La nullità del matrimonio non è il “divorzio cattolico”

Sacra RotaUn recente studio americano ha confermato un dato piuttosto stabilizzato: mentre i tassi di divorzio sono significativi nella popolazione, i cattolici hanno meno probabilità di divorziare rispetto alle persone di altre fedi religiose. L’indagine è stata realizzata dal noto “Center for Applied Research in the Apostolate” (CARA) della Georgetown University.

Osservando le indagini nazionali è emerso infatti che i cattolici si distinguono per avere il 28% dei divorziati rispetto a oltre il 40% di quelli senza affiliazione religiosa, il 39% dei protestanti e il 35% di quelli di un’altra fede religiosa. Inoltre, i cattolici che sposano altri cattolici hanno ancor meno probabilità di divorziare rispetto ai cattolici sposati con persone di altre fedi.

Approfittiamo di questa notizia per chiarire l’equivoco che il riconoscimento di nullità del matrimonio religioso da parte della Chiesa cattolica sia la “via cattolica al divorzio” come soventemente viene affermato. Essendo il matrimonio religioso un sacramento nessuna autorità umana può sciogliere tale unione secondo l’ammonimento di Gesù Cristo: “l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”. Può invece verificarsi ex post la sussistenza di una causa di nullità, tale da viziare la validità del matrimonio contratto e la Sacra Rota, l’organo ecclesiastico adibito a tale verifica, ha il compito di certificare che il matrimonio non è mai stato valido dalla sua origine.

In questi casi alcuni parlano di “annullamento del matrimonio”, generando giustamente confusione. Tuttavia non esiste alcun annullamento poiché non c’è mai stato alcun matrimonio. Quello che comunemente si dice “annullamento del matrimonio”, in realtà, è una dichiarazione di nullità del matrimonio: la Chiesa dichiara che un matrimonio non è valido constatando che il consenso espresso da uno dei due nubendi (o da entrambi), per motivi fondati e provati, non è valido. E’ dunque assolutamente compatibile e coerente la presenza nella dottrina della Chiesa della possibilità di dichiarare nullo il presunto matrimonio contratto e la non accettazione del divorzio, come spiegato benissimo anche nell’utile sito web “Aleteia”.

L’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti civili, ha spiegato che «i costi per un annullamento risultano più ridotti e persino il tempo di attesa. I processi italiani sono lunghissimi, uno ecclesiastico può durare solo un paio d’anni». La Conferenza Episcopale Italiana ha previsto il patrocinio gratuito per i meno abbienti e nel 2012 alla Rota Romana il 53% delle cause finali sono state gratuite. Massimo del Pozzo, professore stabile di Diritto canonico e coordinatore della stessa facoltà alla Pontifica università della Santa Croce, ha confermato: «Una cosa dev’essere chiara: la nullità del vincolo matrimoniale non è la via cattolica al divorzio. Non bisogna strumentalizzare le cause di nullità. Alla base c’è forse una malintesa concezione pastoralista. Anche nell’insegnamento qui all’Università ripetiamo che un matrimonio fallito non è, e non può essere, automaticamente nullo. Bisogna vedere se esistono le condizioni oggettive della nullità».

Nei giorni scorsi Papa Francesco ha proprio chiamato una divorziata che ha appena ottenuto l’annullamento del suo matrimonio, Anna Rosa. Sposata con rito religioso con un uomo non credente, che non ha frequentato il corsi prematrimoniale e senza la volontà, comunicata dopo le nozze, di non volere figli. Il divorzio e l’allontanamento dalla Chiesa anche per lei, fino a quando una psicoterapeuta le consiglia di rivolgersi alla Sacra Rota.

La redazione

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78 commenti a La nullità del matrimonio non è il “divorzio cattolico”

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  1. Giuseppe ha detto

    Forse non c’entra poi molto con l’articolo, ma da non credente ammetto che farsi una famiglia con la donna che si ama ed avere dei bambini, anche se faticoso, è l’esperienza più gratificante che un uomo possa sperare di vivere…

  2. Andrea. ha detto

    Vorrei muovere comunque un’autocritica: negli anni bui della “rivoluzione” libertaria (’68…) si dovevano levare voci più serie dal Mondo Cattolico spiegando innanzitutto il valore del Matrimonio come Istituzione e non come semplice reciproco “possesso” erotico di due persone, e poi che in casi problematici l’annullamento è già previsto, dunque che lo Stato avrebbe dovuto quantomeno mollare le mani dal Matrimonio Concordatario.

    Magari a contrattaccare dalle fondamenta ora avremmo qualcosina di più in mano.

    • edmondo ha detto in risposta a Andrea.

      ma che dici? per lo Stato l’annullamento non esiste,nemmeno quello della “sacra rota” (che viene recepito be’ piu’ ne’ meno come divorzio,tanto che l’ex coniuge e’ comunque tenuto a rispettare gli impegni legati al mantenimento di moglie e figli) ,perche’ per i cittadini italiani un giuramento e’ sempre e comunque sacro. Se credi che il contratto stipulato con un matrimonio riguardi soltanto il “possesso erotico”,sei veramente molto ignorante.Nemmeno la “mancata consumazione” puo’ essere invocata davanti allo Stato,per una richiesta di “nullita’”.
      Del resto il popolo italiano non concepisce un “annullamento” di un giuramento,che sarebbe proprio di uomini senza onore.e chi non ha onore farebbe bene a cambiare Paese…scegliendone uno piu’ consono alle sue concezioni e pratiche.
      Vada in Iran,per esempio,dove e’ concesso sputare sui morti,assassinare e violentare donne,farle crepare per mancanza di cure,mentire e denunciare anonimamente,e dove la religione che ammazza e tortura e’ fonte di quotidiano scandalo e funestissima ira presso gli altri popoli liberi.

      le conquiste civili degli anni 70? ah mettiti pure tranquillo,quelle sono irreversibili.quelle concernono i diritti propri degli uomini liberi,e dunque,per l’appunto,d’onore.Se senti che non ti riguardano e’ un problema tutto tuo,”andrea”.

      • Andrea. ha detto in risposta a edmondo

        Per lo Stato non esisterà la nullità, il problema è che si arroga il diritto di decidere sul divorzio in caso di Matrimonio concordatario! Sulla concezione del Matrimonio mi riferivo a quella che purtroppo non in pochi hanno.

        Il ’68? A me risulta che l’emersione definitiva dei diritti civili e della democrazia siano coincise con la fine della seconda guerra mondiale e con la caduta del nazismo e del fascismo, altroché il ’68 e la sua “rivoluzione sessuale”! Anche quanto dicevano di buono già era emerso col ’45 (certo, il Cristo Lo Disse a Sua Volta più di 1900 anni prima, ma l’uomo, si sa, è di dura cervice).

        Quella sull’Iran mi sa tanto di “reductio ad Hitlerum“… Mi stai dicendo che siccome sono contro alla “liberazione sessuale” mi troverei bene là?

      • Emanuele ha detto in risposta a edmondo

        …mi pare che l’Italia sia ormai la patria di chi non rispetta la parola data, a partire dai contratti, fino alle più alte cariche istituzionali…

  3. mario ha detto

    da credente ammetto che esiste l’ annullamento, a malincuore.
    il vero problema dei matrimoni cattolici a mio avviso è la preparazione ad esso.
    dopo il concilio vaticano 2 la vocazione matrimoniale ha un peso e una sacralità equivalente a quella sacerdotale. orbene, perchè se io mi voglio fare prete faccio 5/8 anni di seminario e se mi voglio sposare faccio un corsetto di 10 incontri in cui di me non si sa nulla?
    certo che le coppie non possono attendere 8 anni, ma io credo che un anno almeno di corso, scandaglio profondo nelle motivazioni che spingono le coppie ad un matrimonio cristiano in particolare, la consapevolezza, la conoscenza di se, la presa di distanza dalle famiglie di origine, affiancate anche da alcuni incontri di psicoterapia individuale e di coppia aiuterebbe tutti, in primis le coppie, a capire se vogliono perseguire la via del tutto unica del matrimonio cristiano o se + semplicemente preferiscono un dignitosissimo matrimonio civile.
    se i ministri del matrimonio sono gli sposi, di cui poi anni avanti si va a scandagliare la validità, la libertà, la consapevolezza, allora dovrebbero essere coloro che li rendono tali (parroci, laici) a definirli pronti e maturi. con 10 incontri, in cui ascolti solamente e nessuno ti ascolta, in cui il corso si fa quando hai già fissato la data e il ristorante, sono una presa in giro rispetto al sacramento che si va a celebrare.
    tutto il resto sono conseguenze, procedura di annullamento compresa, di errori già perpetrati.
    ciao

    • Emanuele ha detto in risposta a mario

      Il matrimonio civile non ha nulla di dignitoso… La società può solo riconoscere, come dice la costituzione, il matrimonio sacramentale.

      Il matrimonio civile cerca solo di dare una parvenza di dignità a ciò che è indegno: l’unione affettiva di un uomo e di una donna fuori dal progetto di Dio.

      • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Emanuele

        No uno stato laico deve avere il matrimonio religioso per i non credenti o credenti di altre religioni.

      • Giulia ha detto in risposta a Emanuele

        Quindi per te milioni di italiani sono “indegnamente” uniti mentre vivono assieme e crescono figli – come i miei genitori ed i mieie suoceri e come un domani farò anche io col mio fidanzato – perché non sposati con matrimonio concordatario? E quelli che cattolici non sono?

        • Emanuele ha detto in risposta a Giulia

          Il matrimonio civile è un contratto e come tale deve essere trattato. La sua funzione è quella di garantire una tutela della coppia in vista della prole, vero interesse per la società. Infatti, lo stato non tutela tutte le unioni affettive (amicizia, convivenza, etc.) ma solo quelle da cui nasceranno nuovi figli, ossia il futuro della nazione. Giusto per chiarire, l’art. 147 del C.C. neppure ipotizza che la coppia possa non avere figli…

          Dunque, il matrimonio civile non è il riconoscimento sociale dell’amore tra i coniugi. Infatti, né nel rito civile né nel Codice Civile né nella Costituzione viene mai citato mai l’amore. Dunque, il matrimonio civile è solo un contratto dove due individui si prendono degli impegni generici l’uno verso l’altro. Ovviamente, essendo un contratto può essere sciolto a piacimento (al limite ci sono delle penali, gli alimenti).

          Non a caso, come stabilito dalla costituzione, lo stato non può istituire un matrimonio diverso da quello sacramentale. Infatti, la costituzione si limita a riconoscre il matrimonio come base della famiglia. Separare dunque il matrimonio civile da quello religioso è una forzatura della costituzione, oltre che contrario alla verità.

          Viceversa, il matrimonio sacramentale è proprio centrato sull’amore. I due coniugi si impegnano ad amarsi sull’esempio di Cristo per tutta la vita. Il matrimonio è esempio tangibile dell’unione mistica al corpo di Cristo. Tale matrimonio non è un patto o un contratto, infatti non è possibile né annullarlo né modificarlo.

          La differente dignità del vincolo sacramentale e civile mi pare abbastanza evidente.

          Ciò a prescindere dai sentimenti dall’interno della coppia. L’essenza del matrimonio sacramentale sta nella dichiarazione davanti a testimoni: “io accolgo te come mia sposa/o, prometto di esserti sempre fedele e prometto di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita”. Pronunciare con convinzione tale frase (o simili) alla propria compagna, già di per se costituisce matrimonio al cospetto di Dio, anche se non è riconosciuto dalla Chiesa. Da qui dovrebbero derivare tutte le conseguenze di ordine morale.

          Quindi, esistono matrimoni civili che sono di fatto sacramentali al cospetto di Dio, matrimoni religiosi nulli, poiché gli sposi hanno pronunciato la frase di rito senza convincimento.

          Mi spiace aver urtato la sensibilità altrui, ma esiste una Verità. Questa Verità ci è stata rivelata in Cristo e noi non possiamo fare altro che proclamarla.

          • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Emanuele

            Concordo su quanto lei dice mavisto che esistono i non battezzati è ovvio che lo stato debba istituire un suo matrimonio civile.

            • Emanuele ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              …ok, ma dal momento che si è introdotto il divorzio, il matrimonio civile non è più conforme neppure alla legge naturale e quindi intrinsecamente disordinato.

              Quindi, come ho scritto sopra, manteniamo il matrimonio civile nella sfera del diritto privato e pubblico, senza volergli dare dignità che non può (più) avere…

      • Qualunque ha detto in risposta a Emanuele

        Ma come cavolo ti permetti???
        Spero tu stia scherzando perché un commento del genere è indegno di una persona civile…ma nessuno di voi dice niente a questo troglodita???

      • Titti ha detto in risposta a Emanuele

        Ancora non viviamo in un paese teocratico, dato i tuoi punti di vista, meglio un trasferimento in Iran o in una bella comunità Amish.

        • Emanuele ha detto in risposta a Titti

          Come ho scritto sopra, quello che dico è conforme alla costituzione. Quindi, eventualmente, potresti pensare di trasferirti tu in Olanda od altri bei paesi dove hanno messo Dio alla porta…

          • Titti ha detto in risposta a Emanuele

            Non ho questi bisogni visto che in Italia, fortunatamente, vige una costituzione laica.

            • Emanuele ha detto in risposta a Titti

              …costituzione laica che evidentemente non conosci…

              • Titti ha detto in risposta a Emanuele

                La conosci tu, screditando le unioni civili, oppure ignorando che la nostra costituzione permette la libertà di religione, con la conseguenza che chi non è cristiano può scegliere di sposarsi in base al proprio credo.

      • Engy ha detto in risposta a Emanuele

        ma sì, stai scherzando, non può essere diversamente!

      • gladio ha detto in risposta a Emanuele

        Credo nel valore del matrimonio religioso ma onestamente ritengo poco rispettoso e poco cristiano bollare di “idegnità” ( è un termine un tantino pesante, non credi?)tantissime persone unite soltanto civilmente . In fin dei conti, così facendo ,dimostrano l’ intenzione di ufficializzare la loro unione dando valore istituzionale alla famiglia, e di questi tempi è già qualcosa…poi, entrare nelle coscienze, non sta a noi.

        • gladio ha detto in risposta a gladio

          Credo nel valore del matrimonio religioso ma onestamente ritengo poco rispettoso e poco cristiano bollare di “idegnità”(è un termine un tantino pesante, non credi?)tantissime persone unite soltanto civilmente . In fin dei conti, così facendo ,dimostrano l’ intenzione di ufficializzare la loro unione dando valore istituzionale alla famiglia, e di questi tempi è già qualcosa…poi, entrare nelle coscienze, non sta a noi.

        • Emanuele ha detto in risposta a gladio

          Qualcosa? Ma ci rendiamo conto di cosa ha prodotto questa visione della famiglia? Con il 50% di fallimenti dopo pochi anni…

          • Emanuele ha detto in risposta a Emanuele

            …vorrei anche ricordare, per i cattolici che se ne fossero dimenticati, che vivere more uxorio fuori dal matrimonio sacramentale è un grave peccato.

            Quindi i sacerdoti, come il mio, che invitano chi non è sicuro di sposarsi sacramentalmente a sposarsi civilmente, consigliano un’azione disordinata e di fatto compiono un vero scandalo.

            • gladio ha detto in risposta a Emanuele

              Parole sante Emanuele, parole sante,ma vorrei ricordare, per quelli che non l’ avessero ancora notato che purtroppo stiamo vivendo in una società per buona parte scristianizzata e che pertanto quel qualcosa è già una cosa da cui si può ripartire.Anche per gli antichi evangelizzatori non è stato possibile ( e ne erano ben consapevoli)trasformare dall’ oggi al domani popoli barbari in buoni cristiani. E le nostre società occidentali sono ormai imbarbarite, pertanto: andiamo per gradi.

              • Emanuele ha detto in risposta a gladio

                Gli antichi evangelizzatori sono morti per professare io vangelo, dove tra l’altro è ben spiegato cosa è il matrimonio.

                Ovviamente i singoli casi devono essere trattati con delicatezza ed amore. Ma “esortare” al matrimonio civile come male minore non é giusto.

                Il matrimonio civile tra battezzati resta un grave peccato e come tale va denunciato.

                • gladio ha detto in risposta a Emanuele

                  Caro Emanuele,dal punto di vista dottrinale le tue opinioni
                  sono ineccepibili, quel che a mio avviso sbagli, e te lo dico con immutata stima e simpatia è il tuo approccio pastorale.
                  Innanzi tutto non è mia intanzione “esortare” al matrimonio civile.
                  Secondariamente bisogna prendere atto che una larga fascia di battezzati non è più “cristiana”, sembra una contraddizione in termini
                  ma , piaccia o no , nella sostanza è così,e se non fosse così non si parlerebbe di ” Nuova evangelizzazione”.
                  Pertanto sono senz’altro dell’ opinione che la proposta cristiana deve essere chiara e ferma senza alcun cedimento nella parte dottrinale ma, tanendo conto di quanto detto, andrei molto cauto prima di sputare sulla faccia delle persone l’ aggettivo “indegno”.
                  Bisogna pensarci su, e non solo sette volte ma settanta volte sette.

                  • Emanuele ha detto in risposta a gladio

                    Ovviamente indegno era riferito all’istituto, non alle persone.

                    Capisco perfettamente le tue perplessità e comprendo che le mie parole possono sembrare dure, lo stesso Gesù rispose alle obiezioni degli apostoli sul matrimonio dicendo: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso”. Comprendo e condivido la necessità di una pastorale prudente e misericordiosa… a mia parziale discolpa posso però dichiarare di non essere un pastore, ma solo un peccatore…

                    Non dobbiamo però nasconderci dietro un dito: molte persone (portroppo pure battezzate come giustamente sottolini tu) scelgono il matrimonio civile per avere meno “vincoli” (facilità di divorzio), perché è più facile da organizzare (non servono corsi preparatori), perché apparentemente costa meno (salvo poi spendere 10.000 eruro in viaggio di nozze).

                    Certamente in un epoca di scristianizzazione il matrimonio civile può essere la prima tappa di un percorso di crescita e maturazione spirituale. Soprattutto quando le persone abbiano avuto una vita sentimentale molto disordinata. Ossia, piuttosto che una convivenza senza capo né coda, magari con figli già nati, è opportuno che i due si sposino almento civilmente assumendosi un impegno formale. Nel frattempo dovrebbe iniziare un cammino di conversione che porti a cogliere il vero significato del matrimonio, percorso che può durare anni, soprattutto se mancano i sacramenti fondamentali come la Cresima. Nel frattempo può essere opportuno che la coppia trovi una stabilità almeno civile.

                    Ma devono essere chiare due cose: il matrimonio civile viene “tollerato” come facente parte di un percorso di crescita che deve arrivare al matrimonio sacramentale; la convivenza more uxorio fuori del matrimonio sacramentale è comunque sbagliata.

                    Ovviamente, si deve fare un discorso ancora diverso per persone completamente atee e per credenti in altre religioni. Ma ciò non toglie che il matrimonio civile, permettendo il divorzio, ha perso a mio avviso anche quella “sacralità” che derivava dal diritto naturale e che lo faceva accettare dalla Chiesa proprio per i non battezzati.

                    Quindi il matrimonio civile, che da un lato imita quello sacramentale (basta partecipare a qualche cerimonia per vedere come spesso siano letti passi biblici durante la cerimonia o come si cerchi di enfatizzare il muto scambio di anelli) e dall’altro viola il diritto naturale, prevedendo il divorzio, non è dignitoso. Non è dignitoso perché viola la dignità dell’integrità della persona.

      • Sophie ha detto in risposta a Emanuele

        Ti dò pieno appoggio qui e negli altri tuoi post parlando da figlia di genitori uniti in matrimonio civile. Dire che è semplicemente squallido è dire poco. Approvo la tua sicurezza nella tua fede mentre disapprovo l’ipocrisia degli scandalizzati qui sotto che magari sono i primi a fare la reverenza di fronte ad un musulmano che parla dell’inutilità del matrimonio civile parlando nel nome di Allah. Vai avanti così deciso e convinto perchè è scritto nella Bibbia che i tiepidi vengono vomitati dalla bocca di Dio.

        • Emanuele ha detto in risposta a Sophie

          grazie… Ma credo che chi critica sia in buona fede… Io cerco sempre di basarmi sulle Scritture e se c’è un argomento su cui Gesù è stato chiaro, questo è proprio il matrimonio

          Bella citazione dall’apocalisse… Mi hai fatto tornare a mente un episodio ormai passato da anni..

        • gladio ha detto in risposta a Sophie

          Attenzione Sophie,per l’ Islam il matrimonio non è un sacramento ma un semplice contratto che ha la stessa valenza giuridica di una compravendita anche se viene celebrato in moschea ( ma non è obbligatorio). Fra gli Sciiti si usa addirittura il matrimonio a termine rinnovabile.
          Il divorzio è comunque ampiamente praticato e rientra nell’ ortodossia religiosa anche se l’ iniziativa pouò essere presa solo da parte del coniuge di sesso maschile, a suo capriccio.
          Si può quindi immaginare la situazione delle donne nella società islamica…

      • EquesFidus ha detto in risposta a Emanuele

        Massima solidarietà verso di te, certi commenti sono vergognosi. Emanuele ha ribadito una semplice verità di fede: solo il matrimonio sacramentale è lecito, la convivenza more uxorio (che sia o meno riconosciuta dallo Stato) è materia grave (e quindi può dare origine ad un peccato mortale) e stato di pubblico scandalo per un cattolico. Fine. Non c’è da obiettare, dire di sì o di no, c’è solo da constatare che il matrimonio civile è soltanto un contratto (e quindi può essere sciolto o adattato, con tutte le amene conseguenze del caso che flagellano l’Occidente, dissoluzione della famiglia in primis, che ricordo essere nel 97% dei casi dovuta a futili motivi) ed una blasfema parodia del matrimonio ecclesiale. Poi è oggettivo, l’amore col matrimonio sensu lato c’entra poco, l’umanità e l’Occidente cristiano stesso sono andati avanti per secoli coi matrimoni combinati e l’umanità è andata avanti benissimo lo stesso, dato che lo sposalizio rientra in un’ottica di generare dei figli e non soltanto (e neppure prevalentemente) come espressione di amore reciproco. Queste motivazioni sono pericolose, perché basta amarsi (o dichiararsi tali) per potersi sposare, ma questo non è il caso ed anzi apre la strada a forme di unione (come quelle omosessuali) socialmente e moralmente pericolose.

        • Emanuele ha detto in risposta a EquesFidus

          Grazie…

          A parziale discolpa di certi interventi, devo ricordare che la chiesa accetta il matrimonio civile per le coppie non battezzate… di fatto chi convive all’interno di un matrimonio civile, se non battezzato, non commette peccato.

          Questo a mio avviso poteva essere vero fino a quando non fu introdotto il divorzio. Infatti, il matrimonio civile era conforme alla legge naturale e quindi al progetto di Dio. Secondo me le cose sono cambiate da quando si è perso il vincolo dell’indissolubilità.

          A scanso di equivoci mi riprometto di chiedere il parere di un esperto di teologia morale sul tema.

          Sul fatto che il matrimonio non sia solo legato all’amore c’è una doppia confusione: da un lato, né costituzione né codice civile (come ho scritto sopra) citano mai la parola amore, citando quasi il dovere dei coniugi di avere figli. Dall’altro, la Chiesa pone al centro proprio sull’amore. Amore che ovviamente per essere tale deve essere fecondo, anche se la Chiesa parla di figli in senso di dono e non di dovere astratto.

          Quindi chi invoca il matrimonio civile per gli omosessuali in nome dell’amore dichiara una cosa contraria alla legge ed alla Costituzione.

      • stefan@ ha detto in risposta a Emanuele

        “La società può solo riconoscere, come dice la costituzione, il matrimonio sacramentale”? Forse sta parlando della costituzione iraniana, ma non di quella italiana.
        Art.29.
        La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
        Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

        • Emanuele ha detto in risposta a stefan@

          …e secondo te la costituzione, quando parla di società naturale fondata sul matrimonio, a cosa si riferisce? Esiste un solo matrimonio, quello istituito da Dio nella legge naturale. I cattolici lo hanno elevato alla dignità si sacramento, ma sempre dello stesso matrimonio si tratta.

          Non esistono due matrimoni. Esiste un solo matrimonio e la costituzione riconosce quel solo matrimonio, non ne istituisce di nuovi.

          Casomai, lo stato italiano, introducendo il divorzio ha violato la costituzione. Infatti, il divorzio è contrario alla legge naturale.

          • stefan@ ha detto in risposta a Emanuele

            Se lei avesse voglia di informarsi, scoprirebbe che il termine “società naturale” fu introdotto da Palmiro Togliatti e proprio contro il parere dei cattolici, a definire la famiglia come formazione sociale primaria su cui lo stato non può interferire. Questo per impedire l’interferenza dello Stato nella autonomia della famiglia, come verificatosi sotto il fascsimo con l’imposizione del tipo di educazione, il divieto di matrimonio con gli ebrei, ecc.
            Comunque ho postato solo perché ho letto una castroneria e l’ho voluta segnalare. Per il resto, non mi interessa interloquire con gli integralisti come lei.

    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a mario

      Io ritengo invece il corso preparatorio assulatamente inutile si và qualche sera ad ascolticchiare il prete il quale spesso parla più della cerimonia dei fotografi ed altro.
      La vera preparazione al matrimonio la fanno i genitori dei nubendo coll’esempio della loro vita e trasmettendo dei valori.

      • Engy ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

        anch’io giudico i corsi di preparazione al matrimonio tenuti in parrocchia inutili non fosse altro ad esempio per il fatto che, quasi sistematicamente, si assiste a quel triste rito dell’addio al nubilato/celibato dove, quando va bene, esce la spogliarellista dalla torta, altrimenti si trascende alla grande ….
        Quelli che si sottraggono a questo stanco e volgare conformismo sono le solite mosche bianche.

    • chiarastroppy ha detto in risposta a mario

      e’ vero, Mario, hai ragione.

      Aggiungo solo questo: è ovvio che non si possa fare un corso di 8 anni, ma se si guarda all’età media dei nubendi oggi, questi giungono al matrimonio dopo anni di “fidanzamento” (nel 98% dei casi fidanzamento vissuto secondo criteri non cattolici), e magari pure convivenza. In quel tempo la preparazione del matrimonio dov’è?

      La crescita spirituale di una coppia durante il fidanzamento dovrebbe essere la naturale preparazione alle nozze, tale da giustificare così una formazione di soli 10 incontri (o anche meno). Il problema è anche come si arriva al matrimonio cristiano, che idea si ha di esso.

      Spero di non essere stata troppo confusionaria!

      • Emanuele ha detto in risposta a chiarastroppy

        …i ragazzini fanno anni di catechismo e dopocresima… basterebbe inserire un po’ di teologia morale e tutto si risolverebbe… Senza contare che spesso i fidanzamenti odierni durano anni, prima di convolare a nozze.

        Quello che manca è l’educazione all’affettività, che per dare frutti deve iniziare dalla più tenera infanzia.

        Compito principale è dei genitori, ma la Chiesa non se ne può fregare… Infatti, la pastorale per le famiglie ed i fidanzati è molto carente… i frutti sono sotto gli occhi di tutti: 50% di coppie in crisi, relazioni extraconiugali, ragazzine di 15 anni che si prostituiscono, internet infestato da pedo-pornografia, etc.

        Mi pare che finalmente il Papa se ne sia accorto e stia provvedendo… che Dio ci assista!

    • lorenzo ha detto in risposta a mario

      Attento a non confondere nullità con annullabilità del matrimonio:
      – nullità: il matrimonio è come se non fosse mai stato celebrato;
      – annullamento: su richiesta e ad opera di una sentenza, gli effetti del matrimonio vengono eliminati.

  4. Attilio ha detto

    L’istituto della nullità del matrimonio non è solo riferibile all’ambito ecclesiale ma lo è/era anche in ambito civile. Tant’è che i promotori del referendum contro il matrimonio divorziabile nel 1974 proponevano di ampliare la casistica dei casi di nullità “civile” per venire incontro ai “casi pietosi”, che pure esistevano, senza però sfasciare l’istituto familiare come poi è successo e sta succedendo!

    • Emanuele ha detto in risposta a Attilio

      …ma siccome l’obiettivo era proprio sfasciare la famiglia, la proposta non fu presa in considerazione…

  5. Susy G. ha detto

    straquoto Mario! si dovrebbe sempre ricordare, soprattutto su un terreno così delicato e importante, che prevenire è sempre infinitamente meglio che curare!

  6. Antonio ha detto

    Non ho capito come si fa ad annullare il matrimonio se credete nella formula “l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”?

    con motivi fondati non ha molto senso.. è sempre una violazione della formula precedente perche avviene comunque a propria discrezione..

    secondo voi Dio non unirebbe mai due omosessuali?

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Antonio

      E’ spiegato nell’articolo, caro Antonio. L’annullamento del matrimonio operato dalla Sacra Rota rileva che l’atto del sacramento non c’è mai stato fin dall’inizio in quanto uno dei due partner non aveva piena libertà nel dire “si”. Per questo non c’è mai stata unione sacramentale fin dal giorno dell’altare.

      Dio non può mai unire senza il tramite della Chiesa, e la Chiesa non riconosce l’unione di due persone dello stesso sesso in quanto manca un principio fondamentale: la fecondità. L’unione omosessuale viola la creazione di Dio in quanto Egli creò un uomo e una donna. Se avesse voluto unire due omosessuali ora parleremmo di Adamo e Johnny, non di Adamo ed Eva.

    • Emanuele ha detto in risposta a Antonio

      …Quindi, se uno dei coniugi fosse stato costretto o minacciato, secondo te il matrimonio sarebbe valido?

      Dio vuole persone libere! Non incatenate da formule vuote. Quello che conta è il desiderio che si ha nel cuore, non tanto le formule per esprimerlo.

  7. Marco ha detto

    Il “divorzio cattolico” esiste.

    Si ha nel caso di matrimonio rato e non consumato.

    In poche parole in assenza di penetrazione sessuale (decisiva in una prospettiva cattolica) il sacramento può essere sciolto.

    Il sacramento è dissolubile. Il sacramento non è indissolubile.

    Ampliare la casistica potrebbe essere una soluzione? Non credo

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Marco

      Effettivamente hai introdotto un caso molto particolare, si parla di dispensa ed è il Pontefice, solo lui che è vicario di Cristo (dunque non viola il principio: “l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”) a dover decidere alla fine. Non decide la Sacra Rota.

      Sbagli invece quando parli di necessità della penetrazione, in quanto la dispensa viene concessa ugualmente se il rapporto sessuale si è consumato con la forza obbligando un partner a concedersi. Quel che è decisivo nella prospettiva cattolica è la libertà, non certo la penetrazione sessuale.

      Si tratta di un provvedimento del tutto discrezionale, di grazia e non di giustizia. Il sacramento rimane indissolubile, l’eccezione di cui parli conferma semplicemente la regola.

      • Marco ha detto in risposta a Paolo Viti

        “la dispensa viene concessa ugualmente se il rapporto sessuale si è consumato con la forza obbligando un partner a concedersi”

        Non mi risulta questo caso ulteriore di “divorzio cattolico” ma non dubito della tua correttezza e sincerità.

        Comunque credo che sia possa concordare sull’evidenza : il sacramento non è indissolubile.

        Poichè esistono almeno due casi in cui è dissolubile, dire “non è sempre indissolubile” è logicamente corretto

        Tu stesso hai elencato l’ altro caso che ignoravo (quello di violenza)

        Mi chiedo piuttosto perché il Papa che può esercitare la vicaria potestà divina non rifletta su ulteriori “casi potenziali di divorzio cattolico”

        Per quanto riguarda : “solo lui che è vicario di Cristo (dunque non viola il principio: “l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”) “ ;

        Mi permetto di suggerire prudenza con argomentazioni di questo tipo, perchè a orecchie nemmeno troppo laiche espressioni di questo tipo potrebbero far credere che i cattolici equiparano di fatto il Papa a Dio.

        Ovviamente non è il tuo caso

    • Emanuele ha detto in risposta a Marco

      …no è che il sacramento non è perfezionato. Il sacramento inizia con le promesse e si completa con l’unione. Mancando una delle due, il sacramento non è valido.

      L’unione carnale rappresenta il completo dono di se, deve essere libera e consenzuale, altrimenti non può essere un dono…

      E’ un po’ come la comunione: il sacramento inizia con la consacrazione, ma senza consumazione delle specie non è completo.

      • Marco ha detto in risposta a Emanuele

        Evitiamo di dire (pur in buona fede) grossolane inesattezze

        Il matrimonio rato è sacramento valido

        Altrimenti non ci sarebbe alcun bisogno di ottenere lo scioglimento dal Papa, ma sarebbe sufficiente la dichiarazione di nullità come per tutti gli altri casi

        E ribadisco che agendo discrezionalmente il Papa potrebbe contemplare in teoria molti altri casi di “divorzio cattolico”

        Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta

        • Emanuele ha detto in risposta a Marco

          Il matrimonio rato e non consumato non è valido… il Papa interviene solo per accertare la volontà definitiva dei coniugi di non voler consumare mai il matrimonio, per questo può scioglirlo.

          E che le cose stanno così lo ha spiegato proprio un Papa, Giovanni Paolo II con le catechesi sulla teologia del corpo. Egli ha fatto un parallelismo bellissimo tra passione del Signore e matrimonio: l’ultima cena è come la promessa che gli sposi si scambiano in Chiesa, la croce è come il talamo dove gli sposi si donano in modo definitivo. L’una senza l’altra non avrebbe senso.

          A tal proposito ti ricordo che le coppie che desiderano il “matrimonio bianco”, cioè facendo un voto di continenza assoluta, hanno bisogno di una dispensa speciale del Vescovo. Infatti, la mancanza di unione carnale deve essere “compensata” da qualcosa di più grande. In questo caso il completo dono di se a Dio.

          Per approfondire puoi leggere qui:
          http://www.avvocatosacrarotatoffaletti.it/la-cause-di-nullita/una-parentesi/

          Poi, non capisco quali dovrebbero essere gli altri casi in cui dovrebbe esere possibile lo sciogliemento…

          • Marco ha detto in risposta a Emanuele

            Leggi almeno i link che posti?

            Direi di no…

            Dal Link che hai postato : “Vi è tuttavia un caso particolare in cui il matrimonio, pure VALIDO, non è stato consumato… In questo caso, in virtù della sua potestà vicaria di Cristo, il Romano Pontefice può dispensare i coniugi dal vincolo di un matrimonio che, pur essendo astrattamente VALIDO, non si è perfezionato con la consumazione.”

            Non si è perfezionato ma E’ VALIDO , E’ SACRAMENTO, tanto è vero che soltanto il Romano Pontefice avvalendosi della sua potestà vicaria di Cristo può sciogliere ciò che Dio ha unito.

            Non lasciarti trarre in inganno da questo testo ambiguo e quindi pure impreciso, che non ammette l’evidenza : IL SACRAMENTO NON E’ (sempre) INDISSOLUBILE

            Altro caso di “divorzio cattolico” che mi ha ricordato Paolo Viti (ma è probabile che tu non abbia letto nemmeno il suo intervento essendo troppo impegnato a fare copia e incolla di scritti che manco leggi e\o capisci)

            “la dispensa viene concessa ugualmente se il rapporto sessuale si è consumato con la forza obbligando un partner a concedersi”

            • Emanuele ha detto in risposta a Marco

              1. Sulla violenza ho già risposto sopra…basterebbe fare quello che si consiglia ad altri: leggere.

              2. Come dice il testo postato il sacramento non è stato perfezionato. Il Papa scioglie le promesse matrimoniali, non il sacramento.

              Infatti parla di “matrimonio astrattamente valido”… A casa mia, una cosa valida in astratto è ben diversa da una valida nella sostanza…

              Di fatto, il Papa “sblocca” una situazione che resterebbe in un limbo tra promesse valide, ma sacramento non perfezionato.

              3. Quelli da te citati non sono due casi ma uno solo. L’unione carnale deve essere libera e consenziente, altrimenti è come se non ci fosse stata. Come avviene per le promesse tra gli sposi.

    • lorenzo ha detto in risposta a Marco

      Premesso che
      “Il matrimonio valido tra battezzati si dice solamente rato, se non è stato consumato; rato e consumato se i coniugi hanno compiuto tra loro, in modo umano, l’atto per sé idoneo alla generazione della prole, al quale il matrimonio è ordinato per sua natura, e per il quale i coniugi divengono una sola carne. (Can. 1061 – §1).
      Celebrato il matrimonio, se i coniugi hanno coabitato, se ne presume la consumazione, fino a che non sia provato il contrario. (Can. 1061 – §2).”

      “Il matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte. (Can. 1141)”.

      Invece
      “Il matrimonio non consumato fra battezzati o tra una parte battezzata e una non battezzata, per una giusta causa può essere sciolto dal Romano Pontefice, su richiesta di entrambe le parti o di una delle due, anche se l’altra fosse contraria. (Can. 1142)”.

      Pur affermando il Codice di Diritto Canonico che:
      “Il matrimonio ha il favore del diritto; pertanto nel dubbio si deve ritenere valido il matrimonio fino a che non sia provato il contrario. (Can. 1060)”,
      tuttavia
      “Perché possa esserci il consenso matrimoniale, è necessario che i contraenti almeno non ignorino che il matrimonio è la comunità permanente tra l’uomo e la donna, ordinata alla procreazione della prole mediante una qualche cooperazione sessuale. (Can. 1096 – §1)”.

      Vorrei chiederti come può esserci consenso matrimoniale se non c’è stata alcuna “cooperazione sessuale”?

      • Marco ha detto in risposta a lorenzo

        Ma che a che fare con quello che ho scritto? Mi hai letto almeno?

        Almeno Paolo Viti ha provato onestamente a rispondermi nel merito

        Tu non hai neanche capito la questione che ho posto

        Stiamo parlando dei casi di “divorzio cattolico” di scioglimento di un matrimonio VALIDO (SACRAMENTO) e tu cominci a parlare dei casi di nullità per vizio del consenso?

        No davvero Bonanotte…

        • lorenzo ha detto in risposta a Marco

          Can. 1101 – §1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole o ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.
          §2. Ma se una o entrambe le parti escludono con un positivo atto di volontà il matrimonio stesso, oppure un suo elemento essenziale o una sua proprietà essenziale, contraggono invalidamente.

          Non consumare il matrimonio rende un matrimonio rato, ovvero celebrato secondo le norme canoniche, invalido in quanto mancante di uno dei requisiti di cui al Can. 1096.
          I matrimoni cattolici possono essere validi, invalidi e nulli.
          I matrimoni invalidi possono essere resi validi se esiste la volontà di eliminare gli impedimenti.
          I matrimoni nulli è come se non fossero mai stati celebrati.
          Un matrimonio valido “non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte.”
          Rassegnati: il “divorzio cattolico” esiste solo nella tua testa.
          Bonanotte…

          • Marco ha detto in risposta a lorenzo

            Rileggiti almeno l’intervento di Paolo Viti. E’ una partenza almeno
            Perchè il Papa dovrebbe ricorrere alla vicaria potestà divina (di Cristo)?
            Magari perchè è necessaria per sciogliere ciò che Dio ha unito? Un Sacramento?
            Adesso però basta eh?
            Mi pare di discutere con un musulmano

            • lorenzo ha detto in risposta a Marco

              Vorrei farti una domanda:
              é valida una una legge ratificata dal parlamento e stampata sulla Gazzetta Ufficiale ma non ancora pubblicata?

              Un matrimonio rato ma non consumato può essere visto come una legge ratificata ma non pubblicata.

  8. Engy ha detto

    alla fine, dopo aver letto, confermo che per me invece la nullità del matrimonio sancita dal tribunale ecclesiastico, E’ la via cattolica al divorzio.

    • Emanuele ha detto in risposta a Engy

      …l’importante è esser convinti… E sei fatti smentiscono le opinioni, tanto peggio per i fatti!

    • Marco ha detto in risposta a Engy

      Ribadisco che Il “divorzio cattolico” esiste.
      Si ha nel caso di matrimonio rato e non consumato. (senza penetrazione sessuale)
      Il sacramento è dissolubile. Il sacramento non è indissolubile.

      “la dispensa viene concessa ugualmente se il rapporto sessuale si è consumato con la forza obbligando un partner a concedersi”

      Esistono pertanto almeno due casi in cui è dissolubile
      Mi chiedo piuttosto perché il Papa che può esercitare la vicaria potestà divina non rifletta su ulteriori “casi potenziali di divorzio cattolico”

      • Emanuele ha detto in risposta a Marco

        Non è che ripetendo 100 volte la stessa cosa hai alla fine ragione…

        • Marco ha detto in risposta a Emanuele

          Non è che ingannando te stesso negando l’evidenza sarai un cattolico migliore

          • Emanuele ha detto in risposta a Marco

            …ok, trovami nel Vangelo o nel Catechismo qualcosa che sostenga la tua tesi e ricoscerò volentieri il tuo errore

            Nel frattempo ti cito io il Catechismo:

            1626 La Chiesa considera lo scambio del consenso tra gli sposi come l’elemento indispensabile “che costituisce il matrimonio” Se il consenso manca, non c’è matrimonio.

            1627 Il consenso consiste in un “atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono”: “Io prendo te come mia sposa” – “Io prendo te come mio sposo” . Questo consenso che lega gli sposi tra loro, trova il suo compimento nel fatto che i due diventano “una carne sola”.

            1640 Il vincolo matrimoniale è dunque stabilito da Dio stesso, così che il matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può mai essere sciolto. Questo vincolo, che risulta dall’atto umano libero degli sposi e dalla consumazione del matrimonio, è una realtà ormai irrevocabile e dà origine ad un’alleanza garantita dalla fedeltà di Dio. Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina.

            Quindi, stando al catechismo il consenso si ha solo se espresso con la volontà e sonsumanto “nella sola carne”. Senza consumazione il vincolo non è valido. Si veda poi come sempre l’ “atto umano libero” e la “consumazione” sono legati dalla congiunzione “e”. Quindi la consumazione non è un accessorio, ma un atto essenziale del sacramento.

            Per dirla parafrasando San Giovanni Paolo II, il sacramento del matrimonio inizia in Chiesa e si conclude nel talamo nunziale.

            …aspetto smentite documentate…

            • Emanuele ha detto in risposta a Emanuele

              …riconoscerò volentieri il mio errore, ovviamente!

              …lapsus freudiano 🙂

            • Marco ha detto in risposta a Emanuele

              Rileggiti almeno l’intervento di Paolo Viti. E’ una partenza almeno
              Perchè il Papa dovrebbe ricorrere alla vicaria potestà divina (di Cristo)?
              Magari perchè è necessaria per sciogliere ciò che Dio ha unito? Un Sacramento?

              Tu non riconosci l’evidenza e vorresti capire quando sbagli?
              Adesso però basta eh?
              Mi pare di discutere con un musulmano

              • lorenzo ha detto in risposta a Marco

                Quando il Presidente della Repubblica promulga una legge ma questa non viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, la legge è valida?

                Scusa se è quasi l’interveto fotocopia di quello sopra, ma dato che l’ha fatto un “Azzeccagarbugli” come te, perché non lo può fare un “mussulmano” come me?

  9. Rosy Fusillo ha detto

    Le religioni diverse dalla nostra vanno sempre rispettate e allo stesso tempo dobbiamo guardare a quello che succede nel suo complesso, vale a dire che nessuno va colpevolizzato. Altrimenti usciamo dal senso stesso della chiesa e dal senso del matrimonio.

    • Emanuele ha detto in risposta a Rosy Fusillo

      …Rispettare non vuol dire che tutte le religioni sono uguali. Noi abbiamo ricevuto la Verità in dono e quella dobbiamo “gridare dai tetti”.

      …Rispettare non vuol neppure dire che tutto è lecito. Io non rispetterei mia figlia se non le dicessi che certi comportamenti sono sbagliati e le lasciassi fare tutto quello che vuole. Questo sarebbe ingannarla, non rispettarla.

    • Sophie ha detto in risposta a Rosy Fusillo

      Dire come stanno le cose non è mancanza di rispetto, è semplicemente un atto dovuto verso un fratello, poi che decidesse quello che vuole. Nessuno impone nulla.

  10. wilma vivari ha detto

    Nullo rischiava di diventare il mio matrimonio dopo ventidue anni. Nullo, cioè mai esistito. Quello che uno prova quando viene trascinato in un tribunale ecclesiastico sta nel libro: “Finché Sacra Rota non vi separi” edito da Mursia che io, Wilma Vivari, ho scritto. Vorrei che un canonista mi spiegasse dove sta Cristo in questa storia. Grazie.

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