La “culla del delitto” è il divorzio e l’assenza di matrimonio
Un nuovo studio di crimini violenti da parte del Dipartimento di Giustizia americano ha scoperto che gli adolescenti che vivono in famiglie non sposate erano quasi quattro volte più probabilità di essere vittima di un grave crimine violento di loro coetanei che hanno vissuto con genitori sposati.
Lo studio, “Violent Crime Against Youth, 1994-2010” ha infatti mostrato che nel 2010, il 27,8% di 1000 giovani con un capofamiglia celibe, sono state vittime di un grave crimine violento. Allo stesso tempo, solo il 7,4% ogni 1000 giovani che vive con entrambi i genitori è stato una vittima. Tali risultati sono solo l’ultimo di una serie di studi che dimostrano un forte impatto negativo sui bambini allevati con genitori non sposati.
Un altro studio, segnalato dal sociologo Giuliano Guzzo, ha il pregio di confutare la retorica anti-famiglia secondo cui la grandissima parte delle violenze sui bambini avviene in contesti familiari. La famiglia sarebbe “la culla del delitto”, ma questo è vero in una tipologia particolare di famiglie: quelle nelle quali si verifica un divorzio.
Secondo tale ricerca, basata sulla popolazione canadese ed effettuata confrontando dati raccolti nel 2005 con quelli rilevati dieci anni prima, nel 1995, il divorzio comporta, per i figli di genitori decisi a lasciarsi, una percentuale di abusi pari al 10,7%. Questo significa che il divorzio, a suo tempo introdotto e salutato quale istituto moderno e filantropico, oltre che determinare per i figli maggiori tentazioni suicidarie, triplica per questi la possibilità di rimanere vittime di violenze.
Violenze che, in caso di rottura coniugale, non riguardano i soli figli: una ricerca su un campione di 46.096 casi di divorzi, separazioni e cessazioni di convivenza hanno messo in luce come ben 39.919 (l’86,6%) abbiano avuto implicazioni penali come calunnia, minacce, sottrazione di minore, percosse, maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona, violenza privata, violenza sessuale (Dati Associazione Ex cit. in. Lodovici G.S. «IL TIMONE» – N. 55 – ANNO VIII – Luglio/Agosto 2006, pp. 32 – 33).
La vera “culla del delitto”, lo dicono gli studi, si chiama divorzio e relazione non matrimoniale .
La “culla del delitto” si spiega facilmente che quando una persona lascia un’altra persona, per motivi più o meno nobili o più o meno futili, spesso si arriva alla lite e a fatti a rilevanza penale. E’ una questione di egoismo umano e di possessività.
Mi pare logico che se un matrimonio o una convivenza vanno bene, e i due partner sono felici l’un con l’altro, i rischi di delitti tra loro sono abbastanza ridotti.
A furia di ribattere che il matrimonio è indissolubile fino alla morte, qualcuno ammazza il partner per aderire a questa tesi…
Oltre a confondere matrimonio religioso con quello civile (qui nessuno ha parlato di matrimonio in chiesa), la battuta non strappa nemmeno un sorriso.
La reazione è comunque migliore di chi pensa, come StevenY2J, di smentire tali studi con la sua opinione, o voler “spiegare facilmente” i dati per paura che smentiscano le proprie convinzioni (concentrandosi sul divorzio e tralasciano le coppie non sposate di cui tratta uno dei due studi).
La mia non è una battuta, è un dato di fatto.
E dai con la solita manfrina che le coppie sposate si odiano a prescindere, a differenza dei conviventi che si amano sempre e comunque…
Non mi sembra corretto non postare le risposte alle domande…
Non vedo il punto interrogativo in “La mia non è una battuta, è un dato di fatto.”
🙂
Mi riferisco a due risposte che ho dato e che non mi hanno permesso di postare, Giulia! Inoltre, trà ieri e oggi due coppie sono salite alla ribalta della cronaca perchè entrami i partners hanno, nel primo caso, tentato un omicidio, nel secondo, compiuto un assassinio, la prima coppia sposata, la seconda convivente. Comunque, è un dato di fatto che sul totale di donne uccise, la maggior parte degli assassini appartiene alla sfera intima (mariti, compagni, fidanzati) delle vittime.
Quando una coppia ha bambini bisognerebbe essere più “parchi” nell’affrontare il coniuge quando non si va d’accordo; l’indissolubilità del matrimonio che c’era una volta in qualche modo “aiutava” ad affrontare dissapori e discussioni creando quel poco di “protezione” che nella maggior parte dei casi faceva superare le crisi (e maturare l’unione…). Oggigiorno le crisi che mandano a monte quei pochi matrimoni che si celebrano sono per cose magari molto più banali ed effimere.
Non sono d’accordo sull'”accostamento” fra matrimonio e convivenza, ma sicuramente se c’é amore é tutto più semplice. Bisognerebbe vedere però cosa é effettivamente l'”amore”, come si forma, come decorre, come evolve, come matura, su cosa si basa, come lo si da e come lo si riceve, ecc… ecc…
…scusi, ma l’articolo parla anche di coppie non sposate (e non solo di separati/divorziati), ci spiega facilmente perché?
Non ho capito, io che vivo con la mia compagna da 15 con figli, più o meno serenamente, sto allevando dei mostri delittuosi e criminali, magari pure suicidi ?
La ricerca scientifica non si basa sul caso singolo. Esistono anche obiezioni intelligenti, oppure Pavone e Etted è il meglio che possiamo aspettarci?
Un’altra dimostrazione di quanto il matrimonio sia davvero un unico luogo di vera felicità per una coppia e di sicurezza dagli abusi.
Tuttavia mi sembra che questi ricercatori scoprino l’acqua calda.
Immaginiamo due ospedali, l’ospedale (A) e l’ospedale (B). In un quadro giuridico in cui l’aborto è lecito, supponiamo che l’ospedale (A) sia dia una regola interna per la quale non si praticano aborti, mentre l’ospedale (B) no. E’ chiaro che la popolazione che richiede l’aborto si riverserà in (B), ed (A) apparirà essere il paradiso in terra della natalità.
Analogamente, in un quadro giuridico in cui è lecito il divorzio, il matrimonio apparirà essere il paradiso in terra delle unioni. Non stupiscono affatto i dati riportati, dal momento che le coppie che esprimeranno istanze separative accederanno al divorzio, lasciando il matrimonio territorio popolato dalle coppie che non esprimono istanze separative. In altre parole, i dati non stupiscono, ma sono stupidi, o banali.
La banalità di Pavone lascia sempre senza parole.
a) Non puoi paragonare un ospedale con il matrimonio/divorzio.
b) Non puoi concepire l’assenza di divorzio come l’obbligo di restare assieme.
c) Non hai considerato gli studi relativi alle coppie non sposate, in cui il divorzio non c’entra nulla.
Per il resto sono parzialmente d’accordo sulla conclusione: i dati sono scontati. Il divorzio è deleterio per i genitori e per i figli e andrebbe limitato il più possibile. Il divieto di divorzio sarebbe un deterrente e aiuterebbe molte coppie a superare i problemi in modo intelligente, in caso contrario saranno sempre libere di non vivere più assieme. E’ deleterio anche non sposarsi, sia per i genitori che per i figli.
La Bioetica laica è in scacco matto 🙂
Magari ti lasciasse senza parole!
Meglio stare zitti e dare adito a sospetti di essere stupidi che commentare in questo modo togliendo ogni dubbio. 😀
Scusa Luigi, nulla di personale, era solo una battuta spero nessuna offesa. 😉
infatti.
Non l’hai capita? Sono sicuro che “l’ottimo Positrone76” saprà spiegartela.
Ad essere deleterio non è il divorzio, ma la crisi matrimoniale. Chiaro che se poi, la legge ammette il divorzio, si divorzia. Se invece il matrimonio diventa un ergastolo, come piace a voi, i figli continueranno comunque a vedere botte, piatti che volano, ecc… Fantastico, eh?
Già uno/a che si firma “maratea” identifica benissimo il suo fondamentalismo (ir)religioso.
Ad essere deleterio secondo questi studi è il divorzio (non la crisi matrimoniale, che si può superare tranquillamente) e il non sposarsi.
L’illegalità del divorzio non significa affatto obbligo di non separarsi, ovviamente. Anche prima del divorzio le coppie si separavano, tuttavia lo facevano in numero assai più ridotto proprio perché l’assenza di tale legge agiva come deterrente e i problemi si tendeva a superarli più facilmente.
Secondo tali studi i figli vedono più botte e piatti che volano quando i genitori non sono sposati, all’interno di un matrimonio invece il tasso di violenza interna diminuisce drasticamente.
Io sapevo che Maratea fosse una località balneare lucana 🙁 …
La tua riflessione è piena di buchi.
Il primo esempio non c’entra nulla, non significa nulla e non porta a nulla.
Il secondo esempio non è per nulla analogo, non c’è nessuna correlazione tra il “matrimonio” e il “paradiso in terra delle unioni” (il matrimonio paradiso delle unioni? ma che stai dicendo???).
Infine non hai spiegato perché nelle coppie non sposate ci sono più violenze che nel matrimonio.
Sai fare di meglio.
Il primo esempio c’entra eccome. Sei tu che non capisci il collegamento. C’entra doppiamente, non solo analogamente al caso in questione, ma concretamente relativamente al caso, spesso citato in questo sito, della Irlanda come paradiso della natalità: ovvio, dal momento che quel paradiso è il risultato del combinato disposto di due legislazioni, quella proibizionista irlandese, e quella liberale britannica.
Mi spiace del tuo giudizio sulla mia capacità di capire, continuo a ritenere che non vi sia alcun collegamento e noto che non sono solo io.
Rispetto all’Irlanda, non si dice affatto che sia il “paradiso della natalità” ma il paradiso della salute materna (e l’aborto è vietato), al contrario della società liberale britannica: http://www.who.int/whosis/mme_2005.pdf
Lo stesso è stato dimostrato per il Cile, Paese con il minor tasso di mortalità materna e Paese in cui l’aborto è vietato: http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0036613
Pff
http://it.wikipedia.org/wiki/Nessun_vero_scozzese
E’ chiaro che la legislazione contradditoria non esiste in uo stato.E che dunque è arbitrario suddividere A e B
Puff svanita la fallacia.
Dato che se inferisco sull’irlanda inferisco i dati sull’irlanda di due posizioni non di legge ma di pensiero all’interno della stessa legislatura.
Ma lei è uno humiano da quello che ho capito altrove:
“Non saprò mai se le pietre possano alzarsi in aria”
Io dico che volano con causa esterna.
Facciamo un espeimento:
Mettiamo due pietre davanti, alle due pietre due persone:
Una sostiene che potrebbero volare senza causa esterna l’altro che volano con causa esterna motrice.Nessuno dei due individui si deve spostare fino a che quanto affermano non viene stabilito.
Il primo deve aspettare che la pietra voli senza causa esterna,il secondo si avicina e la scaglia verso l’alto.
Il primo rimani li per verificare la sua posizione, l’altro va a bere.
Il primo morirà di sete nell’atesa l’altro tornerà a casa tranquillo.X))
Mai fare sofismi utilizzando il concetto di infinito per eliminare arbitrariamente come ho letto sia in Epicuro che in Gorgia.
Per anni è stato detto che la famiglia è il luogo in cui accadono maggiori violenze, beh un’altra leggenda è stata smontata. 🙂
Si, ma qua dentro.
Prova a smontarla fuori, e vedrai in quale muro di ignoranza e pregiudizio abilmente creato in anni di propaganda lungimirante ti scontrerai!
Lo stesso dicasi per la pedofilia nel clero: presenti NUMERI per dimostrare che la % di pedo nel clero è inferiore a quella del mondo laico, e ti infrangi in un muro di sordi che non vogliono aprire la breccia del dubbio al muro di certezze costruite da anni di lavorìo mediatico.
Ho esposto il medesimo concetto anche ieri sera nel taccuino delle femen, con altre parole.
In questa ottica l’UCCR tenta di supplire ad una carenza, e lo fa egregiamente.
Il fatto che spesso sia oggetto di “raid” di uarini in azioni di disturbo, è dimostrazione di quanto affermato sopra.
Gli studi citati sono stati svolti in paesi Nordamericani, dove i casi di divorzio sono molto più diffusi e frequenti che, ad esempio, in Italia. Per una verifica corretta della correlazione divorzi-violenze famigliari (e non, come il primo studio citato) occorrerebbe ampliare la base campionatoria analizzando anche paesi con differenti tassi di divorzio.
Hai scritto ai ricercatori questi tuoi pareri? Sono sicuro che li prenderanno subito in considerazione non appena mostrerai loro le tue credenziali e citerai le tue pubblicazioni in merito.
I ricercatori hanno correttamente detto che il campione è americano. È chi tenta di trarne delle conclusioni di tipo universale che, secondo me, dovrebbe fare ulteriori verifiche.
Dove più c’è divorzio o più non matrimonio più c’è omicidio, la ricerca per tutti anche al di fuori dell’America. A meno che si sostenga che i divorzi americani sono differenti da quelli italiani.
Beh, le differenze ci sono, in termini di frequenza e di facilità. Ma è comunque una società molto diversa, e in generale più violenta. I dati potrebbero benissimo essere influenzati da questo.
Hai qualche dato che possa rendere più convincente la tua tesi? Sei per caso uno studioso di questo fenomeno tanto che si può crederti sulla parola?
Di sicuro non è convincente la tesi espressa da questo post, i dati citati sono troppo limitati.
Hai inviato queste tue lamentele agli studiosi? Sicuramente ne terranno conto, data la tua ventennale esperienza in pubblicazioni di questo genere.
Forse non mi sono spiegato. Gi studiosi hanno fatto il loro egregio lavoro. Chi ha analizzato i loro studi su questo blog invece ha estrapolato un dato che secondo loro ha valenza universale utilizzando uno studio effettuato invece solo in contesti limitati.
Non hai dimostrato che i divorzi o non matrimoni americani sono differenti da quelli inglesi o italiani. La tua spiegazione non vale nulla perché chiedi di crederti sulla parola quando sappiamo bene entrambi che non sai nulla di quel che stai dicendo e te ne occupi soltanto per motivazioni ideologiche.
La situazione italiana é leggermente sfalsata di qualche anno rispetto alle statistiche nordamericane e non penso ci vorrà molto perché le situazioni comincino ad essere valutabili in modo esplicito, senza cioé ricorrere a correlazioni statistiche.
E esprimi questa tua posizione, immagino, dall’alto di una laurea in sociologia o in statistica applicata, vero?