Leone, le prime medaglie: colpito da Mancuso e Saraceno

leone xiv vito mancuso

Le bordate di Chiara Saraceno e Vito Mancuso a Leone XIV suggellano la partenza con il piede giusto del Papa. Dopo Cascioli e Fedez, i due esponenti del progressismo si lamentano già con Leone XIV per la sua prima omelia.

 

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In molti stanno studiando le prime mosse di Leone XIV per cercare di intravedere qualcosa del suo pensiero.

Per chi nutrisse dubbi se sarà un pontificato autenticamente cattolico sono arrivate le prime conferme ufficiali: Vito Mancuso e Chiara Saraceno hanno già iniziato a martellarlo.

Certo, non sono cronologicamente i primi oppositori.

 

Riccardo Cascioli e Fedez, i primi a colpire Leone XIV

A poche ore dall’elezione la medaglia l’aveva già vinta Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana.

Chiedeva infatti ai cardinali riuniti in Conclave di non eleggere il card. Prevost in quanto «coinvolto negli abusi sessuali». Un infangamento buttato così, di getto, tra l’altro completamente smentito.

Ad aggiudicarsi il secondo posto è stato invece Fedez, l’indiscusso re del trash italiano.

Dopo pochi minuti dalla nomina di Leone XIV aveva già pronta una storia Instagram in cui elencava dettagliatamente ai suoi followers le (false) accuse di insabbiamento, chiudendo con un solenne “Amen”.

Non sarebbe il caso che Fedez si dedicasse piuttosto alle pesanti accuse che lo riguardano di legami con la criminalità organizzata calabrese? Amen

leone xiv vito mancuso

Al terzo e quarto posto, come già anticipato, il livello si è fortunatamente alzato con l’arrivo di Vito Mancuso e Chiara Saraceno.

Il teologo di Carate Brianza e la sociologa de “La Stampa”, prima di lanciare l’attacco, hanno più prudentemente atteso la prima omelia.

 

La critica di Vito Mancuso a Leone XIV

Occorre precisare che Vito Mancuso, al di là di questa critica, sta ancora vivendo la luna di miele con il nuovo pontefice.

Ogni due giorni racconta aspetti e sensazioni positive, lo fece anche con Papa Francesco. Almeno fino a quando capì che non la pensavano uguale su quasi nulla.

Venendo alla polemica, Vito Mancuso ha criticato Leone XIV quando quest’ultimo ha spiegato che la mancanza di fede «porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona, la crisi della famiglia» e tante altre ferite sociali.

Sentendosi evidentemente chiamato in causa, l’a-teologo le ha definite «parole ben poco felici» perché ci sono persone senza fede che «contribuiscono non meno dei credenti ad aiutare i bisognosi», citando Gino Strada.

Certo, obiezione comprensibile, ma sempliciotta: Leone XIV non ha sostenuto che ogni singolo individuo privo di fede viva inevitabilmente i drammi citati, né ha negato che persone non credenti possano compiere il bene.

Ha invece evidenziato una tendenza culturale e sociale più ampia: quando una società nel suo complesso smarrisce il senso del vivere e il riferimento trascendente, cioè Dio, allora c’è il rischo che si aprano le porte a ferite profonde che colpiscono l’umano.

Citare il caso singolo, come Gino Strada, per smentire un giudizio antropologico e storico più ampio è sbagliato. Il punto non è il singolo, ma la tendenza di una società che rifiuta ogni fondamento oggettivo alla dignità dell’uomo.

Senza Dio, ci spiegano infatti gli atei militanti, siamo un “nient’altro che…”, siamo:

  • «Una schiuma chimica su un pianeta di modeste dimensioni che orbita attorno a una stella mediocre nella periferia esterna di una, tra un miliardo di galassie» (Stephen Hawking);
  • Siamo «insetti che si divorano a vicenda, su un piccolo atomo di fango» (Voltaire);
  • Non abbiamo «più significato di una muffa melmosa» (John Gray);

Con quale autorità sostenere che l’essere umano ha un valore “inviolabile” senza un fondamento assoluto della morale?

La storia recente — basti pensare ai totalitarismi (atei, per l’appunto) del Novecento — ci ha mostrato cosa può accadere quando l’uomo si erge a misura di tutte le cose, e Dio viene messo tra parentesi.

 

La critica di Chiara Saraceno a Leone XIV

Commento più acido quello di Chiara Saraceno.

La sociologa ha infatti accusato Leone XIV di ipocrisia per aver invitato i giornalisti a “disarmare le parole” mentre lui si è concesso agli anatemi contro gli atei.

Oggetto della discordia è stata, anche per lei, l’omelia di Papa Prevost.

Imitando Mancuso, lo ha rimproverato per i «pregiudizi e luoghi comuni» espressi, ignorando che anche i non credenti fanno il bene. Una seconda lettura miope, abbiamo già risposto.

Saraceno ha proseguito accusando Leone XIV di voler tornare al patriarcato quando rammenta la “crisi della famiglia”, ignorando «il processo di emancipazione femminile, di ridefinizione dei ruoli di genere» e via dicendo tutto il trito e ritrito repertorio del progressismo à la carte.

Niente più che un processo alle intenzioni, dato che Leone XIV si è limitato a pronunciare 4 parole: “la (1) crisi (2) della (3) famiglia (4)”.

Da lì in poi Chiara Saraceno si è lasciata prendere la mano, augurandosi che l’attuale Pontefice non sostenga «come hanno fatto troppi papi (incluso Francesco), vescovi e sacerdoti prima di lui, le donne che abortiscono e i medici che le aiutano come assassini, le persone omosessuali e transessuali come malati, irregolari, quando non pervertiti contro natura».

Ora, qualche sacerdote potrà anche essere, chissà! Ma non risulta che pontefici e vescovi abbiano mai definito le donne che abortiscono delle “assassine” e le persone omo e trans dei “malati”.

Trasformare poche parole di Leone XIV in un discorso d’odio mascherato è essa stessa una forma di irrispettosa violenza. Forse la sociologa dovrebbe meditare davvero sul consiglio del Papa di “disarmare le parole”.

 

Se Leone XIV voleva una conferma di essere partito col piede giusto, l’ha avuta: ha già irritato i custodi del progressismo clericale e le sacerdotesse del laicismo femminista.

È un ottimo segno, dicono anche che sia di buon auspicio! Certamente sono due medaglie in più.

Autore

La Redazione

12 commenti a Leone, le prime medaglie: colpito da Mancuso e Saraceno

  • Andrea ha detto:

    Leone XVI ?????

  • Awro ha detto:

    non risulta che pontefici e vescovi abbiano mai definito le donne che abortiscono delle “assassine”

    Ssst non facciamo sapere che il pontefice che c’era prima ha definito i medici che praticano gli aborti come sicari se no qualcuno potrebbe inferire che se il medico è il sicario la donna che abortisce è il mandante e che quindi sono assassini tutt’e due 😀

    • Woody85 ha detto:

      Ti sei risposto da solo, Francesco ha definito I MEDICI dei sicari e mai LE DONNE che abortiscono delle assassine. Sono piani completamente distinti, anche perché una donna può non sapere e non venire informata della gravità di quel che compie (magari l’hanno convinta che sta solo asportando un grumo di cellule) mentre il medico sa benissimo che interrompe la vita di un essere umano distinto dalla madre. Quindi hanno già in partenza gradi di responsabilità diversa, poi il discorso può proseguire a lungo ma ho il dubbio che tu sia interessato a un confronto normale.

      • Fra ha detto:

        No, con lui/lei il discorso non può proseguire a lungo, è una vecchia conoscenza… ironia facile, ma totale mancanza di informazione e argomentazioni. Gli hai risposto perfettamente direi

      • Awro ha detto:

        Gentililillimo il sicario per definizione è colui che agisce su commissione di qualchedun altro, nel caso di specie il committente è la donna che vuole abortire e dalle nostre parti il committente di un sicario lo chiamiamo “mandante” 😀

        A meno di non credere che le donne siano una specie di curiosi animaletti domestici incapaci di distinguere il bene dal male ça va sans dire 😀

        • Woody85 ha detto:

          Dire che chi pratica un aborto è un “SICARIO” e che la donna è la “MANDANTE” è una semplificazione cinematografica che ignora la complessità umana e morale della situazione di cui parliamo. Esiste una responsabilità morale delle scelte (della donna e del marito se è d’accordo), ma è sbagliato EQUIPARARE una decisione spesso sofferta e “ignorante” (nel senso che ignora cosa sta facendo) a un’operazione chirurgica di uccisione da parte di un medico consapevole.

          • Awro ha detto:

            Amicherrimo suddetta semplificazione cinematografica non l’ho fatta io ma un tale che sedeva sul Santo Soglio ed è puerile nascondersi dietro al fatto che non abbia mai parlato esplicitamente di “mandante” perché il termine “sicario” presuppone logicamente che un mandante vi sia trattandosi di termini in relazione biunivoca 😀

            Ti inviterei peraltro a non considerare le donne delle sottosviluppate che non sanno quello che fanno perché nel 99% dei casi le donne che vogliono abortire sanno esattamente quello che fanno, questa retorica pietistica da libro Cuore appariva olderrima già nell’Ottocento 😀

            • Fra ha detto:

              Per comprendere le parole del Papa servirebbe un minimo di conoscenza di ciò che sia la responsabilità e la piena consapevolezza del peccato nella fede cristiana. Visto che il tuo hobby è sbeffeggiare chi ti risponde, ma sei povero di argomenti… perché prima non studi queste cose e poi al massimo se ne parla?

              • Awro ha detto:

                Illustrillimo a me pare che gli argomenti siano sempre quelli e cioè che le donne che abortiscono a) non sanno quello che fanno b) non hanno piena consapevolezza di quello che fanno c) non sanno della gravità di quello che fanno 😀

                Praticamente delle minus habens totali, possiamo chiudere la questione dicendo che il medico è sicario e la donna è deficiente 😀

    • Mandi ha detto:

      Grande Awro! E’ un po’ che non ti vedevo qui! Come mai latiti ogni tanto?

  • Giacomo Camilli ha detto:

    Segnalo anche un video di critica al Papa dello youtuber Rick DuFer che però ha ricevuto un video di risposta del canale youtube cattolico Bella prof