è inerpicato sulle note per intonare dal pulpito «brividi, brividii, brividiii», attribuendoli a un dialogo immaginario tra San Pietro e San Remo (che peraltro non esiste) su cui Fiorello potrebbe campare per anni.

Niente di grave, ripeto. Ma è sulla motivazione del prete canterino che avrei qualcosa da eccepire, là dove afferma di averlo fatto per avvicinarsi ai giovani. È la frase più conservatrice che si possa sentire, nel senso che mi risuona falsa nelle orecchie fin da quando “i giovani” ero io.

Da Bach a Mozart, un tempo erano i musicisti che componevano per i preti, non i preti che scimmiottavano i musicisti.

La Chiesa si limitava a fornire la materia prima: il senso del sacro, quello di cui i ragazzi hanno più fame, e basta affacciarsi a un qualsiasi convegno ad argomento spirituale per trovarli nelle prime file.

Ma davvero qualcuno crede che lo svuotamento delle chiese dipenda dalla musica d’organo e non piuttosto dall’evanescenza di certe omelie? Al di là del concertino di don Matteo, non so quanto sia giusta questa idea che, per piacere ai giovani, si debba fare qualcosa che i giovani fanno meglio degli adulti, anziché qualcosa che loro non sanno fare e si aspettano proprio dagli adulti.


 
La redazione

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Ecco l’ultima pagliacciata di Joe Biden

La drag queen non binario Sam Brinton nominato da Biden come nuovo vicesegretario dell’Energia. Un tentativo di accontentare i media per recuperare nei sondaggi, ma si sta rivelando un boomerang. Virali le immagini dell’uomo definito “completo degenerato sessuale”.




Joe Biden è al momento il presidente americano più odiato della storia, il mese scorso ha raggiunto un nuovo record negativo: il 53% degli americani disapprova il suo lavoro (solo il 39% lo sostiene).

E’ per questo forse che ha pensato di dare un tocco di colore alla Casa Bianca, nominando come vice assistente segretario all’ufficio Energia Nucleare quello che è stato definito un “completo degenerato sessuale”.


“Domatore di uomini” e vicesegretario all’energia.

Si tratta di Sam Brinton, 34 anni, drag queen fetish non binario, che sui social si definisce un “domatore di cuccioli” in quanto ama legare i suoi partner al guinzaglio.

Inevitabile che sui social diventassero virali decine di immagini di Brinton con labbra truccate, abiti di Marilyn Monroe ed in compagnia di uomini in versione sadomaso.

In molti stanno anche ricordando in questi giorni che Biden ha ricevuto finanziamenti per la sua campagna elettorale da Human Rights Campaign (HRC), fondata da Terry Bean, omosessuale arrestato nel 2019 per pedofilia, nonché leader e finanziatore dell’associazionismo Lgbt negli Stati Uniti.

Occorre dire, però, che Brinton ha i titoli per ricoprire quel ruolo: ingegnere nucleare laureato al Mit e due master in tecnologia e programmazione politica sul nucleare. Ma il sospetto è che tra le migliaia di esperti di nucleare e di ecologia presenti negli Stati Uniti, sleepy Joe (come viene chiamato Biden) non lo abbia scelto per il curriculum. D’altra parte, quello che lo stesso Brinton mostra di sé pubblicamente sono le sue performance da drag queen piuttosto che le competenze scientifiche.


La rabbia di donne e femministe, critiche dai Dem.

Un’operazione di marketing arcobaleno, che ha mandato su tutte le furie centinaia di donne e femministe che, oltre a risultare ancora sottorappresentate nella politica americana, vengono anche sostituite da uomini travestiti (male) da donne.

Non saranno le marchette alla lobby Lgbt a migliorare la reputazione di Biden. Qualche mese fa perfino l’arci-progressista Furio Colombo ha sostenuto che l’attuale presidente «ha distrutto l’America con poche scelte sconsiderate».

In un recente editoriale del Corriere, invece, si è accusato il presidente americano di aver «condannato a morte migliaia di afghani per interesse politico».

La redazione

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Ucraina, le missionarie restano: «Con la gente, anche in guerra»

Le suore domenicane spagnole, nonostante il rischio di guerra imminente, restano tra le famiglie di Kiev che aiutano da decenni. Mentre tutti gli stranieri fuggono, loro hanno scelto di rimanere a fianco del popolo, “nelle mani della provvidenza”.




Ieri Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk ed inviato truppe di soldati nella regione del Donbass.

Per il Cremlino si tratta di “forze di pace”, le Nazioni Unite hanno parlato di “invasione illegale dei territori di Kiev”. Svanite dunque le speranze di una soluzione diplomatica tra Russia e Ucraina.

Già da giorni si sta già sparando, a fronteggiarsi i separatisti filo-russi del Donbass e le truppe ucraine. Le ambasciate hanno chiuso e migliaia di stranieri sono già fuggiti per la possibilità di un conflitto imminente.

C’è chi però ha già deciso di restare, anche in caso di guerra. Sono le suore domenicane spagnole che dal 2001 gestiscono Dim Ditey, la “Casa dei bambini”, situata in un quartiere molto povero di Kiev.


Tra covid, guerra e disinformazione: un aiuto alle famiglie.

Ogni giorno le missionarie aiutano le famiglie prive di risorse di base ed i loro bambini, spesso abbandonati per strada e ancora ammalati per le conseguenze di Chernobyl.

«Questa guerra va avanti da 8 anni», spiega suor Antonia in un’intervista. «Abbiamo imparato a vedere le manipolazioni della nuova guerra, con informazioni esagerate o disinformazione, a seconda di ciò che interessa. Discerniamo le verità in mezzo alla menzogna e camminiamo più sulla via della resilienza che su quella del panico».

Come insegna il Vangelo, “oggi, domani e dopodomani” (Lc 13,32-33) «facciamo il nostro lavoro».

Tra le difficoltà della guerra e del Covid, supportano l’asse “bambino-famiglia” «per prevenire la povertà, il deterioramento delle famiglie e le difficoltà delle madri single. È un centro aperto di prima evangelizzazione, i bambini figli di famiglie cattoliche sono 30 su un totale di 140».

Accolgono tutti, indipendentemente dal credo, ortodossi, cattolici, protestanti di diverse confessioni e anche non credenti.

«La nostra linea educativa è un’educazione globale, basata sul Vangelo», raccontano le missionarie spagnole. «Educazione ai valori umano-cristiani tramite teatro, sport, artigianato, pittura, disegno, musica, canto, danza. I bambini vengono a Dim Ditey tutti i giorni dopo l’orario di scuola».


«Sono un popolo forte, voglion stare tra le nazioni libere»

L’attenzione primaria è alle famiglia di Kiev, «rivalutando il ruolo del padre, con colloqui educativi e di preghiera con i genitori».

Spesso insegnano a pregare anche ai genitori, «preghiamo per chi è in prima linea, come viene chiamato il fronte di guerra. La verità è che viviamo nelle mani della provvidenza», dice la religiosa.

Infine, racconta che la fibra spirituale di questo paese è forte, «come le piante e i fiori che crescono anche sotto la neve. Ha il coraggio di scendere in piazza e vuole appartenere ad un gruppo di nazioni libere, come vedono l’UE, che li aiutano a non tornare alla sottomissione dei regimi comunisti».

«Non sappiamo cosa ne verrà fuori da quanto sta accadendo», conclude suor Antonia.

Una cosa è certa, non abbandoneranno.

La redazione

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Fossa comune in Canada? Fake news, nessun corpo trovato

Nei pressi di una scuola cattolica scoperti 215 corpi di bambini indigeni? E’ una fake news. Mai stato effettuato alcuno scavo e tanto meno sono stati riesumati dei cadaveri, lo scrive lo storico canadese Jacques Rouillard. Ma la notizia nel 2021 generò una spirale di indignazione, scatenando campagne d’odio contro la Chiesa.

 
 
 

L’estate scorsa i media parlarono per giorni di una fossa comune contenente i resti di 215 bambini indigeni, trovata nei pressi di una ex scuola cattolica in Canada.

Sai perché nessuno ne parla più? Perché altrimenti bisognerebbe anche dire che non è stato trovato un solo corpo dal sito in questione!

Lo ha svelato Jacques Rouillard, professore emerito presso il Dipartimento di Storia dell’Université de Montréal.

Secondo le ricostruzioni mediatiche si trattava della Kamloops Indian Residential School ed anche i quotidiani italiani si sono tuffati sulla notizia, come fece La Stampa (ed il vaticanista Giacomo Galeazzi!), sostenendo che la scuola era «fondata dal governo canadese e amministrata dalla Chiesa cattolica rimuovendo i figli degli indigeni dalla loro cultura per assimilarli alla propria». Peccato che sia falso o, per lo meno, mai realmente verificato.

 

Fossa comune in Canada? Nessuno scavo, solo un’ipotesi.

«La “scoperta”», ha scritto l’accademico canadese, «fu segnalata per la prima volta lo scorso 27 maggi dopo che un’antropologa, Sarah Beaulieu, utilizzò un radar che penetra nel terreno nella ricerca dei resti di bambini che alcuni ritengono siano stati sepolti lì. La sua relazione preliminare si basava in realtà su depressioni e anomalie nel terreno di un frutteto di mele vicino alla scuola, non su resti riesumati».

Senza nemmeno aver fatto un piccolo scavo per “provare” queste ipotesi, il primo ministro Justin Trudeau twittò immediatamente parlando di “un capitolo oscuro e vergognoso” nella storia canadese, chiedendo le scuse da parte della Chiesa.

Nel giugno 2021 Papa Francesco rispose manifestando dolore per tutto ciò (il vizio ecclesiale di fare mea culpa troppo presto!). Eppure, ha commentato ironico lo storico canadese, «nessuno ha ancora trovato i resti, governi e media stanno semplicemente dando credito a quella che è una tesi mai verificata».

 

La fake news e la spirale di indignazione e odio.

In seguito, ha proseguito lo storico Rouillard, «sulla scia di affermazioni infondate da parte dei leader aborigeni, diversi media hanno amplificato e pubblicizzato la storia affermando che i corpi di 215 bambini erano stati trovati, aggiungendo che “migliaia” di bambini erano “scomparsi” dalle scuole residenziali e che i genitori non avevano stato informato. Questa presunta “notizia” ha fatto il giro di tutti i tipi di media, offuscando l’immagine e la reputazione del Canada all’estero».

Il classico circuito dell’indignazione generale ha portato all’intervento addirittura dell’ONU e di Amnesty International (che casualmente tace solo sui diritti umani violati al suo interno), «ancora una volta prima che un unico corpo verificato fosse riesumato». Perfino la Cina si sentì in dovere di intervenire, nonostante sia uno dei paesi con il più alto tasso di violazione dei diritti umani, chiedendo al Canada di fare luce sui fatti.

Le bandiere abbassate a mezz’asta, sproloqui sul “genocidio culturale” e accuse di “genocidio fisico”. Diverse chiese in tutto il Canada, la maggior parte delle quali cattoliche e alcune molto antiche, sono state rase al suolo dalle fiamme, appiccate da anticlericali indignati. Il tutto, riferisce Rouillard, basandosi «solo su anomalie del suolo che potrebbero essere facilmente causate da movimenti delle radici degli alberi», come d’altra parte ha confermato l’antropologo Scott Hamilton.

Anche The Spectator riferisce che «sulla base di una teoria, i media e il governo hanno scelto di scatenare un’ondata di violenza, sentimento anticattolico e vergogna nazionale. 65 chiese sono state vandalizzate, bruciate o profanate e molti hanno applaudito apertamente parlando di atti di protesta giustificata: “Bruciatele tutte!”. Mentre i politici si sono scrollati di dosso la violenza anticristiana definendola “comprensibile”».

 

Lo storico: “Un mito sensazionale piuttosto che la verità”.

Lo storico dell’Università di Montreal ha concluso sconsolato: «È difficile credere che una ricerca preliminare di una presunta fossa comune in un frutteto di mele su un terreno vicino alla scuola residenziale di Kamloops possa aver portato a una tale spirale di affermazioni avallate dal governo canadese e ripetute dai mass media in tutto il mondo. Dà un’impressione terribile e semplicistica di questioni complesse nella storia canadese».

Le esumazioni non sono ancora iniziate e forse mai inizieranno ed ovviamente, ha scritto Ruillard, «non sono stati trovati resti. Le storie e le emozioni immaginarie hanno prevalso sulla ricerca della verità. Sulla strada della riconciliazione, il modo migliore non è cercare e dire tutta la verità piuttosto che creare deliberatamente miti sensazionali.

La redazione

 
Aggiornamento 01/03/22
Ci è stato segnalato un tentativo di debunking della notizia da parte di uno youtuber che ci accusa addirittura di negare il “genocidio in Canada”.

Ma non c’è alcun debunking. L’utente si limita pigramente a contrapporre all’articolo di Jacques Rouillard, professore emerito di Storia all’Università di Montréal (Canada) uno dei tanti articoli sul web in cui, per l’appunto, si diffonde la fake news denunciata dallo stesso Roullard sul fantomatico ritrovamento di «un cimitero anonimo contenente centinaia di resti».

Un vero debunker avrebbe dovuto mostrare quantomeno le fotografie del presunto cimitero (dove sono?) e non un post che conferma solamente l’abbaglio preso dai media.

L’aspirante debunker ha in parte ragione nel criticarci quando ricorda che effettivamente qualcosa fu ritrovato, ovvero un pezzo di costola ed un dente. Non si tratta però di un ritrovamento recente, come fa credere. La notizia è infatti contenuta nella fonte da noi stessi segnalata e citata, The Spectator: «Alla fine degli anni ’90 un turista avrebbe trovato una costola di un bambino nella zona e un dente sarebbe emerso in uno scavo successivo all’inizio degli anni 2000». L’esistenza di normali cimiteri vicino a scuole o chiese è cosa normale ancora oggi.

La stessa autrice della tesi della “fossa comune”, l’antropologa Sarah Beaulieu, ha spiegato che nulla si può concludere fino a quando non verranno effettuati scavi ed indagini forensi. A dimostrazione che, quindi, nessuno li ha mai effettuati. Anche lei “negazionista”, probabilmente.

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I migliori libri del 2021: la nostra classifica

I migliori libri del 2021, i nostri consigli per la lettura. Un elenco delle migliori e principali pubblicazioni dell’anno appena trascorso, accompagnate da una breve recensione.



Non potevamo non ricominciare le pubblicazioni con la nostra rubrica sulle migliori novità editoriali uscite durante l’anno.

Molti di questi libri andranno ad integrare la nostra biblioteca virtuale. La cultura alimenta la fede, leggere fa bene alla ragione!

Qui sotto elenchiamo i migliori libri pubblicati nel 2021.


Gennaio 2021

Pio XII e gli ebrei di Johan Ickx (Rizzoli 2021)
L’autore è direttore dell’Archivio storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede e affidandosi alle sole testimonianze documentali autentiche espone una versione aggiornata del comportamento di Pio XII durante la guerra e rispondendo, carte alla mano, alle accuse sul suo presunto “silenzio”.



Febbraio 2021

Francesco. La chiesa tra ideologia e teocon e «ospedale da campo» di Massimo Borghesi (Jaca Book 2021)
Da profondo conoscitore delle divisioni interne alla Chiesa esplose con il pontificato del papa argentino, l’autore, ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Perugia, tratteggia e commenta il punto di vista di due “schieramenti”, da un lato i neoconservatori tradizionalisti e dall’altro i progressisti cattolici spesso in alleanza con laici e anticlericali, divisi in una gara di falsificazione del pensiero bergogliano.



Marzo 2021

Archeologia biblica. Una breve introduzione di Eric H. Cline (Queriniana 2021)
Una panoramica completa ed attendibile sull’archeologia biblica e sulle più recenti scoperte. L’autore, docente di Storia antica e Archeologia presso la George Washington University, prende anche in esame i probabili falsi come l’Ossario di Giacomo e la Tavoletta di Ioas.



Aprile 2021

Tutto ma prete mai. Una storia di ribellione e d’amore di Davide Banzato (Piemme 2021)
Don Davide è uno dei sacerdoti più noti e amati in Italia, merito delle sue profonde riflessioni e della genuinità della sua umanità che traspare anche nelle varie trasmissioni televisive in cui è invitato. Nel libro racconta la sua storia, il suo percorso di fede da credente a sacerdote fino all’approdo nella comunità di Nuovi Orizzonti, dove da anni vive a fianco di ragazzi “problematici” (con l’aiuto del cantante Nek, di Chiara Almirante e dei tanti gioiosi volontari che condivido questa esperienza).


Attraverso la compagnia dei credenti di Luigi Giussani (Rizzoli 2021)
Quello giussaniano è senza dubbio uno dei metodi moderni più convincenti e razionalmente stimolanti a vivere integralmente la fede. Il teologo mostra come la fede possa nascere (e mantenersi) soltanto da un incontro umano eccezionale, attraverso volti di amici e conoscenti che sono autentici testimoni di Cristo. E’ il metodo scelto da Gesù stesso presentandosi agli apostoli come presenza talmente potente e risolutiva per il senso delle loro vite che accettarono il martirio pur di non negare quanto avevano incontrato.



Maggio 2021

Rahner e Küng: Il trabocchetto di Hegel di Giovanni Cavalcoli (Chorabooks 2021)
Padre Cavalcoli analizza con acume il pensiero del compianto teologo svizzero Hans Kung, sottolineandone però i grossi limiti che lo hanno portato a posizioni difformi dall’interpretazione ufficiale del Concilio Vaticano II data dalla Chiesa e dal Catechismo.


Ho fatto tutto per essere felice. Enzo Piccinini, storia di un insolito chirurgo di Marco Bardazzi (Bur 2021)
Una moderna testimonianza di autentica fede, quella di Enzo Piccinini, che val la pena conoscere. Nel 2021 è stato proclamato “servo di Dio” ed è stato avviato il processo di canonizzazione.


Il grido di Giobbe di Massimo Recalcati (Einaudi 2021)
Recalcati è uno degli intellettuali (laici) più interessanti nel panorama italiano. Nel volume analizza e commenta con intensità la sofferenza del Giobbe biblico e il suo grido verso Dio. In esso vede l’eredità più profonda del pensiero psicoanalitico moderno.


Contro le bugie sulla storia del cattolicesimo. Crociate. Inquisizione. Caso Galilei. Conquistadores di Christian Peluffo (EBS Print 2021)
Un agile volume, ben catalogato e corredato da oltre 400 note bibliografiche. Il testo (originariamente pubblicato nel 2017) riporta le considerazioni di numerosi ed eminenti storici di varia e persino opposta estrazione culturale con lo scopo di ribaltare le classiche e ripetute leggende anticattoliche.


Morale e religione. Per una visione teistica di Andrea Aguti (Morcelliana 2021)
Può esistere e autogiustificarsi un'”etica senza Dio” o una spiegazione naturalistica della morale? L’autore, docente di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Urbino, risponde in maniera dettagliata a queste domande mostrando che un’etica su basi religiose è in grado di offrire una giustificazione e una motivazione della morale che è più convincente di una secolare e di rappresentare, all’interno del pluralismo etico contemporaneo, una chiara alternativa al relativismo e al nichilismo morale.


Diario di prigionia: Vol. 1 di George Pell (Cantagalli 2021)
Il 7 aprile 2020, l’Alta Corte d’Australia si è espressa con decisione unanime per annullare un verdetto di colpevolezza ed emetterne uno di completa assoluzione nel caso Pell, il cardinale accusato di abusi sessuali. Durante tutto il suo calvario, il Cardinale è stato un modello di pazienza e di vita sacerdotale, come testimonia questo suo diario.


L’Inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo di Andrea Del Col (Mondadori 2021)
Uno dei principali studiosi italiani dell’Inquisizione romana, l’autore ricostruisce (in 900 pagine) in un’opera finalmente integrale (la prima versione è del 2006) la storia del Sant’Ufficio romano seguendo i più recenti orientamenti storiografici e acquisizioni documentarie.


Resistenza senz’armi. Rosario Angelo Livatino, un magistrato per i nostri tempi di Vincenzo Bertolone (Paoline 2021)
L’autore è il postulatore dell’Inchiesta suppletiva per la beatificazione del giudice Livatino, note per il forte senso di giustizia, la sua fede, la sua abnegazione e il grande senso dello Stato. Un modello a cui ispirarsi, non solo per chi lavora nell’ambito giuridico (presentazione di papa Francesco).
Sullo stesso tema consigliamo anche: Un giudice come Dio comanda di Alfredo Mantovano (Il Timone 2021).


«Uccidete me, non la gente». La suora coraggio del Myanmar racconta la sua storia di Ann Rose Nu Thawng (EMI 2021)
L’incredibile vicenda avvenuta in Myanmar durante il colpo di stato del 2021: il 28 febbraio una piccola religiosa affronta in ginocchio un plotone di soldati pronti a sparare sui manifestanti scesi in piazza per invocare la democrazia e la libertà. Un’immagine che ha fatto immediatamente il giro del mondo, commuovendo migliaia di persone. Nel libro la suora racconta di sé.


L’antropologia cristiana di fronte alla scienza di Amador-Pedro Barrajón (IF Press 2021)
Un confronto tra l’antropologia teologica cristiana ed i risultati della scienza in alcuni campi del sapere, come la relazione tra mente e cervello, le scienze cognitive, lo statuto dell’embrione umano, la teoria scientifica dell’evoluzione, la morte e l’immortalità. Il tutto inquadrato in una dimensione armonica tra ragione e fede. L’autore è professore ordinario di Teologia dogmatica presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma.



Giugno 2021

C’è speranza? Il fascino della scoperta di Julian Carron (Editrice Nuovo Mondo 2021)
Il teologo spagnolo espone ed articola l’affascinante percorso dell’uomo dal nichilismo, alla nascita della fede (e di conseguenza della speranza) tramite un diverso modo di utilizzo della ragione in rapporto con la realtà quotidiana. Un metodo affascinante in grado di affrontare a testa alta la secolarizzazione.



Luglio 2021

Se Cristo è risorto ed è vivo cambia tutto di Giacomo Biffi (Itaca 2021)
Una esposizione succinta, ordinata, chiara, delle fede cattolica e una mirabile sintesi del pensiero dell’eminente cardinale sui temi decisivi che riguardano la persona, la Chiesa, la società e lo Stato.



Agosto 2021

Tra l’assurdo e la speranza. Siamo tutti fideisti? di Dario Antiseri (Scholè 2021)
L’eminente filosofo italiano ripercorre il pensiero dei grandi filosofi della storia e le loro riflessioni/domande/risposte sul senso della vita, mostrando come ogni uomo in fin dei conti è chiamato (o sarà chiamato, prima o poi) a scegliere tra l’assurdo e la speranza.


L’abolizione della donna. Come il femminismo radicale tradisce le donne di Fiorella Nash (D’Ettoris 2021)
Femminista “pro-life”. Così si definisce l’autrice, argomentando la tesi che più si ha a cuore la parità fra i due sessi e più ci si dovrebbe impegnare per la tutela pubblica di ogni vita, pungolando chi è sempre in piazza per difendere i “diritti civili”.



Settembre 2021

Indagine sul cristianesimo. Come si è costruito il meglio della civiltà di Francesco Agnoli (La Fontana di Siloe 2021)
Il noto scrittore pubblica un altro dei suoi preziosi saggi storici sul cristianesimo, sottolineando le incredibili ripercussioni che ha avuto sulla storia del mondo. Come sempre, nel farlo, si appoggia e cita innumerevoli storici di primo piano di qualunque orientamento religioso. Un volume importante per conoscere la storia della Chiesa e avere risposte documentate in occasione di confronti con interlocutori preparati.


L’ esistenza di Dio. Un argomento tomistico di Adriano Virgili (Phronesis 2021)
L’autore espone con linguaggio comprensibile a tutti la prova dell’esistenza di un ente primo e assoluto, secondo una conoscenza razionale di Dio, così come fornita da Tommaso d’Aquino. Inoltre, risponde alle obiezioni filosofiche che sono nate nel corso della storia a questo argomento.



Ottobre 2021

La luce e le tenebre. Riflessioni fra storia, ideologie e apologetica, di Vittorio Messori (Sugarco 2021)
Il più noto scrittore cattolico italiano torna in libreria con un testo riflessivo e profondo, com’è nel suo stile. Se nel mondo vi sono abbastanza ombre per chi non vuol credere, non manca abbastanza luce per chi vuole credere, così Messori offre le sue riflessioni su diverse tematiche “per rintracciare i passi felpati ma non assenti del Signore della storia”.
Dello stesso autore consigliamo anche due ripubblicazioni: Dicono che è risorto. Un’indagine sul sepolcro vuoto di Gesù (Ares 2021) e Scommessa sulla morte. La proposta cristiana: illusione o speranza? (Ares 2021).


Veramente? Tutte le domande pertinenti e impertinenti su Dio e sulla fede di Jean-Michel Maldamé, Christophe Raimbault e Nathalie Sarthou-Lajus (Mimep-Docete 2021)
Un agile manuale, scritto nello stile domenicano, fatto di domande e risposte sulle principali verità della fede cattolica. Adatto per sapere rispondere in modo sintetico ma corretto a bambini e adolescenti, ma anche per facilitare la comprensione della conoscenza della fede cattolica ormai non più scontata neppure per gli adulti.
Sullo stesso stile consigliamo anche: Oh, Prof! – Domande su Dio e dintorni, tra i banchi di scuola di Alessandro De Luca (Tau 2021).


Politica e religione. Saggio filosofico sulla secolarizzazione nella modernità di Rocco Pezzimenti (Rubbettino 2021)
Il processo di secolarizzazione è sempre presente nel corso della storia. Lo mostra bene l’autore, docente di Filosofia politica alla Lumsa, dov’è stato direttore del Dipartimento di Scienze Economiche, Politiche e delle Lingue Moderne. Un’analisi dei rapporti tra pensiero politico e religione così come è sorto dalla modernità – in modo particolare a partire dalle Riforme – cercando di evidenziare le strade, spesso tortuose, che hanno prodotto il processo di secolarizzazione.


Ritorna il re. La libertà del vero e la dittatura del politically correct di Maurizio Botta (ESD 2021)
Rendere ragione della speranza che è in noi. E’ questo il filo rosso che accomuna i vari argomenti che padre Maurizio, un giovane e profondo sacerdote romano, affronta nel testo (dal relativismo sociale, al buonismo mediatico, dalla radicalità del cristianesimo alla pretesa di Gesù di essere quel che disse di essere).


Vorrei parlarti di Dio. Una proposta per chi è in ricerca di Bruno Forte (Queriniana 2021)
Otto lettere ai cercatori di Dio ed otto risposte alle otto domande che più spesso gli sono state rivolte sul tema. Così il noto teologo e arcivescovo cerca di dissipare i dubbi degli uomini (e dei giovani) indecisi ed in cammino, alla ricerca di un senso.


Chiesa sesso amore. Le relazioni «pericolose» di Gilfredo Marengo (San Paolo 2021)
L’autore, ordinario di Antropologia teologica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, espone la visione cattolica ed ecclesiale sulla sessualità smentendo il mito del “sesso solo a fini procreativi”, che ha messo in ombra la sua centralità nelle relazioni coniugali. Rifacendosi alle catechesi di Giovanni Paolo II e Papa Francesco spiega come il sesso non è affatto un “pericolo” ma nemmeno un “totem”.


La vita dentro il morire. Cure palliative, accanimento terapeutico, eutanasia di Paolo Mirabella (Cittadella 2021)
Si è ormai convinti che l’individuo debba avere autodeterminazione assoluta e completa autonomia nelle scelte, anche in quelle che riguardano il proprio corpo e la propria integrità fisica. Mirabella, docente di Fondamenti etici, filosofici e teologici all’Istituto Universitario Salesiano di Torino, affronta con competenza il tema proponendo un concetto di salute non riducibile alla semplice terapia fisica, nella quale invece trovi spazio anche il significato della sofferenza e della morte.
Sullo stesso tema (ma ne contiene anche altri), consigliamo Questioni di legge naturale. Fede, eutanasia, matrimonio, aborto, omosessualità, di Fulvio Di Blasi (Phronesis 2021).


Manuale di bioetica per tutti di Michele Aramini (Paoline 2021)
Il volume tratta in modo chiaro, completo e aggiornato le varie tematiche bioetiche (aborto, clonazione, eutanasia, gender, fecondazione ecc.) che animano il dibattito contemporaneo, inquadrandole dal punto di vista scientifico, etico e giuridico. L’autore è esperto bioeticista e docente di Teologia all’Università Cattolica di Milano.



Novembre 2021

La fede salverà la scienza. Conoscenza scientifica e credenza religiosa di Roberto Timossi (San Paolo 2021)
Una ricostruzione storica del rapporto tra scienza e fede fino all’attualità, un’era quella presente che vede il comune impegno a favore dell’integrità umana con la Chiesa schierata in difesa dell’evidenza scientifica.
Dello stesso autore consigliamo: Ipotesi su Dio. Una guida per credenti, non credenti e agnostici (EDB 2021)


Ipazia di Alessandria. Quale storia? di Ignazio Salvatore Concordia (Youcanprint 2021)
Finalmente un autore -seppur semplice appassionato di storia, non uno specialista- che affronta il mito di Ipazia alla luce delle fonti disponibili (qui il nostro dossier storico). Un resoconto libero dalle sopravvenute incrostazioni ideologiche che hanno contribuito alla nascita del falso mito di un personaggio antesignano e martire del libero pensiero.


La meraviglia di esistere. Le domande sul senso della vita di Livio Fanzaga (Sugarco 2021)
L’uomo non è stato creato per la mediocrità. E’ questo il messaggio che l’autore, l’appassionato direttore di Radio Maria, ripete ogni anno ai tanti giovani che incontra, ormai disillusi dalla vita già in precoce età. Il libro offre quella spinta ragionevole di fiducia per uscire da questa visione nella quale la secolarizzazione ci ha incastrati.


La mia strada per Maria. Dal Sessantotto alla fede di Gabriele Kuby (Ares 2021)
Che cosa ci fa una sessantottina a Medjugorje? Perché una donna moderna e progressista si sente spinta a cercare qualcosa (o Qualcuno) in luoghi che per il suo ambiente appaiono arretrati e bigotti? L’autrice racconta il suo viaggio interiore ed esteriore scaturito da una profonda crisi esistenziale, che l’ha portata a ritrovarsi in ambienti radicalmente distanti dal suo modo di vivere e di pensare fino a ritrovare se stessa, grazie all'”incontro” con Maria di Nazareth.


Le riduzioni gesuite del Paraguay. Missione, politica, conflitti di Gianpaolo Romanato (Morcelliana 2021)
Uno sguardo storico documentato e affidabile sulle missioni che i gesuiti avviarono in America latina nel 1700, civilizzando ed evangelizzando le violente popolazioni indigene che incontrarono (difendendole anche dai colonizzatori). L’autore, docente di Storia contemporanea e di Storia della chiesa moderna e contemporanea all’Università di Padova, presenta al lettore anche diverse testimonianze di coloro che vissero tale esperienza.


La redazione

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UCCR ritorna il 21 febbraio 2022

Dopo una lunga pausa, il sito web UCCR torna ad aggiornarsi quotidianamente a partire da lunedì prossimo. Una nuova fase di vita.

 

Dopo tre anni di inattività, eccoci di nuovo. UCCR ricomincerà ad aggiornarsi con nuovi articoli e dossier a partire da lunedì 21 febbraio 2022.

Le turbolenze della vita, quelle di tutti (lavoro, studio, famiglia, impegni personali ecc.) ci costrinsero a prendere una pausa, promettendoci di riprendere questa esperienza non appena avremmo potuto.

Beh, quel momento è arrivato e ora abbiamo recuperato le giuste forze ed il tempo necessario per riaprire le porte.

Riprenderemo così, nel nostro piccolo, provando a sostenere la speranza degli uomini, parlando di fede e di ragione con il nostro stile e gli argomenti che ci sono cari.

La promessa è che saremo meno divisivi rispetto al nostro ultimo periodo di attività (nel 2019), non daremo quindi lo stesso peso e spazio a tematiche che hanno generato forti dissidi tra i nostri lettori (ci riferiamo, in particolare, al dibattito su Papa Bergoglio).


Ci sono tante affascinanti sfide culturali che ci aspettano, le stesse che ci hanno appassionato a partire dal lontano 2 febbraio 2011 quando da giovani universitari iniziammo, un po’ ingenuamente (e anche un po’ goliardicamente), a rendere ragione della nostra fede.

E’ commovente aver ricevuto ogni settimana, negli ultimi tre anni, email di amici e lettori che ci chiedevano quando avremmo ricominciato, raccontandoci quanto fosse per loro importante il nostro lavoro (risponderemo a tutti, poco alla volta!). Sapere che molti di essi ci hanno seguito quotidianamente per undici anni è indescrivibile.

E’ soprattutto merito loro che abbiamo voluto ritrovarci e provare a dare vita ad una nuova fase di UCCR. Non garantiamo di farcela ma, glielo dovevamo.

 

                                        Appuntamento dunque al….

                             21 febbraio 2022!



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I Vangeli non sono imparziali! Vero, come tutte le opere antiche

Come si può credere ai vangeli se non sono fonti neutrali? La non imparzialità delle fonti è un ostacolo all’analisi storica? Ecco perché chi lo sostiene non si accorge degli infiniti errori logici di questa tesi (a partire dal fatto che lui stesso è una fonte per nulla imparziale).

 
 
 

“Non si può usare la Bibbia per provare la Bibbia!”, si sente dire ogni tanto.

In queste poche parole sono presenti diversi errori logici che andiamo ad analizzare.

Il primo errore, forse il meno grave, è confondere la Bibbia con i vangeli, in totale si tratta di 73 libri scritti in un raggio temporale che spazia all’incirca dal 2000 a.C. al 100 d.C., con contenuti, messaggi teologici e generi di scrittura totalmente diversi.

 

La non imparzialità non crea problemi agli storici.

Al di là della confusione, chi nega l’attendibilità storica delle fonti cristiane (miticista) sostiene che si dovrebbero ritenere affidabili solamente fonti imparziali, neutrali verso i contenuti che raccontano.

Ma gli studiosi lo sanno bene ed è un punto di attenzione utilizzato per tutti i documenti del passato.

Nell’affrontare i testi cristiani, essi usano la stessa analisi critica (in molti casi perfino più severa) utilizzata per tutti i testi antichi, cercando di capire: chi sono gli autori? Qual è la data di composizione? Quali potrebbero essere state le loro fonti? Per chi sono stati scritti? Per quale motivo? In quale contesto? Qual era l’obiettivo dell’autore? Quali pregiudizi può avere avuto?

Questo esame critico e forense dei testi è ciò che gli studiosi adottano studiando tutti i testi del mondo antico.

Sostenere che (solo) i testi cristiani debbano essere inammissibili perché nel tempo sono anche diventati documenti di fede non ha alcun rapporto con l’eventuale utilizzo di questi testi da parte della ricerca storica.

Il fatto che altri cristiani, molto tempo dopo la morte degli autori, abbiano collocato questi testi nel canone del Nuovo Testamento non ha niente a che vedere con la veridicità dei racconti. La pretesa esplicita dei Vangeli è quella di descrivere e raccontare un fatto storico, pur inedito e incredibile (l’incarnazione di Dio tra gli uomini) e tale volontà va analizzata criticamente, come si fa in maniera seria da diversi decenni in tutte le università del mondo.

Molti di coloro che sostengono tali leggerezze semplicemente non conoscono i metodi dell’analisi critica dei testi. Altri sono solamente infastiditi dalle conclusioni che gli studiosi traggono ma, ironia della sorte, non sembrano avere problemi con quanto dicono i portavoce del miticismo (Richard Carrier, Robert M. Price, Earl Doherty ecc.), i quali utilizzano gli stessi testi cristiani (le stesse fonti da loro ritenute inattendibili) per trarre conclusioni storiche ed interpretazioni diametralmente opposte a quelle degli storici di professione.

 

Nessun testo è neutrale (Tacito, Cesare, Tito Livio ecc.).

Il vero punto debole di questa tesi è che se davvero ogni fonte parziale dev’essere inattendibile, i vangeli non sono più tendenziosi, ad esempio, dell’Agricola, la biografia che Tacito scrisse nel 98 d.C. in memoria del suocero Giulio Agricola: un’opera disinibita di plateale favoritismo.

Che dire invece della storia di Roma scritta da Tito Livio nel 9 d.C., in cui l’autore stesso ammette di voler lodare le azioni gloriose del più grande popolo della terra, cioè i Romani.

Era abituale dichiarare la tesi che si voleva difendere all’inizio dell’opera e l’evangelista Luca era in buona compagnia con gli storici antichi quando scrisse di aver pubblicato il proprio Vangelo perché Teofilo (l’uomo a cui indirizza il suo vangelo) «possa conoscere la verità sulle cose su cui sei stato informato» (Lc 1,4).

Ecco come descrive questi paradossi il prof. José Miguel Garcia, docente di Cristianesimo delle origini all’Università Complutense di Madrid:

«La credibilità delle fonti cristiane è posta in discussione in quanto si tratta di testimonianze rese da cristiani in favore di altri cristiani; ossia, sono opere non neutrali. Laddove il dubbio sia legittimo, per lo stesso motivo si dovrebbe dubitare anche dei dati biografici di Socrate, trasmessi dai suoi discepoli Senofonte e Platone, o della veridicità delle gesta compiute da Cesare, narrate dall’imperatore stesso, giacché si tratta di informazioni che provengono da testimoni di parte. Tuttavia nessuno studioso serio ha messo in discussione il valore di queste fonti per la ricostruzioni di tali avvenimenti storici»1J.M. Garcia, Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo, Rizzoli 2008, p. 18.

Allo stesso modo, ecco le parole dell’agnostico Bart D. Ehrman, a capo del Dipartimento di Studi religiosi dell’Università della North Carolina:

«Le storie su Gesù raccontate dagli evangelisti hanno peso né più né meno degli scritti di qualsiasi altro biografo antico (Svetonio, per esempio, o Plutarco) o forse, per fare un paragone più appropriato, di chiunque abbia scritto la biografia di una figura religiosa, per esempio Filostrato e il suo resoconto della vita di Apollonio di Tiana. Noi non accantoniamo i primi resoconti sulla Guerra di indipendenza perché sono stati scritti da americani. Teniamo conto della loro parzialità ma non ci rifiutiamo di utilizzarli come fonti storiche. Rifiutarsi di utilizzarle in tale senso significa sacrificare le nostre principali via di accesso al passato, e per ragioni meramente ideologiche, non storiche. Indipendentemente dal fatto che siano ritenuti o meno fonti storiche ispirate, i Vangeli possono essere considerati e utilizzati come fonti storiche importanti»2B.D. Ehrman, Did Jesus exist?, HarperCollins Publishers 2012, pp. 74, 75.

Con la sua proverbiale ironia, anche il filosofo francese Jean Guitton sottolineò l’assurdità della questione:

«Gli increduli negano che i Vangeli siano documenti storici perché, dicono, sono scritti da credenti, cioè da uomini che prima degli avvenimenti non credevano, ma hanno cambiato opinione perché gli avvenimenti che raccontano li hanno portati a modificare il loro primo stato d’animo […]. Gli increduli sono difficili, cosa richiedono perché risultiamo onesti davanti ai loro occhi? Esigono documenti scritti da testimoni che, avendo visti gli stessi avvenimenti, non concedano ad essi alcun significato. E’ contraddittorio»3Jean Guitton, Gesù, Elledici 1997, p. 134.

 

Anche i libri contro i vangeli sono opere di parte.

Il paradosso dei paradossi è che se un criterio è valido per il passato, lo è anche per il presente.

Perciò, se è vero solo ciò che è neutrale allora questo penalizza anche coloro che scrivono libri sull’inattendibilità dei testi cristiani. Sono anch’esse opere per nulla imparziali, in quanto mettono per iscritto ciò in cui già preventivamente credono.

Il buon senso vuole che tutte le fonti -pro o contro- possono essere utili per ricostruire la verità storica. L’unica condizione richiesta è che vengano analizzate seriamente secondo la critica della scienza storica.

 

Ecco perché i testi cristiani sono più temuti.

La verità di fondo è che le fonti cristiane incutono più timore di qualunque altro scritto antico e questo spiega perché dal 1700, almeno, miriadi di instancabili miticisti si sforzino per negarne l’attendibilità storica.

I vangeli, infatti, parlano di eventi che hanno ancora la forza di condizionare enormemente il presente di ciascuno, ovvero del fatto che Gesù sia il figlio di Dio, che abbia operato miracoli e sia resuscitato dopo la morte, rimanendo misteriosamente presente nella storia umana.

Davanti a ciò nessuno può rimanere indifferente, come invece sarebbe possibile davanti alle campagne militari di Giulio Cesare, ad esempio.

Vorremmo però tranquillizzare i timorosi: la ricerca storica è di enorme importanza per la fede cristiana ma non può per sua natura trarre conclusioni sulla reale divinità di Gesù Cristo, anche se non sono pochi gli storici che alla fine delle analisi sulle tracce che questo evento eccezionale ha impresso nella storia sono giunti alla conversione, convinti che Gesù di Nazareth era realmente ciò che diceva di essere.

La redazione

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Europa secolarizzata. Si, ma non così in fretta.

europa laica secolarizzataSecolarizzazione Europa: motivi di inquietudine, ma secondo i dati del Pew Research Center il 64% si definisce cristiano e il 18% è praticante. Se si pensa che è l’area più secolarizzata del mondo, lo scenario non è poi così tetro.

 

Ci sono «motivi di inquietudine» se si pensa all’avvenire del Cristianesimo in Europa. Così si è espresso qualche tempo fa Papa Francesco. Non ha certamente torto, tuttavia i recenti dati del Pew Research Center mostrano una realtà leggermente meno tetra di quanto si possa pensare.

Nonostante la diffusa secolarizzazione, infatti, il 64% degli europei adulti si identifica come cristiano, anche se solo il 18% afferma di frequentare la chiesa almeno una volta al mese. I cristiani non praticanti -ad eccezione dell’Italia- costituiscono tuttavia il gruppo più numeroso (46%), quasi il doppio di atei, agnostici e non religiosamente affiliati (24%). Italia, Irlanda e Portogallo sono i Paesi europei con la più alta percentuale di cristiani praticanti (35-40%), seguiti da Austria, Svizzera, Germania e Spagna (21-28%).

Le percentuali non sono così lontane da quelle degli Stati Uniti (71% di cristiani), ma la differenza è che gli americani -anche i non credenti- sono molto più propensi degli europei occidentali -53% contro l’11% – a dire che la religione gioca un ruolo importante nelle loro vite.

 

Cristiani ma incoerenti: c’è l’identità ma rimane nominale.

«L’identità cristiana rimane un indicatore significativo nell’Europa occidentale», scrivono i ricercatori, «anche tra coloro che raramente vanno in chiesa, non è solo un’identità “nominale” priva di importanza pratica». Tuttavia, viene rilevata un’incoerenza importante tra visione esistenziale e valoriale, in quanto in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, sia tra i cristiani non praticanti che tra i cristiani praticanti la maggior parte è a favore di aborto e matrimonio tra persone dello stesso sesso. I non religiosi sono invece massimamente favorevoli in tutti i Paesi.

Gran parte dei non religiosi affermano di essere scivolati lentamente nell’agnosticismo/ateismo, alcuni parlano di disaccordo con la chiesa sulle tematiche bioetiche. In Spagna ed Italia, in particolare, gran parte dei “non” giustificano il loro allontanamento con gli scandali che hanno colpito le istituzioni cattoliche. Un’altra grande indagine ha inoltre mostrato che i giovani della Generazione Z (tra i 18 e i 24 anni) sono meno negativi nei confronti del cristianesimo rispetto a coloro che sono nati dai primi anni ’80 alla metà degli anni ’90.

In fin dei conti, per essere l’area più secolarizzata del mondo ci si aspettava ancora peggio dall’Europa. 64% di cristiani, di cui 18% praticanti e 46% non praticanti: inquietudine, certo. Ma siamo irriducibilmente speranzosi.

La redazione

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De Bernardis: «La scienza? Ha bisogno della fede»

Paolo De Bernardis, vincitore del Premio Balzan per l’astronomia. Una visione intelligente e moderna sul rapporto di compatibilità tra scienza e fede.

 

Non ha dubbi l’astrofisico italiano Paolo De Bernardis: «La Fede ha bisogno della Scienza così come la Scienza della Fede». Vincitore del Premio Balzan per l’astronomia e l’astrofisica, grazie alla missione che ha permesso per la prima volta di determinare la curvatura spaziale dell’universo, De Bernardis è docente presso l’Università Tor Vergata di Roma.

 

“Moltissimi gli scienziati credenti, competenti quanto gli altri”.

In una intervista, De Bernardis ha ragionato sulla fine dell’Universo, presentando l’ipotesi di un Big Crunch (un enorme scontro di tutta la materia rimasta) o di un Big Rip (lo strappo del tessuto cosmico, preludio alla sua morte termica). Concludendo con un accenno al dibattito etico tra scienza e fede: «Ci sono moltissimi scienziati credenti e non per questo meno attivi di altri». Su questo sito web, per chi fosse interessato, abbiamo realizzato un lungo elenco di scienziati credenti contemporanei.

Esaurita sempre più la spinta neo-scientista che ha caratterizzato la seconda decade degli anni 2000, non sono pochi gli uomini di scienza che riaffermano la loro vicinanza alla metafisica. «Noi scienziati, che andiamo ai limiti dell’universo e della vita, ricorriamo sempre più spesso a nozioni di teologia e filosofia per spiegarci il cosmo», ha infatti affermato il cosmonauta russo Sergej Vasil’evic Avdeev, ex ateo. Oggi però racconta: «Credo ci sia qualcosa d’inspiegabile che governa tutte le cose. In sostanza penso che esista Dio! Questa mia attenzione alla spiritualità si è sviluppata e accresciuta mentre ero nello spazio».

 

Le parole di Fabiola Gianotti:” Io credo, piena compatibilità tra scienza e religione”.

Le parole dei due scienziati sono sovrapponibili al pensiero espresso dalla più famosa fisica italiana, Fabiola Gianotti, direttore generale del CERN di Ginevra: «la scienza e la religione devono restare su due strade separate», ha dichiarato. «La scienza si basa sulla dimostrazione sperimentale e la religione si basa su principi completamente opposti, cioè sulla fede, tanto più benemerito chi crede senza aver visto. E la scienza non potrà mai dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio. Si, io credo, la scienza è compatibile con la fede, non ci sono contraddizioni. L’importante è lasciare i due piani separati: essere credenti o non credenti, non è la fisica che ci darà una risposta».

La redazione

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Osservatore Romano, Scaraffia lascia per rivalità tra donne (non per misoginia)

maschilismo donne chiesaIl retroscena dell’addio di Lucetta Scaraffia dall’Osservatore Romano, dov’era responsabile dell’inserto femminile “Donne, Chiesa, Mondo”. Una storia di rivalità verso Monica Mondo, una non femminista autrice di un articolo non gradito. Il maschilismo che si legge sui giornali non c’entra nulla.

 

Maschilismo, cultura misogina, delegittimazione femminile. Si è sentito di tutto nelle ultime ore a proposito della redazione de l’Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano. Il caso sono le dimissioni volontarie di Lucetta Scaraffia, e del suo staff, responsabile dell’inserto “Donne, Chiesa, Mondo” (fonti interne rivelano che almeno due donne che lavoravano alla rivista sono furiose verso la Scaraffia perché non volevano dimettersi, ma ha deciso da sola e lo ha comunicato solo in seguito alle collaboratrici). Ma la discriminazione delle voci femminili, così come si legge sui giornali, non c’entra assolutamente nulla.

La prof.ssa Scaraffia è un’apprezzata storica de La Sapienza ed intellettuale di rilievo nel mondo cattolico italiano, convertitasi da adulta dopo una carriera come femminista, sessantottina e marxista. Negli ultimi anni, tuttavia, si è lasciata liberamente corteggiare dal potere mediatico occidentale concedendo interviste dai toni molto pesanti nei confronti della Chiesa e del Vaticano, denunciando una situazione riguardo alla condizione femminile che rispecchia la più classica retorica del protofemminismo (con l’uso ormai anacronistico di quel “noi” e “loro”, per identificare donne e uomini in una fantomatica guerra reciproca). Le sue dichiarazioni -basta una semplice ricerca- hanno prodotto titoli come questi: «Lucetta Scaraffia attacca la Chiesa: “Odia le donne ed è piena di pedofili”». E’ anche autrice di un libro di denuncia: Dall’ultimo banco (Marsilio), per il quale ha chiesto la prefazione nientemeno che all’anticlericale Corrado Augias, contento come non mai di prestarsi a questa operazione.

Le denunce della Scaraffia sulla poca considerazione delle voci femminili all’interno delle strutture di governo della Chiesa sono senz’altro opportune e corrispondono probabilmente ad una dolorosa verità, tuttavia non è condivisibile la sua consapevole scelta di sfruttare il clamore mediatico per tentare di indurre un cambiamento con il ricatto dello scandalismo dei media, i quali si tuffano su queste accuse alla Chiesa come un boccone prelibato. Ma, ovviamente, per motivi ben diversi da quelli della Scaraffia.

 

Le femministe (cattoliche) hanno il monopolio degli argomenti femminili?

Il vero motivi del suo abbandono dell’Osservatore Romano, tuttavia, sembra ricondursi ad altro rispetto a quanto ha denunciato nelle numerose interviste che ha rilasciato in queste ore. E’ un altro difetto del femminismo classico, cioè quello di voler monopolizzare gli argomenti “femminili” non accettando che vengano trattati da persone al di fuori della “cerchia femminista”, donne o uomini che siano. E’ quanto sembra essere accaduto proprio in questo caso.

La stessa Scaraffia infatti ha giustificato il suo abbandono parlando di “difficoltà” sorte in seguito all’entrata del nuovo direttore, Andrea Monda, e per la presenza di «articoli totalmente opposti rispetto alla linea del nostro mensile». L’esempio concreto che ha portato è quello di «un articolo firmato da Monica Mondo, una recensione molto critica su un filmato che mostrava abusi su religiose, che portava avanti posizioni opposte alle nostre». Ecco, quindi, il punto. L’esistenza di donne che scrivono sull’Osservatore Romano e che la pensano diversamente dalla linea dell’inserto femminile diretto dalla stessa Scaraffia.

 

La risposta di Monica Mondo: “Il mio punto di vista non gradito dalla Scaraffia”

E Monica Mondo, autrice di TV2000 (bellissime le sue interviste nel programma Soul) ha risposto. La Scaraffia l’ha accusata di aver pubblicato un articolo su L’Osservatore riguardo un docufilm su suore abusate, manifestando una posizione critica diversa da quella celebrativa apparsa sull’inserto “Donne, Chiesa, Mondo”. «Mi è sembrato che ci fosse, da parte degli autori del film, una durezza eccessiva, come se la volontà di colpire la Chiesa stesse prevalendo sul desiderio di dire la verità. Dopo di che, ho scritto di getto, nella convinzione che la mia testimonianza non sarebbe stata pubblicata». Ed invece l’articolo è apparso, indipendentemente che un parere fosse già stato dato sull’inserto femminile. «Ma questo non impediva a L’Osservatore di tornare sul tema. Magari da un altro punto di vista, che però (ci tengo a ribadirlo) era pur sempre un punto di vista femminile», ha spiegato la Mondo. «Un fatto che avrebbe potuto essere apprezzato, anche avviando una discussione. Mi piace pensare che questo sia ancora possibile, purché si riesca a ristabilire un clima di serenità. La mia personale convinzione è che, specie su argomenti di questa importanza, non esistano competenze esclusive e che, di conseguenza, non abbia senso lamentare l’invasione di campo».

L’autrice di TV2000 ha anche inviato una lettera a Il Mattino, respingendo le accuse di essere una «pennivendola al servizio di un potere maschilista». «Vorrei ricordare alla professoressa Scaraffia che sono una donna anch’io e poiché difende tanto la necessità di una presenza femminile nella Chiesa, penso di avere diritto di parola. Non credo che su certi temi solo lei e le sue amiche abbiano diritto di argomentare. E’ persino possibile che qualcuno abbia sfumature di pensiero diverse dalle sue».

Monica Mondo centra il punto: «E’ fuorviante che l’apertura a voci diverse sia considerata perdita di potere, e utilizzata per una campagna vittimistica, che solletica chi considera la Chiesa da sempre su una sentina di vizi. E’ triste constatare che continui ad essere certo post femminismo ideologico, cambiate casacche e bandiere, ad attaccare le donne».

 

Ci auguriamo che l’inserto Donne, Chiesa, Mondo continui ad essere pubblicato e che Lucetta Scaraffia torni a collaborare in futuro, come voce originale, indipendente ed in controtendenza rispetto al suo stesso passato di militanza femminista.

La redazione

 

AGGIORNAMENTO 29 marzo 2019
Oltre alla riflessione di Maurizio Crippa su Il Foglio, segnaliamo l’interessante intervento di Rita Ferrone, teologa e catechista che vive a New York. Ha innanzitutto confessato di non essere «mai stata molto innamorata dell’idea di un “supplemento femminile” a L’Osservatore Romano. Cosa dice della pubblicazione principale? Che è un giornale per soli uomini e intende restare così?». Anche Ferrone ha sottolineato, come (solo) da noi esposto, che il vero motivo delle dimissioni è il fatto che «Scaraffia e le sue collaboratrici sono state sfidate con successo da donne che stavano producendo un giornalismo eccellente, ma non erano della loro squadra, non erano più l’unica presenza femminile ne L’Osservatore Romano. La notizia è stata raccontata da tutte le principali agenzie di stampa, con l’oscura interpretazione che il sessismo della Chiesa cattolica era ancora una volta al lavoro. L’istituzione patriarcale caccia l’unica coraggiosa femminista che ha violato le barricate!».

Ed invece, la nuda verità è che «Scaraffia si è imbattuta in un nuovo editore generale che non la considerava l’unico arbitro e punto di riferimento per tutto ciò che riguarda le donne. Ha preferito rassegnare le dimissioni piuttosto che collaborare con lui all’interno di un quadro più ampio di collegialità. Questo è suo diritto. Affrontare la questione come una lotta titanica contro il “controllo maschile” e per l’indipendenza “femminile”, tuttavia, mi sembra sbagliato. Ci sono donne di mentalità indipendente in entrambi i lati di questa storia. Ironia della sorte, la denuncia sul “controllo maschile” sembra concentrarsi sulla protezione di un feudo separato per le donne, piuttosto che promuovere le donne come uguali a tutti i livelli».

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