In aumento cristiani e islamici, in calo gli atei

Il cristianesimo rimane la religione più seguita al mondo, ma anche l’Islam è in forte crescita. Mentre il numero dei “non credenti”, aumentato di molto nel secolo passato, è ora in lento declino. Tutto questo emerge dall’indagine della Christian Research Association, un importante fondazione australiana (che ha collaborato più volte con il governo australiano). La ricerca compara i dati delle religioni del mondo nel 1910 e nel 2010. Si dichiara di fede cristiana il 33,2% dei quasi 7 miliardi di uomini che popolano la terra. Nel 1910 la percentuale era del 34,8%, ma su un totale di 1,75 miliardi di persone. Il cristianesimo sta crescendo molto in Africa e Sud America. Colpisce l’aumento dei musulmani, che nel 1910 costituivano il 12,6%, mentre oggi sono il 22,4%. Agnostici e atei sono aumentati notevolmente nel corso del secolo scorso, ma con la caduta dell’Unione Sovietica stanno diminuendo negli ultimi 20 anni. Gli induisti sono il 13,8%, mentre i buddisti il 6,8%. In declino il Taoismo cinese, che nel 1910 era al 22%, mentre oggi si ferma, complice la dittatura comunista, al 6,6%. Entrando nel dettaglio dei dati sul cristianesimo, si nota che i cattolici sono poco più della metà del totale dei cristiani, mentre i Pentecostali (in rapida e continua crescita) sono 600 milioni sul totale di 2,3 miliardi. I risultati della ricerca sono apparsi anche su The Age.

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La dott. Lanfranchi: «legame tra pillole contraccettive, aborto e cancro al seno»

La dottoressa Angela Lanfranchi è docente di chirurgia presso la Robert Wood Johnson Medical School del New Jersey e Presidente e co-fondatrice del Breast Cancer Prevention Institute. Ha accettato di partecipare ai “40 Days for Life”, promossi dai movimenti pro-life del New Jersey. La dott. Lanfranchi, riporta il Daytondailynews, partecipando ad un convegno, ha spiegato che i legami tra cancro al seno, aborto e controllo delle nascita attraverso pillole contraccettive sono fatti dimostrati. Ha etichettato i contraccettivi ormonali come «una sostanza cancerogena del gruppo 1». Al contrario, una gravidanza portata a termine, offre protezione contro il cancro perché le ghiandole mammarie della madre sono a completa maturazione e più resistenti agli agenti cancerogeni. La dottoressa ha anche offerto una ricchezza di dati statistici provenienti da diverse fonti a sostegno del fatto che la comunità medica è a conoscenza che l’uso delle pillole anticoncezionale è fortemente legato ad un aumento del rischio di cancro al seno. Gli anticoncezionali aumentano probabilmente anche il rischio di cancro della cervice uterina e del fegato. Un lungo approfondimento è comunque riportato su LifeNews.

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Il neurochirurgo Gandofini contro l’eutanasia e il riduzionismo laicista

Massimo Gandofini, è un docente universitario, neurochirurgo, primario e direttore del dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza di Brescia. E’ anche membro dell’associazione Scienza & vita, di cui è presidente a Brescia. Intervistato dal quotidiano Avvenire, Gandofini parla del dialogo tra scienza e fede: «Sarà forse la frequentazione dei santi ad aiutarmi ma da quando nel 1990 ho iniziato ad occuparmi di neuroscienze ho avuto ancora motivi di stupore per la complessità e la bellezza di cui è portatore l’uomo anche nelle sue strutture cerebrali». Si augura poi un uso virtuoso delle neuroscienze in campo bioetico: «Grazie a Dio queste applicazioni sono già in atto. Basti pensare alle recenti acquisizioni in tema di studio della coscienza negli stati vegetativi. Solo trent’anni fa dichiaravamo con certezza che lo stato vegetativo (allora si chiamava “coma apallico” o “coma vigile”) era caratterizzato dalla “assenza” di coscienza. Ora il neuroimaging ci ha dato la prova che non è esattamente così: la coscienza è gravemente lesa, “frantumata” o “sommersa”, ma è presente. La prima conseguenza di queste scoperte è prettamente scientifica: dobbiamo studiare possibili strategie terapeutiche per tentare un recupero. La seconda è etica: contrastare tentazioni di abbandono di questi pazienti, o peggio di eutanasia, con il comodo alibi della “irreversibilità clinica”». L’argomento approda poi al riduzionismo che certo laicismo scientista tenta di promuovere: è in sostanza il tentativo di spiegare deterministicamente la complessità di pensiero e di comportamenti dell’uomo sulla base delle sue reti neuronali. Come all’indomani della lettura del genoma ci fu chi sentenziò che “l’uomo è i suoi geni”, oggi c’è chi pensa di poter affermare che “l’uomo è i suoi circuiti neuronali”. Si parte da alcuni reperti scientifici incontestabili per approdare poi ad impostazioni riduzionistiche inaccettabili, filosofiche non scientifiche, quindi confutabili sul piano empirico».

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Nuova ricerca psicologica: il matrimonio riduce i comportamenti antisociali

La famiglia e il matrimonio, oltre ad essere il punti fermi in una società sempre più individualista e indifferentista, offrono anche benefici per il benessere sociale. Lo stanno e lo hanno dimostrato diversi studi scientifici, per i quali i soggetti che sono passati dall’altare godono sempre di una salute migliore e di una migliore qualità della vita. Ad esempio quest’estate il Medical News Today ha pubblicato i risultati di un articolo in cui si evidenziava come i soggetti sposati presentano una buona riduzione del livello di cortisolo, noto come l’ormone dello stress psicologico. Una nuova ricerca è stata condotta su coppie di gemelli da un’equipe di scienziati della Michigan State University (Stati Uniti), i cui risultati sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Archives of General Psychiatry. (e ripresi dal quotidiano spagnolo La Gaceta). La genetista Alexandra Burt e i suoi colleghi hanno rilevato che gli uomini più integrati e meno propensi a violare le leggi, hanno più probabilità ad essere sposati. Il loro buon comportamento è rafforzato e il matrimonio sembra inibire ulteriori comportamenti sbagliati. L’unica questione non chiara, tuttavia, è se questa associazione deriva dal mantenere un rapporto stabile, o se, viceversa, gli uomini meno “pericolosi” e più integrati, abbiano semplicemente più probabilità di sposarsi (la scienziata ritiene vere entrambe le risposte). «In generale il matrimonio è un bene per gli uomini, almeno nella media, riduce infatti il comportamento antisociale. I dati indicano anche che non può essere una casualità», ha affermato la Burt. I ricercatori hanno esaminato 289 coppie di gemelli maschi, valutati quattro volte: a 17, 20, 24 e 29 anni. Si è scoperto che gli uomini con più bassi livelli di comportamenti antisociali a 17 e 20 anni, avevano una maggiore probabilità di essere sposati all’età di 29 anni e una volta sposati, i tassi di comportamento antisociale si sono ulteriormente ridotti. Lo studio scientifico conferma così pienamente le parole di Benedetto XVI del 5 maggio 2010, quando sottolineò, durante l’Udienza generale di mercoledì in piazza San Pietro, che il «matrimonio è uno strumento di salvezza non solo per gli sposati, ma per tutta la società. Come ogni obiettivo che vale davvero la pena perseguire esso comporta esigenze, ci sfida, ci chiede di essere pronti a sacrificare i nostri interessi per il bene dell’altro. Ci chiede di esercitare la tolleranza e di offrire il perdono. Ci invita a nutrire e a proteggere il dono della vita nuova. Coloro tra noi che sono abbastanza fortunati di nascere in una famiglia stabile scoprono in essa la prima e più importante scuola per una vita virtuosa e le qualità per essere buoni cittadini. Incoraggio tutti voi nei vostri sforzi per promuovere l’adeguata comprensione e l’apprezzamento del bene inestimabile che il matrimonio e la vita familiare offrono alla società umana».

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La BBC ha invitato il Papa a dare un messaggio natalizio al popolo inglese

Questa mattina, vigilia di Natale, Papa Benedetto XVI è intervenuto alla seguitissima trasmissione Today, su Radio 4, il canale più “culturale” della BBC, cioè l’emittente di Stato britannica, non esattamente famosa per essere filocristiana e meno ancora filopapalina (qui è possibile leggere ed ascoltare l’intervento). Non è mai successo prima, si tratta di un avvenimento letteralmente storico. A chiederlo al Papa è stato il direttore della Bbc Mark Thompson, noto liberal, ma colpito dall’udienza e dalle parole del Santo Padre durante il recente viaggio in Inghilterra. «Il Pontefice ha accettato – dice padre Federico Lombardi – proprio perché durante il viaggio apostolico si è sentito accolto positivamente da molti. Ha avvertito che gli inglesi sono rimasti colpiti dal suo messaggio e non vuole che l’interesse cali né che la domanda suscitata nel popolo britannico si smorzi. Per questo parlerà loro in vista del Natale» (frasi riportate su Tempi). La trasmissione radiofonica è stata anticipata dalla messa in onda sul canale “d’intrattenimento” BBC One del racconto della Natività in quattro puntate di mezz’ora l’una, scritto e prodotto dal veterano della tivù Tony Jordan e diretto da Coky Diedroyc (cfr. Ultimissima 17/12/10). Un giro anche rapido sul sito Internet della BBC, continua La Bussola Quotidiana, mette anche a disposizione una serie di lanci e di articoletti sul cardinal John Henry Newman, anche precedenti di mesi la sua beatificazione, tutto sommato sobri, corretti, onesti.

Ricordiamo che domani, dopo la Santa Messa in diretta dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere, e la benedizione Urbi et Orbi di Papa Benedetto XVI (in diretta su Rai 1 alle ore 10.55), ci sarà l’appuntamento annuale con il Concerto di Natale dell’Orchestra Sinfonica della Rai (Rai 1 alle 12.30), trasmesso questa volta dalla Basilica Superiore di S.Francesco di Assisi. Domenica invece consigliamo (Canale 5 alle 23.30) lo “Speciale TG 5-Le case di Maria”, dedicato alla Vergine Maria, con un lungo intervento di Vittorio Messori.

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Per il 70% degli inglesi è un diritto manifestare la fede cristiana sul posto di lavoro

Un nuovo sondaggio ha rivelato che la maggior parte dei britannici ritiene che i cristiani dovrebbero essere in grado di manifestare la propria appartenenza religiosa sul posto di lavoro senza affrontare azioni disciplinari dai loro datori di lavoro. Sembrerebbe una cosa ovvia, ma nel Regno Unito ormai nulla è scontato. Su oltre 1.000 adulti intervistati da ComRes, il 72% ha dichiarato che i cristiani dovrebbero essere in grado di rifiutarsi di agire contro coscienza, senza dover per questo essere penalizzati. Per il 73% è un diritto indossare simboli cristiani, come la croce, sul posto di lavoro e ciò dovrebbe essere protetto dalla legge. L’87% ritiene sbagliato licenziare gli operatori sanitari quando accettano di pregare con i pazienti. Queste sono tutte cose avvenute nel Regno Unito. Andrea Minichiello Williams, direttore del “Christian Concern”, ha invitato i politici e i giudici a tenere presente e a prendere nota delle conclusioni del sondaggio e agire di conseguenza, creando delle leggi a protezione dei cristiani. Ha anche aggiunto: «Molto spesso nel dibattito nazionale si lascia ampio spazio ad una piccola minoranza, dai punti di vista estremi, che vorrebbe vedere distrutto il tessuto cristiano della nostra nazione. Questo sondaggio suggerisce che la loro voce non è rappresentativa della stragrande maggioranza del pubblico britannico». I risultati del sondaggio sono apparsi anche su ChristianyToday.

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Repubblica e gli islamici contro le scuole che censurano il vero Natale

Le renne infiocchettate al posto del bue e dell´asinello, Babbo Natale sì, ma niente Gesù Bambino. È la scelta – già contestatissima – della maestre della scuola materna comunale di via delle Forze Armate a Milano, che hanno deciso di rinunciare alla tradizionale festa di Natale aperta alle famiglie e di “censurare” poesie e canzoncine a contenuto religioso. Così inizia un articolo sul laico quotidiano La Repubblica. La spiegazione? «L´asilo è multietnico, molti bambini non sono cristiani e questo tipo di celebrazione rischia di discriminarli». Ma le mamme insorgono («la festa di Natale non faceva male a nessuno») e da Palazzo Marino l´assessore all’Istruzione chiede chiarimenti. I casi di quest’anno sono quelli di Varese, dove la dirigente scolastica di Cardano al Campo ha gentilmente ma fermamente impedito al parroco del paese di entrare nelle scuole per una benedizione natalizia, e di Livorno, dove alla scuola pubblica “Thouar” sono stati banditi tutti i canti a carattere confessionale. Un grave errore- continua il quotidiano di sinistra-, e non solo secondo i cattolici: «Quel che ci serve – spiega Ugo Perone, docente di Filosofia delle religioni all’Università del Piemonte orientale e inventore, negli anni Novanta a Torino, di uno dei primi “calendari multietnici” – è una cultura dell´accoglienza, non la rimozione di aspetti autentici e profondi come il cristianesimo è tuttora in Italia. Non è così che si diventa più tolleranti, serve semmai che nelle scuole tutti conoscano la storia e il significato delle principali ricorrenze religiose di tutte le comunità effettivamente presenti in quella realtà». Ma i primi a non sentire il bisogno di cancellare la festa e le tradizioni cristiane sono, del resto, proprio gli esponenti delle comunità musulmane. «Per noi – spiega Yunus Distefano, portavoce nazionale della Coreis (Comunità religiosa islamica italiana) – il Natale è un’occasione di scambio e di conoscenza reciproca. La mente dei bambini delle scuole è aperta, ed è bene che resti tale, senza creare barriere inutili. Troppo spesso poi si dimentica che anche se per l’Islam Gesù non è il figlio di Dio, egli non è soltanto riconosciuto come profeta, ma come figura religiosa di grande rilevanza. Non siamo noi, insomma, a polemizzare contro il Natale a scuola. Se poi i bambini di origine cristiana impareranno che cos’è il Ramadan, tanto meglio». Mariachiara Giorda, studiosa e docente di Storia delle religioni, aggiunge: «Fino a quando esisterà un calendario istituzionale che prevede la festa comandata ogni domenica, a Natale e a Pasqua, è fondamentale che tutti possano conoscere la realtà storica e religiosa del Paese. Ogni giorno spieghiamo che cos’è il Natale. Poi, a mano a mano che durante l´anno ci sono altre festività come il Ramadan occorre spiegare anche quelle: è un ottimo lavoro di integrazione e educazione interculturale, anche se non si può stare a casa a ogni occorrenza».

Sempre in un altro articolo su La Repubblica (che sembra stranamente avere a cuore questa festa cristiana), si ribadisce: «Non si impara, fin da bambini, a stare insieme cancellando il Natale o le rispettive identità. Al contrario. Si può imparare a stare insieme solo conoscendo e rispettando le diversità e affermando la propria. Nelle nostre scuole è giusto ricordare celebrare festeggiare il Natale (e va bene per questo il presepe o l’albero a seconda delle preferenze e delle abitudini). Ma insieme, è bene spiegare ai nostri bambini che esistono altre religioni ed altre feste». Come scrive un umorista italiano, Guido Clericetti: «Ci sono troppi cattolici così rispettosi delle idee degli altri da rinunciare alle proprie».

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Gli scienziati: «la razionalità umana non può emergere da processi casuali»

Il Presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati, Antonino Zichichi, ha scritto un interessante articolo su La Bussola, nuovo quotidiano cattolico online (nei primi due giorni sono state oltre 200mila le pagine scaricate, e 150mila accessi, un boom che ha reso impossibile per alcune ore l’accesso al sito). Il tema è il “terzo Big-Bang”, cioé il passaggio da un universo con vita priva di ragione ad un universo con vita dotata di ragione. L’universo avrebbe potuto essere esattamente com’è, con le stesse strutture e gli stessi dettagli, ma privo della nostra presenza. Lo scienziato sottolinea che si è scoperto solo una parte delle stelle è come il Sole, anche se nessuna è identica a un’altra. Se il nostro Sole fosse più grande, moriremmo di caldo; più piccolo, moriremmo di freddo; ferma restando la condizione di rimanere alla stessa distanza dal Sole nella quale ci troviamo ora. Noi non abbiamo scelto questa distanza, nè abbiamo stabilito quale dovesse essere la massa del Sole. Non solo: se la Terra fosse più piccola, quindi più leggera, non potrebbe tenere legato a sé quello strato d’aria cui diamo il nome di atmosfera e che ci permette di vivere. Se la Terra fosse più pesante, dovremmo avere una struttura ossea e muscolare adeguata alla forza gravitazionale in gioco. Ovviamente -continua Zichichi- sappiamo che ci sono nell’universo duecento miliardi di galassie, ciascuna contenente duecento miliardi di stelle. Il totale fa quarantamila miliardi di miliardi di posti in cui potrebbe esserci la vita così come è da noi, sulla Terra. Questo numero deve, però, essere messo a confronto con i dettagli necessari per dar vita a qualcosa di analogo alla nostra forma di materia vivente, dotata di quella proprietà cui diamo il nome di “ragione”. Allora, il problema è quello di capire quanti dettagli debbono essere presenti per arrivare a una forma di materia vivente capace di una attività intellettuale (la ragione) simile alla nostra, in grado di scoprire le grandi conquiste cui è arrivata la nostra forma di materia vivente. Calcolando tutte le condizioni necessarie per arrivare alla materia vivente dotata di ragione, se ne deduce che le stelle presenti nel nostro universo sono troppo poche. Ce ne vorrebbe un numero di gran lunga superiore a quello prima citato – quarantamila miliardi di miliardi – per potere realizzare quell’enorme quantità di “dettagli” necessari all’esistenza della materia vivente dotata di “ragione”. A conti fatti, risulta che, con il numero di stelle e galassie che compongono l’universo, l’esistenza della materia vivente dotata di ragione è davvero un miracolo. Dovrebbero esistere centomila miliardi di miliardi di miliardi di universi per averne uno dotato di vita come la nostra. Fu il padre della scienza, Galileo Galilei, a dire che “Colui che ha fatto il mondo” è più intelligente di tutti. Doveva toccare a un cattolico come Galileo Galilei, scoprire le prime Leggi Fondamentali della Natura da lui chiamate “le prime impronte del Creatore”.

Sono veramente tanti gli scienziati che confermano questa evidenza. Citiamo ad esempio il Nobel per la Fisica, Tony Hewish, spiega a Il Foglio del 9/2/08: «Dall’osservazione scientifica mi sembra, sia per gli esseri viventi che per gli elementi fondamentali della vita, vi sia un messaggio molto chiaro. E il messaggio è questo: l’universo è stato prodotto da un essere intelligente». Anche l’ex paladino dell’ateismo scientifico (ci piace chiamarlo spesso in causa proprio per la sua radicale conversione e per la sua attualtià), Antony Flew, dopo la conversione ha sostenuto in un’intervista alla Bbc nel 2004 e nel suo libro “Dio esiste. Come l’ateo più famoso del mondo ha cambiato idea” (Alfa & Omega 2010), che una «superintelligenza è l’unica spiegazione valida dell’origine della vita e della complessità della natura». La razionalità dell’uomo quindi è proprio la scatola nera degli atei materialisti: non è possibile infatti che essa emerga mediante processi naturali non guidati.

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Indagine sociologica: è la religione a rendere felici le persone

«Che ci sia uno stretto legame tra una vita soddisfacente e la vita religiosa è noto da tempo». Con queste parole comincia un nuovo studio sul numero di dicembre della “American Sociological Review”. Ma, secondo questi esperti, la religione è proprio “l’ingrediente segreto” che rende le persone più felici (d’altra parte confermano tutto un filone di ricerche in merito, che in piccola parte è riportato più sotto nellle “notizie correlate”).

Lim Chaeyoon, docente di sociologia presso l’Università del Wisconsin-Madison, che ha condotto lo studio, dice: «Il nostro studio offre una prova convincente che sono gli aspetti sociali della religione che conducono ad una vita soddisfacente. In particolare, siamo convinti che siano le amicizie costruite all’interno delle comunità religiose ad essere l’ingrediente segreto che rende la gente più felice». D’altraparte è ciò che la Chiesa ha sostenuto fin dalla prima comunità cristiana: Dio si è coinvolto con gli uomini e tra essi, e attraverso di essi, è rimasto.

Nel loro studio, “Religione, reti sociali, e soddisfazione di vita” (è consultabili qui in formato pdf), Lim e Robert D. Putnam, docente all’Università di Harvard, hanno svolto un’indagine su un campione rappresentativo degli adulti degli Stati Uniti dal 2006 al 2007. Riflessioni ironiche e un pò pascaliane: se gli atei hanno ragione: hanno vissuto mediamente male e alla fine della vita gli aspetta la loro frustrante profezia. Se gli atei hanno torto: hanno vissuto mediamente male e alla fine della vita gli aspetta una circostanza ben peggiore. Se i credenti hanno torto: hanno vissuto comunque mediamente meglio e alla fine della vita gli aspetta la frustrante profezia degli atei. Se i credenti hanno ragione: hanno vissuto mediamente meglio e alla fine della vita gli aspetta una circostanza ben più felice. Uno scommettitore serio non eisterebbe a puntare!!

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Repubblica: «ci salva la famiglia, anello forte del modello sociale»

Mentre gli atei delle sette razionalistiche esultano ad ogni divorzio in più (cfr. Ultimissima 30/7/10) e quelli del Partito Radicale vogliono depenalizzare l’incesto (cfr. Ultimissima 8/7/10), il quotidiano La Repubblica sottolinea: «Ci salva la famiglia. È ancora l’anello forte del nostro modello sociale, ma ora la famiglia rischia di essere stretta in una tenaglia. Un cambio d’epoca, nell’incertezza. Colpa della demografia che ci consegna una famiglia rattrappita, con meno figli e più anziani, ma anche più donne che lavorano. Accade dietro le quinte, perché proprio la “vecchia famiglia” ha tamponato gli effetti pesantissimi della recessione. La famiglia è stata l’ultimo -e forse l’ unico- baluardo perché la crisi sociale non straripasse, perché il tasso di disoccupazione rimanesse (apparentemente) sotto la media europea, perché si tenessero insieme genitori e figli e ancora i nonni. La famiglia, con le sue reti informali di solidarietà, è stata la nostra barriera protettiva, il nostro grande ammortizzatore sociale». L’articolo continua lamentandosi con un paese che «destina ai nuclei familiari circa la metà delle risorse che mediamente impegnano le altre nazioni europee». Dopo aver analizzato i tassi di consumo delle famiglie italiane, si sottolinea come «anche il lavoro è stato “salvato” dalla famiglia. Che ha protetto i giovani sui quali la crisi si è scaricata con più violenza. Ha retto il capofamiglia, sostenuto, quando necessario, dalla cassa integrazione. La famiglia ha svolto il consueto ruolo di ammortizzatore sociale, sopportando il peso della mancanza di occupazione dei figli». Eppure l’istituzione della famiglia ha numerosi nemici, proprio perché è un’istituzione prettamente cristiana. Se la famiglia salterà, salterà anche la società, perché «il figlio unico non potrà più di tanto occuparsi dei propri genitori anziani. Salterà perché crescerà in maniera esponenziale la domanda di servizi e di assistenza sanitaria se si pensa che già oggi il 90% degli over 85 ha una malattia cronica. L’assistenza agli anziani è oggi in buona misura delegata proprio alla famiglia». Concludendo, se sicuramente è da apprezzare la scelta di pubblicare un articolo del genere da parte di Repubblica, appare abbastanza contraddittorio il fatto che questo quotidiano, indipendentemente dall’oggettiva vicinanza a certe aree politiche, mentre si offre spesso come principale portavoce della cultura laicista, libertina, modernista e bioeticamente abortista, ogni tanto si metta anche a lamentarsi delle dirette conseguenze e, cioè, la crisi della famiglia, l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico.

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