San Paolo chiede alle donne di tacere? Il brano non è autentico

San PaoloNella prima lettera di Paolo di Tarso a Timoteo si legge: «La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento modesto. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia» (1Tim 2,11-15). Ovviamente è un brano che ha dato adito ad accuse di misoginia da parte di San Paolo, oggi nessuno per fortuna si esprimerebbe in questo modo.

Viene dunque meno la stima e l’autorità morale del convertito sulla via di Damasco? Non è affatto così e mostriamo perché. Innanzitutto è stato spiegato che certe raccomandazioni neotestamentarie riguardanti la sottomissione della donna o il loro abbigliamento nelle assemblee portano il sigillo dell’epoca e delle circostanze. Il contesto storico e culturale è importante da tenere in considerazione, prima del cristianesimo infatti -come abbiamo mostrato nel nostro apposito dossier– la considerazione della donna era molto scarsa. In ambito giudaico, è stato osservato, era impensabile ad esempio (e lo è tutt’ora in gran parte dell’ebraismo) che una donna partecipasse attivamente e ministerialmente alla liturgia sinagogale.

Se dunque è sempre importante non dimenticare questo, bisognerebbe anche avere competenze adeguate per saper valutare l’autenticità e l’originalità storica dei brani sui quali vogliamo soffermarci, evitando così figure barbine. Come purtroppo accade spesso a Corrado Augias e a chi vuole pontificare su questi argomenti senza competenza.

C’è infatti un certo consenso degli storici sul fatto che l’ingiunzione di tacere rivolta alle donne «non facesse originariamente parte della lettera ai Corinzi, ma sia stata aggiunta in seguito dai copisti. In tal caso, il comando del Signore dovrebbe riferirsi al passo che precede il versetto 34, laddove Paolo esorta a mantenere l’ordine durate i servizi del culto invece di permettere che regni il caso, come pare accadesse a Corinto» (B. Ehrman, “Did Jesus Exist?”, HarperCollins Publishers 2013, p. 352). Oltre all’agnostico Ehrman, anche il prof. Robin Scroggs, docente di New Testament presso l’Union Theological Seminary ha argomentato in modo convincente sul fatto che il passo in questione fu inserito da coloro che composero le lettere deutero-paoline e pastorali, aggiungendo che «Paolo è l’unico portavoce sicuro e coerente della liberazione e dell’uguaglianza delle donne nel Nuovo Testamento» (R. Scroggs, “Paul and the Eschatological Woman”, “Journal of the American Academy of Religion” 1972, p.290),

Anche lo storico e sociologo Rodney Stark, docente presso la Baylor University, ha commentato questo passo osservando che «ci sono valide ragioni per rifiutare tali parole in quanto risultano incoerenti con tutto ciò che Paolo ha da dire sulle donne» (R. Stark, “Il trionfo del cristianesimo”, Lindau 2012, p. 166). Effettivamente Poolo non disse mai nulla contro le donne, anzi non vedeva niente di male sul fatto che potessero approdare al ruolo di leader nella prima Chiesa (si veda Rm 16,1-2). Come ha riassunto Wayne Meeks, professore emerito di Biblical Studies presso la Yale University: «Le donne […] sono le compagne di lavoro di Paolo in quanto evangeliste e maestre. Perciò, sia in termini del posto che occupano all’interno della società più vasta che in termini di partecipazione alle comunità cristiane, un gran numero di donne disattese le normali aspettative legate ai ruoli femminili» (W. Meeks & R.L. Wilken, “Jews and Christians in Antioch in the First Four Centuries of the Common Era”, Scholars Press 1978, p.71).

Dunque possiamo concludere che tale passo non è ritenuto autentico dalla maggior parte degli storici (abbiamo citato solo degli esempi), ma è stato introdotto soltanto in seguito, esso infatti si rivela incoerente con i toni usuali del pensiero di Paolo e appare una enfatizzazione della visione paolina nel richiamo di ruoli morali in ambito liturgico. Esistono anche forti dubbi sulla paternità di Paolo di tutta la prima lettera a Timoteo, tuttavia, è bene ribadirlo, tutto questo non inficia in alcun modo la validità salvifica del suo messaggio, ritenuto inspirato in linea generale. Infine, approfittiamo anche per far notare che gli esegeti e gli storici del cristianesimo conoscono e sanno indicare quali sono nel Nuovo Testamento i passi originali e le interpolazioni dei copisti, le quali esistono ma -come già detto- non contraddicono e non ribaltano mai il senso originale degli scritti evangelici, sono piuttosto aggiunte o sottolineature enfatizzanti. Esattamente come è accaduto in questo caso.

La redazione

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41 commenti a San Paolo chiede alle donne di tacere? Il brano non è autentico

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  1. EquesFidus ha detto

    Aspettate, però, con calma: il fatto che sia un passo dovuto ad una (probabile, non certa) interpolazione successiva non lo inficia, né inficia l’esegesi condotta su di essa, dal momento che la Lettera rimane in ogni caso scrittura ispirata. Casomai, l’unica cosa che si può effettuare è la contestualizzazione e l’esegesi del brano, non certo rimuoverlo dichiarandolo falso.

    • Hugo ha detto in risposta a EquesFidus

      Certo, ma non è da attribuirsi a San Paolo.

    • Hugo ha detto in risposta a EquesFidus

      In secondo luogo è scrittura inspirata solo ciò che proviene da Paolo e dagli evangelisti, non ciò che è stato aggiunto in seguito (e oggi si sa quali frasi sono state aggiunte).

    • Max ha detto in risposta a EquesFidus

      Ma c’e’ qualcuno esperto di teologia che puo’ dirci esattamente cosa insegni la dottrina cattolica ufficiale a riguardo? Vale a dire, se il brano e’ da considerarsi ispirata comunque, anche se non e’ di San Paolo, oppure e’ da considerarsi non ispirata perché non e’ stato detto da San Paolo?

      Non ce l’ho con nessuno, sto cercando di capire.

      • Hugo ha detto in risposta a Max

        Perché i vangeli apocrifi non sono considerati scrittura inspirata? Tra i vari motivi perché sono stati scritti troppo tempo dopo i fatti narrati, esattamente come le interpolazioni dei copisti nei vangeli e nelle lettere di paolo. La storicità è un aiuto alla fede, non un ostacolo!!

        • EquesFidus ha detto in risposta a Hugo

          Andiamoci piano, anche qui: le aggiunte redazionali et similia non inficiano il contenuto dei Vangeli, né possono essere escluse da essi. Il Nuovo Testamento quello è, non si possono più aggiungere o togliere libri sacri (o parti di essi) solo per delle ipotesi filologiche.

          • Luca P. ha detto in risposta a EquesFidus

            Sono d’accordo, proprio per questo condivido con Hugo il non timore nel rilevare ciò che fa parte del messaggio originario e ciò che invece è stato aggiunto in seguito.

      • EquesFidus ha detto in risposta a Max

        Certo che è da considerarsi comunque ispirata, visto e considerato che anche alcune Lettere stesse, probabilmente, non sono opere dirette dall’Apostolo!

      • Eli Vance ha detto in risposta a Max

        Vale la prima affermazione, la redazione del testo biblico coinvolge anche gli agiografi che nel tempo hanno contribuito alla versione definitiva biblica, interpretando il pensiero dell’autore principale, San Paolo in questo caso, altrimenti:
        1) La Chiesa avrebbe già da tempo dato indicazioni che quel passo non poteva essere ispirato e avrebbe trasmesso nei millenni la versione “corretta”.
        2) Nemmeno il Pentateuco potrebbe altrimenti essere ispirato, in quanto l’autore di riferimento (Mosè) mai avrebbe potuto scrivere della sua morte.
        Dunque l’unica via è la contestualizzazione storica, biblica ed esegesi del passo, una traccia in questo senso può essere che l’obiettivo non è spiegare esaustivamente la teologia fra Dio e donna ma piuttosto approfondire il sacerdozio (riservato al genere maschile), vedere anche i passi seguenti della lettera.
        Dunque è da scegliersi la prima via piuttosto che il depennamento parziale della Scrittura tramandata dalla Chiesa.

      • Eli Vance ha detto in risposta a Max

        Vedere anche la risposta della Pontificia Commissione Biblica su questioni di carattere generale sulle lettere a Timoteo:

        http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19130612_lettere-pastorali_it.html

        • Luca P. ha detto in risposta a Eli Vance

          Verissimo il punto 2), oggi però la maggioranza degli studiosi alla prima domanda risponderebbe “no”, ma continuerebbe a rispondere “si” alla seconda.

          • Eli Vance ha detto in risposta a Luca P.

            Certamente la risposta in sè non lascia spazio alle sfumature , ma nella domanda l’eresia in questione riguarda il non annoverare (e in questo interpreto “interamente” e non solo in parte, visto che si parla addirittura di cancellare) le lettere come paoline e quindi non considerarle ispirate (li dice “canoniche”). Almeno leggendo l’articolo non mi sembra che tali studiosi affermino una tesi del genere. Mi sembra dunque che lo spazio per gli agiografi che possano aver contribuito a trasmettere le lettere non venga nè escluso nè confermato, o perlomeno per deliberare anche su questa questione la domanda doveva essere posta in modo piu specifico.

  2. Sophie ha detto

    Premetto che in materia di storia, teologia, ecc. sono ignorante, ma comunque sia penso che San Paolo sia figlio del suo tempo. Cioè voglio dire, anche se ha detto quelle cose sulle donne, non si può pretendere da lui la mentalità del 2014. Era illuminato da Dio ma allo stesso tempo era pur sempre un uomo con i suoi pregi e difetti. Sbaglio?

    • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a Sophie

      non sbagli, inoltre lui era un ebreo ortodosso ma di quelli ultra ortodossi, immaginiamo la fatica che avrà dovuto fare per uscire da tutti quei precetti che doveva onorare.

      Inoltre prima di convertirsi era un persecutore dei cristiani.

    • Matteo ha detto in risposta a Sophie

      Beh, poi dipende mentalità e mentalità del suo tempo, non tutti i popoli la pensavano allo stesso modo.
      Ad esempio, i Greci sono sempre stati poco liberali con le donne, arrivando a insultare tutti i popoli che davano loro libertà, come gli Egizi e gli Etruschi.

    • Hugo ha detto in risposta a Sophie

      E’ vero, ma quelle parole effettivamente contraddicono il suo apprezzamento per le donne mostrato in altre occasioni. Non è vero che erano “figli del loro tempo”, i cristiani fin da subito accolsero le donne come uguali all’uomo…ricordo ad esempio il valore dato alle testimonianze delle donne dopo l’apparizione di Gesù risorto o la famosa frase di San Paolo: “non esiste più né donna, né uomo…perché tutti siamo uguali davanti a Dio”.

      • EquesFidus ha detto in risposta a Hugo

        Questo non è vero ed è superficiale; lo stesso articolo spiega come, invece, rientrino in un discorso più ampio riguardo all’organizzazione dei ministeri all’interno delle comunità cristiane.

  3. Mario ha detto

    Per valutare se un versetto biblico è autentico oppure è una glossa aggiunta da qualche copista, occorre controllare i codici biblici più antichi. Non ci si può limitare al parere di alcuni storici per quanto rispettabili. Sono gli esegeti, le persone competenti, Nel caso della citazione in questione, non risulta che sia mai stato messo in discussione la sua autenticità, per cui non può essere questo il modo per affrontare l’argomento.
    Paolo parlò del ruolo delle donne del suo tempo come parlò pure del modo di comportarsi dei servi e degli schiavi. Per nessuna di queste categorie fece accenni di stravolgimenti sociali, ma per tutte, pose le basi per una revisione sociale partendo da un concetto nuovo e rivoluzionario, quello della loro PARI DIGNITA’. Paolo diceva infatti:
    Gal 3,28 Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
    Da qui occorre partire per comprendere la novità del concetto che ha permesso l’emancipazione degli schiavi e delle donne, e che ha la sua radice appunto nel cristianesimo.

    • Luca P. ha detto in risposta a Mario

      Caro Mario, è proprio la comunità degli esegeti oggi a non ritenere questo passo come autentico (e forti dubbi ci sono su tutta la prima lettera a Timoteo). Proprio quelli che tu chiami “le persone competenti”. La discussione sull’autenticità di tale lettera è diffusa a livello internazionale, basta una breve ricerca online per capirlo.

  4. lorenzo ha detto

    Non va dimenticato che l’attuale divisione in capitoli e versetti risale al XVI secolo e che quindi il posizionamento del brano alla fine del cap. 2 in modo da essere letto distinto dall’inizio del cap.3, è frutto della mentalità del tempo e non rispecchia correttamente il pensiero di S. Paolo.

    Immaginiamoci, per esempio, che ad Efeso, ai tempi di Timoteo, la parità tra uomini e donne, anche forse a motivo dell’influsso cristiano nella città del più grande tempio di Artemide, si fosse spinta fino al punto di rivendicare, anche per le donne, non solo l’incarico di presbitero ma anche quello di episcopo: come avrebbe reagito S. Paolo?

  5. tonno ha detto

    Ho l’impressione che qui pur di assolvere san Paolo dall’accusa di misoginia si stiano minando le basi della religione. Infatti mi chiedo: come è possibile che lo Spirito Santo abbia permesso che la Scrittura venisse manipolata?

    • Luca P. ha detto in risposta a tonno

      Addirittura “minando le basi della religione”??? Ragazzi siamo seri, per favore. Il fatto che la Scrittura sia inspirata non significa che sia dettata da Dio. Sarebbe utile che anche noi “semplici” cristiani cominciassimo a leggere qualcosa sul Gesù storico e sulla storia dei Vangeli.

      • tonno ha detto in risposta a Luca P.

        So che è molto probabile che i vangeli non siano stati scritti da quelli che tradizionalmente indichiamo come i quattro evangelisti e questo non mi sconvolge affatto. Allo stesso modo non trovo sconvolgente il fatto che Paolo possa non essere il vero autore di alcuni passi delle sue lettere o dell’intera prima lettera a Timoteo. Dico solo che queste “manomissioni” dovrebbero essere considerate come ugualmente ispirate perché è impossibile che alla verità sia stata inquinata dal falso mentre veniva tramandata.

        • Luca P. ha detto in risposta a tonno

          Ecco, ora comprendo di più e condivido quanto dici. Anche nell’articolo è specificato quello che tu giustamente ricordi.

  6. Raffaele Vargetto ha detto

    Non è accettabile l’interpretazione che ritiene non autentico il passo di S.Paolo sulla donna. L’Apostolo si riferiva alla donna che volesse esercitare un ministero ordinato. Anche oggi le donne non possono far parte della gerarchia della Chiesa Cattolica. Ritengo pericoloso, come avete fatto voi UCCR, qualificare in siffatto modo passaggi delle Lettere di Paolo o altri brani della S.Scrittura. Così facendo,, si potrebbero squalificare passi politicamente scorretti del medesimo apostolo, come quelli contenuti nel 1^ Capitolo della Lettera ai Romani, aproposito della ideologia del gender che si vorrebbe tirannicamente imporre a tutti. In particolare voi UCCR, che tanti meriti state acquisendo nella difesa della fede e dell’antropologia autenticamente umana e secondo il progetto di Dio, dovreste stare attenti a certi tranelli. A buon intenditor …

    • Luca P. ha detto in risposta a Raffaele Vargetto

      Il fatto è che è sbagliato chiudere gli occhi su ciò che oggi ci dicono gli studiosi dei testi evangelici solo perché abbiamo uno sbagliato timore di accettare che ci sono parti del Nuovo e del Vecchio Testamento che non sono autentiche e originali. Ci stiamo fasciando inutilmente la testa, lo studio storico dei Vangeli non deve far paura perché non contraddice nulla di quello che la Chiesa insegna e ha sempre insegnato, ma ci aiuta ad approfondire con più autorevolezza la nostra fede, incarnandola ancora di più nel dato storico.

      • Dario* ha detto in risposta a Luca P.

        Con la differenza che gli studiosi vanno e vengono, la Parola di Dio (completa di Nuovo Testamento) è lì da 2000 anni o giù di lì. Personalmente se devo fare un cieco atto di fede lo faccio nelle scritture tramandate per millenni e non sulla parola dell’ultimo venuto autoprocalamtosi “sapiente”
        E poi, diciamoci la verità, questa interpretazione del passo in questione, toglierà anche ambiguità, sarà anche più facilmente comprensibile, ma suona tanto di semplicioneria come le argomentazioni su cui buona parte dei protestanti argomenta che Maria Santissima abbia avuto altri figli oltre a Gesù…

        • Luca P. ha detto in risposta a Dario*

          Eppure dobbiamo accettare che vi sia uno studio sulla storicità del Nuovo Testamento e che vi sia una comunità scientifica che utilizza dei criteri metodologici in cui il criterio della fede non è implicato.

          • Dario* ha detto in risposta a Luca P.

            Mai detto che non possano essere fatti studi, solo nell’arco della mia esistenza ho sentito studi affermare tutto ed il suo contrario in tutte le materie per cui ho mai avuto qualche interesse (ma penso che il discorso possa essere generalizzato). Il problema non è se lo studiare le sacre scritture sia o meno lecito, siamo tutti d’accordo che lo sia. Qui il problema casomai è l’essere più o meno d’accordo con le conclusioni che si sono tirate. Io non lo sono ed anzi trovo, come altri hanno già commentato, che sia pericoloso ragionare in tal senso

            • Luca P. ha detto in risposta a Dario*

              Si può legittimamente non essere d’accordo con la comunità scientifica, poi però non si rischia di fare la fine dei creazionisti protestanti? Oggi gran parte degli studiosi (seri, cattolici e protestanti) affermano senza problemi che le lettere pastorali di Paolo non sono scritte da lui ma dalla comunità paolina. Qual è il problema? Di cosa abbiamo paura?

              • Dario* ha detto in risposta a Luca P.

                A parte il fatto che ci sono varie forme di creazionismo (protestante e non) e bollarli tutti come deficienti senza approfondire è una visione piuttosto superficiale della cosa, cosa vuol dire che degli studiosi affermino che una frase non è di S.Paolo? A parte il fatto che, spero ne converrai con me, questa è lungi dall’essere una scienza esatta, l’opinione di qualche scienziato ha valore dottrinale quanto quella di qualunque essere umano, dall’ateo più inferocito al dalai lama (inteso come un’autorità religiosa non cristiana a caso), dal cristiano qualunque all’ultimo dei satanisti.
                Nel momento in cui sarà la Chiesa ad affermare quanto sopra lo prenderò in considerazione, fino ad allora, per quanto concerne la mia fede è solo aria fritta.
                Per quanto riguarda il sito, a mio vedere si scredita un po’ pubblicando articoli del genere.
                Per quanto riguarda l’utente medio, non è detto che abbia le basi per distinguere se quanto sopra proviene dal magistero della Chiesa o, com’è in realtà, da dei tizi qualunque senza voce in capitolo, quindi si rischia di indurlo in errore, è una bella responsabilità da parte del sito a mio avviso

    • Dario* ha detto in risposta a Raffaele Vargetto

      Raffaele, hai espresso le mie posizioni meglio di quanto sarei stato in grado di fare io stesso 😉

  7. Antonio Sannita ha detto

    Salve,
    sono un vostro assiduo lettore. Vi ringrazio per l’ottimo servizio che svolgete. Complimenti!

    Appare perciò ancor più strano quanto leggo in questo articolo (è la prima volta che non sono d’accordo con un articolo da voi pubblicato). Le argomentazioni a sostegno della tesi per cui quanto Paolo dice sulla donna sarebbe una interpolazione tardiva, sono deboli e comunque non stringenti. San Paolo propone un tipico midrash al testo della Genesi 3. Qualunque commentatore ebreo non avrebbe problemi con esso. Si ricordi che san Paolo era stato un rabbino, della scuola di Gamaliele. Il passo, quindi, appare molto credibile dal punto di vista storico e corrisponde alla formazione dell’Apostolo.
    Inoltre, non è vero che la Chiesa afferma l’ispirazione complessiva degli scritti paolini. L’ispirazione viene attribuita all’insieme dei testi menzionati nel canone, la cui lista è definita dal Concilio di Trento. Altrimenti si finisce nell’errore protestante del “canone nel canone”: ognuno si ritaglia il suo canone, secondo ciò che gli piace (sto semplificando).
    Ancor peggiore è l’idea che per ritagliare questo canone nel canone, ossia per individuare i testi storici (e quindi ispirati…) da quelli interpolati, bisogna ricorrere agli esperti. Questa idea è gnostica: solo il maestro erudito può dare accesso alla rivelazione…

    Ripeto i complimenti per la vostra attività e suggerirei la rimozione di questo articolo.
    Antonio Sannita

    • Luca P. ha detto in risposta a Antonio Sannita

      In realtà non leggo argomentazioni, anche perché si entrerebbe in un tecnicismo e non sarebbe la sede corretta, ma semplicemente la constatazione che la comunità scientifica non accetta questo brano (e la prima lettera a Timoteo) come derivante direttamente da San Paolo. Il solo maestro erudito è capace di studiare storicamente i Vangeli, non capisco cosa ci sia di male.

    • Luca P. ha detto in risposta a Antonio Sannita

      Mi sembra inoltre che blog cattolici del resto del mondo abbiamo già tratto da tempo le conclusioni di Uccr, senza alcun problema: http://catholic-resources.org/Bible/Paul-Pastorals.htm

  8. Simone Emili ha detto

    Secondo me alla base dell’articolo c’è un equivoco. Le Sacre Scritture sono tali non perché le ha scritte san Paolo o san Pietro o san Giovanni; sono sacre perché la Chiesa Cattolica (intesa come cattolici e ortodossi, nei primi secoli erano tutt’uno) le ha ritenute ispirate e conformi alla sua dottrina. Non è la dottrina della Chiesa ad essere canonica in quanto conforme alle Sacre Scritture, sono queste ultime ad essere canoniche in quanto conformi alla dottrina della Chiesa, alla sua Traditio, che le precede e le ispira. Quindi, se la lettera è entrata nel Canone, vuol dire che rifletteva la dottrina della Chiesa, anche nel passaggio incriminato, e quindi il fatto che queste parole non siano realmente di Paolo è del tutto irrilevante. Non è importante ciò che dice Paolo o che gli si attribuisce, è importante il giudizio che ne ha dato la Chiesa. Tant’è che se un giorno si scoprisse una lettera di san Paolo perduta, come quella precedente la prima lettera ai Corinzi, di cui l’Apostolo parla al capitolo 5, non è affatto detto che sarebbe considerata canonica. Anzi, può darsi che sia andata perduta proprio perché la Chiesa non l’ha conservata in quanto non conforme alla sua dottrina. Non tutto quello che dice un apostolo, o gli si fa dire, è ispirato: è ispirato solo quello che la Chiesa ha giudicato come tale. In altri termini, potremmo dire che, anche se quel passo non è di Paolo, esso riflette comunque la dottrina della Chiesa in materia oppure, che è lo stesso, che la Chiesa ha ritenuto l’Apostolo capace di dire quelle parole.

    • Dario* ha detto in risposta a Simone Emili

      Proprio così, i vari studiosi possono fare tutte le ricerche che vogliono ma le loro scoperte non hanno valore dottrinale di per sé

  9. Sonnyp ha detto

    Inoltre, oltre tutto quello che è stato gia detto, non dimentichiamo una cosa importante: la libertà d’espressione che Dio ha lasciato ai vari autori biblici…. vedi per esempio la crudeltà e estrema violenza del Dio nel vecchio testamento. Anche “quella” fa parte della bibbia, eppure oggi nessuno accetterebbe un dio così cruento, non vi pare? Sperando di esservi stato utile…. shalom.

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