Il divorzio? Per i bambini è peggiore rispetto alla morte dei genitori

separazioneTutti riconoscono che i bambini soffrono quando muore un loro genitore. Ma, negli ultimi decenni, diversi opinion maker hanno affermato che, al contrario, perdere un genitore a causa del divorzio non comporterebbe niente di così tremendo per i figli.

Posizione smentita da uno studio realizzato dal dipartimento di Psichiatria della Virginia Commonwealth University e dall’Università di Tokyo, nel quale i ricercatori hanno concluso che la separazione dei genitori è un predittore decisamente più forte di varie forme di malattia mentale, rispetto alla morte dei genitori. Basandosi sui dati di 2.605 gemelli di sesso maschile, sono stati rilevati sette disturbi principali: depressione, disturbo d’ansia generalizzato, fobia, panico, dipendenza da alcol, abuso di droghe e tossicodipendenza.

«La separazione dei genitori», si legge nella conclusione dell’indagine pubblicata su Psychiatry Research, «ha un effetto più forte e più ampio sulla psicopatologia dei bambini, rispetto alla morte dei loro genitori», in particolare dei picchi sono stati associati alla depressione e alla dipendenza dalla droga. Mentre la morte dei genitori «è stata marginalmente e unicamente associata al rischio di fobia e dipendenza da alcol (entrambi p <0,05)». E’ emerso, inoltre, che «l’effetto della morte parentali persiste per un tempo relativamente breve e ha un impatto più debole sulla psicopatologia nella fase adulta, rispetto a quanto avviene in caso di separazione dei genitori».

Se la separazione è ben peggiore della morte di uno dei due genitori, ancor di più sarà negativo per i bambini vivere con i genitori separati piuttosto che in una famiglia litigiosa. B.D. Whitehead, sociologo della Rutgers University, ha infatti dimostrato che per i bambini il divorzio e la permanenza in una “nuova famiglia” è in realtà molto peggio del vivere in una casa infelice. In molti di questi matrimoni litigiosi, infatti, capita spesso che i due adulti sacrifichino alcuni dei loro interessi al fine di preservare la stabilità della casa e la cura necessaria per la loro prole, sforzandosi di migliorare il loro matrimonio per il bene dei figli e riuscendoci in molti casi. L’amore per i figli spinge spesso i genitori a cambiare anche i pregiudizi dell’uno verso l’altro. Certo, ci sono situazioni estreme in cui anche la Chiesa cattolica riconosce l’inevitabilità della separazione, nei casi di abuso o violenza verso uno dei coniugi oppure rispetto ai figli, tuttavia, è precisato nella Familiaris Consortio, «la separazione deve essere considerata come estremo rimedio, dopo che ogni altro ragionevole tentativo si sia dimostrato vano».

Avevano pienamente ragione gli oppositori della legge sul divorzio, come Amintore Fanfani, il quale -citato e ridicolizzato, ancora oggi, da Dacia Maraini– lo indicò come elemento distruttivo dell’istituzione cardine del Paese. Per la Maraini «non successe niente di tutto questo», chi abita sul pianeta Terra, invece, è testimone dell’insanabile precarietà della famiglia iniziata negli anni ’70, la quale -essendo riconosciuta come cellula della società- ha indebolito tutti i legami sociali.

Lo psicoterapeuta Claudio Risé, tra i principali studiosi italiani della figura paterna, ha spiegato che il divorzio ha introdotto nei rapporti la precarietà nei rapporti, degenerando inevitabilmente fino alla situazione odierna nella quale il «rapporto breve viene reputato pratica normale, mentre quello di chi decide di impegnarsi per tutta la vita è valutato eccezionalmente». Dal “per sempre” si è passati al “vediamo se” e la sola esistenza del divorzio è causa di gran parte delle separazioni, proprio per il modo superficiale con cui si impostano i matrimoni. Inoltre, ha confermato il noto psicoterapeuta, «abbiamo evidenze abbastanza ampie di disagi che coinvolgono, specialmente, i bambini, ma anche gli adulti. Vi è una variegata documentazione di tipo sociologico, psichiatrico, psicologico e clinico e siamo in grado di stabilire una correlazione specifica tra legami deboli e patologie». La coppia, ormai «intesa come modello provvisorio, è indicativa, quindi, di un nuovo modello sociale che è sempre più incline all’atomizzazione degli individui».

La redazione
(articolo inserito nell’archivio tematico dedicato al divorzio)

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47 commenti a Il divorzio? Per i bambini è peggiore rispetto alla morte dei genitori

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  1. mario ha detto

    salve. la vera domanda, che non è una provocazione ma è successo davvero ad amici, è : è preferibile il suicidio di uno dei genitori o il divorzio? i bambini soffrono più per un doloroso divorzio o se un genitore che non ce la fa più e si congeda dalla vita? sarei curioso di sapere se esistono studi su questo.
    dico questo rimanendo profondamente convinto del fatto che la cosa migliore è stare insieme e lavorare sui problemi di un matrimonio.
    ciao, mario.

    • mavko ha detto in risposta a mario

      Domanda interessante ma che andrebbe ampiata secondo me. Sono più numerosi i tassi di suicidio a causa dei divorzi o dei matrimoni malsani? Quali effetti sulla prole (cornuta e mazziata in questo caso direi)? Qualcuno sa rispondere con qualche dato?

    • Luciano ha detto in risposta a mario

      Non ho dati a disposizione ma immagino che il suicidio sia un’esperienza ancora più traumatica della separazione per i figli.
      A mio modo di vedere i comportamenti devianti da parte dei figli in queste situazioni nascono dall’aver “assorbito” comportamenti irresponsabili dei genitori.

      Una cosa è un incidente non intenzionale e un’altra un suicidio volontario. Non è la perdita del genitore in sè a essere molto traumatica, ma è l’allontanamento-perdita volontario.

      • hic et nunc ha detto in risposta a Luciano

        dissento, ogni bambino si affeziona in modo individuale ai suoi genitori e viceversa non esiste una legge uguale per tutti, non siamo animali che la scienza possa capire studiandoli in laboratorio o in un’ipotetico habitat naturale

        • Luciano ha detto in risposta a hic et nunc

          Si vede che fino ad “hic et nunc” non hai letto/studiato nulla di psicologia, sociologia o psichiatria.

          • hic et nunc ha detto in risposta a Luciano

            se un comportamento è statisticamente rilevante è in continuità con il processo ontogenetico dunque è la regola? se non lo è è un’anomalia spiegabile deterministicamente per via di anomalie organiche o per via di un ambiente innaturale, il quale però di norma, se naturale, determina anche i comportamenti non anomali? Mai che sia un comportamento conseguente ad altri comportamenti individualmente condizionati cioè “di norma” “innaturali”? o i geni o l’ambiente, non si scappa… o ti comporti così e così (come tanti altri=normale) o semplicemente sei preda di un comportamento coatto, sei un “caso” di cui bisogna capire perché funziona cosà e cosò… non ci sono alternative… proprio non le vedi. O normale o pazzo.

          • sara ha detto in risposta a Luciano

            Perchè invece chi fà queste indagini l’ha letta?…

            Sà cosa dice la psicologia? o usa ciò che ha a disposizione solo quando gli conviene?.

            Tra l’altro non capisco l’utilità di questo Studio, tenendo in considerazione la situazione dell’infanzia dei giorni attual.

            Una scoperta ovvia, scontata e insignificante su un fenomeno che si poteva evitare già tempo addietro.

            Cosa serve conoscere le dinamiche che implicano potenziali disturbi e una malsana crescita in un bambino, soprattutto dovuta all’assenza o alla conflittuale situazione coi propri genitori, se poi non la si attua nel momento opportuno evitando che determinate scelte giuridiche e governative possano incidere sull’infanzia stessa?

            Poi fà alquanto ridere che in un momento in cui ho sentito affermare da stessi psichiatri e psicologi in televisione, in programmi e sulle riviste, che:
            NON ESISTONO CERTEZZE SUL FATTO CHE UN BAMBINO POSSA CRESCERE MALE CON FAMIGLIE MONOGENITORIALI, PLURIGENITORIALI, OMOGENITORIALI O CON TECNICHE DI FECONDAZIONE ETEROLOGA E NATI PER ESSERE VENDUTI AD ALTRI GENITORI CON PRATICHE DI UTERI IN AFFITTO, e quindi l’importante e che qualcuno bene o male tiri sù sti figli, chi sia a fare cosa poco importa.

            LO SLOGAN OGGI è.
            BASTA L’AMORE.
            DOVE SONO GLI PSICOLOGI ORA?…non hanno forse abbastanza studi, su orfani di padri e madri, o studi su come solo una separazione dalle figure di riferimento e quindi anche solo la non presenza di una delle due possa generare danni irreversibili?.
            e come mai parlano di divorziati e ora che siamo nel “boom” delle negazioni dei diritti dell’infanzia stanno tutti, o quasi tutti, zitti?.
            facile parlare di Divorziati come fenomeno base causa di problemi.

            Ma dove erano quelli che oggi indagano sulle conseguenze di tale fenomeno nei tempi della piena influenza comunista che ha portato al divorzio e all’aborto legalizzato’…perchè non parlarono a quel tempo…invece di fare i fenomeni a scoprire gli effetti scontati che tutto ciò avrebbe causato.

            forse perchè come oggi avviene per il fenomeno delle fecondazioni artificiali e del business delle cliniche della fertilità e della procreazione, non si può affermare nulla altrimenti sei radiato come medico?.
            forse perchè allora, come oggi se ti azzardi a dire che un bambino dovrebbe crescere coi propri genitori invece di essere venduto o privato di uno dei due, legalizzando ogni pratica e “PROGETTANDO ORFANI PER LEGGE”, sei tacciato per omofobo, arretrato e fascista?

            Poi dico fatevela ogni tanto qualche domanda, se due genitori che ci hanno provato ma che comunque non sono riusciti a farcela a stare insieme nonostante tutto ma che hanno provato ad avere un progetto di vita:
            hanno desiderato un bambino, cresciuto, amato..un figlio loro….crei così tanti danni una vota separati,
            Come non immaginarsi che un figlio comprato e privato dei propri legami naturali, o voluto per desiderio puro tramite eterologa non possa creare danni maggiori?

            Dove sono gli Psicologi e i Pediatri di fronte tali abomini?.

            Come è possibile che si taccia? o si parli poco?
            Non accadde forse lo stesso di quando anni fà approvarono il Divorzio?…e magari tra 20 anni uscirà il genio di turno a fare lo studio per dirci che tali pratiche hanno portato gli ormai adulti figli di questo regime a impazzire.

            Non basta come campione i milioni di orfani per natura? o di guerra?o orfani delle ingiustizie?
            dobbiamo anche crearli noi?
            meglio orfani che figli di separati?
            NON lo so ciò che scandalizza è che questi studi arrivano sempre in ritardo, quando ormai il danno è fatto e il regime di turno passato.

            Speriamo solo che qualcuno si “SVEGLI”prima, oggi, per salvare in parte le generazioni del domani.

          • h.e.n ha detto in risposta a Luciano

            l’unica psicologia oggettivabile è quella delle folle in cui, obbediente a delle “provocazioni” provenienti dall’esterno, l’individuo perde la sua individualità e diventa permeabile all’ambiente proprio in quanto perde sé stesso e può essere considerato con l’ambiente un’unità, solo in tale caso l’individuo è una funzione regolata dalla “costellazione” costituita dal suo ambiente e dalla sua personalità e si può inquadrarlo nel funzionamento del sistema prescindendo dalla situazione specifica dell’individuo che è invece la situazione normale. Ridurre l’individuo ad una funzione regolata dal rapporto personalità ambiente è riduzionismo, che non è una scienza ma una teoria scientifica implicita trasversale che comprende l’antropologia e le sue branche e la psicologia scientifica, che fa capo alla fisiologia per la parte empirica e all’umanesimo antropocentrico per quella speculativa, che condusse fin dagli albori alla svolta naturalistica delle scienze umane.

            • sara ha detto in risposta a h.e.n

              POTREBBE, se possibile, e se non arreca un danno alla sua sensibilita’, tradurmi questo concetto astratto in un suo piu’ personale pensiero?

              • h.e.n ha detto in risposta a sara

                perché credi che sia un copia incolla? l’uomo non è un animale dunque non può essere studiato come un animale

                • sara ha detto in risposta a h.e.n

                  No, certo Che non lo e’, e’ solo piu’ complesso.

                  Per arrivare a stabilire cio’ che e’ patologico si inizia da una casistica Che presenta stessa diagnosi.

                  La depressione, ha sia valenza psichiatrica Che psicoanalitica..dipende dall’origine.

                  Nell’uomo, la psichiatria analizza le disfunzioni cerebrali( cause esogene) per definire ben precise patologie.
                  E la psicologia,con tutte le sue derivazioni, studia e analizza fattori endogeni Che sono all’origine di altre situazioni patologiche( cause endogene). Derivanti da ambiente e sviluppo.

                  Spesso le due cose sono correlate.

                  • h.e.n ha detto in risposta a sara

                    No, certo Che non lo e’, e’ solo piu’ complesso.

                    non c’è niente di più complesso se rimane nell’ambito della fisiologia quando però interpreta il comportamento non è che aumenta la sua complessità, sparisce proprio l’oggetto studiato, ciò che studia è una teoria implicita, come chi pensando all’universo mondo cercasse di comprenderlo con le categorie che vanno bene nello spazio circoscritto delle sue frequentazioni e delle sue abitudini (il gatto o il cane, il vicino di casa, la parrucchiera, il barista, guardare la tv, spegnere la luce, andare a dormire, sognare…). Il pensiero mitico funziona così e infatti la psicologia da molta importanza ai miti… La psicologia allora non è un pensiero mitico? No, certo Che non lo e’, e’ solo piu’ complesso.

                    • sara ha detto in risposta a h.e.n

                      Sulla complessitva’ mi riferivo all’uomo Che e’ piu’ complesso di un animale.

                      La psicologia non studia miti, studia i fatti, i comportamenti e cerca di interpretarli.

                      La psicologia e’ nata quando l’uomo ha sentito il bisogno di guarirsi, di raccontarsi capendo o percependo nei sui comportamenti qualcosa di patologico, Come se qualcosa lo limitasse nello svolgere una Vita normale.

                      Una azione o un pensiero e’ patologico quando piega l’uomo alla sua volonta’ impedendogli di svolgere con serenita’ una Vita ” normale”.

                      Ossessioni,manie, pensieri intrusivi, stereotipie ecc ecc fino alle psicosi piu’ gravi non sono miti. Sono situazioni reali di comportamenti ben definiti , con stesso decorso, solo Che trovano la loro Causa non in un organo da curare, ma in un’anima ferita da un vissuto quasi sempre tragico, Che porta con se traumi incapaci di rimanere nascosti per lungo tempo, qualcosa torna alla coscienza, e in quel momento so presenta il disturbo, Che altro non e’ che un modo Che la mente ha di razionalizzare un trauma per non impazzire.( meccanismi di difesa).
                      Se fosse come dici tu, tutto rimarrebbe teorico.

                      Invece sia con terapie che col tempo si guarisce.

                      Alcuni addirittura son riusciti a guarire dalla psicosi. Ascoltando i loro sintomi e con un lavoro di introspezione capirne l’origine.

                      L’introspezione e’ il punto.

                      O lo Fai da solo, o qualcuno ti aiuta( psicoterapeuta)

                    • hic et nunc ha detto in risposta a h.e.n

                      “Per arrivare a stabilire cio’ che e’ patologico si inizia da una casistica Che presenta stessa diagnosi.”

                      prima bisogna stabilire cos’è patologico.

                      la depressione, ha sia valenza psichiatrica Che psicoanalitica..dipende dall’origine.

                      se la depressione ha la valenza psichiatrica dipende dalla psichiatria, se psicanalitica dipende dalla psicanalisi

                      la psichiatria analizza le disfunzioni cerebrali( cause esogene) per definire ben precise patologie.

                      credevo analizzasse le patologie per identificare (definire) le cause e porvi rimedio. Ma le patologie come sono definite? non dalla psichiatria pratica ma da quella teorica spesso implicita cioè prima di analizzarle – idem la psicologia

                      Sulla complessita’ mi riferivo all’uomo Che e’ piu’ complesso di un animale.

                      non credo sia la maggiore complessità dell’animale a rendere l’uomo meno animale

                      La psicologia non studia miti, studia i fatti, i comportamenti e cerca di interpretarli.

                      i fatti che studia sono le interpretazioni che non studia…

                      la psicologia e’ nata quando l’uomo ha sentito il bisogno di guarirsi, di raccontarsi capendo o percependo nei sui comportamenti qualcosa di patologico, Come se qualcosa lo limitasse nello svolgere una Vita normale.

                      fin qui siamo d’accordo, è l’uomo a definire ciò che è patologico non la psicologia quella nata come terapia. Se si usano i concetti della psicologia clinica per interpretare tutta la realtà tutto viene interpretato in quella chiave, se piove è maltempo

                      Una azione o un pensiero e’ patologico quando piega l’uomo alla sua volonta’ impedendogli di svolgere con serenita’ una Vita ” normale”.

                      se fosse al servizio della volontà sarebbe una scienza al servizio dell’uomo, invece interpreta la stessa volontà come al servizio della natura umana definita con i suoi concetti mitologici

                      Ossessioni,manie, pensieri intrusivi, stereotipie ecc ecc fino alle psicosi piu’ gravi non sono miti.

                      sono mitizzati

                      Sono situazioni reali di comportamenti ben definiti , con stesso decorso, solo Che trovano la loro Causa non in un organo da curare, ma in un’anima ferita da un vissuto quasi sempre tragico, Che porta con se traumi incapaci di rimanere nascosti per lungo tempo, qualcosa torna alla coscienza, e in quel momento so presenta il disturbo, Che altro non e’ che un modo Che la mente ha di razionalizzare un trauma per non impazzire.( meccanismi di difesa).

                      le situazioni reali sono ferite da curare prima che te lo dica la psichiatria, le cause fisiologiche invece quelle può identificarle, in base al fatto che rimuovendole scompaiono i sintomi, spesso inibendo non solo i comportamenti ma le stesse funzioni che li rendono possibili… Producendo un effetto reale di inibizione del sintomo reale (“comportamenti ben definiti”) che agisce su una causa puramente mitologica (ferite nascoste vissuto tragico eccetera). Di solito accade anche il contrario: la psichiatria ti dice quali sono le ferite da curare e sulle cure possiamo anche tacere…

                      e fosse come dici tu, tutto rimarrebbe teorico.

                      esistono psicoterapie che non hanno tutta la mitologia alle spalle della psichiatrie e della psicanalisi

                      Invece sia con terapie che col tempo si guarisce.

                      sei ottimista… e se chianassi guarigione ogni remissione dei sintomi saresti un idiota, perché magari è stata “curata” una pesona sana

                      Alcuni addirittura son riusciti a guarire dalla psicosi. Ascoltando i loro sintomi e con un lavoro di introspezione capirne l’origine.

                      L’introspezione e’ il punto.

                      Se la causa è organica non dovrebbe bastare, secondo la psichiatria

                      O lo Fai da solo, o qualcuno ti aiuta( psicoterapeuta)

                      il problema è credere (senza peraltro capire che a livello accademico questo non lo si pensa apertamente, per non cadere nel ridicolo, ma per la vulgata così stanno le cose) che vi siano dei vissuti univocamente collegati con determinate patologie. Ma distinguere troppo caso per caso renderebbe impossibili le generalizzazioni e dunque le teorie, che nel migliore dei casi sono vere in quanto supportate dalla statistica che non dà prova di verità metafisiche sull’uomo, ma di comportamenti comuni

                    • sara ha detto in risposta a hic et nunc

                      Ah…………………………………….
                      Ok.

                    • sara ha detto in risposta a sara

                      Ps:..

                      Io pero’ non sopporto questo modo di frammentare un discorso..

                      E’ una brutta abitudine Che avete qua dentro.

                      Parte di cio’ Che dici lo condivido, altro un po’ meno..ma non ho tempo …

                      Cmq considera cio’ Che dico un Mio personale modo ci vedere la Disciplina.

                      Ultima Cosa: Ho come la sensazione che Cio’ che tu affermi dovrei pensarlo io e cio’ che io affermo dovresti pensarlo tu.

                    • hic et nunc ha detto in risposta a h.e.n

                      io non frammento è che non posso sviluppare mille argomenti che tu ogni volta tiri in mezzo come fosse uno solo

                  • hic et nunc ha detto in risposta a sara

                    No, certo Che non lo e’, e’ solo piu’ complesso.

                    non c’è niente di più complesso se rimane nell’ambito della fisiologia quando però interpreta il comportamento non è che aumenta la sua complessità, sparisce proprio l’oggetto studiato, ciò che studia è una teoria implicita, come chi pensando all’universo mondo cercasse di comprenderlo con le categorie che vanno bene nello spazio circoscritto delle sue frequentazioni e delle sue abitudini (il gatto o il cane, il vicino di casa, la parrucchiera, il barista, guardare la tv, spegnere la luce, andare a dormire, sognare…). Il pensiero mitico funziona così e infatti la psicologia da molta importanza ai miti… La psicologia allora non è un pensiero mitico? No, certo Che non lo e’, e’ solo piu’ complesso.

    • giulia ha detto in risposta a mario

      Sarò ignorante ma a me sembrava PALESE che l’articolo parlasse di morti naturali!

  2. giulia ha detto

    Com’è che UCCR fa riferimenti alla Familiaris Consortio e non alla Amoris Laetitia che è più recente? non è abbastanza esplicativa per voi?!

  3. Attilio ha detto

    La sig.ra Maraini, come tanti altri laicisti come lei, dimostra che è vissuta tra le nuvole.
    Sono più duri delle pine verdi.
    Il sen Fanfani non promosse il referendum che fu promosso nel 1971 con la raccolta delle firme da un Comitato apposito. la legge fu approvata nel dicembre del 1970 mentre il referendum, oggetto i tante trattative, fu svolto nel 1974.
    Il Comitato era così composto:
    Giangualberto Archi,
    Giuseppe Auletta,
    Felice Battaglia,
    Carlo Bozzi,
    Antonio Ciampi,
    Lia Codacci Pisanelli,
    Sergio Cotta,
    Augusto Del Noce,
    Serio Galeotti,
    Filippo Gallo,
    Giorgio La Pira,
    Franco Ligi,
    Gabrio Lombardi,
    Carlo Felice manara,
    Enrico Medi,
    Lina Merlin,
    Bernardo Merlo,
    Giambattista Migliori,
    Giuseppe Olivero,
    Marcello Rodinò,
    Franceso Santoro Passarelli,
    Libera Santucci,
    Ignazio scotto,
    Rgidio Tosato,
    Alberto Trabucchi.
    Questo il Comitato che era affiancato anche tanti altri nomi di studiosi illustri.
    Nella mia città ricordo: i prof.ri Giovanni Prodi, Ennio De Giorgi ed altri.

  4. hic et nunc ha detto

    Il divorzio? Per i bambini è peggiore rispetto alla morte dei genitori

    titolo fuorviante perché sembra identificare il divorzio con un ipotetico maggiore dolore psicologico che i bambini proverebbero per il divorzio rispetto alla morte dei genitori, e in quanto tale causa di ciò che è indicato come giustificazione dell’aggettivo “peggiore” riferito al divorzio (“depressione, disturbo d’ansia generalizzato, fobia, panico, dipendenza da alcol, abuso di droghe e tossicodipendenza”), e in quanto tale in grado di spiegare da solo le conseguenze di cui il divorzio è “predittore” e male assoluto, causa della causa, causa del dolore del bambino e delle sue conseguenze devastanti… Ma il divorzio, identificabile certamente come una delle possibili cause indirette (insieme ad altro, compresa una nemmeno ipotizzata indifferenza del bambino per il divorzio dei genitori, o un nemmeno ipotizzato minor dolore rispetto a quello per la morte per i genitori) di ciò che è peggiore per il bambino, non è identificabile come ciò che è peggiore direttamente anche per il vissuto del bambino, sminuendo un’esperienza quella del lutto che non è paragonabile… che non è meno importante delle conseguenze del divorzio. Altrimenti basta ammmazzare quelli che divorziano per salvare i bambini….

    infatti non vedo quale logica possa identificare univocamente cio che è “peggiore” per le conseguenze a lungo termine (cioè il divorzio) con ciò che è “peggiore” psicologicamente come riflesso o vissuto psicologico del divorzio, che non è detto nemmeno sia qualcosa di doloroso, e nemmeno quale logica possa identificare il divorzio insieme o attraverso quel vissuto, come la causa diretta di quelle “conseguenze” (droga, depressione, ecc.) statisticamente rilevate (che non indicano necessariamente nessi causali diretti), di ciò che rende “peggiore” il divorzio della morte dei genitori

    • Andrea VCR ha detto in risposta a hic et nunc

      Se l’arrampicata sugli specchi fosse uno sport olimpico aggiungeresti un oro ogni 4 anni al medagliere italiano!
      Eloquenza notevole, ma niente altro. Ogni ulteriore commento sarebbe pura perdita di tempo… con i muri di gomma non serve parlare.
      Viva Cristo Re

      • sara ha detto in risposta a Andrea VCR

        Perche’ Andrea?
        Perche’ scegli l’astio e non la comprensione.

        All’apparenza ogni discorso e’ insignificante, ma per dargli un senso bisognerebbe cambiare visuale. Non convinzioni, solo visuale senno’ rischi di ” bruciarti” tutto il bel panorama.

        😉

  5. Fabrizia ha detto

    Posso solo dire che mia figlia, che ha perso il papà a quattro anni e mezzo, adesso a vent’anni dice che è più fortunata lei di tutti i suoi amici con genitori divorziati. Dice che almeno lei sa che il suo papà le ha sempre voluto bene, mentre tanti padri dopo il divorzio sono spariti, o si sono rifatti un’altra famiglia con altri figli con i quali vivono, trascurando un po’ quelli di primo letto.

    • Fabrizia ha detto in risposta a Fabrizia

      Non so. Forse è più facile elaborare un lutto che un abbandono. Un figlio immagino possa soffrire, se pensa che tutto il suo amore non ha impedito al papà o alla mamma di abbandonarlo per rifarsi un’altra famiglia. Forse la separazione è meno traumatica di un divorzio. Almeno i genitori non sostituiscono l’altro genitore del figlio ( ogni figlio ha solo quel padre e quella madre) con un’altra persona.

    • hic et nunc ha detto in risposta a Fabrizia

      io non amo pensare che ci siano degli schiemi comportamentali giusti e schemi sbagliati, dipende anche dal vissuto individuale.

      poi quello che dice tua figlia in una situazione non è detto che sia quello che si porta dentro di più importante. Se un lutto impedisse negli anni di esprimere una metà dell’intelligenza potenziale di un figlio nessuno se ne accorgerebbe… Definire peggiore il divorzio perché è meno gestibile essendo una situazione interiore che si trascina mentre il lutto sarebbe sempre una ferita interiore che si rimargina e non si trascina (forse per essere più gestibile, perché meno sopportabile) è secondo me sbagliato

      • Andrea VCR ha detto in risposta a hic et nunc

        Consiglio comunque l’acquisto di un buon manuele di psicologia… giusto per capire le implicazioni di quello che hai detto.
        Viva Cristo Re

        • hic et nunc ha detto in risposta a Andrea VCR

          io metto giù quello che penso tu fa’ altrettanto

        • hic et nunc ha detto in risposta a Andrea VCR

          qui forse non mi sono spiegato bene lo ridico con una domanda non essendo un dogmatico: forse che i drammi interiori sono considerati peggiori perché meno gestibili, perché in qualche modo gestiti con una sofferenza maggiore o con più “problemi psichici” evidenti rispetto a drammi resi più gestibili perché non gestiti affatto

    • Attilio ha detto in risposta a Fabrizia

      Anch’io come sua figlia dico le stesse cose, vedendo le sofferenze, gli sbandamenti personali dei bambini e dei loro genitori, delle persone e della società’ . La famiglia non e’ un optional ma il fondamento, la cellula della società. Se sta male la famiglia sta male anche la società .

  6. Grazia ha detto

    Comprendo perfettamente che stiamo parlando di studi in larga scala ma leggendo tutto ciò, commenti compresi, non posso non esprimermi soggettivamente: io ho 43 anni, figlia di due genitori che hanno sempre litigato pesantemente. Ho ricordi di me a sei anni che dal piano superiore stavo sveglia la notte a sentirli litigare. Una vita di malessere continuo a vederli detestarsi. Giorno e notte. Le feste non erano mai feste e la mezz’ora dei pasti tutti seduti a tavola era terribile. Li pregavo di separarsi. A vent’anni me ne sono andata da casa perché non sopportavo più di vivere con loro. Dopo 15 anni si sono separati dicendo che erano stati insieme solo per i figli (il che era naturalmente una “giustificazione” per non essere mai riusciti ad affrontare l’opinione pubblica. Perché tutto questo discorso? Solo per dire che non credo sia il divorzio in sé il problema quanto piuttosto il modus: io avrei di gran lunga preferito due genitori separati e felici in altre vite piuttosto che essere coinvolta in 40 anni di grida, musi neri e costante negatività. Mi sono ritrovata a 35 anni, incinta, a doverli ancora una volta dividere. Tutt’oggi che sono separati sono il mediatore quando si trovano a discutere. Se si fossero separati quando era il momento è sì fossero rifatti una vita, sarebbero stati più sereni loro e io non avrei portato questo fardello per una vita. Prendo atto della studio ma continuo a pensare che sia meglio una separazione condotta in maniera civile e che escluda il bambino dalle dinamiche di litigio piuttosto che una vita di malessere. Lo studio in questione avrà tenuto conto del fatto che nella maggior parte delle separazioni i bambini vengono strumentalizzati da genitori risentiti versi il partner? Perché io credo che il vero problema nelle separazioni sia quello del comportamento genitoriale.capisco che possa essere, come dice lo studio, più facile accettare la morte piuttosto che un rifiuto. Ma perché invece non si dice che le dinamiche di separazione influiscono a seconda del comportamento degli adulti? Due genitori che serenamente affrontano la separazione, senza ripicche, senza screditarsi l’un l’altro agli occhi dei bambini, senza cercare di essere il genitore preferito, è di gran lunga meno dannosa per il bambino di una vita a gestire litigi, scenate e tristezza continua. Un pregio però questa mia esperienza di figlia in quelle condizioni l’ha avuto: ho imparato cosa NON volevo che fosse la mia famiglia. Il problema non è la separazione ma il comportamento degli adulti nell’affrontarla.

    • Vincent Vega ha detto in risposta a Grazia

      Per Grazia.

      Cara Grazia, non sai quanto ti capisco, visto che ho vissuto una situazione molto simile.

      Quando scrivi

      “Perché tutto questo discorso? Solo per dire che non credo sia il divorzio in sé il problema quanto piuttosto il modus: io avrei di gran lunga preferito due genitori separati e felici in altre vite piuttosto che essere coinvolta in 40 anni di grida, musi neri e costante negatività”

      Mi sembra di rivivere la mia esperienza, tant’è che quando si sono separati (hanno aspettato che io fossi cresciuto, per non farmi soffrire) è stata una liberazione per tutti, ora sono passati quasi 11 anni e sono entrambi rifioriti. Beato chi riesce, tramite l’impegno e la Grazia di Dio, a mantenere il suo matrimonio, perché io, te e molti altri sappiamo che può diventare un autentico ergastolo.

      • Grazia ha detto in risposta a Vincent Vega

        Ecco Vincent, i miei erano talmente logorati, invece, che (separandosi a 60 anni) non hanno cambiato nulla praticamente… portano dentro rabbia e rancore infiniti. Io li ho odiati quando dicevano che stavano insieme per noi figli: io non la voglio la colpa del loro malessere.

        • sara ha detto in risposta a Grazia

          Ciao Grazia..

          Se posso darti un consiglio:

          Riconciliati col tuo passato e coi tuoi genitori, ora, per non doverti rimproverare un domani di non averlo fatto prima…

          Tutti, ma proprio tutti,abbiamo un motivo per dare la colpa a Chi ci ha Messi al mondo e al loro modo di essere stati o meno buoni genitori.

          Non vorrei fare la morale a nessuno, non e’ nel Mio stile.

          Ho iniziato a guardare Mio padre con occhi nuovi, quando l’ho visto indifeso al varco, senza piu’ nulla.
          Quando l’ho sentito chiederci perdono, quando ho capito Che da una Vita da orfano di padre, quäle era, ha dato cio’ Che poteva, per lui il Massimo, per me sempre meta’:).

          Non c’e’ Cosa Che liberi di piu’ di un perdono sincero. Poi tutto sara’ come nulla fosse accaduto.

          Ho riscoperto i miei genitori quando da Madre ho capito Cosa volesse Dire rischiare la Vita in un parto, svegliarsi 5 Volte a notte, restare svegli per la paura di non accorgersi della febbre alta, della pazienza spesa dietro ogni capriccio…

          Non e’ facile essere genitori, si Parte con tanti buoni propositi e belle speranze, poi ci si trova sempre a fare i Conti con se stessi e con la storia.

          Ma Dio fa’ nuove tutte le cose, e anche dal male trae fuori il bene.

          Fallo se puoi:).

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Grazia

          Ecco Grazia, Sara ti ha dato dei consigli perfetti questa volta, seguili. 🙂

          • sara ha detto in risposta a Vincent Vega

            E …..i “Tradizionalisti”.

            C’e’ Chi vorrebbe farli saltare in aria ma, forse, probabilmente, ogni tanto qualcosina di utile, o “buono”, la dicono anche loro.

            • Vincent Vega ha detto in risposta a sara

              I tradizionalisti propriamente detti sono coloro che non riconoscono il Concilio Vaticano II, e tutti i Papi da lì in poi, perciò faccio fatica a vederli bene. 🙂
              Ad ogni modo ripeto, ciò che hai detto a Grazia è del tutto giusto.

              Anche perché nel tuo discorso ci hai messo il cuore, i tradizionalisti propriamente detti invece mettono solo la legge, quando sappimao bene che la lettera uccide ma lo spirito vivifica.

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Grazia

          Per Grazia

          “Ecco Vincent, i miei erano talmente logorati, invece, che (separandosi a 60 anni) non hanno cambiato nulla praticamente… portano dentro rabbia e rancore infiniti. Io li ho odiati quando dicevano che stavano insieme per noi figli: io non la voglio la colpa del loro malessere.”

          Capisco perfettamente e anche a me è dispiaciuto.

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Grazia

          Per Grazia

          “Ecco Vincent, i miei erano talmente logorati, invece, che (separandosi a 60 anni) non hanno cambiato nulla praticamente… portano dentro rabbia e rancore infiniti. Io li ho odiati quando dicevano che stavano insieme per noi figli: io non la voglio la colpa del loro malessere.”

          Capisco perfettamente e anche a me è dispiaciuto.

  7. Vincent Vega ha detto

    Rispondo qua a Francesca https://www.uccronline.it/2016/05/04/convivenza-prematrimoniale-e-la-lungimirante-visione-della-chiesa/#comment-176319 visto che nell’altro topic è scaduto ll tempo e sono stato chiusi i commenti.

    “Non ti rendi conto che sei tu a pretendere una regola. Molto più di me. Tu vuoi una “garanzia di salvezza” e nel contempo crearti regole su misura. È molto evidente. E vuoi che quadri tutto.”

    La “garanzia di salvezza” non ce l’ha nessuno, nemmeno i Santi da quanto mi risulta, figurati io.

    “Appunto. Non credo che approvi il continuo lambiccarsi il cervello sul “farsi una vita sessuale”, “trovare la donna giusta”, “avere il carattere compatibile” o “essere sessualmente compatibili”. Si perdono tempo e anni. Che vengono sottratti alle altre attività più importanti.
    Sembra che tu promuova la giustizia sociale…. ma poi in realtà sei stra-preoccupato di “non rovinarti la vita” con la donna sbagliata. Quindi pensi a te stesso, in primis. Non barare.”

    Aspetta, questo discorso non lo capisco. Cosa c’entra cercare di vivere la carità col non voler rovinare la vita ad un’altra persona? Ad esempio, visto che questo topic parla di divorzio, se mi fossi sposato con lei avremmo finito col separarci e le avrei rovinato la vita. Di certo era l’ultima cosa da fare. Poi non capisco il discorso sul “si perdono tempo ed anni”. In che senso? Non mi risulta che chi non si sposa con la prima che capita perda “tempo ed anni” per questo, perciò non capisco il nesso.

    Riguardo alla carità cerco di fare del mio meglio, ricordandomi che “non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra”, pertanto non vengo certo a dire qua quello che faccio.

    “Oh, niente. A me niente. Secondo me c’è sempre il discorso del Resto biblico. Si tratta di vedere come si fa a rientrare in questo Resto.
    Non credo che basti appellarsi una volta alle noachidi e altre volte a quello che ti pare…”

    Ho riportato le noachidi perché secondo la Torah i sette precetti noachidi sono ciò che basta ai gentili per essere considerati “giusti tra le nazioni” e prendere parte alla Resurrezione finale.
    Di certo non possono essere liquidate facilmente visto che l’ebraismo è a tutti gli effetti una strada di salvezza parallela (cit San Paolo “le promesse di Dio sono irrevocabili”) ma è ovvio che il cristianesimo sia la rivelazione di Cristo, che gli ebrei ancora non accettano ma accetteranno alla fine dei tempi, quando Israele verrà convertito.

    Ad ogni modo facciamo del nostro meglio, dai, e speriamo bene.

  8. Paroleparole ha detto

    Oltre a tante chiacchiere…qualcuno separato con figli magari piccoli che dica la sua. Vi dico la mia: tic della grande fino a poco tempo fa, rifiuto di stare con il papà del piccolo o di mangiare o di dormire e mi fermo qui. Evviva le separazioni

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