Trump obbliga la Nigeria a difendere i cristiani perseguitati
- Ultimissime
- 03 Nov 2025

Il presidente Trump e l’escalation diplomatica con la Nigeria per mettere fine alla persecuzione dei cristiani. E il governo nigeriano finalmente risponde: “Cooperiamo”.
A mali estremi, estremi rimedi.
Il presidente Donald Trump ha deciso di creare un’escalation diplomatica senza precedenti con la Nigeria intimando il governo ad interrompere la sistematica uccisione dei cristiani.
In caso contrario si dovranno preparare a penalità economiche e ad un’incursione militare contro i terroristi.
Queste sono le maniere di Trump, le conosciamo. Ma in questo caso la terribile situazione nigeriana necessitava di un’attenzione internazionale e Trump ha trovato il modo di ottenerla. Attivando anche il governo nigeriano.
Trump minaccia la Nigeria: “Proteggete i cristiani”
In queste ore tutto il mondo sta parlando della Nigeria, con il solito gioco delle parti. Da una parte i sostenitori di Trump, dall’altra i media contrari che parlano di “presunta” persecuzione e smentiscono che i cristiani siano uccisi.
Difficile che Trump pensi davvero a un’incursione armata, più probabile che abbia lanciato la minaccia per ottenere attenzione dal presidente nigeriano Bola Tinubu.
«Migliaia di cristiani vengono uccisi, i radicali islamisti ne sono responsabili», ha scritto Trump su “Truth”, qualificando la Nigeria come “paese di speciale preoccupazione” nel contesto della libertà religiosa.
«Se attaccheremo, sarà veloce, feroce e dolce, proprio come i terroristi attaccano i nostri AMATI cristiani!», ha proseguito Trump. «O il governo nigeriano protegge i cristiani, o uccideremo i terroristi islamici che stanno commettendo queste orribili atrocità».
La BBC riporta che la Nigeria è in subbuglio in questo momento e sono numerose le «richieste al governo a intensificare la lotta contro i gruppi islamisti per evitare che truppe straniere vengano inviate nel Paese».
Il governo nigeriano risponde: “Cooperiamo”
La minaccia ha quindi colpito nel segno e infatti il governo nigeriano si è improvvisamente svegliato in una reazione che ha oscillato tra sconcerto e apertura.
Bola Tinubu, pur respingendo la rappresentazione del Paese come “intollerante” verso le religioni, ha annunciato l’immediata disponibilità a cooperare con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo.
«Sappiamo che l’intento di Trump è di aiutarci a combattere l’insicurezza», ha affermato, augurandosi di incontrare nei prossimi giorni il presidente americano per discutere la questione.
Il portavoce del presidente ha poi aggiunto che la questione è complessa, oltre agli attacchi alle comunità cristiane c’è anche il contesto della “Middle Belt” nigeriana, la fascia centrale del Paese, dove pastori Fulani e comunità agricole cristiane si contendono terre e risorse, dando luogo a conflitti sociali prima che non religiosi.
E poi ci sono gli attacchi di Boko Haram e ISWAP (“Islamic State in West Africa Province”) che si rivolgono anche contro gli stessi musulmani.
E’ tutto vero, anche se non risultano omicidi di massa verso i musulmani come quelli che si verificano nei villaggi cristiani: nel giugno scorso 200 cristiani sono stati massacrati in un giorno senza che le forze governative siano intervenute.
Il card. Parolin minimizza ma contraddice vescovi locali
Le parole del presidente nigeriano tuttavia combaciano con il ridimensionamento della situazione operato qualche settimana fa dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, citando interlocutori locali.
«Non è un conflitto religioso, è più un conflitto di tipo sociale», ha dichiarato, «per esempio tra gli allevatori e gli agricoltori», ha detto.
«Teniamo conto che anche in Nigeria sono molti musulmani che sono vittime di questa intolleranza», ha evidenziato il porporato. «Questi sono gruppi estremisti che non fanno distinzione per portare avanti il loro scopo, i loro obiettivi. Usano la violenza nei confronti di tutti quelli che li ritengono oppositori».
Quanto afferma Parolin è, ancora una volta, tecnicamente corretto ma l’eccessiva minimizzazione del segretario di Stato Vaticano contraddice i vescovi locali e la stessa fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”.
Poche settimane fa mons. Wilfred Anagbe, vescovo di Makurdi (Nigeria) ha dichiarato: «Abbiamo bisogno che il mondo sappia cosa sta succedendo qui. La parola più accurata è genocidio. È in corso l’eliminazione totale della popolazione cristiana».
Con il titolo «La verità sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria», anche “Aiuto alla Chiesa che soffre” aveva dato risalto alla parola “genocidio” espressa da mons. Anagbe.
Perfino “Vatican News” ha rilanciato un appello del sacerdote nigeriano, don Joseph Bature Fidelis, perché l’Occidente facesse qualcosa contro lo «sterminio» dei cristiani.
Non sappiamo quali interlocutori locali abbia consultato il card. Parolin prima di minimizzare la situazione (probabilmente fonti governative), ma forse non sarebbe stata superflua una telefonata ai vescovi nigeriani, alla redazione di “Vatican News” e alla fondazione pontificia che si occupa specificatamente dei cristiani perseguitati.
Considerando che il governo nigeriano ha promesso di attivarsi solo dopo l’enorme pressione internazionale esercitata da Trump, ben venga l’escalation diplomatica provocata dal presidente Usa.
Ci auguriamo che finalmente possa cambiare qualcosa sia per i cristiani che per i musulmani perseguitati dagli estremisti islamisti.
AGGIORNAMENTO 05/11/2025
Diversi vescovi nigeriani stanno prendendo posizione sulla pressione esercitata da Trump, ma non tutti sono favorevoli.
Mons. Mathew Kukah di Sokoto, ad esempio, una delle regioni nordorientali della Nigeria, ha esortato a non riclassificare la Nigeria come Paese di particolare preoccupazione. Non tanto perché non lo sia, piuttosto per il timore che tale mossa avrebbe minato la sfida della libertà religiosa nel Paese e reso più difficile il dialogo interreligioso.
Da parte sua l’organizzazione cristiana “Open Doors” ha confermato che anche i musulmani moderati sono presi di mira dai gruppi islamici radicali, aggiungendo qualche precisazione:
«Sono più i cristiani che i musulmani ad essere uccisi dagli estremisti, data la relativa dimensione demografica di musulmani e cristiani negli stati del Nord. Infatti, se sei cristiano, hai 6,5 volte più probabilità di essere ucciso rispetto a un musulmano e 5,1 volte più probabilità di essere rapito. Questo non rende la sofferenza di un musulmano meno tragica; la rende solo meno probabile».

















4 commenti a Trump obbliga la Nigeria a difendere i cristiani perseguitati
In Venezuela vanno combattuti i narcotrafficanti
In Nigeria vanno combattuti gli islamisti che uccidono i Cristiani
In Venezuela ed in Nigeria c’è il Re Nero
Il Re Nero deve rientrare sotto il controllo del Dollaro, il Re americano, per rendere finalement efficace le sanzioni contro la Russia e l’Iran.
* da Facebook
Pertacere del fatto che sono stati i missionari cristiani ad andare rompere i coglioni colà pe seminare zizzania, com’è nel loro abituale lavoro.
Com dal solito siete solo degli ipocriti.
Intanto i missionari cristiani non sono dei provocatori, poi non c’è da seminare zizzania laddove la malerba viene coltivata assiduamente; semmai non bisogna dire le parolacce in un sito che rispetta le regole della comunità e non censura, ahimè, i commenti come il tuo…
La cosa più pericolosa che hai scritto è che dunque per te è lecito uccidere una persona che ritieni fastidiosa, che è venuta a “rompere”.
La cosa più idiota sono le false informazioni, oltretutto recuperate dall’affidabilissimo Facebook…
La cosa più sicura è che tu provenga dai cari amici dell’UAAR
Viene il sospetto che il card. Parolin, per queste sue illuminanti considerazioni, si sia basato sulle splendide perle che ci propina qui tale Manlio Padovan.