Un agnostico anti UAAR: le radice cristiane viste da me

Pubblichiamo il secondo articolo di Marcello, nostro collaboratore esistenzialmente “agnostico”.



di Marcello di Mammi.

Penso che sia giusto fare una precisazione: molto di quello che scrivo e che scriverò anche in seguito, sono mie opinioni personali o desunte da argomentazioni di professionisti seri, che possono non essere, e spesso non lo sono, in sintonia con l’attuale dottrina della Chiesa, ma credo che lo scopo principale di questa associazione, che è anche il mio, sia quello di rintuzzare gli assalti preconcetti e soprattutto politicizzati di ambienti atei, laicisti e negazionisti e quindi confido che queste mie dissonanze mi si perdoneranno, anche se preferirei che mi venissero controbattute.

Oriana Fallaci si dichiarava un’ “atea cristiana”, sembra una contraddizione ma non lo è. In questi giorni cade il capodanno ebraico, 5771 anni dalla data della creazione che, secondo le tradizioni ebraiche, risale al 3761 a.C.; col nostro calendario siamo nel 2010 d.C.,anche questa data è convenzionale, perché probabilmente errata di qualche anno; siamo nell’anno 2763 dalla fondazione di Roma, mi domando come si possano negare le radici giudaico cristiane e romane della nostra civiltà.

Solo delle persone culturalmente impreparate o, più probabilmente in malafede, come gli euroburocrati di Bruxelles, possono negare questa realtà storica. Che si sia credenti o meno non si può prescindere dalla nostra Storia, dalla nostra Cultura, dalla nostra Civiltà, che poi ci siano stati alti e bassi o conflitti questo, nei millenni, è inevitabile. La storia la fanno gli uomini e, spesso, non sono all’altezza di farla.

Giusto, giustissimo il discorso della Fallaci: atea perché non crede ma cristiana per cultura e tradizione.
Ed è questo il punto cruciale: perché la Chiesa ha abbandonato la sua tradizione? Una Santa Cattolica Apostolica Romana. Dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha perso queste sue prerogative specialmente l’unità.
L’abbandono del latino (anche se,dopo tanti anni è stato parzialmente riabilitato da Benedetto XVI con un suo Motu Proprio), e il frantumarsi delle liturgie nei linguaggi locali, ha dato adito a movimenti disgreganti, favorendo un culto “fai da te” che, di fatto, indebolisce la Chiesa.

Gli attacchi alla Chiesa vengono da lontano e ci sono sempre stati, ma oggi hanno assunto una virulenza senza precedenti e perché? La chiesa, che non è il credere o la religione, ma l’istituzione che deve diffondere e difendere il credo, non può, come istituzione, essere buonista o tollerante con i propri nemici, ma è proprio quello che accade oggi. ”Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is 5, 20).

«Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato» (Gv, 2,13-16)
Anche se in forma allegorica i messaggi di Isaia e del Cristo sono forti e chiari. Direi che oggi ci siano troppe ambiguità, troppi scambi tra luci e tenebre, troppi mercanti che mettono in pericolo l’esistenza stessa della Chiesa, non è tollerabile che ci siano ecclesiastici che tifano islam, quando l’islam è notoriamente il principale nemico della nostra Civiltà, delle nostre tradizioni culturali oltre ad essere una religione prevaricatrice dei diritti umani e delle libertà.

Se fino ad oggi siamo stati cristiani o culturalmente cristiani, lo dobbiamo principalmente a S. Pio V, alla Lega Santa, alle vittorie di Lepanto e nella battaglia di Vienna e al sacrificio di migliaia di cristiani uccisi in queste battaglie: quando è necessario occorre mettere dei paletti ben solidi. Oggi questi paletti sono stati divelti. Questi attacchi laicisti principalmente alla Chiesa Cattolica, dimostrano che il “nemico” ritiene che Essa sia debole, non si capisce, infatti, il quasi totale silenzio degli atei sull’islam, se uno è ateo lo è per qualunque dio e per qualunque religione. Ho detto non si capisce, ma si spiega benissimo: si tratta di pura e semplice vigliaccheria.

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Anche i luterani spingono per entrare nella Chiesa Cattolica

Verso l’inizio del mese scorso, la Anglican Catholic Church of Canada ha votato l’unione con la Chiesa cattolica, nelle modalità previste dalla Costituzione apostolica «Anglicanorum coetibus» emanata da Benedetto XVI l’anno scorso. La decisione è stata presa nel corso dell’ottavo sinodo provinciale, ai quali era presente l’arcivescovo John Hepworth, primate della Traditional Anglican Communion (da Il Giornale 30/7/10).

Come riporta il vaticanista Magister, l’atteggiamento di Benedetto XVI nei confronti dei numerosi anglicani che bussano alla porta della Chiesa di Roma chiedendo quasi di entrare, è all’opposto dell’atteggiamento di chi vorrebbe «incassare», veder aumentare la quotazione numerica. Dicendo che è annunciare Cristo al mondo che crea la vera unità, fa di tutto per non suscitare o enfatizzare «corse» nella Chiesa anglicana per entrare nella chiesa cattolica.

In pochi hanno informato che anche un nutrito gruppo di Luterani ha fatto lo stesso. Ne danno notizia La Razon e Religion En Libertad. La Chiesa Americana Angloluterana ha avviato i contatti con la Congregazione per la Dottrina della Fede, chiedendo di aderire alla Chiesa cattolica.

Sono sempre più i luterani, battisti, metodisti ed evangelici che ammirano Benedetto XVI, la liturgia e la spiritualità cattolica.

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L’ateo Chiaberge: «l’UAAR, Odifreddi e la Hack mi fanno correre in Chiesa»

Cosa può mai venire di buono dal Fatto Quotidiano? Eppure, nel blog interno di Riccardo Chiaberge, già caporedattore della redazione culturale ed editorialista scientifico de Il Corriere della Sera e autore dell’ottimo La variabile Dio (in cosa credono gli scienziati?), è apparso un articolo molto ironico verso gli atei moderni e l’UAAR.

Egli commenta l’esternazione recente di Stephen Hawking: «Gli atei sono al settimo cielo. Stanno da Dio. Dopo il biologo Richard Dawkins, il quale sostiene che la religione è all’origine di tutti i mali del mondo, inclusi lo tsunami, la marea nera e il crac dei titoli tossici, adesso è la volta di Stephen Hawking, il guru della cosmologia, che dimostra come l’universo si è creato da sé, senza nessun bisogno del Padreterno, e che anzi esistono molti universi paralleli oltre a quello in cui viviamo no». Affondo sugli atei razionalistici: «Esultano i militanti dell’Uaar (Unione degli atei e agnostici razionalisti italiani), che stanno già allestendo un nuovo autobus con su scritto “Dio non esiste, fidatevi di Hawking”: capolinea al planetario, e proiezione di filmati sul Big Bang».

Eppure anche Chiamberge sa che «non spetta agli scienziati dimostrare l’esistenza o non esistenza del Creatore. Così come il creazionismo non può ambire allo status epistemologico di teoria scientifica, certe teorie cosmologiche tipo superstringhe o multiverso appartengono più alla metafisica o alla teologia che alla fisica. Scienza e religione possono tranquillamente convivere, basta che non tentino di invadere l’una il territorio dell’altra».

Conclude poi parlando della sua posizione personale: «Questo Hawking non mi convince nemmeno un po’. Se l’universo può fare a meno di Dio, sono cavoli dell’universo, o del multiverso. È l’uomo che per lo più non riesce a farne a meno, anche quando non aderisce a nessuna religione organizzata. Parlo da laico: non credo in Dio, ma nel mio bisogno di Dio, benché i preti abbiano fatto del loro meglio per estirparmelo. E confesso che quando sento parlare Odifreddi o Margherita Hack, con quella loro sicumera che esclude categoricamente qualsiasi dimensione trascendente quasi fosse sempre e comunque una favola per gonzi, mi viene immediatamente una crisi mistica e corro alla più vicina parrocchia. L’atteggiamento del vero laico non può che essere un sano scetticismo a 360 gradi verso ogni tipo di dogma e di verità rivelata, incluse quelle scientifiche».

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I sindaci più amati dagli italiani sono tutti per il crocifisso nelle aule scolastiche

Appartengono a due schieramenti opposti, uno del Pd e l’altro della Lega, eppure il fiorentino Matteo Renzi e il veronese Flavio Tosi sono i sindaci più amati dagli italiani. Lo rivela l’indagine Monitor Città di Fullresearch. Libero informa che anche il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno, in sei mesi scala la classifica partendo dal 22mo e arrivando terzo e registrando un consenso pari al 64,2% e un +5,7 a pari merito con il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che perde l’1,8. La prima donna in classifica è Letizia Moratti, sindaco di Milano, al 27mo posto, con un gradimento del 55%.
Tutti i sindaci citati, di destra e di sinistra, hanno tutti avuto modo di esprimersi criticamente sulla sentenza della Corte Europea, ponendosi a difesa della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Tutti senza trovare la benché minima contraddizione con la laicità dello stato. I sindaci più amati dalla popolazione italiana promuovono quindi un principio di laicità, molto diverso da quello che le sette imbevute di laicismo fanatico vogliono imporre, lo stesso tipo di laicità che la gran parte dei cittadini italiani (ed europei) si augura. Vediamo cosa hanno dichiarato:

Matteo Renzi: il sindaco di Firenze ha così commentato la sentenza della Corte Europea: «Eliminare i crocifissi perchè non tutti sono cattolici mi pare un ragionamento di basso profilo. Per quanto riguarda il riferimento alla Costituzione è quello lo spirito che ci fa affiggere negli uffici pubblici le foto del Capo dello Stato. Comunque il crocifisso rappresenta la storia condivisa e la tradizione di questo popolo. Se fossi un uomo di chiesa mi preoccuperei piuttosto di appurare quanto, del messaggio di Cristo, arriva alla nostra società» (da Regione Toscana.it). Il sindaco di Firenze aveva abbandonato l’aula del consiglio comunale quando il suo gruppo politico ha approvato l’istituzione dei registi per il testamento biologico. Mentre in occasione della presentazione del libro di Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, aveva dichiarato: «Con Gesù e con la Chiesa bisogna farci i conti con uno sguardo libero, laico, facendo i conti con un fatto storico: è un antidoto alla semplificazione, a cogliere ogni cosa come ingerenza. La Chiesa è incontro con Cristo ed è bella la Chiesa che mette al centro Gesù di Nazaret, quando si coltiva nel tempo, per riprendere i termini di un gesuita citato da Ratzinger, attraverso la costante fedeltà e l’adorazione mai tradita» (da Zenit.it).

Flavio Tosi. Il sindaco di Verona si è più volte espresso sulla questione crocifisso. Ad esempio ha dichiarato di non avere nel suo ufficio nel municipio la foto del presidente della Repubblica ma quella di Benedetto XVI a fianco di un crocifisso. Ha spiegato: «La fede cattolica e la croce mi accompagnano nelle scelte fin dall’infanzia, non vedo il motivo per cui non dovrei assorbirne il beneficio proprio nel luogo in cui lavoro» (da QN.it). Ha inoltre ospitato a Palazzo Barbieri una delegazione di 60 sindaci toscani firmatari di un documento contro la decisione della Corte Europea (da Il Corriere della Sera).

Gianni Alemanno. Il sindaco di Roma ha commentato così la sentenza europea: ««Sono veramente esterrefatto da questa sentenza assolutamente folle. Mi auguro che il governo italiano reagisca con la massima durezza. Su queste cose non si gioca, bisogna essere molto seri. Il crocifisso va difeso nelle aule scolastiche e negli edifici pubblici» (da L’Unico.it).

Sergio Chiamparino. Il sindaco di Torino ha invece dichiarato: «In Italia il crocifisso appartiene ad una storia che lo fa essere parte integrante dei fondamenti della nostra cultura e della nostra tradizione». Chiamparino ha poi sottolineato che «si tratta di una sentenza europea. L’Italia e’ l’Italia – ha detto- gli altri Paesi europei sono un’altra cosa» (da Associazione Nazionale Comuni Italiani).

Letizia Moratti. Il sindaco di Milano, in seguito alla sentenza europea, ha disposto che il crocifisso venisse inserito in tutte le aule delle scuole di Milano che ne erano sprovviste. Ha dichiarato: «Mi sembra doveroso assicurare che il crocifisso venga esposto nelle aule scolastiche a testimonianza della profonda radice cristiana del nostro Paese e di tutta l’Europa. Ecco perché, nei prossimi mesi il ministero disciplinerà in maniera chiara e certa l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche».

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Arvo Part: il compositore cristiano censurato dall’ateismo sovietico

La stagione concertistica degli scorsi mesi è stata dominata da Arvo Pärt, compositore estone di musica classica contemporanea. I suoi pezzi, come racconta InspireMagazine, sono richiesti per il cinema e i documentari da ogni parte del mondo. Ha fondato il genere musicale chiamato minimalismo sacro ed è un compositore apprezzato soprattutto per la semplicità dell’ascolto e la trasparenza emotiva delle sue opere.

La sua musica e la sua vita sono una testimonianza continua della bellezza della visione cristiana. Pärt è nato in Estonia e quando aveva nove anni, il suo paese è stato occupato dalle forze sovietiche. L’oppressione delle autorità e l’imposizione dell’ateismo comunista rensero le sue composizioni iniziali cupe, aspre, frustrate. Quando compose Credo (1968), le autorità cominciarono a perseguirlo e a censurare i suoi pezzi. Radio estone giustificò la censura dicendo: «il brano richiamava alla mente Gesù Cristo».

Rimase senza lavoro per 5 anni e quando la vita sotto il regime ateo divenne impossibile, nel 1980 emigrò in Occidente dove divenne immensamente popolare. Oggi i suoi pezzo vengono eseguiti regolarmente nel Festival della Canzone estone, che attira 100.000 persone ed è trasmessa in diretta TV.

Ecco due sue composizioni.

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Coppens: «l’uomo religioso è il primo uomo e l’evoluzione non è darwinismo»

Yves Coppens è un celebre antropologo francesce, noto sopratutto per essere stato lo scopritore della nostra antenata più famosa, Lucy. E’ uscito di recente il suo ultimo libro, Il presente del passato, edito dalla Jaca Book (pagine 168, euro 18,00). Per l’occasione è stato intervistato da Avvenire, che fra le domande, gli ha chiesto: “A proposito del mistero della coscienza, antropologi culturali come René Girard sostengono la centralità della dimensione sacra. Sul campo, a che punto sono giunte le ricerche sulla religiosità primitiva?”.

Homo religiosus è l’uomo in generale. Coppens ha risposto: «Sappiamo o abbiamo ormai il presentimento, dato che non sono sempre disponibili le prove definitive, che l’homo religiosus coincide con l’uomo in generale. L’essere umano, fin dallo sbocciare della sua umanità, è sensibile al sacro e possiede una dimensione spirituale. Personalmente, sono convinto che non ci sia distanza fra l’apparizione dell’uomo e l’apparizione del suo pensiero religioso. L’uno e l’altro sono parti di una stessa condizione. Abbiamo ad esempio degli elementi che provano il trattamento dei morti fin da un milione di anni fa, o ancor prima. All’inizio, questi trattamenti furono forse un po’ rudimentali, ma restano comunque dei trattamenti. Mostrano che l’uomo tratta i suoi morti con un altro occhio, altri sentimenti, rispetto agli animali». L’essere umano quindi si distanziò fin da subito dal comportamento animale grazie ad una coscienza spirituale e religiosa di provenienza misteriosa.

Darwinismo. Il discorso passa al darwinismo e allo scontro tra i darwinisti classici e i neodarwinisti. Coppens dichiara in merito: «Le concezioni di Darwin hanno centocinquant’anni. Da allora, la scienza ha fatto progressi considerevoli. È evidente che la selezione naturale predicata da Darwin resta verificata, ma oggi si riconosce che la parte dovuta al caso è molto inferiore rispetto a quanto Darwin immaginasse. Darwin non conosceva le leggi dell’eredità e tanto meno ciò che oggi chiamiamo epigenetica. In altri termini, l’evoluzione è molto più complessa e diversificata di quanto egli pensasse. L’opera di Darwin resta esemplare e continua ad ispirarci. Ma l’evoluzione come oggi la intendiamo non può più essere definita col nome di darwinismo. Darwinismo ed evoluzione sono ormai due parole ben separate, anche se il darwinismo rappresentò una delle origini della riflessione sull’evoluzione. Sappiamo che l’evoluzione è una realtà, ma non conosciamo tutti i meccanismi che essa utilizza per realizzarsi».

In questo video Coppens parla della scoperta di Lucy al Meeting di Comunione e Liberazione 2009, confrontandosi con John Mather, Premio Nobel per la Fisica 2006 e Charles Townes, Premio Nobel per la Fisica 1964. L’incontro è introdotto da Marco Bersanelli, astrofisico tra i responsabili della missione Plank.

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Una lettura realista dei dati sulla pedofilia in America e Irlanda

Sul magazine inglese Spiked, il non credente Brendan O’Neill fa il punto della situazione sulla questione pedofilia in America e Irlanda in ambito della Chiesa cattolica. Secondo il giornalista, «quello che è successo è che le sezioni della lobby dei New Atheist, hanno promosso sempre più calunnie anticattoliche, con una mentalità inquisitoriale verso la Chiesa cattolica. Così ogni accusa di abuso che emergeva nei confronti di un prete cattolico si è trasformata direttamente in stupro, indipendentemente dal fatto che uno studio legale abbia parlato di condanna». Purtroppo chi ha riportato queste scorrettezze è stato accusato, sempre dai fondamentalisti, di voler difendere i pedofili. Invece è una lettura realistica e meno ideologica dei dati di questo terribile crimine.

Stati Uniti. Fra gli esempi clamorosi O’Neill cita ad esempio quello del The Independent, che ha parlato di 10mila bambini stuprati negli Stati Uniti dai preti cattolici. Il giornalista continua: «Si riferisce ad uno studio commissionato nel 2002 dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, che ha riguardato il periodo 1950-2002, ed ha effettivamente trovato che 10.000 individui negli Stati Uniti [quindi più di 2 stupri al giorno] hanno sollevato accuse di abusi sessuali contro 4.392 sacerdoti (circa il 4% dei 109.694 sacerdoti cattolici attivi negli Stati Uniti tra il 1950 e 2002). Ma questo non significa che 10.000 persone sono state violentate». Infatti solo 3.553 delle persone affermavano di avere avuto un contatto fisico con il sacerdote (e non solo molestie verbali) e un numero inferiore parlava di tentato stupro o stupro. Esattamente 1.203 individui e non certo 10.000. Ma non è finita: «1.021 sono stati esaminati dalla polizia, e di questi, 384 sono stati effettivamente accusati, dei quali 252 sono stati condannati. Così, solo il 6% degli accusati è stato infine condannato». Facendo i conti si scopre che negli Stati Uniti, tra il 1950 e il 2002 (52 anni), sono stati realmente accusati di pedofilia 384 sacerdoti su 109.694, quindi lo 0,35% di tutti i sacerdoti attivi in quegli anni (la relazione a cui si riferiscono i media inglesi la si può trovare qui)

Irlanda. La situazione non cambia anche se i numeri si restrincono. «Il Belfast Telegraph e il Guardian parlano di migliaia di bambini stuprati tra il 1940 e il 1999. Ma è vero? No, sono 68, presumibilmente. 240 testimoni hanno fatto 253 denunce di abuso sessuale nei confronti del personale della Irish reform schools alla Commission to inquire into Child Abuse, e tra questi, 68 sostengono di essere stati violentati» (la relazione della Commissione irlandese la si può trovare qui).

O’Neill conclude: «L’ateismo moderno ha zero interesse per l’applicazione degli strumenti di indagine razionale e si è affidato all’utilizzo della politica della paura per inventare un fantastico orco dallo stupro facile, fingendo di essere difensori della pura innocenza infantile e dell’integrità della società». Segnaliamo anche il dossier “Indagine sulla pedofilia nella Chiesa” (Fede&Cultura 2010, 6€), di Francesco Agnoli, Bertocchio e Volontè

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Nina Hagen: da icona atea del punk-rock alla conversione cristiana

Nina Hagen è una storica icona del punk-rock tedesco, personalità molto eccentrica che ama mostrarsi in pubblico con look sempre diversi. Le sue canzoni sono ironiche, graffianti e mostrano testi con idee femministe e molti richiami sessuali. Da sempre cresciuta in ambiente ateo in cui era addirittura proibito parlare di Dio (come racconta lei stessa a The Local). Questa visione rattrappita della realtà l’ha portata ad essere un’icona del punk nichilista e narcisista. Nel tempo però ha cominciato ad aprire l’uso della ragione, fino alla conversione in tempi recenti al cristianesimo. L’Osservatore Romano le dedica proprio un bellissimo articolo.

A 55 anni Nina si è arresa, Dio -spiega lei stessa- l’ha raggiunta attraverso la gioia di amare ed essere amata, il miracolo costante dell’amicizia, il dono della maternità ricevuto con i figli Cosma e Otis, la felicità di dare senza risparmio tempo, cura e tenerezza a due piccoli esseri totalmente indifesi che nei loro primi giorni di vita possono ricambiare solo con pianti interminabili, misteriosi mal di pancia in piena notte e sorrisi sdentati.

Il suo nuovo CD si intitolerà “Personal Jesus” (uscirà in Italia a settembre) e Giancarlo Riccio l’ha intervistata per L’Espresso, cercando di capire se la sua conversione è una trovata pubblicitaria o meno: «Non ho nessun nuovo stile – spiega lei-. Io sono musicista e cantante e ho abbracciato le radici del gospel americano delle origini e la musica rock per tutta la vita. Riascolti i miei dischi quando avevo 18 anni: ci troverà già molte canzoni gospel, come ad esempio i Mahalia Jackson-Hits, Right on Time, Gonna Live the Life, Hold me… Ave Maria, Spirit in the Sky». Nel suo sito internet ufficiale, accanto alla foto di scena in parrucca blu elettrico e occhi bistrati, in cui fa il verso alla Sally Bowles di Liza Minnelli in Cabaret, ha voluto inserire un santino da prima comunione, con una elegante grafica in stile liberty inizi del Novecento, e una citazione dal salmo 18 “Ti siano gradite le parole della mia bocca/ davanti a te i pensieri del mio cuore/ Signore, mia roccia e mio redentore”. Guarda qui il suo sito.

Nell’intervista ribadisce: «Il disco è un desiderio del cuore, una preghiera del cuore che si è realizzata. E’ un omaggio al mio Creatore, all’autore della mia vita Gesù Cristo e a tutti gli uomini. Lo amo perché lo conosco, Dio si è continuamente manifestato nella mia vita. Io sono sua figlia e lo sarò per sempre; è stato Lui che mi ha amato per primo». Un percorso molto simile è stato fatto in Italia da Giovanni Lindo Ferretti.

In questo video amatoriale, Nina canta ad un Festival a Berlino nel 2009.

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Fausto Bertinotti riceve premio intitolato a Giovanni Paolo II

L’ex leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, ha ricevuto in questi giorni il premio intitolato a Giovanni Paolo II.

La Repubblica informa che il laicissimo Bertinotti ha ricordato la sua figura storica, il suo ruolo di evangelizzazione e il contributo che diede al superamento del comunismo. Un premio giunto alla VI edizione e organizzato dall’ associazione “Aglaia”.  Bertinotti, alla morte del grande papa, ebbe modo di essere intervistato sempre da La Repubblica, confessando “una commozione enorme”. Disse: «E’ morto un grande Pontefice che ha segnato con la sua presenza la fine del secolo scorso e l’inizio di un’altra storia.  Anche per chi vive una diversa idea degli uomini e del mondo, e che non ha condiviso lati importanti del pontificato di Wojtyla, resterà il valore universale della sua forte denuncia dei mali di questa modernizzazione capitalistica, il suo messaggio di pace, il suo lascito fondamentale che è il rifiuto della guerra, il bisogno di umanità e fratellanza». Dichiarò di provare «dolore di un non credente critico che non si è mai negato la ricerca. Ho osservato da lontano Giovanni Paolo II, cercando di interloquire con le sue ragioni di fondo, ho accettato la sfida delle sue idee. Non mi sono mai voluto privare della conoscenza della sua verità. E’ stato un formidabile anticorpo contro il rischio concreto, possibile, dell’apertura di un conflitto di civiltà. Ha dato un’idea integrale dell’uomo. Un’idea non banale, non legata al mito pubblicitario del benessere, della forza, della bellezza».

Sempre nel 2005 Bertinotti confessò in un’intervista che più va avanti con gli anni, più si interroga sui grandi temi della religione, della fede. «Credo che abbia avuto un ruolo importante nelle mie riflessioni, sia quando si è mosso sul terreno della critica alla modernità, sia quando ha detto cose che segnavano una distanza grande, dolorosa, con la nostra visione». Un’altra intervista su papa Wojtyla l’ha rilasciata su 30giorni.

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I capi dell’UAAR trattenuti e schedati dalla Digos nella giornata di Porta Pia

L’associazione ‘UAAR ha in questi mesi preparato nei dettagli la Giornata di memoria della breccia di Porta Pia a Roma, ma subito le cose sono andate per il verso sbagliato: hanno infatti saputo che ci sarebbe stato anche il segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone. La seconda infausta notizia è arrivata dagli organizzatori dell’evento, che hanno escluso dalla celebrazione le associazioni laiche, solitamente abituate a tenere un sermone finale.

I nostri amici atei hanno pensato bene di sfidare gli ignobili censori e la delegazione dei capi UAAR (presidente compreso) si è presentata ugualmente alle celebrazioni. Ad attenderla c’era però la Digos, i cui agenti, riporta l’agenzia ASCA, hanno fermato il presidente Carcano e gli altri, hanno requisito i loro documenti, trattenendoli fino al termine della manifestazione

Il presidente Carcano si è quindi incaricato di pubblicare un rabbioso comunicato stampa, sfogandosi contro il capo dello Stato Giorgio Napolitano e tutte le istituzioni politiche: «Credo [si, inizia la frase proprio così…] che, di fronte all’eliminazione di ogni forma possibile di dissenso e al completo abbandono dei principi costituzionali da parte delle autorità italiane presenti [italiane…strano che Carcano nei suoi noiosi comunicati stampa non abbia mai accusato le autorità atee cinesi e nordcoreane per violazione dei diritti umani…], si possa parlare tranquillamente di negazione del pluralismo e di fuoriuscita dalla democrazia con il solenne avallo del nostro presidente della Repubblica».

La cosa più simpatica sono però -come al solito- i commenti degli uaarini. Riportiamo alcuni esempi: il fascismo è nominato quasi in ogni commento, alcuni incitano: «non dobbiamo desistere!!!!», Andrea Pessarelli augura «ai cardinali ma anche ai nostri rappresentanti istituzionali ogni male possibile», c’è chi vuole cambiare paese, chi parla di Italia “paese del Terzo mondo”, c’è il martire che azzarda paragoni imbarazzanti ricordando che «anche Voltaire fu letteralmente picchiato per le sue idee», c’è il nostalgico che paragona i membri uaarini ai partigiani antifascisti, c’è chi vuole andare alla Corte Europea, c’è chi sostiene che la Digos sia guidata direttamente da Bagnasco e poi via con i soliti insulti: da Pio IX a Berlusconi, dalla Lega Nord a Bertone, dalla Digos alla costituzione italiana, da Gianfranco Fini a Benedetto XVI, dai caduti pontifici a Massimo D’Alema, dal PCI (definito “partito cattolico”) a tutti i quotidiani nazionali che hanno ignorato come al solito il comunicato stampa.

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