Divorzio e divorzio breve: tragiche conseguenze (per tutti)

Divorzio«Mi alzerò presto, mi farò la barba e andrò a dire di sì, spensieratamente, alla distruzione della famiglia», così Guido Ceronetti annunciò il voto a favore del divorzio nel 1974. Ironizzava, lo scrittore di “Repubblica”, sulla distruzione della famiglia, senza accorgersi di essere un profeta. Così come erano profeti i promotori del referendum, quando si opponevano al divorzio per evitare il collasso della famiglia.

Oggi è sotto gli occhi di tutti la debolezza della famiglia, la crescente diffusione delle separazioni, l’instabilità delle coppie, la frammentazione delle famiglie, la spartizione dei bambini. Ci hanno ingannato: dicevano che permettere il divorzio solo a chi voleva non avrebbe intaccato gli altri matrimoni ed invece, come sempre accade, è stata creata una mentalità perché -lo dicevano già gli antichi greci- una legge fa costume e va a intaccare la vita di tutti i cittadini e modifica la società. Ha commentato il filosofo Marcello Veneziani: «non era vero che il divorzio lasciava l’indissolubilità del matrimonio a chi voleva la famiglia tradizionale e dava la possibilità di scegliere diversamente a chi non vi si riconosceva. Perché la famiglia prese a sfasciarsi progressivamente, e lo sappiamo. Dite pure che era inevitabile, e aggiungete che fu un bene, se volete; ma non negate il nesso».

Il noto giurista Giuseppe Della Torre ha spiegato: «è ben nota ai sociologi e ai giuristi la funzione pedagogica della legge, che col permettere o col proibire induce il consolidarsi di raffigurazioni dei rapporti e di modelli di comportamento. Il matrimonio è stato retrocesso sempre più alla stregua di un mero contratto privato: come tale a contenuto aperto, modificabile dalla volontà delle parti anche nei suoi elementi fondativi e caratterizzanti, legato al permanere o meno di utilità personali, e conseguentemente recessibile per mutuo consenso o in via unilaterale. Addirittura un contratto assai meno garantito di altri. Al di là di ogni buona intenzione, l’effetto di tutto è, tra l’altro, un affievolimento delle relazioni di solidarietà, un illanguidimento delle reti sociali e, in ultima analisi, un indebolimento dell’individuo, rimasto sempre più solo». Della Torre ha anche sottolineato come il matrimonio indissolubile venne difeso da laici e con motivazioni laiche, «la prima andava a sottolineare la struttura profonda e fondamentale del matrimonio come rapporto stabile e solidale tra un uomo e una donna il quale, in una complementarietà che giunge fino all’integrazione più intima, è aperto alla procreazione; la seconda guardava al matrimonio come forma di eticità naturale, considerandolo non come mero contratto, disponibile dalle parti contraenti, ma come prodotto della loro volontà di dar vita a un rapporto giuridico trascendente le persone degli sposi e da queste indisponibile».  

Oggi nemmeno il divorzio basta più e l’iter parlamentare sul cosiddetto “divorzio breve” e “divorzio express” conferma la legge del piano inclinato. «Quando finisce l’intesa, inutile insistere», dicono i sostenitori, pensando che accelerare i tempi del divorzio possa essere un beneficio. In realtà non è affatto così, come ha spiegato l’avvocato Massimiliano Fiorin, «secondo gli studi più qualificati le ragioni della separazione sono sempre più spesso dettate da incomunicabilità e incomprensioni. Difficoltà che si possono affrontare, capire e risolvere», magari con un aiuto esterno. Il tempo è necessario, le cose si possono risolvere, la vita matrimoniale si può sempre salvare e vale sempre la pena di provarci.

Ci troviamo tuttavia nella situazione di guardare al divorzio classico come al male minore rispetto al divorzio express, ma possiamo noi cattolici difendere il male minore? No, dobbiamo sempre testimoniare la bellezza della famiglia indissolubile, che non è certo esente da incomprensioni reciproche e litigi, ma non è nemmeno un’utopia: esiste ed è un bene per tutti. Papa Francesco nel suo discorso al Parlamento Europeo ha sottolineato che la cellula della società non è qualunque nucleo familiare, ma è «la famiglia unita, fertile e indissolubile», la quale «porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali».

Il divorzio ha tolto la roccia su cui costruire e le conseguenze sociali per tutti sono evidenti, non solo per l’instabilità della famiglia e delle coppie ma, in particolare, per i figli. E’ stato dimostrato da diversi lettori de “Il Fatto Quotidiano” che hanno raccontato la loro infanzia con genitori separati e divorziati. Gli studi, infatti, continuano impietosi a rilevare i danni irreparabili ai divorziati e ai loro figli, come abbiamo mostrato nel nostro apposito dossier. Proprio un recente studio inglese si aggiunge alla mole scientifica, rilevando gravi disordini mentali e fisici a cui vanno incontro i figli dei separati: disturbi nello studio, maggior consumo di droga e alcool e maggiori disordini alimentari. Si tenta così di correre ai ripari tramite i “divorzi amichevoli”, dove i genitori si sforzano (giustamente) di mantenersi in buoni rapporti per il bene dei figli. Eppure altri studi negano questi presunti benefici.

Esiste anche un legame tra il numero di divorzi e il calo della natalità, l’altra immensa tragedia della nostra vecchia Europa. Un recente studio spagnolo ha mostrato che il divorzio e le coppie di fatto sono le principali cause della crisi delle nascite. Vi è anche un rapporto sorprendentemente esatto tra altri due fenomeni: dove esistono leggi sull’aborto più permissive, si verificano anche più divorzi: Irlanda e Cile vietano l’aborto, hanno maggior tassi di salute materna e hanno tassi molto bassi di divorzio (3%), al contrario di Russia e Belgio dove è presente l’aborto liberalizzato e altissimi tassi di divorzio (in Belgio i più alti al mondo, 71%).

Gravi conseguenze per tutti, dunque, come ha affermato Francesco. Alla faccia di chi ancora pensa che le leggi abbiano conseguenze solo per chi sceglie di beneficiarne.

La redazione

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55 commenti a Divorzio e divorzio breve: tragiche conseguenze (per tutti)

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  1. Cipollina Verduri ha detto

    Che stupidaggini scrivono questi di destra!

    • gladio ha detto in risposta a Cipollina Verduri

      Può darsi signora Cipolla, Attendiamo pertanto con interessa un Suo più approfondito intervento a sostegno di tale tesi.

      Vede, signora Rapa ( oh… mi scusi…signora Cipolla volevo dire ), come anche Lei ben saprà, qualsiasi imbecille è capace di insultare, altra cosa è sostenere o confutare tesi e argomenti con competenza, serietà ed onestà.

      PS: Scommetto che Lei è anche Vegana ,che dice?

    • andrea g ha detto in risposta a Cipollina Verduri

      E allora?

  2. Florian ha detto

    articolo totalmente incoerente. non si capsce cosa c’entri la legge del 74. cioe’,fatemi capire,secondo voi una coppia litigiosa e in difficolta’ “Per il bene dei figli” va costretta a stare sotto le stesso tetto? ma queste aberrazioni le sostenenete in buona fede o avete contezza delle tragedie domestiche che verrebbero fuori? oppure bisogna fare quello che la chiesa concede da secoli,ossia la sacra rota,in cui con l’annullamento uno puo’ dimenticarsi qualsiasi dovere verso l’altra persona?
    davvero non capisco alcun nesso logico di quello che c’e’ scritto qui.

    • lorenzo ha detto in risposta a Florian

      Il fatto che tu non capisca il nesso logico è la controprova che quanto sostenuto dall’articolo è la pura e semplice verità.

    • lorenzo ha detto in risposta a Florian

      Non, beninteso, nel senso che non arrivi a capire, ma nel senso che la mentalità del provvisorio che è oggi alla base del matrimonio è ormai diventata parte del sentire comune.

    • giovanni ha detto in risposta a Florian

      La coppia litigiosa e in difficoltà farebbe bene a tentare di tutto per capire e risolvere i motivi e le ragioni alla base dei contrsti prima di intraprendere un percorso che lascia più macerie di quanto si possa immaginare.
      E te lo dice uno che ha una certa esperienza in questo campo.
      La separazione, per inciso, è considerata dalla Chiesa moralmente accettabile, anzi dovuta, qualora le criticità della convivenza espongano uno dei coniugi o la prole ad un grave pericolo.
      Il divorzio è ben altra cosa.
      L’articolo non fa altro che esporre delle verità sociologiche incontestabili per chi non abbia le fette di prosciutto dell’ideologia sugli occhi.

      • Florian ha detto in risposta a giovanni

        ” verita’ sociologiche incontestabili ” se permetti se da secoli la maggioranza stragrande dei popoli dell’occidente ha deciso di regolamentare i fallimenti familiari nelle aule di giustizia anziche’ nelle camere da letto o nelle cucine,con le mani o con il sangue, la cosa dovrebbe far riflettere anche te,caro “incontestabile” amico.
        per quanto mi riguarda di incontestabilmente vergognoso c’e’ solo chi pretende di giurare davanti a Dio salvo poi pensare di poter “annullare” tale giuramento pagando,adducendo qualche scusa. la pedagogia cattolica sul matrimonio e’ tutta li’,almeno per quanto mi riguarda,”incontestabilmente”.
        comunque non voglio entrare in polemica,fatti vostri o della “redazione” se reputa questa linea (quale poi? non si capisce neanche dove vogliate andare a parare..abolire il divorzio? ma quando mai….ah ah) utile alla causa cristiana. il mondo va avanti comunque.

        • Florian ha detto in risposta a Florian

          ti invito anche a cercare “isis” su youtube e a dare un’occhiata a cosa succede quando qualche “incontestabile” amico cerca di imporre agli altri la sua legge,contro ogni morale,contro ogni storia,contro ogni intelligenza.

        • Emanuele ha detto in risposta a Florian

          i fallimenti familiari saranno anche regolamentati nelle aule giudiziarie, ma com’è che i cosiddtti “femminicidi” sono in aumento? Anzi sono in aumento proprio tra conviventi, amanti, rapporti instabili… se il problema è la difficoltà a separarsi, perché chi non è vincolato da nessun rapporto formale arriva ad uccidere la compagna?

          Spigaci, gentilmente, questi “incontestabilmente vergognosi” fatti?

          P.S.
          Se proprio vuoi commentare la pedagogia della Chiesa riguardo al matrimonio, prima leggiti le catechesi di San Giovanni Paolo II a riguardo. Le puoi trovare gratuitamente qui:
          http://www.oasicana.it/catechesi_papa.htm

          • giovanni ha detto in risposta a Emanuele

            Uuuuh!!! Addirittura “imporre la legge”! 😀
            Ovviamente se la legge è decisa e promulgata dai soliti “benpensanti” sostenitori della libertà va benissimo, se invece un povero “bigotto oscurantista” fa entrare nel dibattito politico sociale il proprio modo di vedere le cose e partecipare democraticamente alla vita del Paese è paragonabile all’ISIS.

            Allora caro “contestabile amico” ti faccio un po’ una panoramica su come la famiglia è stata sfasciata dalle picconate della legge.
            La separazione è sempre stata prevista dal nostro ordinamento e, come spiegato sopra, anche dalla morale cattolica perché è considerata come opzione remediale davanti ad una convivenza intollerabile che rischia di apportare danni ad uno dei coniugi o alla prole (esempio: volenze familiari). Nessuno può obbligare a convivere con un coniuge/padre violento perché ne va dell’icolumità dgli altri membri della famiglia.
            E fin qui ci siamo.
            Il vincolo matrimoniale resta però in piedi perché la separazione mira ad offrire ai coniugi esasperati lo spazio temporale per una riflessione sulle cause del conflitto e la ricerca dei rimedi allo stesso (cosa che sarebbe impossibile quando gli animi sono esasperati).
            La stessa intollerabilità della convivenza ed il pregiudizio per la prole sono previsti dall’art. 151 c.c. quali presupposti per la separazione. E chi doveva verificarli originariamente? Il tribunale.
            Poi però (ecchecavolo mica possiamo essere così invasivi nella libertà personale dei singoli?!?), a livello giurisprudenziale questo controllo stringente sui presupposti si è nel tempo affievolito sempre di più, al punto che il vaglio di essi è semplicemente sparito riducendosi la “intollerabilità della convivenza” ad una mera “formula di stile” inserita nel ricorso.
            Altro percorso in discesa è riscontrabile in seno all’udienza presidenziale. E’ ancora previsto il tentativo di conciliazione esperito davanti al Presidente del tribunale il quale concepito come organo super partes e dotato di una certa dose di autorevolezza dovrebbe avere il compito di mediare tra i litiganti e tentare di farli ragionare. Orbene, anche se alcuni giudici bigotti e retrogradi (lo so per esperienza) in limitatissime occasioni esperiscono questo tentativo, nella quasi totalità dei casi, si limitano a prendere atto della volontà di separarsi e finita lì (tanto poi si possono riconciliare).
            E si badi bene, è sufficiente che tale volontà sia manifestata da parte uno solo dei coniugi e nonostante la posizione contraia dell’altro.
            Risultato? La separazione, da rimedio esperibile in determinate circostanze la cui reale sussistenza era sottoposta al vaglio di un organo giudicante, è diventata un vero e proprio diritto potestativo riconosciuto a ciascuno dei coniugi, esercitabile “ad nutum”. Il consenso dato al momento della celebrazione del matrimono, in altre parole, è tutelato ancora meno di quello contrattuale perché nel secondo caso per svincolarsi dall’impegno assunto devono sussitere dei requisiti la cui esistenza necessita di uno stringente accertamento.
            Per il matrimonio basta dire “sì” insieme e poi “no” anche da soli.

            Quel sì colorato dal “per sempre”, grazie agli interventi legislativi ed alla prassi giurisprudenziale che ha esaltato all’ennesima potenza l’IO a discapito del NOI vale meno della carta straccia ed è questa consapevolezza che aleggia a livello di percezione collettiva.
            Proprio per questo, ho riscontrato casi in cui la separazione è stata dettata da una intollerabilità della convivenza riducibile al “non lo amo più” o al “ho diritto a rifarmi una vita” in cui l’oggettività del presupposto è sfumata in una percezione meramente soggettiva.

            Mi capitò una cliente che volle separarsi dal marito non perché questo fosse una cattiva persona, ma perché “non lo amava più”, perché aveva trovato un uomo che la corteggiava, che la “faceva sentire donna”.
            Udienza presidenziale:
            (presidente): “Sig.ra Tizia, vuole separarsi?”
            “Sì”
            (presidente): “Sig. Caio, e lei?”
            “No”
            (presidente): “Mi spiace, non posso farci nulla, ma poi potrete sempre riconciliarvi”
            Fine del tentativo di iconciliazione.
            Come risultato, la signora lasciò i figli al marito per trasferirsi in un’altra città con il nuovo compagno e la mravigliosa prospettiva della “nuova vita” ed ancora mi telefona piangendo perché il marito, caduto in profonda depressione per essere stato letteralmente abbandonato non riesce a parlare con lei e a concordare le questioni relative alla prole.

            A-ah. E poi ci scandalizziamo se ci sono i “femminicidi”.

            Ah, e questo solo per le separazioni.
            Per il divorzio, la cui disciplina si è sovrapposta, intrecciata, integrata (spesso male) con quella della separazione il discorso è più lungo, mi limito ad accennare un paio di elementi.
            I presupposti intanto si riducono casisticamente a quello di cui all’art. 3, punto 2), lett. b) della legge 898/1970 (ossia l’intervenuta separazione tra i coniugi). Il tempo intercorrente tra la separazione e la domanda di divorzio originariamente era di 5 anni, poi ridotti agli attuali 3 e ancora, con il famoso “divorzio breve”, ad 1.
            A sto punto, eliminiamo direttamente tale lasso temporale e riduciamo il matrimonio ad un “fai e disfa” a piacimento, non solo per quello che riguarda i presupposti, ma anche per la tempistica.

            Aggiungiamo la recentissima riforma sulla “negoziazione assistita” per cui si può procedere a separazione e divorzio senza manco passare dal Tribunale (che ancora evidenzia, seppur formalmente, la funzione sociale del matrimonio e della famiglia) ed ecco ristretto il primo fondante mattone della società ad una dimensione squisitamente personalistica ed edonistica in cui l’egoismo e l’immaturità del singolo si erge a diritto.

            Sono elementi sufficienti a sorreggere il mio pensiero, caro “contestabile amico”. 🙂

            • giovanni ha detto in risposta a giovanni

              Ho errato: la mia risposta, era rivolta ovviamente a Florian.

            • Titti ha detto in risposta a giovanni

              “A-ah. E poi ci scandalizziamo se ci sono i “femminicidi”.” Quindi, fammi capire, chi ammazza l’ex moglie va capito? Quanti sono gli omicidi a carico degli ex-mariti nei confronti delle mogli che si vogliono separare? Quante volte le cronache sono piene di fatti simili? Certo, se non si separavano, magari campavano, infelici da morire, maltrattate psicologicamente, pestate ad un soffio dall’essere uccise, questa è l’alternativa?

              • giovanni ha detto in risposta a Titti

                Eccola, Titti, con la lancia in resta del più ottuso femminismo sessantottino e protetta dietro lo scudo degli slogan ad effetto, entrare in lizza.
                Siccome sembra che ti faccia piacere avere un buratto con cui giostrare, ti dico che i femminicidi non solo li comprendo, ma li giustifico, così sei contenta e non devo ripetere o chiarire un discorso che hai dimostrato di non aver letto.
                Adesso parti a spron battuto sul tuo cavallo bianco e vedi di colpire il bersaglio.

                • Fabrizia ha detto in risposta a giovanni

                  Mi scusi, caro Giovanni. Titti fa un’osservazione ragionevole. Cosa che non si può dire della sua risposta rancorosa.

                  • giovanni ha detto in risposta a Fabrizia

                    Non è rancorosa, è ironica, cara Fabrizia.
                    La risposta di Titti, invece, non è ragionevole, visto che mi ha attribuito considerazioni che non ho mai fatto e che, anzi, sono ampiamente smentite da quelle parti del mio articolato intervento dove ho scritto che i casi di violenza sono proprio quelli che giustificano la separazione, anche per la morale cattolica.
                    Si è soffermata solo su ciò che le dà, come avviene spesso nei suoi interventi, occasione per dare sfogo al suo femminismo, decontestualizzandolo la frase che ha citato ed ignorando volutamente tutto il resto.
                    Attesa la sua reiterata propensione a questo tipo di scontro, la mia risposta ironica è l’unica possibile.

              • Emanuele ha detto in risposta a Titti

                …stando ai recenti fatti di cronaca, buona parte dei “femminicidi” non è da imputare a matrimoni in scioglimento, ma a convivenze, frequentazioni, Ménage à trois, etc…

  3. Giulio ha detto

    Se il litigio e la separazione dei coniugi sono a danno dei figli allora è meglio almeno che i genitori restino assieme e cercare di risolvere quei problemi. Davvero molto spesso i divorzi sono dovuti a egoismo da parte di entrambi che supera l’amore per i figli e la ricerca del loro bene, all’incapacità di risolvere difficoltà magari superabili insieme. E se questa incapacità fosse la stessa alla base delle tragedie familiari? Due coniugi che cercano insieme di ritrovare concordia come possono finire in queste risoluzioni distruttive (e che intendiamoci se qualcuno non lo credesse sono quelle più aberrate dalla Chiesa)?

    • Ecce ha detto in risposta a Giulio

      L’Italia è uno dei pochi paesi dove si obbliga le coppie a stare “legalmente coniugate” per almeno tre anni dopo la separazione di fatto, proprio per poter offrire la possibilità malle coppie di riconciliarsi. Tu forse credi che in Italia si riconciliano più coppie che in quei paesi che hanno adottato il divorzio breve? Assolutamente no. Mantenere l’attuale legge è l’ennesima prova di forza di una Chiesa che non pensa al bene della gente ma solo ad imporre il proprio punto di vista per poter ancora esercitare potere. Il fatto che siano sempre meno quelli che seguano le sue indicazioni, e mi riferisco ai fedeli, la dice lunga su quanto sia sbagliata la strategia adottata dal mondo clericale.

      • Norberto ha detto in risposta a Ecce

        D’altra parte i siti pornografici sono quelli che attirano il maggior numero di persone. Cosa intendo dire? E’ la risposta alla banale obiezione che se pochi seguono davvero la Chiesa allora è la Chiesa che sbaglia…è l’idiozia del progressista, in questo caso tu, che pensa che i canali porno siano la migliore fonte di cultura soltanto perché hanno più accessi di tutti gli altri siti web.

        I problemi delle separazioni sono problemi di incomprensioni, di incomunicabilità e dare loro del tempo prima di veder naufragato il progetto di una vita è indispensabile, come spiegano gli avvocati matrimonialisti: http://www.avvenire.it/famiglia/Pagine/separati-e-felici-falsita-da-rifiutare.aspx

        Voler annullare queste tempistiche è il segno del potere di una visione laicista che gode nella distruzione della famiglia, ben sapendo che un universo di monadi perde anche i suoi riferimenti morali.

        • Ecce ha detto in risposta a Norberto

          A parte la completa illogicità del tuo esempio sulla pornografia, mi sai dire quante persone tornano assieme dopo essersi separate legalmente e prima del divorzio definitivo? La risposta è praticamente nessuna e quelle poche che ci ripensano, lo fanno a prescindere del divorzio lungo o breve. Devi dire quindi la verità: il divorzio lungo non è altro che il protrarsi dei problemi e delle incomprensioni e non serve quindi assolutamente a niente, se non per far star ancor più male chi magari ha sofferto gravi torti e gravi angustie.
          Se tu vuoi continuare ad essere sposato cun un uomo/donna che magari ti ha cornificato, ingannato, maltrattato o quant’altro, anche quando sei sicuro che non vi siano soluzioni possibili… sei liberissimo di farlo, però obbligare anche le altre persone alle tue scelte mi sembra, oltre che un’inutile prevaricazione, un’abberrazione gigantesca.

          • giovanni ha detto in risposta a Ecce

            Guarda che in linea di massima i problemi e le incomprensioni si trascinano temporalmente ben oltre la sentenza di separazione o divorzio, soprattutto quando ci sono dei figli.
            Non è la sentenza che mette la parola “fine”, perché sono frequentissimi i casi in cui i coniugi (o ex coniugi) continuano a scannarsi come belve per l’attuazione del provvedimento e la sua interpretazione (quante dispute sui tempi di permanenza dei figli, quanto ostruzionismo sulle scelte educative, quanti decreti ingiuntivi e relative opposizioni in punto di “spese straordinarie”).

            Aggiungo che non di rado i “gravi torti” sono tali nella misura in cui vengono così percepiti dalla “parte offesa”. Se l’orgoglio domina il rapporto di coppia, se non si mettono in campo gli strumenti del dialogo VERO, se l’amor proprio impedisce finanche di rivolgersi ad un consulente esterno per la soluzione dei problemi, ed il fuggire, lo sciogliersi dal vincolo appare la soluzione più facile e a minor costo, allora ti potrei fare io una casistica, sulla base della mia esperienza dei “gravi torti”, che portano spesso allo sfascio familiare.
            Credimi, conto sulle dita di una mano le decine di casi che ho affrontato professionalmente in cui la separazione è stata dettata da violenze o sopraffazioni (i casi limite di cui i mass media parlano frequentemente come se fossero emblematici di una situazione generalizzata).

            Ah, per inciso, la Chiesa non è un club, una ONG o un’associazione.

            • Ecce ha detto in risposta a giovanni

              Forse ti sfugge che durante i tre anni di separazione la coppia è ancora legalmente coniugata.

              • giovanni ha detto in risposta a Ecce

                Non mi sfugge affatto.
                Non è il permanere del vincolo legale a costituire l’elemento chiave del protrarsi dei conflitti, visto che i problemi citati, e lo dico per esperienza sul campo, si manifestano anche dopo il divorzio.
                Hai qualche argomento più articolato per la tua risposta?

                • Marco S. ha detto in risposta a giovanni

                  Caro sig. Giovanni, io mi chiedo perché la gente si sposi, se poi la vuole fare cosi’ facile.

                  Il matrimonio civile e’ o non e’ un istituto giuridico, in base al quale la coppia che si impegna alla stabilita’ del legame viene incoraggiata dalla comunita’ con dei vantaggi e delle provvidenze ?

                  E perché, quando le cose non funzionanassero, o si ritenesse che fosse cosi’, si vuole subito lo scioglimento di un vincolo che si era invece promesso stabile ?

                  Non e’ piu’ serio dover almeno fare “il saltino” dopo aver preso un impegno oneroso per la societa’, che pero’ non si e’ stati in grado di onorare ?

                  O non e’ meglio non sposarsi proprio ?

                  O abolire il matrimonio, tout court, con grande gioia dei contribuenti, tanto di figli se ne vedono sempre meno ?

                  Interrogativo, passo…

                  • Gianluca ha detto in risposta a Marco S.

                    Se quanto lei dice avesse la sua logica, allora lo Stato dovrebbe obbligare le coppie ad almeno tre anni di fidanzamento prima di permettere la celebrazione del matrimonio, invece sappiamo che ci si può sposare anche il giorno dopo essersi conosciuti. Quindi ha ragione Ecce: che utilità ha prolungare l’agonia di un divorzio per tre anni? Assolutamente nessuna, anche perchè è dimostrato che questo periodo non serve alle coppie per riconciliarsi, ma è l’ennesimo retaggio del passato che fa dell’Italia uno dei fanalini di coda in Europa in materia di perfezionamento dei diritti civili.

          • Emanuele ha detto in risposta a Ecce

            quello che sostieni, in base a quali dati sociologici lo sostieni?

            Un matrimonialista mi ha detto il contrario, molte coppie, soprattutto cattoliche, spesso si riconciliano se aiutate… Spesso serve del tempo per “sbollire”.

            Inoltre, spesso il periodo di separazione prima del divorzio permette anche di mettere da parti i futili motivi permettendo di avere relazioni post separazione e con i figli più serene…

            Quindi, se vuoi sostenere il contrario (cosa che certamente potrebbe essere vera) cita almeno qualche fonte.

            • Gianluca ha detto in risposta a Emanuele

              Ti porto la mia esperienza: ho una sorella (credente) che sta assieme a suo marito perchè la religione glielo impone e pensa che hanno cercato soluzioni con degli incontri sia in una parrocchia che in una comunità. Il fatto risultato è che al giorno d’oggi non hanno niente in comune, mal sopportano l’un con l’altra, chiunque nota che l’amore non esite più, come anche il rispetto reciproco. Io so già che rimarranno assieme comunque, ma lo faranno perchè la loro religione glielo impone, non perchè glielo dica il cuore. E le loro due figlie continueranno a soffrire in silenzio per avere due genitori che non si amano. Finiranno la loro vita da sposati? Sicuramente si. Sposati e infelici.

  4. Giulio ha detto

    E comunque Gladio e Dario* per favore non prendete in giro, è una cosa ignobile e infantile

    • Klaus ha detto in risposta a Giulio

      I commenti di Gladio e Dario* sarebbero davvero ignobili e infantili se la signora si chiamasse veramente così, del che dubito …

      • Dario* ha detto in risposta a Klaus

        Se si chaiamasse davvero così non mi sarei mai permesso ma visto che da un po’ di giorni c’è una troll che ama frequentare il sito con nick sempre più fantasiosi…

    • Menelik ha detto in risposta a Giulio

      Secondo me, non è “una cosa ignobile ed infantile”, è rendere pan per focaccia.
      Bisogna uscire dalla mentalità che bisognerebbe stare lì a prenderle senza reagire, perché, secondo me, quella mentalità, del tutto innaturale del resto perché se la specie umana fosse realmente così, adesso semplicemente non esisterebbe più da un pezzo, ha recato un sacco di danni ai cristiani e alla Chiesa.
      Non voglio dire che bisogna essere aggressivi, ma difendersi adeguatamente sì, è lecito, giusto e doveroso.
      Se l’Europa cristiana c’è, anche se c’è chi sta facendo di tutto per estinguerla da dentro, è perché si è difesa dall’invasione dell’islam, tra pirati saraceni ed eserciti regolari.
      Se l’Europa le avesse prese senza reagire, non esisterebbe.
      (In My Humble Opinion).

    • gladio ha detto in risposta a Giulio

      Mio buon Giulio, quando uno esordisce in una discussione licquidando le ragioni della parte avversa come ” Stupidaggini “, così, gratuitamente e senza la benchè minima spiegazione, oltretutto infarcendo il commento con un solenne sproposito ( cosa c’ entra la destra ?) è meritevole solamente di una bella risata in faccia.
      Se ha delle buone ragioni da far valere le esponga, noi siamo qui, se ha solo intenzione di fare sfoggio della propria goffaggine per mio conto può andarsene , con tanto di carta igienica, a impegnarsi in quella funzione che in genere si espleta in ” quel Paese “.

  5. Francesca ha detto

    Ritornando In Topic, e considerando che cos’è oggi il vincolo civile (ovvero poco più che carta igienica) io ci vedrei bene di intraprendere una strada per studiare un doppio canale legislativo. Non ho idea se sia giuridicamente possibile, ma ho pensato più volte che dei volonterosi giuristi cattolici potrebbero studiare la questione. In pratica: sarebbe possibile prevedere per il matrimonio religioso una ricaduta civile SENZA divorzio? (divorzio civile che sarebbe possibile solo in caso di sentenza di nullità della sacra rota).
    Verrebbero così a crearsi, fin dall’inizio, nelle “coscienze” due tipi di impegno sociale: matrimonio “acqua fresca” e matrimonio “serio”. Pensate anche alla coppia di fidanzati che dovrebbe decidere QUALE matrimonio: fin da subito un ragazzo/a avrebbe chiaro anche CHI si ritrova come compagno….magari si aspettava un ragazzo/a con una certa testa e potrebbe scoprire che non era esattamente quello che pensava.
    Questa riflessione proviene anche da mie esperienze personali: molte volte ci sono dei “bravissimi e santissimi” cristiani….certo, bravissimi e santissimi finché PARLANO. Quando si va sui fatti poi son peggio degli atei.

    Un doppio canale legislativo permetterebbe anche di dare una evidente testimonianza al mondo di ciò che una coppia sta facendo/non facendo.
    Che ne dite? Secondo voi una cosa del genere è possibile?

    • Dario* ha detto in risposta a Francesca

      La prima considerazione che mi viene in mente è:
      doppio canale legislativo ~= doppie spese per lo stato
      nella condizione di crisi nera in cui siamo non mi sembra il caso, come peraltro basterebbe questo motivo per escludere (da un mero punto di vista economico, senza contare gli altri) divorzio breve, matrimoni omosessuali ed ogni genere di altra stupidaggine che salta in mente ai politici moderni…

    • Emanuele ha detto in risposta a Francesca

      …secondo alcuni è stato un errore il matrimonio concordatario, cioè dare automaticamente valore civile alla cerimonio religiosa. I due piani sarebbero dovuti essere ben distinti.

      Durante la battaglia sul divorzio era il momento di rivedere il concordato su quest’aspetto, poiché lo Stato italiano violava gravemente una legge divina (e naturale). Mio padre partecipo alla discussione di quegli anni: la linea di buona parte delle gerarchie fu quella di utilizzare i Cattolici (quelli veri!) come scialuppe di salvataggio per tenere a galla quel poco che restava del matrimonio civile. Si pensava che i Cattolici, che erano la maggioranza, non avrebbero praticato il divorzio e così dato il buon esempio.

      In parte avevano ragione, almeno da quanto mi conferma un avvocato matrimonialista che conosco che ha notato che il numero dei divorzi tra i cattolici praticanti è molto più basso che tra i non credenti. Ha anche notato una minore litigiosità e una maggior propensione a ricucire il rapporto.

      Daltra parte, come cattolico sposato e padre di famiglia, sono un po’ stanco di fare il tappabuchi di una nave che affonda… non solo vengo di fatto deriso se non eticchettato come “omofobo” (qualunque cosa voglia dire…) per il solo fatto di esistere, non solo subisco angherie fiscali di ogni tipo (e comunque vengo guardato storto da chi non ha figli e pensa che poche decine di eruo al mese di detrationi per figli a carico sia un furto allo stato), ma anche dalla Chiesa mi sento abbandonato…

      A partire dalla parrocchia su su fino alla Santa Sede mi pare che si parli molto di famiglia, ma le iniziative concrete sono poche… per non parlare delle schifezze (scusate il termine) uscite dall’ultimo sinodo sulla famiglia.

      Insomma, ci lasciassero fare quello che cerchiamo di fare al meglio con l’aiuto di Dio: vivere nell’amore ed educare i figli con l’esempio e la preghiera… e se proprio non vogliono aiutarci, almeno non ci mettano i bastoni tra le ruote.

      • Dario* ha detto in risposta a Emanuele

        Sul fatto di essere abbandonati dalla Chiesa (poi bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa si intende per “Chiesa”), credimi, non sei solo né tu né la categoria degli sposati. Onestamente l’impressione che ho io partendo dal mio piccolo vissuto è che la tendenza della Chiesa di abbandonare i propri figli sia piuttosto diffusa.
        Se ti va di parlarne, sarei curioso di sapere cosa intendi per “schifezze uscite dall’ultimo sinodo sulla famiglia”

    • Ecce ha detto in risposta a Francesca

      Guarda che il doppio canale legislativo già esiste, però assimetrico: la Chiesa non riconosce validità legale ai matrimoni civili (chi si è sposato e divorziato civilmente può risposarsi tranquillamente per via religiosa), mentre lo Stato riconosce la validità dei matrimoni religiosi.
      Sarebbe invece follia pura, oltre che anticostituzionale, obbligare lo Stato ad imporre il rispetto di una legge religiosa, perchè altrimenti dovrebbe farlo con tutte le religioni (sebbene in Italia vi sia una forte discriminazione anche in questo senso) e farebbe così valere il principio della teocrazia.
      Se una coppia di cattolici vuole divorziarsi significa che gli va bene così, semmai è la Chiesa che dovrebbe imporre la propria legge ed espellere chi non la segue, se però applicasse coerentemente questa regola a tutti i casi di violazione di legge religiosa, di cattolici non ne rimarrebbe solo uno. Quindi è meglio stare nel generico, fare la solita romanzina, far vedere i muscoli cercando d’imporre le proprie scelte anche ai non cattolici e così… tirare a campare.

      • Michele ha detto in risposta a Ecce

        Il doppio canale legislativo non esiste: lo stato riconosce “ufficialmente” un solo tipo di matrimonio, quello divorziabile. Dico “ufficialmente” perché lo stesso stato surrettiziamente riconosce anche il matrimonio concordatario e proprio nella sua stessa celebrazione ecclesiale, quindi con tanto di indissolubilità. Di conseguenza lo stato si trova in una contraddizione: da un lato il matrimonio regolato dal diritto civile è dissolubile, dall’altro riconosce un matrimonio indissolubile però lo sottopone ad un regime divorziabile.
        Chiedere il doppio canale legislativo, come fa Francesca, non significa far altro che tentare di sanare una contraddizione che lo stato stesso si è portato in caso. Anzi, questo matrimonio indissolubile potrebbe benissimo essere aperto anche a non cattolici o a non credenti e d’altronde nulla toglierebbe a chi vorrà sposarsi con matrimonio divorziabile.
        Quanto invece al rispetto della legge religiosa faccio soltanto notare che anche in questo caso la contraddizione è tutta dello stato laico, che, ribadisco, da un lato riconosce, legittimandolo, l’indissolubilità del matrimonio cattolico, dall’altro però non riconosce all’islamico la poligamia o all’induista la possibilità di sposarsi con un animale. Eppure lo stesso stato (con la standing ovation dei laici) riconosce l’uguaglianza di tutte le religioni dinanzi alla legge…

        • Marco S. ha detto in risposta a Michele

          Scusa, Michele ma non e’ che lo stato “riconosce e legittima l’indissolubilita’ del matromonio cattolico”.

          Per mera comodita’ dei cattolici, che prima del Concordato si sposavano in chiesa e poi dovevano andare a sposarsi anche in Comune, per vedersi riconosciuti come coniugi anche di fronte alla legge civile, dopo il Concordato il matrimonio cattolico puo’ produrre contestualmente gli effetti civili del matrimonio.
          Questo non significa una ratifica degli effetti religiosi del Sacramento.

          A fine messa il celebrante comunica agli sposi che il rito produrra’ anche gli effetti civili del matrimonio e da lettura degli articoli del Codice Civile che riguardano gli obblighi reciproci che vincolano gli sposi.
          Tra essi non vi e’ certo l’impegno all’indissolubilita’ del matrimonio.

          Gli effetti del Sacramento, laddove non anche previsti dalla legge, sono quindi totalmente trasparenti rispetto allo Stato, che non li considera neanche come obbligazione naturale.

        • Gianluca ha detto in risposta a Michele

          Il fatto che il nostro ordinamento giuridico non permette i matrimoni poligami non significa che sul piano formale lo Stato non permetta la poligamia. Ognuno, sempre che non vi sia costrizione, è libero di formare famiglia con quanti partner voglia. L’essere umano è monogamo perchè è un animale tendenzialmente monogamo e questo deriva da una fatto biologico/evolutivo e non da alcuna legge morale. Se la nostra specie aumentasse la capacità riproduttiva e quindi di sopravvivenza copulando con più femmine alla volta (come avviene in molte specie di mammiferi) non staremmo neanche qui a parlare di monogamia, perchè ciò sarebbe cosa normale per la nostra specie.

  6. Giorgio P. ha detto

    Ciao Dario*, scusami ma è difficile tener traccia di una discussione saltando da un articolo all’altro (i commenti dove hai postato il tuo ultimo commenti dopo tre giorni sono già chiusi), col rischio poi di essere fuori tema. Per ora ho dato un’occhiata al volo e l’impressione che ho (sarà certamente sbagliata anche stavolta) è quella che le scritture siano in qualche modo incomplete, al punto che alcuni dogmi centrali del credo cattolico sono completamente assenti semplicemente perché a quel tempo non era costume. Ne parliamo nel dettaglio, ancora dove non so.

  7. DC ha detto

    Hanno fallito i figli dei fiori… Ha fallito quella generazione di baby boomers, nati negli 40, cresciuti a pane di egualitarismo, Beatles, sesso e droghe libere…

    Kurt Cobain : “John Lennon è il mio idolo da quando sono nato, ma per quanto riguarda la rivoluzione ha torto marcio”, “Per qualche ragione me ne vergognavo. Mi vergognavo dei miei genitori. Non riuscivo più a guardare in faccia alcuni dei miei compagni di scuola perché desideravo disperatamente avere una famiglia normale. Mamma, papà. Volevo quel tipo di sicurezza, e lo rinfacciai ai miei genitori per parecchi anni.”

    • Dario* ha detto in risposta a DC

      …e poi sappiamo com’è andata a finire con Kurt

      Mi ricorda tanto la strofa di una canzone che, seppur condita d’ironia, secondo me centra il problema:
      “I got a mom but I ain’t got a dad
      My dad’s got a wife but she ain’t my mom
      Mom’s looking for a man to be my dad
      But I want my mom and dad to be my real mom and dad
      Is that so bad?
      Oh, I think I’ve been had”

  8. Emanuele ha detto

    Il problema, a mio avviso, è che il matrimonio sta diventanto un feticcio da entrambe le parti…

    Il vero problema è che le persone neppure si sposano più, la maggior parte convive oppure passa da un flirt all’altro senza istaurare rapporti stabili fino a ben oltre i 40 anni… e temo che se approveranno le “coppie di fatto” (termine orribile…) le convivenze “informali” aumentarenno.

    Pertanto, continuare a discutere sul divorzio, rischia di diventare anacronistico e di distogliere l’attenzione alla vera emergenza che sta distruggendo una generazione. Una generazione anaffettiva, incapace di istaurare rapporti stabili, dedita solo all’edonismo e al narcisismo. E da questa generazione ne sta nascendo una che sarà ancora più allo sbando (ormai i bambini nati fuori dal matrimonio sono 1/4 in Italia, mentre in altri paesi si supera il 50%, come in Svezia, Francia, Norvegia e Finlandia).

    Mi spiace dirlo, ma servirebbero, a mio avviso, pronunciamenti chiari del Magistero su questi temi… si deve dire pane al pane: Il matrimonio civile non va bene, è contrario alla verità, nuoce alle persone non permettendo la loro realizzazione, è contrario agli insegnamenti di Gesù. Va detto che chi segue queste “mode” non è amico di Gesù perché, come lui stesso ha detto, “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21)…

    Ho letto il discorso del Papa al Parlamento Europeo: Dio compare solo 4 volte, 4 volte Signore, ma 3 per rivolgersi al pubblico, Cristo (o Gesù) mai; mai viene pronuciata la parola matrimonio, mai “verità” né “amore”. “Carità” compare una sola volta, “fede” due volte… va meglio per speranza…

    Scusate, ma servirebbero ben altre parole: “Convincete quelli che sono vacillanti, altri salvateli strappandoli dal fuoco” (Gd 1, 22-23).

    P.S.
    …sarò nostalgico, ma, nonostante siano passati 70 anni, guardate Pio XII come si comportava davanti alla TV…
    https://www.youtube.com/watch?v=r8IpsH3XGtk

    • Ecce ha detto in risposta a Emanuele

      Io ho otto nipoti tra i 17 e 31 anni, quasi tutti fidanzati, e non gli chiamerei per nulla “anafettivi”. Nessuno di loro va in chiesa eppure quasi tutti continuano con lo stesso fidanzato/a che mi hano presentato a suo tempo. Quindi, anche se probabilmente esiste più edonismo e più individualismo che un tempo, non sono certo le lungaggini burocratiche applicate al divorzio quelle che possono far durare più tempo le relazioni sentimentali. Anche in questo caso la Chiesa non sa offrire soluzioni, se non “obbligare” le persone a stare assieme anche quando non vi sono più strade percorribili perchè, bisogna ricordarlo, centri di aiuto per le coppie, terapie e quant’altro esistono da tempo e chiunque può accedervi e tanti infatti lo fanno, a prescindere o meno dalla propria religiosità.
      Comunque dico una cosa: tra il dover sopportare un marito/moglie con cui non si ha più nulla a che spartire, dovendo magari continuare a subire angherie, maltrattamenti (non esistono solo quelli fisici) perchè la tua religione non ti offre altra uscita, preferisco mille volte affrontare l’altrettanto doloroso momento della separazione per potermi ricostruire una vita ed essere nuovamente felice. Chi poi dice che i figli sono più felici quando due genitori “fanno finta” di volersi bene quando magari non si sopportano più, dice una fesseria monumentale, perchè i ragazzi certe cose le captano benissimo. A infelicità del genitore, infelicità del figlio.

    • Titti ha detto in risposta a Emanuele

      Piccolo problema, l’Italia è un Paese laico, se vuoi un teocrazia, hai solo l’imbarazzo della scelta.

      • lorenzo ha detto in risposta a Titti

        Nessun problema:
        Vuoi vivere una vita che valga la pena di essere vissuta? La strada è questa.
        Vuoi vivere di illusioni per poi ritrovarti vuota dentro? La strada è quest’altra.

      • Fabrizia ha detto in risposta a Titti

        Cara Titti, l’ho difesa per un suo commento precedente. Non me ne faccia pentire con questo.

        • Titti ha detto in risposta a Fabrizia

          Cara Fabrizia, la ringrazio per la sua difesa, resta il dato di fatto che, per quanto dia fastidio a Emanuele, questo Stato è e resta laico. Da qui la libertà di sposarsi in Chiesa o in comune.

          • gladio ha detto in risposta a Titti

            Veramente Titti, qui nessuno vuol negare la libertà di optare per il matrimonio civile , anzi, se una coppia intende sposarsi in chiesa unicamente per la coreografia o per qualsivoglia ragione di mero carattere mondano meglio farebbe ad attenersi al solo rito civile.
            La Fede Titti non è una barzelletta, anche se tu la ritieni tale, e la chiesa non è una succursale di Disneyland da profanare con insincere manifestazione di fede.
            Pertanto tutti quanti siamo per uno Stato laico, quello che da fastidio è la sempre più scarsa importanza che lo Stato conferisce all’istituzione giuridica del matrimonio ( anche dal punto di vista prettamente civile)relegandola sempre più al rango di burletta.
            Pertanto , se oggi per sposarsi è ancora necessario presentarsi davanti ad un Pubblico Ufficiale ( parlo sempre di rito civile) il che conferisce ancora una certa importanza alla cosa, di questo passo si arriverà che basterà recarsi dal tabaccaio…

            …e allora sarà il crollo della società con pesanti conseguenze anche materiali, checchè ne dicano tutti i paladini del progressismo laico, che son tanto progressisti che non son capaci di vedere al di là del proprio naso.

            • Gianluca ha detto in risposta a gladio

              Forse tu credi che le coppie fossero più felici quando esisteva solo il matrimonio religioso? Assolutamente no. La maggior parte delle persone, anche nelle classi benestanti o intellettualmente più avanzate, si sposava spesso con il primo che si conosceva, con il primo che arrivava o spesso con una persona designata dalla famiglia. Se i matrimoni duravano era perchè non c’era la libertà di scelta che si ha ora e generalmente bisognava farsi andare bene “ciò che passava il convento”. Tra i nostri nonni, bisnonni e trisnonni c’era infatti molto meno romanticismo e meno intima complicità di quella che oggi invece chiunque può sperimentare. I matrimoni durano meno? Sicuramente sì, però è altrettanto vero che quelli che funzionano sono molto più autentici che nel passato, perchè appunto le affinità, l’innamoramento e tutto quanto si mette in gioco generalmente deriva sia da maggior consapevolezza che da maggiore libertà di scelta.

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