Accuse a Prevost smentite dai giornalisti e dalle vittime
- Ultimissime
- 13 Mag 2025
L’attacco a Papa Prevost tramite accuse di cattiva gestione di abusi sessuali riceve risposta da parte delle vittime e dei giornalisti investigativi che si occupano da tempo di questi temi. Sono tutti concordi nel difendere Leone XIV, ricordando il suo impegno concreto a favore dei sopravvissuti.
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Proseguiamo sul tema delle accuse a Papa Prevost riguardanti una presunta mancata gestione su casi di abusi.
In questo post rendiamo note le varie reazioni di esperti del tema, sociologi e giornalisti investigativi che si sono occupati in maniera specifica degli abusi sessuali in Perù.
Accuse a Papa Prevost, cosa è emerso finora
Prima però ricordiamo che su UCCR abbiamo già ricostruito la vicenda che lo riguarda, sottolineando che all’epoca non vi era alcuna prova di colpevolezza tanto che la stessa magistratura peruviana archiviò il caso.
Allo stesso tempo ci siamo soffermati sui portali digitali pseudo-cattolici che hanno strumentalmente diffuso queste accuse a poche ore dall’elezione di Prevost al soglio pontificio, considerato da loro un candidato lontano dalle istanze conservatrici.
Il quotidiano francese El Pais ha confermato che le accuse di insabbiamento sono uscite da canali digitali inaffidabili poco prima del conclave, quando il nome di Prevost era già in circolo come papabile.
Il quotidiano “Avvenire” ha a sua volta comunicato di aver contattato fonti interne della Santa Sede che hanno confermato quanto riportato su “El Pais”
Veniamo dunque a quello che sta emergendo nel mondo riguardo le accuse a Papa Leone XIV quando era alla guida della diocesi di Chiclayo (Perù).
La vittima di abusi: “Sono grato a Prevost”
Prima di ascoltare i giornalisti che hanno a lungo studiato i casi di abusi sessuali è bene dare spazio alla testimonianza di una vittima peruviana.
Si tratta di José Enrique Escardó, fondatore di “Peruvian Survivors Network” (ente che raccoglie le vittime peruviane di abusi sessuali) e vittima lui stesso di abusi all’interno del “Sodalitium Christianae Vitae“, un istituto fondato da Luis Fernando Figari e che è stato recentemente sciolto da Papa Francesco dopo che sono emerse prove di quanto avveniva.
Enrique Escardó è stato anche il primo a denunciare gli abusi che avvenivano all’interno. Oggi non è più né credente, né cattolico ma si dichiara scettico e umanista laicista.
Tuttavia in queste ore ha risposto alle accuse contro Papa Prevost spiegando che è stato fatto di tutto per impedirgli di diventare papa. «Inizialmente le lamentele emerse ci hanno sorpreso, ma a poco a poco abbiamo capito da dove derivassero», ha spiegato.
Secondo la vittima peruviana, il card. Prevost ha pagato il fatto di aver portato il Vaticano, in qualità di Perfetto del Dicastero dei Vescovi, a sciogliere il “Sodalitium” in Perù.
Proprio nel gennaio 2025, José Enroque Escardó si è recato a Roma per parlare con Francesco degli abusi all’interno dell’istituto ed è stato ricevuto anche dal futuro Leone XIV. Ecco il suo racconto dell’incontro:
«Quando andai a incontrare Papa Francesco nel gennaio 2024, al termine dell’incontro andai a parlare con il cardinale Prevost, che conoscevo da diversi anni qui in Perù. Era pienamente disponibile a continuare il lavoro; condivideva pienamente il lavoro che stavo svolgendo sul tema degli abusi all’interno della Chiesa con Papa Francesco e anche con le vittime. Ora, con la sua elezione, sono rassicurato sul fatto che avremo una persona in grado di proseguire le riforme che Papa Francesco stava attuando e che sarà anche vicina al nostro Paese, e in particolare alla rete peruviana di sopravvissuti, i sopravvissuti del “Sodalitium”»
José Enrique Escardó ha pubblicato anche un messaggio sul suo canale X:
«Conosco il nuovo Papa dal 2019. Ha espresso il suo pieno accordo e sostegno alla mia lotta contro la violenza fisica, psicologica, spirituale e sessuale nella Chiesa cattolica. Negli ultimi anni, Papa Leone XIV ha avuto un ruolo determinante nello smantellamento del Sodalicio, e per questo gli sono grato».
Il sociologo Nuñez: “Prevost? Ha fatto tutto il possibile”
Tra i primi autorevoli specialisti a pronunciarsi sulle accuse a Prevost è stato Rodolfo Soriano Nuñez, sociologo di Città del Messico che si è occupato a lungo della Chiesa cattolica della gestione degli abusi sessuali da parte del clero. E’ un accademico non cattolico e viene ritenuto fortemente critico verso le autorità cattoliche locali.
Contattato dalla “CNN” ha però affermato che Prevost è stato uno dei pochi vescovi in Perù che ha cercato seriamente di affrontare il problema degli abusi sessuali da parte dei preti, istituendo una commissione per occuparsi di questi casi.
Ecco le sue parole virgolettate:
«Penso che Prevost sia stato il miglior vescovo del Perù quando si è occupato di casi di abuso nella sua diocesi. E ce n’erano molti. Ha affrontato la questione per quanto gli era possibile, non si è scagliato contro le vittime, né le ha manipolate, né ha fatto il pagliaccio».
Il giornalista Salinas: “Accuse false, abbiamo indagato”
Un altro testimone molto credibile emerso dopo l’elezione di Leone XIV è il giornalista investigativo peruviano Pedro Salinas, tra i primi a scoprire gli abusi del “Sodalitium”. E’ autore di un’indagine dettagliata pubblicata nel 2015.
Contattato dal quotidiano spagnolo “El Pais”, Salinas riferisce di aver sempre trovato in Prevost un forte alleato, che si è chiaramente schierato sempre dalla parte delle vittime del “Sodalitium” e che ha svolto un ruolo decisivo nel facilitare il loro accesso diretto a Papa Francesco in Vaticano. Contatti che hanno portato all’indagine e allo scioglimento dell’organizzazione.
Ed ecco le parole virgolettate di Salinas:
«Non ci sono prove documentali o testimonianze solide che riguardino Prevost».
Sempre Salinas ha rilasciato una lunga intervista al sito web “Religion Digital”, ecco cosa ha dichiarato:
«Le accuse sono nate dalle viscere del Sodalitium, con lo scopo di screditarlo e delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica, come conseguenza di quanto stava già iniziando ad accadere nel caso Sodalitium. Le “accuse” contro Robert Prevost sono assolutamente false. E’ stato verificato, confermato, corroborato e provato che non avevano alcun fondamento nella realtà. Questa è una cosa che noi giornalisti che abbiamo indagato sul caso Sodalitium sappiamo. Robert Prevost ha sempre messo le vittime al primo posto ed è stato uno di coloro che hanno difeso i sopravvissuti e le vittime. Il fatto che le accuse contro Prevost siano state riprese in questo momento (quando si tratta di accuse che, come diciamo a Lima, sono “riciclate” e non hanno mai avuto alcun fondamento nella realtà) è dovuto al contesto in cui stiamo vivendo, un conclave, un momento di elezione del prossimo Papa. E, quindi, un momento in cui i settori di estrema destra della Chiesa cattolica sono attivi, attraverso i loro media satellitari e i loro accoliti, per screditare i potenziali candidati papali che potrebbero seguire la linea di Papa Francesco. Uno di questi è chiaramente il caso di Robert Prevost».
Álvarez-Pedrosa: “Accuse emerse per secondi fini”
Una breve dichiarazione è stata rilasciata anche da Juan Antonio Álvarez-Pedrosa, ex direttore dell’Istituto di Scienze Religiose dell’Università Complutense di Madrid (UCM).
Riferendosi alle accuse di occultamento di abusi sessuali, ha spiegato che sono riemerse negli ultimi giorni «dal settore conservatore per screditare» Prevost, dopo che erano già state archiviate dalla diocesi di Chiclayo, da un tribunale e da Francesco.
La giornalista Ugaz: “Bugia parlare di insabbiamento”
Sul tema si è pronunciata anche Paola Ugaz, giornalista investigativa peruviana e collaboratrice con Pedro Salinas nell’inchiesta sul “Sodalitium Christianae Vitae”.
Ecco le sue parole rilasciate a “Il Messaggero”:
«Prevost non ha esitato a denunciare gli abusi all’interno della Chiesa, incontrò le vittime, disse loro di denunciare tutto all’autorità giudiziaria. Disse: “interverremo e interverremo bene”. No, non si può proprio affermare che abbia coperto questi episodi. Sarebbe una bugia».
Assieme a Salinas, Ugaz ha incontrato proprio il card. Prevost nell’ottobre 2024 confidando le minacce che stavano subendo per la loro inchiesta. Ecco cosa ricorda la giornalista di quell’incontro:
«Lui è stato molto empatico. Una delle vittime era con noi durante quell’incontro e cominciò a piangere. Il futuro Papa si è avvicinato a lei e le ha detto: “Lo faremo per bene, non preoccuparti”. Ha fatto tutto quello che ha detto. Quell’organizzazione gli ha giurato guerra e ha condotto una campagna di disinformazione contro di lui. Purtroppo però tutto fu archiviato per la prescrizione. Ma non fu certo per responsabilità di Prevost, che ha contrastato gli abusi mantenendo un profilo basso come fa lui».
9 commenti a Accuse a Prevost smentite dai giornalisti e dalle vittime
Buonasera, io credo nella trasparenza del papa. Però ci sono state anche accuse per Chicago. Ho letto che lo SNAP ha fatto un bel casino. Potete fare un articolo specificatamente anche su questo? Vi ringrazio molto
Ovviamente non credo a quelle accuse false
Più che non crederci a priori, caro Andrea, il mio consiglio è verificare sempre tutte le accuse senza fidarsi di chi le avanza. Anche la Bussola quotidiana avrebbe dovuto verificare le notizie senza fidarsi ciecamente dello SNAP, invece ha buttato tutto fuori pur di infangare quello che si diceva essere un candidato progressista.
Su Chicago l’accusa è aver fatto ritirare un prete accusato di abusi dal ministero e averlo fatto alloggiare troppo vicino a una scuola. Si parla di quando era capo dell’Ordine degli Agostiniani a Chicago tra il 1999 e il 2001 quando nessuno aveva la sensibilità su questi temi (tanto meno la società civile) e un anno prima che la Chiesa adottasse la Carta di Dallas che prevede un’attenzione maggiore su questi casi. Infatti lo stesso prete è stato trasferito altrove non appena la diocesi di Chicago ha ricevuto le normative della Carta di Dallas. Secondo te quei malintenzionati dello SNAP e della Bussola Quotidiana sanno queste cose?
Non sono informato su questo argomento. Potresti spiegarmelo? Prima della stipulazione della Carta di Dallas, se un sacerdote commetteva abusi, cosa si poteva fare? Ray era stato accusato di abusi già nel 1991, ma nonostante questo alloggiò nel convento di Chicago. I giornali dicono che Prevost sapeva questa cosa e viene accusato di non aver fatto nulla. Se Ray è stato accusato di atti pedofili è ovvio che la polizia avrà fatto delle indagini. Se Ray è rimasto lì significa che la polizia non aveva trovato prove sufficienti per metterlo al gabbio. A questo punto, mi viene da pensare che Prevost non credesse che Ray fosse il colpevole. Anche se comunque non so come era la procedura da adottare per un sospettato di abusi prima della dichiarazione di quella carta. Prevost poteva laicizzare ray? Poteva intimargli di andarsene? Questo però se c’era la prova che fosse colpevole (a parte che poi ci pensava la polizia). Negli anni Prevost non ha mai risposto, secondo quanto dicono i giornalisti, al caso di Chicago. Mi chiedo perchè? Imbarazzo per non aver potuto fare nulla? Non lo so. Mi piacerebbe saperlo
Considerando quanto ha fatto dopo per aiutare gli abusati, io credo nella sua trasparenza
La Carta di Dallas è del 2002 e prima di questa non c’era nella Chiesa americana una politica uniforme e vincolante per trattare i casi di abusi, con questo documento invece vennero implementate regole stringenti che tutte le diocesi avrebbero dovuto rispettare. Il caso di James Ray non è chiarissimo in quanto risale agli anni ’90 e non risulta sia mai stato denunciato all’autorità pubblica né tanto meno arrestato o comunque condannato da qualche tribunale. Secondo l’accusa a Ray sarebbe stato permesso vivere in un convento a Chicago dal 2000 al 2002 senza informare la vicina scuola cattolica ma comunque fu seguito da un tutore della diocesi per tutto il tempo. Dopo l’adozione della Carta di Dallas (2002) che prevedeva appunto regole più stringenti, Ray fu trasferito lontano dalla zona e alla fine abbandonò il sacerdozio. Questo è quello che si sa, chi accusa Prevost dice che non sarebbe stato all’altezza di gestire questo caso…i dettagli come sempre fanno la differenza e quelli non sono ancora emersi sulla stampa.
Aggiungo una cosa a quello che hai scritto. Ho letto un articolo della CNN che ha citato pure questa pagina e l’avvocato della diocesi di Chicago ha affermato che il futuro Papa non aveva alcuna autorità per fare qualcosa inoltre Prevost non era sempre lì, fisso. Mi pare di ricordare che anche negli anni ’90 c’erano periodi in cui andava in Perù come missionario. Poi mi pare di ricordare che la vittima ha confessato dopo e prima non c’erano prove ma solo accuse. Comunque per quanto riguarda il Perù ho letto anche un’altra cosa. Secondo l’accusa a Eleuterio Vásquez Gonzáles viene detto dalle donne vittime che non è vero che la diocesi ha sospeso il prete perché ci sarebbe una foto di lui che esercita nella parrocchia anche dopo. Io però non riesco a trovare la foto in questione…un articolo straniero. Ne parla “Il Post” ma non cita la fonte precisa. Quindi creano solo confusione
Ho letto qualche articolo straniero, che ha saputo darmi delle informazioni in più. Eleuterio Vásquez Gonzáles nel 2022 fu spretato e questo ok, però c’è qualcosa che mi ha fatto storcere il naso. Hanno fatto vedere gli auguri che la parrocchia peruviana ha fatto a Eleuterio negli anni. Prima che saltasse fuori questa notizia c’era il titolo di parroco, dopo no. E su questo tutto bene. Il punto è che fa strano che anche solo gli abbiano fatto gli auguri anche se lo hanno spretato. In quel biglietto, come gli altri, c’è scritto che il monsignor Prevost e la parrocchia fanno gli auguri a lui. Inoltre hanno messo la foto accanto di quando aveva il clergyman. Forse non avevano altre foto migliori. Lo so che un cristiano dovrebbe cercare sempre di avere compassione, di amare anche i nemici ed è vero che i preti devono portare il buon esempio e farlo anche più di noi, però fa comunque strano. Forse questa è una dote che pochissimi anno. Io ammetto che sarei più “violento” con gente che se ne approfitta di bambini. Inoltre Eleuterio è stato sí mandato via, ma in un’altra comunità (questo però quando il cardinale Prevost non era più vescovo lì) e detto messa nonostante il veto della Chiesa. Le cose non vanno bene. A me piace molto questo papa. Mi ha emozionato. Mi piace come parla. Non vorrei rimanere deluso