«Aiutiamoli a non emigrare». Il Papa ribadisce il suo pensiero, spesso frainteso

Bergoglio e migranti. Nel discorso ai delegati dell’Albania, Francesco ha invitato ad uno sviluppo autentico per evitare che i giovani scelgano l’emigrazione, togliendo al Paese forze e competenze. Nessun inno allo “sbarco massiccio” di migranti, come falsamente gli fa dire Antonio Socci.

 

Nella sua giornaliera esaltazione del sovranismo nazionalista e patriottico sulle colonne di Libero, Antonio Socci non si dimentica nemmeno una volta di deridere Papa Francesco. Pochi giorni fa ha collegato i risultati di un sondaggio che vedono la maggioranza degli italiani a favore delle istanze immigratorie della Lega con la «sconfitta dell’ideologia incarnata da Bergoglio e dalla sinistra».

Il Papa -chiamato solo per cognome per sottolineare la volontaria mancanza di rispetto alla sua autorità-, «in questi anni ha tuonato di continuo contro coloro che costruiscono muri», ha proseguito il giornalista. «Secondo lui dovremmo abbattere le frontiere e offrirci allo sbarco massiccio di migranti per avere un futuro radioso».

Ma questo non è il pensiero di Francesco, è la calunnia di un sedicente cattolico verso il Santo Padre. Certamente Papa Bergoglio è una voce instancabile dell’apertura cristiana, dell’evangelica accoglienza dello straniero. Così come lo era Giovanni Paolo II, quando ricordò ai paesi ricchi che «non possono disinteressarsi del problema migratorio e ancor meno chiudere le frontiere o inasprire le leggi». Sempre Wojtyla ricordava a «ciascuno, per quanto da lui dipende, eserciti l’accoglienza cristiana verso i rifugiati e i migranti». La voce della Chiesa, perciò è chiara, ed è normale che i suoi oppositori siano contrari.

Ma non è tutto. Francesco ha anche più volte ribadito che l’accoglienza ha un limite che si chiama “integrazione”. Spingendosi, addirittura, ad affermare: «Accogliere lo straniero è un principio morale. Ma non si tratta di accogliere “alla belle étoile”, no, ma un accogliere ragionevole. Prudenza dei popoli sul numero o sulle possibilità: un popolo che può accogliere ma non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della prudenza». Se non si può integrare, meglio non accogliere.

Pochi giorni fa, in un passaggio del suo discorso rivolto ai delegati politici dell’Albania, lo ha ripetuto. Gli albanesi in Italia sono la seconda comunità straniera più presente, con quasi 500mila residenti, e la loro immigrazione è iniziata negli anni ’90. Francesco ha elogiato «le origini della civiltà» albanese, basate anche sui «valori spirituali e il nome cristiano». Ha ricordato che dopo «l’invasione dell’Albania, molti albanesi preferirono emigrare e numerosi si stabilirono in Italia».

Tuttavia, ha invitato i governanti albanesi ad impegnarsi «a favore di un autentico ed equilibrato sviluppo, in modo che le giovani generazioni non siano poste nella condizione di scegliere l’emigrazione, indebolendo il Paese di forze e di competenze indispensabili alla sua crescita umana e civile». Parlando dunque nella lingua del ministro Salvini, si potrebbe giornalisticamente sintetizzare con il “aiutatevi a casa vostra”. Nessun inno all’immigrazione selvaggia o allo “sbarco massiccio” di migranti per un “futuro radioso”, come gli fa falsamente dire Antonio Socci. Anzi, proprio l’opposto: emigrare toglie il roseo futuro a chi resta ed è un problema anche per il Paese d’origine.

Al di là dei sondaggi che piacciono ai “sovranisti italici”, è curioso osservare che nella metropoli di Milano una delle parrocchie più vive e in cui la Messa è più frequentata (e la domenica i posti sono solo in piedi) è gestita proprio seguendo l’invito all’accoglienza (ragionevole e prudente) di Papa Francesco. E’ quella di don Mario Garavaglia, parroco di Dergano (quartiere milanese), punto di riferimento anche di tanti stranieri e fedeli di altre religioni. Come le donne musulmane che prestano servizio come volontarie nel distribuire cibo ai poveri. La multietnicità è «il volto nuovo del nostro quartiere», ha raccontato don Mario e, volente o nolente, dell’Europa intera. Così la parrocchia diventa «una possibilità di incontro e di esperienza di una vita buona, come diceva il cardinale Scola. Bisogna rigenerare una fede che abbia un rapporto con la realtà, che non sia un’esperienza astratta. Per questo bisogna che i cristiani siano più aperti, più fedeli al dono della fede che hanno incontrato, all’esperienza dell’incontro con Gesù».

Ecco quindi una posizione diffamatoria (verso il Papa) e non cristiana, come quella di Socci, ed una perfettamente evangelica, quella di don Mario Garavaglia. Il quale ha colto nell’inarrestabile fenomeno immigratorio l’opportunità di una nuova evangelizzazione, accettando la realtà e trasformandola dal di dentro. Lo stesso fanno tanti altri sacerdoti e sono moltissimi gli immigrati convertitisi al cristianesimo. Alcuni per convenienza, tanti altri per l’incontro con una realtà accogliente e misteriosamente diversa. Cioè, cristiana.

La redazione

2 commenti a «Aiutiamoli a non emigrare». Il Papa ribadisce il suo pensiero, spesso frainteso

  • Umpalumpa ha detto:

    Accetto smentite:

    A – “ciascuno, per quanto da lui dipende, eserciti l’accoglienza cristiana”
    Ogni cristiano è chiamato all’accoglienza,tra l’altro, non solo del migrante, ma, ampliando il discorso, del “prossimo”. Guardando bene non si tratta solo di accogliere il prossimo, ma di amarlo “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Quindi il compito del cristiano è bello tosto e, sgomberiamo il campo da possibili fraintendimenti, può essere fatto solo per grazia di Dio. Nessuno è portato naturalmente ad amare il prossimo, figurarsi quando il prossimo ci disturba o ci fa arrabbiare. Tant’è vero che spesso è più facile aiutare il cittadino dell’altra parte del mondo destinandogli il 5xmille, piuttosto che sopportare il vicino di casa che cucina aglio alle 8 di mattina. Pensandoci, credo proprio sia indispensabile la grazia di Dio per sopportare il soffritto mattutino 🙂
    Ciò chiarito, “per quanto da lui dipende” significa, secondo me, che l’accoglienza non può essere delegata a qualcun’altro, per esempio alla generalità dei contribuenti oppure ad altri concittadini.
    Stipare poveracci stranieri nelle periferie delle città italiane mentre noi abitiamo nei quartieri residenziali non coincide con l’accoglienza cristiana. Essere favorevoli a destinare parte della spesa pubblica per mantenere disoccupati stranieri e poi, per far tornare i conti, tagliare servizi utili agli “autoctoni”, mentre noi quel “taglio” non lo sentiamo neppure lontanamente (o magari ci arricchiamo pure grazie a quel taglio di spesa), non è accoglienza cristiana.
    Per farla breve, ripeto una cosa che ho già scritto qui in UCCR, le tesi “noborder”, variamente coniugate, che prevedono (generalizzo) accoglienza indiscriminata dei flussi migratori e mantenimento del fenomeno migratorio a carico di altri soggetti diversi da noi stessi, non è una politica cristiana. Anzi. E’ esattamente una politica anti-cristiana. Imporre a qualcun’altro l’accoglienza dello straniero, piuttosto che l’amore verso il prossimo, non è un comportamento cristiano.
    Almeno io l’ho capita così. Accetto però correzioni.

    B – Un’altra cosa che mi domando: al netto della antipatia personale e dei toni usati, mi spiegate dov’è l’errore “cristiano” nelle tesi di Salvini? Anche qui semplifico: 1 – non è forse giusto sostenere che le persone immigrate possono risiedere in un altro paese (es. Italia) solo regolarmente? quindi possono risiedere solo perchè sono rifugiate o solo perchè sono integrate (lavoro, casa ecc)? Negli altri casi è giusto espellerle 2 – non è forse giusto sostenere che per risolvere il problema (per quanto sia possibile) l’unico modo è (tentare di) “aiutarli a casa loro”? Quindi creando e utilizzando solo “corridoi umanitari” e investendo nei paesi di provenienza (investire è diverso da spendere a pioggia in un sistema di assistenzialismo)? Sapendo tra l’altro che molti problemi non potremmo risolverli.
    Ora si può dire che Salvini lo dice e non lo fa, che ci sta antipatico ecc ecc. Ok. Ammesso e non concesso sia così, però rimane il fatto che questi due punti mi sembrano esattamente in linea con quanto dice la Chiesa cattolica e, anche, l’attuale papa. O mi sbaglio?

    C – Dulcis in fundo. Il tema che mi sembra il più importante.
    Nell’articolo si dice “opportunità di una nuova evangelizzazione”.
    Alleluya. Finalmente lo sento dire (probabilmente ero stato sordo fino ad oggi).
    Qual è il compito della Chiesa? Evangelizzare. “E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».”
    http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Mt28%2C8-20%3BMc16%2C9-20%3BLc24%2C13-49%3BGv20%2C11-21%2C25%3BAt1%2C1-11%3B1Cor15%2C3-9
    T
    La Chiesa ha un enorme tesoro da condividere con il mondo. L’annuncio di Cristo.
    Onestamente, in questi anni di forte immigrazione in Italia, ho avuto l’impressione che alcuni ambienti all’interno della chiesa ritenessero che evangelizzare i non cristiani fosse una sorta di prepotenza/sopraffazione.
    Mi auguro che, finalmente, ci sia un cambiamento. Oppure c’è sempre stato e io lo percepisco solo ora.
    Ad ogni modo,le alternativa sono due: 1 – O l’annuncio di Cristo è davvero salvifico e quindi è un regalo che viene proposto al prossimo, rappresentando così il culmine dell’accoglienza e la forma più grande di carità cristiana. 2 – Oppure l’annuncio di Cristo è inifluente, se non addirittura dannoso. In questo secondo caso, allora, diventa una prepotenza e un tentativo di sopraffazione ed è giusto concentrare le nostre energie in altre attività (per es. assistenza, riscatto sociale ecc).
    Se è vera la seconda tesi, però, sorge una domanda spontanea: quale sarebbe il senso della Chiesa?

  • Sophie ha detto:

    Ma per quella povera Asia Bibi nessuna accoglienza? Cioè se è cristiana è previsto il suo ingresso in Italia o va bene solo per i musulmani? Quelli della “religione di pace” le stanno dando la caccia casa casa mostrando in giro la foto segnaletica sua e dei suoi familiari per far loro le feste…il Vaticano niente? Ha paura di una rivolta da parte dei musulmani in Italia? Non c’è problema perché tanto allo scontro prima o poi ci si arriverà, è questione di tempo… Se non è lei il motivo magari sarà qualche prete che dopo aver baciato loro i piedi si rifiuta di baciare a momenti pure il sedere nelle nostre chiese (tanto anche a quello si arriverà pure).
    Tanta rabbia. Questa donna è una delle poche Sante rimaste e ce la dobbiamo tenere ben stretta.