Caro sacerdote: accorcia l’omelia e sii compagno di vita

Sono tanti i sacerdoti che seguono il nostro sito web, molti ci scrivono spronandoci a proseguire questa iniziativa e dandoci il loro sostegno. Siamo grati di questo, il sacerdote per noi rappresenta il punto nella storia in cui può riaccadere quotidianamente il mistero di Cristo, attraverso l’Eucarestia. Senza sacerdoti non esiste cristianesimo, essi sono la possibilità attraverso cui Gesù Cristo si dona nuovamente all’uomo, anche fisicamente. Solo il sacerdote può permetterlo e il suo compito e la sua importanza è di immenso valore.

Abbiamo seguito la recente visita pastorale di Papa Francesco ad Assisi, tantissime parole ci hanno colpito e in particolare ancora una volta è stata per lui l’occasione di lanciare dei messaggi ai nostri amati sacerdoti: «Penso al sacerdote, che ha il compito di predicare. Come può predicare se prima non ha aperto il suo cuore, non ha ascoltato, nel silenzio, la Parola di Dio? Via queste omelie interminabili, noiose, delle quali non si capisce niente», ha detto.

Vorremmo lanciare un appello ai nostri carissimi sacerdoti offrendo loro il nostro punto di vista di semplici fedeli: l’individualismo e il nichilismo che ci circondano è letale anche per la vivacità delle comunità parrocchiali. Abbiamo bisogno di voi, della vostra presenza fisica. In tante parrocchie, purtroppo, è venuto meno il riferimento paterno del sacerdote, i fedeli frequentano la parrocchia anche perché la vita cristiana esiste e persiste se si appartiene ad una comunità, eppure la gran parte delle persone che frequenta i Sacramenti non conosce nemmeno il nome del parroco. Certo, per molti cattolici recarsi alla Messa è come andare al cinema, lo fanno per seguire una tradizione imparata, ma senza usare cuore e ragione…ma tocca proprio a voi, cari sacerdoti, aiutarci a risvegliarci dal torpore! Così come Gesù ha fatto con gli uomini del suo tempo, guardandoli uno per uno.

Don Nicola Bux ha scritto un libro intitolato “Come andare a messa e non perdere la fede”. C’è bisogno della vostra omelia durante la Santa Messa, per tanti è l’unico momento della settimana in cui possono ascoltare il Vangelo e riflettere su parole profonde che parlano del destino della vita. Eppure tante volte, anche ascoltando con tutta la buona volontà omelie di un’ora/un’ora e mezzo che sono pura elucubrazione teologica, verrebbe voglia di alzarsi ed andarsene. Omelie in cui “non si capisce niente”, dice Francesco. Chi preferisce rimanere lo fa sbadigliando, pensando ai fatti suoi mentre guarda il sacerdote con il volto fisso sugli appunti. L’omelia è un prezioso strumento, parte integrante della Santa Messa ma a volte diventa la tomba del Sacramento. Tanti oratori sono l’unico luogo in cui un ragazzo può sentirsi accolto, sono una grande festa e un ambiente amorevole e di educazione cristiana. Al contrario, altri -basta farvi un giro sabato o domenica pomeriggio-, sono divenuti il ricovero di bande e bulli, di bestemmie e insulti all’arbitrio e ai giocatori avversari del campionato di calcio amatoriale che si svolge nel campetto. Nessun educatore, nessun sacerdote ad essere riferimento, il fulcro educativo per questi ragazzi in queste domeniche non esiste. Pomeriggi vuoti, senza senso, trascorsi nell’oratorio della città.

Stranamente il vaticanista Marco Politi questa volta ha ragione: commentando le telefonate di Papa Francesco, la sua presenza e vicinanza tra la gente ha scritto: «Il cellulare di Bergoglio diventa il simbolo di un appello ai sacerdoti perché non si riducano a funzionari del sacro, ma ritrovino il ruolo antico di compagni dell’esistenza dei fedeli. La parrocchia, il parroco, lo stretto legame tra guida spirituale, popolo e territorio ben definito sono stati sociologicamente la più grande invenzione del cristianesimo. Oggi, lo sanno bene i vertici ecclesiastici, questo sistema è in crisi. Manca il clero. E qui persino l’esempio del pontefice non basta». Non funzionari del sacro ma dei padri. C’è bisogno di voi, della vostra presenza nelle nostre parrocchie. Francesco può aiutarvi a tornare ad essere pastori, ad amare la vostra preziosissima e difficile vocazione e la vostra comunità parrocchiale, con tutti i suoi problemi, facendo sentire ogni fedele a casa sua, curando le ferite di chi si è allontanato. Fatevi vedere, state in mezzo alla gente, arrivando perfino a conoscere il nome del cane di ogni fedele! Lo ha detto sempre Papa Franecesco in questi giorni: «Qui penso ancora a voi preti, e lasciate che mi metta anch’io con voi. Che cosa c’è di più bello per noi se non camminare con il nostro popolo? E’ bello! Quando io penso a questi parroci che conoscevano il nome delle persone della parrocchia, che andavano a trovarli; anche come uno mi diceva: “Io conosco il nome del cane di ogni famiglia”, anche il nome del cane, conoscevano! Che bello che era! Che cosa c’è di più bello? Lo ripeto spesso: camminare con il nostro popolo, a volte davanti, a volte in mezzo e a volte dietro: davanti, per guidare la comunità; in mezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita perché nessuno rimanga troppo, troppo indietro, per tenerla unita»

Ci scusiamo per questo consiglio, pensiamo di farlo per il bene della Chiesa. La gran parte di voi ovviamente non ne ha alcun bisogno, qualcun altro forse si. Ci sono comunità parrocchiali bellissime e altre che sono anonime, senza volto, più secolarizzate della società stessa che le ospita. Accorciate le omelie e accorciate le distanze con i parrocchiani, abbiamo bisogno di voi.

La redazione

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57 commenti a Caro sacerdote: accorcia l’omelia e sii compagno di vita

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  1. edoardo ha detto

    Vi scusate per questo consiglio ????????
    Dovrebbero farvi un monumento !!!!!
    Avete centrato in pieno il bersaglio.
    Un’altra volta.
    Mi ricordo che tempo addietro anch’io, non ricordo a quale proposito, ho parlato delle omelie soporifere. Meglio del Valium.
    Un quanto al ricovero di bande e bulli….non ne ho l’esperienza, ma mi fido di quello che dite.
    Io pensavo che questi personaggi si dessero tutti l’appuntamento in alcune scuole statali rinomate per le promozioni miracolose.
    Se è davvero così, la cosa è grave e chi di dovere ha da intervenire.
    L’oratorio deve essere un posto di serenità, svago e socializzazione per tutti, svolge una funzione sociale grandiosa, contro cui i nemici della Chiesa vogliono intervenire con qualche appiglio: montare qualche caso di pedofilia, violenza, bullismo.
    Particolarmente di questi tempi, in cui i soldi sono pochi, i genitori sono impegnati nel lavoro pur di tenerselo stretto, fornire un servizio alla comunità con grest, oratori, campi estivi, a prezzi popolari, alla portata anche delle tasche dei meno abbienti, è anche questa una missione della Chiesa, un segno tangibile della sta presenza nel territorio.
    Il prete, con i collaboratori laici, dev’essere uno dei poli di una comunità profondamente radicato, così la Chiesa ha da offrire sul piano sociale a tutti, giovani ed anziani, molto più di qualunque altra realtà associativa.
    La Chiesa Cattolica non ha che da guadagnarne da queste attività.
    Io credo davvero che Papa Francesco stia dimostrando di averne da vendere di stoffa, e sarà un grande.

  2. J.B. ha detto

    BRAVOOOO! 🙂

  3. Umpalumpa ha detto

    Bravi.
    Ovviamente senza generalizzare e sapendo che è sempre molto facile dire agli altri come e cosa fare.
    Un parroco di mia conoscenza non va per le case (come invece faceva il suo predecessore). Gli è stato domandato il perchè, la sua risposta è stata “non possiamo disturbare le famiglie della parrocchia”.
    Io personalmente non ho mai visto il parroco della mia parrocchia. Poi leggo che in Argentina, tanti anni fa, un prete si faceva centinaia di km in bici per poter visitare periodicamente tutti i suoi parrocchiani.
    Altri parroci, quando devono relazionarsi con i movimenti che popolano la chiesa, si chiudono a riccio e si arrabbiano pure perchè gli spostano le panche nella “loro” chiesa (anche se poi sistemano il tutto).
    Dal poco che ne so io, i pastori luterani (es. nei paesi bassi) gestiscono la parrocchia come un ufficio. La parrocchia è aperta dalle ore 8 alle 18.00, con pausa pranzo dalle 12 alle 15.
    Se continuano così, anche le nostre parrocchie faranno la stessa fine.

  4. Meister Eckhart ha detto

    Sottoscrivo in toto il contenuto di questo articolo.
    Da parte mia, mi permetto di aggiungere un altro invito ai sacerdoti delle nostre parrocchie: oltre la funzione per così dire sociale del sacerdozio, di cui parla l’articolo, non scordatevi di assolvere la sua funzione sacrale, che non mi sembra meno importante (anzi). Mi spiego: troppo spesso la fase dell’Eucaristia, senza alcun dubbio il momento più importante della Santa Messa, viene eseguita come se si trattasse di un adempimento burocratico, con una lettura svagata e meccanica dei testi richiesti e senza il minimo tentativo di raccoglimento interiore. E non si tratta di un problema specifico di sacerdoti giovani alle prime armi, perché vale altrettanto – per fare un esempio – per il vescovo della città in cui vivo, per quanto ho potuto vedere.
    Non vorrei che troppa concentrazione sul gregge facesse perdere di vista il Figlio.

  5. Klaus ha detto

    Omelie di un’ora, un’ora e mezzo? state scherzando, spero. Ditemi che non è vero.
    In ogni caso ricordo di aver ascoltato una volta un’omelia nella quale si commemorava un sacerdote defunto, del quale non ricordo il nome. Eravamo nella chiesa romana di S. Francesco a Ripa, quindi presumo si trattasse di un frate minore. Il celebrante ricordava come questi si attenesse a una formula, la formula delle “3 C”, secondo la quale l’omelia deve essere: Cattolica, Chiara e Concisa. Mi sembra una formula perfetta, magari l’applicassero tutti.

  6. Omelie di un’ora un’ora e mezzo? :-O
    Ne ho avute di brutte esperienze in vita mia, ma mai fino a questo punto. Già mezz’ora è troppo. Un’omelia credo non dovrebbe durare più di quindici minuti.

  7. Sophie ha detto

    Io ho un sacerdote che cita a messa sempre Papa Francesco, e che non ha fatto altro che boicottare Benedetto XVI per tutta la durata del suo pontificato e di questo atteggiamento mi dispiace non poco. Oh l’avesse citato una volta!
    Spesso ho la tentazione di cambiare parrocchia per quanto m’ha dato fastidio quest’atteggiamento…

  8. SaBer ha detto

    Sono un sacerdote. Grazie per le cose che avete scritto. Fate bene a non generalizzare, scrivere un’omelia (io le scrivo tutte) è cosa molto molto impegnativa, a me porta via anche più di 3 ore per volta (anche meno, dipende dalla difficoltà delle letture) e far contento in contemporanea un uditorio così variegato è cosa ardua. Ci proviamo; partendo dal presupposto che le due cose necessarie per una buona omelia sono il cuore che il sacerdote ci mette e la sua meditazione della Parola, c’è da dire che nessuno nasce retore o compositore; facciamo quello che possiamo, certamente c’è molto da correggere. Io però mi permetto di sollevare un’osservazione ai fedeli: mi sono sbattuto a cercare modalità comunicative, tecniche, ecc. per rendere l’omelia qualcosa di ascoltabile e ricordabile, almeno in qualche punto. Di certo non ci sono ancora riuscito; ma posso chiedere comunque uno sforzo di attenzione? Perché la mia impressione è che ci sono fedeli (non saprei quantificare, ma di certo non pochi) che a priori staccano la spina dell’attenzione per il tempo dell’omelia, a priori. Recuperare il rispetto per lo sforzo che facciamo non sarebbe anche male!

    • Igloo ha detto in risposta a SaBer

      Ha perfettamente ragione ha chiedere questo sforzo di attenzione! A volte sono proprio le persone che vanno a messa tanto per andarci, altre volte queste persone hanno vissuto prediche noiose e per cui partono dal pregiudizio che tanto sarà così. Anch’io ero così fino a qualche anno fa (ho 24 anni), ho cominciato ad ascoltare l’omelia quando ho conosciuto personalmente il mio parroco…allora mi è venuta voglia di ascoltare quel che aveva da dire e il risultato è stato un grande aiuto!

    • Titti ha detto in risposta a SaBer

      Una mia amica, mi ha raccontato che quando il nipote ha fatto la prima comunione, il parroco ha fatto l’omelia contro i divorziati, mancando di sensibilità verso tutti i bambini che facevano la comunione per la prima volta, e che magari erano figli di genitori separati. Per me ha sbagliato l’occasione. Inoltre, un’altra volta, durante una di queste cerimonie, il celebrante si è lanciato in una lunghissima predica bacchettando anche i disgraziati che provavano a guardarsi l’orologio.

      • manuzzo ha detto in risposta a Titti

        Ti prego,dimmi che stai trollando, è troppo divertente!!!!

        Beh però almeno la persona in questione ricorda la predica, una cosa buona l’ha fatta questo sacerdote “bacchettone”, l’attenzione del pubblico è stata ben colta.
        Scherzi a parte, anch’io credo che la predica “contro qualcuno” vada usata con molta moderazione……

        • Titti ha detto in risposta a manuzzo

          Sulla predica dei divorziati, se ha trollato, è stata la mia amica che me lo ha raccontato, ma non credo. Su quella degli orologi, ero presente.

      • Emanuele ha detto in risposta a Titti

        Mio cugino mi ha raccontato che il suo parroco, per un battesimo, tenne una predica così profonda e toccante che una coppia atea di amici dei genitori presente alla cerimonia chiese di far battezzare la loro figlia immediatamente dopo la messa. Hanno detto di aver capito che l’unica sicurezza per loro figlia poteva venire da Cristo tramite la Chiesa. Anche loro, dopo un breve catechismo, si sono battezzati…

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Emanuele

          Evidentemente si trattava di un Sacerdote che conosceva le cose e che amava. Mi capita spesso di incontrare Sacerdoti che conoscono e condividono ideologie, illudendosi poi di riuscire ad amare.

      • EquesFidus ha detto in risposta a Titti

        Meglio così, invece (non l’omelia lunghissima, bensì quella contro i divorziati risposati): è meglio turbare e far divenire gli altri consci dei loro peccati, cosicché convertendosi riscattino il Regno dei Cieli, piuttosto che essere sempre morbidi e così perdere anime. Basti guardare san Pio da Pietralcina, che arrivava addirittura a scacciare dal confessionale affinché si riaccostassero, successivamente, alla Penitenza con animo realmente contrito.

        • Titti ha detto in risposta a EquesFidus

          Infatti è bello, che in una giornata al cui centro ci dovevano essere i bambini, si è scelta una predica contro i genitori, in modo generalizzato, senza sapere il perchè e il per come, senza sapere se in mezzo (e probabilmente sarà stato così) c’erano anche bimbi con genitori separati, complimenti per la tua sensibilità…

          • EquesFidsu ha detto in risposta a Titti

            E quando avrebbe dovuto farla, alla Santa Messa delle 7 quando ci sono solo vecchine e poco più? Mille volte meglio scioccare dicendo la verità anziché scadere nella melassa del politicamente corretto, nata per tutela la “sensibilità” (meglio sarebbe il peccato e la dannazione) di chi crede “a modo suo” ma che conduce solo alla confusione ed alla rovina. Potrà piacere o non piacere, ma è così; e già il fatto che l’omelia abbia scandalizzato indica che ha colpito nel segno, lo stesso Nazareno scandalizzava e dava fastidio alla sua epoca.

            • Titti ha detto in risposta a EquesFidsu

              Forse non ci arrivi che a soffrirne, sono stati i bambini, e non certo gli adulti, i quali, credo, sappiano perfettamente cosa comporti il divorzio per chi è sposato in Chiesa. Non sindaco sulla predica, ma sull’occasione, che, per altro, nulla ci azzeccava nel contesto delle comunioni: se proprio voleva trattare l’argomento, avrebbe potuto farlo durante l’omelia in un matrimonio, che restava più coerente.

              • EquesFidus ha detto in risposta a Titti

                Macché bambini e bambine, ha dato fastidio agli adulti, altroché! Anzi, piuttosto che rattristarsi degli errori gravi dei loro genitori ora si arriva a prendersela con il parroco che ha detto probabilmente cose giuste. Stai tranquillo che io ci arrivo a capire, tantopiù che dubito che l’omelia (la “predica”) sia stata tutta incentrata su ciò. E, in ogni caso, è meglio ribadire questo anche ai fanciulli piuttosto che fare delle omelie insipide per cui “Dio perdona sempre e comunque, potete fare quello che volete tanto alla fine siete scusati, il peccato è relativo” ecc…

                • Titti ha detto in risposta a EquesFidus

                  Meno male che il pensiero di Dio sul perdono, lo conosci così bene…

                  • EquesFidus ha detto in risposta a Titti

                    Non prendere in giro né me né il Signore: l’infinita misericordia di Dio, affiché sia efficiente, deve essere accolta, e la si accoglie solo tramite la speranza e la consapevolezza di aver sbagliato. Se non si chiede mai perdono a Dio e si ritiene di aver fatto tutto giustamente, come si potrà mai accogliere la grazia salvifica?

                    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a EquesFidus

                      Allora cosa dire di quei vescovi che istituiscono appositi ministeri per separati e divorziati?La questione non è facile lo sa bene papa Francesco visto le dinamiche famigliari del continente da cui viene.

                    • EquesFidus ha detto in risposta a EquesFidus

                      Resta il fatto che si tratta di un grave peccato che, nel caso ci si riaccompagni ad altri, può diventare passibile di scomunica. La pastorale si inserisce in questo contesto: cercare di salvare il divorziato, ma condannando il divorzio (come in tutti gli altri casi, per cui si giudica il peccato ma non il peccatore). Non confondiamo i piani ritenendo che costoro avallino il divorzio in sé (o meglio, spero proprio di no dato che sarebbe a sua volta una grave erroneità, anche se non mi stupirei se qualcuno dei nostri amati vescovi lo facesse…), per cortesia.

        • Titti ha detto in risposta a EquesFidus

          Infatti è bello, che in una giornata al cui centro ci dovevano essere i bambini, si è scelta una predica contro i genitori, in modo generalizzato, senza sapere il perchè e il per come, senza sapere se in mezzo (e probabilmente sarà stato così) c’erano anche bimbi con genitori separati, complimenti per la tua sensibilità…

      • SaBer ha detto in risposta a Titti

        ciao titti, sul primo caso di cui parli non ho parole, ma sul secondo sì: guai, dico guai se un cellulare squilla mentre celebro. guai, e mi sono spiegato 🙂

        • Titti ha detto in risposta a SaBer

          Ma sul cellulare sono d’accordissimo, è esemplare la foto di Monti che risponde al cellulare in una messa col Papa, e lo sguardo da basilisco che gli rivolge la moglie, però, però…dopo quasi 2 ore, forse qualcuno cominciava ad essere stanco, era un’omelia che rasentava superava l’ora, naturale che qualcuno, furtivamente adocchiava l’orologio.

    • Li ha detto in risposta a SaBer

      Io vado a periodi o devo dire a sacerdoti): se riesco a stare attenta bene. Dal punto di vista scientifico si resta concentrati circa 20 minuti su ogni parola, poi si stacca un po’ di spina. Ha ragione a chiedere un po’ di sforzo, ma non è affatto facile.

      Altra cosa che suggerisco oltre l’accorciare l’omelia è evitare l’omelia spettacolo per avere “audience”.

    • Emanuele ha detto in risposta a SaBer

      …hai ragione, ma tieni conto che molti arrivano alla domenica dopo settimane non sempre rilassanti, facile che i pensieri corrano a quel che ci aspetta lunedì… Del resto, neppure Gesù riusciva a catturarare l’attenzione di tutti: celebre è l’episodio di Marta e Maria.

      Se possi darti un consiglio da semplice fedele, cura tutte le parti della messa, non stancandoti mai di sottolineare che Cristo è lì presente, prima con la parola, poi con il suo Corpo.

      Massima devozione deve essere riposta all’evangelario ed al Santissimo Sacramento con tutti gli annessi (doni, vasi sacri, gesti rituali, etc.).

      Scegli con grande cura i lettori e quelli che fanno la preghiera dei fedeli… Per non scontentare qualcuno, rischi di scontentare molti. Ancor più cura poni nella scelta dei ministri straordinari… Assicurati che abbiano compreso che hanno in mano Gesù!

      Cura i canti: che siano semplici, ma banali. Riscopri la bellezza del gregoriano, vero scrigno d’arte della Chiesa.

      Lascia un po’ di spazio al silenzio, prima dell’atto penitenziale, dopo l’omelia, alla Consacrazione, dopo la comunione. In un mondo dove tutti parlano è necessario riscoprire il silenzio… Ricordiamo che Dio parla sottovoce e rischiamo di non sentirlo.

      Sforzati di piacere a Dio, più che ai fedeli. Vedrai che se riscoprono Cristo non si annoierà nessuo! Se poi a qualcuno non piace, pace… Anche Gesù non piacque a tutti!

      • SaBer ha detto in risposta a Emanuele

        Grazie Emanuele, cerco già di farlo ma so bene che non è mai abbastanza. Sappi che, per questi miei sforzi, mi si prende anche in giro. Ma la liturgia è così: la sostanza passa attraverso la forma, e la forma io la guardo molto ma molto. 🙂

  9. Rosa Iris ha detto

    Nelle nostre chiese si prega poco e si prega male…….in altre chiese le funzioni sono lunghe e più sentite e forse…..sono sentite !!! Il problema è che ci sono relatori che non vivono la F E D E e ti secchi anche ad ascoltarli……! Ma se tutti i sacerdoti imparassero direttamente da Gesù studiando sui libri Valtortiani…….( come già si sta facendo in America, e Valtorta è italiana….! )si renderebbero conto come ai tempi di Gesù…..la gente non si annoiava mai – mai – mai ! di ascoltarlo…….! Vergogna, che un sacerdote non si preoccupi di vivere la fede ! si preoccupa solo di mettersi sul piedistallo……. Gesù e tutto l’Empireo soffre tanto per questo ! Ma a livello conscio o inconscio, anche noi fedeli sentiamo il disagio di non sapere come mettere in pratica il massaggio di amore annunziato da Gesù……: NON CI SERVONO PAROLE……MA FATTI ! (naturalmente per fortuna ci sono anche le poche mosche bianche…..fossero di più….la Chiesa di Cristo non sarebbe in queste condizioni! ).

    • manuzzo ha detto in risposta a Rosa Iris

      Valtorta? I sacerdoti sul piedistallo? la Chiesa di Cristo in queste condizionioni?

      mmm… certi ambienti sono terreno fertile per insediare una Chiesa scismatica.

      • SaBer ha detto in risposta a manuzzo

        Personalmente Gesù lo studio sul Nuovo Testamento e sugli studi seri di persone che hanno dedicato la vita a cercare di capirlo, dette esegeti e teologi. Le rivelazioni private posso leggerle, ma non saranno certamente quelle a farmi conoscere meglio Gesù. Poi, a ognuno la sua prospettiva.

  10. harryburns ha detto

    come amava dire un prete che conoscevo. la predica dev’essere come la minigonna: lunga al punto giusto ma che faccia intravedere il mistero…
    😉

  11. Bichara ha detto

    Sono anni che non vado piu in chiesa
    Ho un parroco che non mi ha mai rivolto la parola..bisogna che ci pestiamo i piedi perchè gli strappo un saluto (sempre tiepido) mentre è molto gioviale con altri…
    Io sono una persona normale , voglio dire non ho preccedenti o cose del genere che possono “giustificare” un certo atteggiamento nei miei confronti
    Da sempre nella comunita parrochiale ho visto un certa diffidenza
    e quando nelle ultime volte che sono andato a messa mi sonno accorto del vuoto (fisico) intorno a me, ho deciso che io non faccio parte di questa comunità perché non è una comunità
    Io credo la chiesa santa e cattolica ed è il motivo per cui non ho aderito alle comunita evangeliche che sono comunità vere e con la m maioscola

    Sempre questo argomento mi ha causato tristezza

    Mi piange il cuore per il gregge col pastore distratto o non sa di esserlo.

    • Giorgio ha detto in risposta a Bichara

      Non hai la possibilità di andare a Messa in un’altra chiesa (cattolica)?

      • Bichara ha detto in risposta a Giorgio

        si… piu o meno condizioni ambientali simili e scoraggianti
        Grazie per il tuo interessamento Giorgio

    • EquesFidus ha detto in risposta a Bichara

      Secondo me hai commesso un grave errore: non tanto l’essere passato alle realtà protestanti (che sono, purtroppo, deficitarie dei Sacramenti, ad eccezione del Battesimo, via ordinaria per la salvezza) quanto l’aver ritenuto che l’esistenza o meno di una comunità unita infici o no la Chiesa. Voglio dire, ovunque vi sono mele marce e comunità più o meno coese; spesso (specie nelle grandi città) sono presenti più comunità, magari suddivise secondo i vari quartieri e con differenze notevoli, in quelle piccole, invece, ve n’è sovente una sola. Questo da un lato è un vantaggio (maggiore coesione, per esempio), dall’altro uno svantaggio (comunità pregiudiziali e/o con gravi motivi di discordia interni danno un’immagine negativa della Chiesa stessa, vedasi le classiche “comari” che giudicano a priori chi si siede oppure non tra i banchi durante la Santa Messa). La soluzione, chiaramente, non è rivolgersi a delle comunità prive del Pane e del Vino validamente consacrati (checché se ne dica, la Santa Eucaristia è la vera forza del cristiano, e coloro che se ne privano perdono una preziosissima occasione di comunione col Signore), bensì anzitutto ricordarsi che si va in chiesa per Lui, non per i benpensanti o per il prete, e poi, soprattutto, ricordarsi che si può sempre cambiar parrocchia. Nessuno obbliga a seguir la liturgia festiva nella parrocchia di appartenenza (dove cioè sono depositati gli attestati inerenti ai sacramenti ricevuti), né tantomeno ad impegnarvicisi; uno è sempre libero di partecipare ai sacri riti in altre parrocchie, magari variando gli orari (spesso le messe del mattino inoltrato, 10,30 o 11,00 per esempio, sono più caotiche di quelle del sabato pomeriggio o della domenica mattina presto), e di offrire i suoi servigi a chi ritiene più meritevole. Piuttosto, bisognerebbe chiedersi: ma cosa ho fatto io, nel concreto e non solo a parole, per la mia comunità? Sono diventato ministro straordinario della comunione, o volontario presso le attività della parrocchia (magari anche presso una Misericordia), o catechista, o magari (perché no?) ho iniziato un percorso per divenire ministro ordinato? Facile è lamentarsi di questa o quella deficienza nella comunità, meno facile è darsi da fare per risolverla con l’aiuto del Cristo.

      • Bichara ha detto in risposta a EquesFidus

        Grazie per essersi interessato e avermi fatto sentire come la pensi insieme a rispettabili dritte
        Non sono passato a realtà protestanti anche se non nascondo vera ammirazione per la loro vita comunitaria coesa ; generalmente
        Purtroppo ho avuto una “perdita” in famiglia (un nipote)che segue una chiesa evangelica in modo non proprio sobrio ed equilibrato…

        • EquesFidus ha detto in risposta a Bichara

          Figurati, è un mio dovere. Purtroppo, a volte la presunta coesione delle comunità evangeliche, più che essere imperneata attorno al Cristo, è imperneate intorno ad una mentalità settaria e al love bombing. Mi dispiace molto per tuo nipote, ad ogni modo questi avvenimenti si combattono in tre modi: con la preghiera, l’adorazione eucaristica ed il digiuno; il sacrificio per una terza persona, infatti, è uno degli atti più caritatevoli che si possono compiere e che più da frutti. Inoltre, anche informarsi e tentare di capire il perché di certe cose (spesso causate da luoghi comuni ed equivoci) può essere utile.

    • Salvo ha detto in risposta a Bichara

      Capisco la tua situazione, è accaduto alcune volte anche a me di trovare una parrocchia poco accogliente e un sacerdote funzionario e non un pastore. Ma non ho mai smesso di frequentare la Messa, dopo un anno ho seguito un amico in un’altra parrocchia e ho trovato una realtà totalmente diversa (nonostante siano distanti di soli 10 km)…

      Il mio consiglio è quello di non privarti dell’Eucarestia per questa spiacevole situazione!

    • Li ha detto in risposta a Bichara

      E pensa che nella nostra chiesa viene una brasiliana evangelica. Ogni volta che apre bocca lo fa per lodare Dio, nonostante abbia anche perso un figlio.

    • Sacha Alessandro ha detto in risposta a Bichara

      Quoto. Ho il tuo stesso problema. A trovarne di Chiese col Rito Tridentino!!

    • Sophie ha detto in risposta a Bichara

      Bentornato Bichara, mi sei mancato! 🙂

  12. Enrico da Bergamo ha detto

    Meno elucubrazioni teologiche e i libri di Mancuso?

    • Panthom ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

      I libri di Mancuso vanno benissimo per capire dove non bisogna scivolare, servono come ammonimento per riflettere alla sera: “Oggi mi sono comportato e ho ragionato come un cristiano come vorrebbe Vito Mancuso? Allora non va bene, domani devo tornare cattolico”.

  13. Perdonatemi, ma questo articolo non è centrato. Omelie di un’ora e passa non esistono proprio… Le messe durano tre quarti d’ora in tutto! Il Sacerdote si prodiga in prediche vuotissime nella maggior parte dei casi, semplicemente perché, invece di conoscere la teologia, esemplifica appiattendo su esempi banalissimi. Vi assicuro che si può fare un predica dotta ed estremamente attraente, perché la gente ha sete della parola di Dio, non delle metafore, degli esempi e delle interpretazioni estrose.

    E il problema non è la vicinanza del Sacerdote, ma semmai, oggigiorno, esattamente l’opposto. Io vedo, con profonda tristezza e quasi avversione (non verso la persona), seminaristi che si trasformano né più né meno che in pagliacci, con chitarra al collo (sempre rigorosamente non in talare e nemmeno con il clergyment) e che si sbizzarriscono ad organizzare di tutto, facendo una confusione terribile e deleteria tra il sacro e il profano (i giochi e la predicazione). Una cosa è giocare (e in oratorio ci sono gli spazi e i momenti adatti, ai quali può benissimo partecipare anche il Sacerdote) e una cosa predicare: non si può ridurre tutto all’emotivo, al giocoso, al battere le mani, ecc.

    Non c’è bisogno di sacerdoti-amici, esattamente come non c’è bisogno di padri-amici. I padri spirituali facciano i padri spirituali. Oggi molti sacerdoti hanno paura, come gli insegnanti, del “pubblico”, cioè del giudizio (= opinione) dei parrocchiani. Tutto è “partecipazione” e il sacro e l’autorità non si vedono più.

    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Non è facile capire quale sia la giusta misura, certo che se una coppia chiede il battesimo per il figlio ed il pastore ti dice adesso l’ufficio è chiuso passi dopo, oppure caso che ha mè è capitato di persona.Parroco assente perchè a fare gli esercizi denuncio la morte della nonna 90enne al curato che mi dice si và bene verrò domani tra 18 ore a benedire la salma e poi per sentire suonare l’agonia non sò come fare io non sò schiacciare i tasti per suonare le campane.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      La gente ha sete della parola di Dio? Non sono d’accordo, la gente oggi si è abituata a non sentire più questa sete. Torna fuori quando succede una disgrazia, ma poi viene messa a tacere dalla vita benestante della città…per questo, più che le omelie, servono testimoni, sacerdoti che con la loro presenza, il loro modo di affrontare la vita facciano rinascere questa sete, questa domanda sulla vita.

      Non occorre il sacerdote-amico, hai ragione, ma il sacerdote-presenza. E questa presenza è anche il sacerdote con chitarra al collo, che può benissimo essere il padre spirituale che ti confessa e ti sa parlare seriamente del tuo destino. L’importante è non fare confusione, ma la gran parte dei sacerdoti sa fare il suo lavoro egregiamente.

      Se poi subentra la paura del giudizio dei fedeli allora è perché non si sa più chi è Gesù Cristo, se penso ai missionari che annunciano il Vangelo nelle tribù africane, nelle steppe russe o nella Cina più profonda…lo fanno perché sanno chi è Gesù Cristo, non perché sono geneticamente coraggiosi o impavidi.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Paolo Viti

        Certo che servono testimoni credibili e anche il saper predicare nel modo corretto è un atto di testimonianza che il Sacerdote è tenuto a compiere. Ci sono ordini come i Domenicani, il cui carisma è proprio quello della predicazione (Ordo Praedicatorum), intesa in senso ampio, tanto che sono sempre stati tra i migliori intellettuali della Chiesa.

        Il pretino che non si veste mai da prete e che ha come prima preoccupazione quella di fare l’amicone e il DJ non ha capito quasi nulla!

        Ti assicuro che ai ritiri pre-comunione delle mie figlie ho visto cose veramente allucinanti. Spettacoli atroci vedere uno dei nostri ultimi seminaristi che durante la S. Messa, mentre il Sacerdote più anziano celebrava, con chitarra al collo faceva avanti e indietro davanti all’altare (come fosse sul palco di un concerto musicale) incitando a cantare più forte e a battere le mani!!!! Questa è roba da galera a mio avviso! Così il sacro è annullato, coperto, soffocato dal puro teatro e finita la musica tutto è finito.

        Quando i Sacerdoti torneranno a comprendere che ogni volta in cui durante il rito della S. Messa non scompaiono in quanto “interpreti estrosi”, significa che fanno ombra a Nostro Signore?

        • Paolo Viti ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

          Certo, queste scene sono da Inquisizione 🙂

          Sono d’accordo, volevo solo dire che è compatibilissimo il prete giocoso e con chitarra, con il testimone di Cristo. Bisogna semplicemente essere padri e sapere che siamo strumenti di Dio.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Paolo Viti

        Certo che la gente ha sete della parola di Dio? Di cos’altro? Solo che la confusione e l’ambiguità in cui tutto oggigiorno si fa, ottiene il risultato di fare obliare il fondo della propria anima… Per questo abbiamo bisogno disperato di Sacerdoti Santi fino in fondo e che sappiano almeno quello che fanno, senza farsi trascinare a loro volta nella confusione. Dove non si pensa e non si parla con chiarezza, si è già sulla buona strada per stare in compagnia del Demonio. In filosofia lo stile letterario di un pensatore dice molto più di quanto si creda… Si faccia un confronto tra lo stile di Aristotele (è vero, lo so, poco abbiamo di quello che egli ha scritto di suo pugno) o di San Tommaso d’Aquino e Heidegger…

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