L’attentato a Giovanni Paolo II e la presenza di Antonov in piazza San Pietro

antonovIl 13 maggio 1981, ben 35 anni fa, il killer turco Ali Agca sparò contro Giovanni Paolo II, era un mercoledì pomeriggio e l’attentato avvenne durante la settimanale Udienza generale.

Dopo tutto questo tempo, ancora non esiste una versione definitiva e credibile su chi armò Agca, nonostante diversi processi ed indagini. Dietro a quella pistola c’era il KGB? La Stasi (servizi segreti tedeschi)? La massoneria? I servizi segreti bulgari? L’Ayatollah iraniano Khomeini o i Lupi grigi, gruppo turco di estrema destra di cui Agca faceva parte? Certamente l’Unione Sovietica aveva il movente più forte, ovvero il timore che il Papa polacco potesse rendere instabile -come infatti farà- il suo potere nei Paesi satelliti dell’Europa dell’Est.

Dal dicembre 1981 fino al 29 giugno 1983, l’idealista turco collaborò attivamente con il giudice istruttore Ilario Martella, incolpando per l’attentato i servizi segreti bulgari su ordini del KGB (ipotesi avvalorata anche dalla maggioranza dei componenti della commissione Mitrokhin). Accusò di corresponsabilità il bulgaro Sergei Antonov (che gli avrebbe fornito l’arma) ma, improvvisamente e inspiegabilmente, il 29 giugno 1983 il killer turco ritrattò tutto e iniziò appositamente a rendersi inattendibile con dichiarazioni farneticanti, comportamento che mantiene ancora oggi. Non si può evitare di sottolineare che sei giorni prima di questa ritrattazione, il 23 giugno 1983, sparì la cittadina vaticana Emanuela Orlandi. I pubblici ministeri Antonio Albano e Antonio Marini sospettarono che Agca fosse stato ricattato o condizionato dal rapimento della ragazza. Il 16 gennaio 1985 tornerà ad accusare i bulgari, ma la sua credibilità era ormai definitivamente naufragata.

Antonov è stato assolto delle accuse di Agca nel 1986 per insufficienza di prove. Nel 2013 un misterioso personaggio, Marco Fassoni Accetti, si è pubblicamente accusato di essere stato responsabile dell’allontanamento di Emanuela Orlandi e, sotto direttiva di una fazione interna al Vaticano nemica della visione politica di Giovanni Paolo II, ha raccontato di essere entrato in contatto con Agca nei giorni prima dell’attentato, addirittura prenotandogli l’albergo Archimede in via dei Mille e l’albergo Ymca di piazza Indipendenza, dopo il killer turco soggiornò. Inoltre, Fassoni Accetti lo avrebbe introdotto ad alcune udienze papali prima dell’attentato, in veste di studente universitario, e ha riferito di aver indotto il turco a operare semplici minacce o spari in aria, senza sparare al Pontefice (cosa che poi non avvenne). Da noi intervistato, l’uomo, oltre a difendere l’innocenza di Antonov, ha affermato: «Quello di Agca è un modo di rendersi non credibile anche perché se dovesse fare qualche nome nessuno gli crederebbe, infatti lo hanno assolto. Attenzione: i bulgari non c’entravano nulla con l’attentato, completamente estranei, c’erano gli idealisti turchi. Un’altra cosa che non hanno mai verificato: il leader degli idealisti turchi, Serdar Celebi, veniva a casa mia, quattro, cinque volte».

La Procura non ha creduto alle affermazioni di Fassoni Accetti rispetto al caso Orlandi (nonostante vi siano numerosi elementi probatori che lo inquadrano, con relativa certezza, perlomeno come persona informata dei fatti), tra poco subirà un processo per calunnia e autocalunnia. Due perizie realizzate dalla polizia scientifica su una fotografia scattata il giorno dell’attentato, hanno tuttavia accertato, nel 2006, che Serghei Ivanov Antonov era effettivamente presente in piazza San Pietro quando Agca sparò a Giovanni Paolo II. Nella prima si parla di “totale compatibilità”, nella seconda si emette un «giudizio di elevata probabilità» di identificazione, in quanto l’uomo in fotografia «presenta caratteristiche analoghe» ad Antonov. Il quale, è stato trovato senza vita nell’estate del 2007, un anno dopo, all’interno della sua casa a soli 58 anni. Non si vuole certo qui riaprire la famosa “pista bulgara” (e quindi sovietica), però non si può negare l’esito della perizia.

Tornando a Giovanni Paolo II, altre diatribe sono nate sulla sua figura. La più diffusa è sulla sua morte: l’ex anestesista e attivista Lina Pavanelli, ha sostenuto che si sia trattata di eutanasia quando, in realtà, Wojtyla rifiutò legittimamente l’accanimento terapeutico, in linea con il Catechismo cattolico («l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'”accanimento terapeutico”»). Un ampio approfondimento e confutazione delle affermazioni della Pavanelli è stato realizzato dal dott. Renzo Puccetti.

Un’altra critica fatta a Wojtyla è la fotografia in cui apparve sul balcone accanto a Pinochet nel 1987, episodio che il celebre vaticanista Gian Franco Svidercoschi, presente in quell’occasione, ha ben descritto come un inganno architettato dal dittatore cileno ai danni del Pontefice, così come ha confermato padre Roberto Tucci, organizzatore del viaggio di Wojtyla. Senza considerare che in quell’occasione il Papa polacco incontrò anche i rappresentanti dell’opposizione e intimò Pinochet che «era tempo di riconsegnare il potere alle autorità civili, di ritornare alla democrazia».

 

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La redazione
(articolo inserito nell’archivio dedicato a Giovanni Paolo II)

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2 commenti a L’attentato a Giovanni Paolo II e la presenza di Antonov in piazza San Pietro

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  1. ratioman ha detto

    È dal lontano maggio 1992 che importanti documenti pubblicati da EELST confermano senza ombra di dubbio la pista bulgara, in stretta relazione al caso Ramaya.
    Inoltre questi documenti confermano l’umanità, la sincerità e la verità del caso.

  2. Kosmo ha detto

    E’ quello che avevo sostenuto io in passato, che Antonov era presente in Piazza San Pietro quel giorno.

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