Papa Francesco: «l’identità dell’Europa è il cristianesimo»

Francesco  parlamentoIl discorso che Papa Francesco ha oggi rivolto all’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo è assolutamente decisivo per la situazione attuale che stiamo vivendo, un pronunciamento coraggioso e che ha certamente procurato numerosi mal di pancia ai suoi finti amici (da Scalfari in giù), così come finta è stata l’ovazione che i burocrati europei gli hanno riservato al termine del discorso. O finta approvazione o, probabilmente, non lo stavano ascoltando.

Consigliamo, come sempre, di diffidare di quanto hanno riportato vaticanisti vari, improvvisati o meno, sui media e di riferirsi sempre al discorso originale pubblicato sul sito del Vaticano. Un intervento decisivo, dicevamo, dove il Pontefice ha apertamente sfidato il suo uditorio laicista e politicamente corretto incoraggiando l’Europa e i politici europei a ritrovare le radici cristiane (da notare il titolo di “Repubblica”), a promuovere la sacralità della vita e i “valori inalienabili” (chiara citazione dei “valori non negoziabili” di Benedetto XVI) contrastando la “cultura dello scarto” (argomento su cui è tornato più volte), a puntare sulla famiglia “fertile e indissolubile” e a guardare l’uomo come ad un essere trascendente, non come ad un oggetto da manovrare. Finalmente possiamo spiegarci la violenta foga delle Femen e della radicale Giulia Innocenzi per tentare di impedire che oggi il Papa potesse pronunciare queste disturbanti parole. Qui sotto sono stati raccolti i passaggi più significativi: abbiamo sottolineato le parole-chiave per indicare i macro-temi, così da facilitare la lettura essendo di fronte ad un discorso abbastanza lungo.

 

Fin da subito Francesco ha invitato a «tornare alla ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione europea i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente. Al centro di questo ambizioso progetto politico vi era la fiducia nell’uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell’uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente». Ha proseguito con una riflessione su come sia sorto il pensiero europeo, così sensibile alla dignità umana, ovvero «contraddistinto da un ricco incontro, le cui numerose fonti lontane provengono dalla Grecia e da Roma, da substrati celtici, germanici e slavi, e dal cristianesimo che li ha plasmati profondamente, dando luogo proprio al concetto di “persona”»

 

Senza alcuna remora verso coloro che lo ascoltavano, ovvero i veri promotori europei della “cultura dello scarto”, Francesco ha cominciato a puntare l’attenzione sul tema centrale, ovvero la dignità della persona. Ha quindi ribadito che l’impegno dei diritti umani è «un impegno importante e ammirevole, poiché persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l’utilità, e che poi possono essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi». Ma non esiste nemmeno dignità se «manca la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizione la propria fede religiosa». Se qualche giorno fa aveva spiegato che il sostegno all’eutanasia e all’aborto è mosso da una “falsa compassione”, oggi ha approfondito evidenziando come la “cultura dello scarto” (rappresentata benissimo in Italia dall’“Associazione Luca Coscioni” di cui Giulia Innocenzi è orgoglioso membro), è profondamente contraria alla dignità umana.

 

Molto interessante anche la riflessione sulla proliferazione dei diritti, pesante ideologia di cui è affetta la modernità: «Promuovere la dignità della persona», ha proseguito il Papa, «significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici. Occorre però prestare attenzione per non cadere in alcuni equivoci che possono nascere da un fraintendimento del concetto di diritti umani e da un loro paradossale abuso. Vi è infatti oggi la tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali, che cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico, quasi come una “monade”, sempre più insensibile alle altre “monadi” intorno a sé. Al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto essenziale e complementare di dovere, così che si finisce per affermare i diritti del singolo senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa […]. Se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze».

 

Nell’emiciclo laicista del Parlamento Europeo Francesco è tornato ad indicare la trascendenza dell’uomo e la legge naturale che lo guida, ovvero «fare appello alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella “bussola” inscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell’universo creato; soprattutto significa guardare all’uomo non come a un assoluto, ma come a un essere relazionale. Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami». Ha quindi criticato le istituzioni europee, impegnate «a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose».

 

Il Pontefice ha più volte insistito sui temi eticamente sensibili, spiegando che «l’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere». Da notare l’insistenza del Papa contro l’eutanasia, descritta come metodo di “scarto”, e contro l’aborto, descritto come “uccisione di bambini”. Persiste così un «grande equivoco che avviene quando prevale l’assolutizzazione della tecnica, che finisce per realizzare una confusione fra fini e mezzi. Risultato inevitabile della “cultura dello scarto” e del “consumismo esasperato”. Al contrario, affermare la dignità della persona significa riconoscere la preziosità della vita umana, che ci è donata gratuitamente e non può perciò essere oggetto di scambio o di smercio. Voi, nella vostra vocazione di parlamentari, siete chiamati anche a una missione grande benché possa sembrare inutile: prendervi cura della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondità in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla “cultura dello scarto”. Prendersi cura della fragilità delle persone e dei popoli significa custodire la memoria e la speranza; significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità».

 

Si può ridare speranza al futuro solo tornando alle radici religiose dell’Europa, perché «la sua storia è fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi. Il futuro dell’Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile fra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello “spirito umanistico” che pure ama e difende. Proprio a partire dalla necessità di un’apertura al trascendente, intendo affermare la centralità della persona umana, altrimenti in balia delle mode e dei poteri del momento. In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento. Ce lo indicano gli ideali che l’hanno formata fin dal principio, quali la pace, la sussidiarietà e la solidarietà reciproca, un umanesimo incentrato sul rispetto della dignità della persona».

Così, «un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità, può essere anche più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente, perché è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza. Non possiamo qui non ricordare le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. Comunità e persone che si trovano ad essere oggetto di barbare violenze: cacciate dalle proprie case e patrie; vendute come schiave; uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti […]. In tal senso, ritengo che l’Europa sia una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie».

 

Per dare speranza all’Europa, Francesco ha anche ribadito l’importanza della famiglia naturale (definita “fertile”) come ambito in cui si sviluppa la persona umana: «Il primo ambito è sicuramente quello dell’educazione, a partire dalla famiglia, cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società. La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali».

 

Grande spazio nel discorso del Papa è stato riservato alla povertà, alla solitudine degli anziani, alla questione migratoria e ai conflitti interni dei vari Paesi, al lavoro e alle politiche di occupazione, e anche all’ecologia: «responsabilità di custodire il Creato, prezioso dono che Dio ha messo nelle mani degli uomini. Ciò significa da un lato che la natura è a nostra disposizione, ne possiamo godere e fare buon uso; dall’altro però significa che noi ne siamo i padroni. Custodi, ma non padroni. La dobbiamo perciò amare e rispettare, mentre invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Rispettare l’ambiente significa però non solo limitarsi ad evitare di deturparlo, ma anche di utilizzarlo per il bene. Penso soprattutto al settore agricolo, chiamato a dare sostegno e nutrimento all’uomo. Non si può tollerare che milioni di persone nel mondo muoiano di fame, mentre tonnellate di derrate alimentari vengono scartate ogni giorno dalle nostre tavole. Inoltre, rispettare la natura, ci ricorda che l’uomo stesso è parte fondamentale di essa. Accanto ad un’ecologia ambientale, serve perciò quell’ecologia umana, fatta del rispetto della persona, che ho inteso richiamare quest’oggi rivolgendomi a voi».

 

Il Pontefice ha quindi concluso esortando i legislatori a  «custodire e far crescere l’identità europea» e «a lavorare perché l’Europa riscopra la sua anima buona. Un anonimo autore del II secolo scrisse che “i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo”. Il compito dell’anima è quello di sostenere il corpo, di esserne la coscienza e la memoria storica. E una storia bimillenaria lega l’Europa e il cristianesimo. Una storia non priva di conflitti e di errori, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene. Lo vediamo nella bellezza delle nostre città, e più ancora in quella delle molteplici opere di carità e di edificazione comune che costellano il continente. Questa storia, in gran parte, è ancora da scrivere. Essa è il nostro presente e anche il nostro futuro. Essa è la nostra identità. E l’Europa ha fortemente bisogno di riscoprire il suo volto per crescere, secondo lo spirito dei suoi Padri fondatori, nella pace e nella concordia, poiché essa stessa non è ancora esente dai conflitti. Cari Eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il suo futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda, difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità!».

 

Ancora una volta, grazie Papa Francesco. Qui sotto il video dell’intervento del Pontefice.

La redazione

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17 commenti a Papa Francesco: «l’identità dell’Europa è il cristianesimo»

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  1. Li ha detto

    L’identità dell’Europa è il cristianesimo, ma finchè si continuerà a trattarlo come fosse una pulce da schiacciare l’essere umano farà poca strada: a che si appella, alla “misericordia” dei musulmani? Alla “tolleranza” buddista? Alla “carità” induista o a tutte le religioni fai da te ed al pensiero ateo?
    Faccio presente che quanto è scritto tra virgolette è tutto un eufemismo.

    Se l’uomo, e l’europeo stesso, perseguita il cristianesimo anche a casa propria (cioè nel proprio paese), farà una ben misera fine. Non c’è futuro d’identità o di pensiero (e già ce l’ha insegnato chi è passato di qui di recente, ma non faccio il nome di LEI).

    • Marco S. ha detto in risposta a Li

      L’Europa ha cominciato a suicidarsi con la Rivoluzione Francese ed ha proseguito con il positivismo ottocentesco, arrivando al razzismo, tutti rovinati in terribili guerre, che hanno letteralmente ucciso fisicamente e moralmente il nostro continente.

      Di norma, quando i registi si piccano di “migliorare” le trame dei romanzi che traspongono nel cinema, riescono solo a peggiorarle.

      Farei un’eccezione per Comencini nella sua fiction RAI sul libro “Cuore”.
      Il regista chiosa il suo lavoro introducendo una scena, che non mi pare sia presente nel libro, in cui il padre di Enrico Bottini accompagna il figlio a teatro ad assistere al “Ballo Excelsior”.

      Ad un certo punto vi e’ una scena in cui compare una bellissima ballerina, in abiti radiosi, che impersona la (sedicente) “Ragione” che, danzando, allontana simbolicamente un ballerino biecamente incappucciato in lunghi abiti scuri, che impersona l'”Oscurantismo”. E’ fin troppo facile vedere in questo personaggio la Chiesa Cattolica e la religione in genere, considerate origine di tutti i mali ed ostacolo al progresso ed alla pace.

      Assistendo a questa scena, il padre parla al figlio del radioso futuro che l’aspetta, in cui la scienza ed il progresso uniranno i popoli che, finalmente liberati dalla superstizione, entreranno in una dimensione stabile di imperitura pace ed amicizia.

      Cambia la scena, saltando a circa 25 anni dopo, e si vede Enrico Bottini ufficiale dell’esercito italiano, testimone delle interminabili carneficine sul Carso, che ripensa molto perplesso a quel giorno ed alle parole di suo padre.

      I frutti avvelenati di un progresso che volle scacciare Dio dal suo orizzonte.

      • Li ha detto in risposta a Marco S.

        Però sai, scienza è sinonimo di progresso, e sempre più il progresso porta a regredire (basti pensare all’eutanasia, l’aborto, la fecondazione eterologa e così via.

  2. Sophie ha detto

    Mi sarebbe piaciuto se avesse nominato nel suo discorso Gesù e Maria. Quando si parla di cristianesimo in senso generico mi sembra un pò come ritenerlo solo una religione in mezzo a a tante mentre perlomeno per me non è una religione ma la via unica di salvezza.

    • Dario* ha detto in risposta a Sophie

      Ha però parlato più volte di Dio e, dato che Gesù è Dio, che differenza fa? A parte questo, ovviamente ha parlato in un linguaggio che la platea potesse comprendere, non molti degli uditori penso che abbiano un’idea chiara di chi Gesù e Maria siano mentre penso che il concetto di Dio sia più o meno famigliare per ogni uomo di buona volontà
      =)

      • Sophie ha detto in risposta a Dario*

        “Ha però parlato più volte di Dio e, dato che Gesù è Dio, che differenza fa?”
        Per noi Gesù e Dio non fa differenza ma per chi non è cattolico la fa eccome.

        “ha parlato in un linguaggio che la platea potesse comprendere”
        Ha parlato in maniera politicamente corretta al solito. Quando un Papa si vergogna di nominare Cristo per prendersi qualche applauso in più… Scusa Dario ma è più forte di me. Questo Pontefice più passa il tempo, più mi sforzo di comprenderlo, più mi sforzo di farmelo piacere e più mi sfugge.

        • Dario* ha detto in risposta a Sophie

          Non si è vergognato affatto, secondo me sei tu che sei troppo severa nel fargli le pulci su ogni cosa che dice. Senza offesa beninteso =)

        • Marco S. ha detto in risposta a Sophie

          In effetti, andandomi a leggere proprio la versione originale del discorso, come consigliato dagli autori dell’articolo, non ho condiviso tutto questo loro entusiasmo questa allocuzione del Papa alla UE.

          Si’, certo, leggendolo con calma ed attenzione da una scrivania, tra le righe, si decodificano chiaramente accenni a tutti i concetti piu’ dirompenti, con i quali la Chiesa sta opponendosi alla moderna ideologia nichilista disumanizzante.

          Ma la maggiore articolazione degli argomenti, mi pare sia stata concentrata sulle(pur sacrosante) tematiche cattoliche meglio compatibili con il politically correct, permettendo quindi alla pubblicistica orientata di mettere in ombra le altre tematiche, certo ad essa meno gradite.

          Il discorso e’ stato piu’ diplomatico, di quelli che nei giorni precedenti ci avevano entusiasmato, anche perche’ proprio come soggetto diplomatico il Papa e’ andato alla UE !
          E in diplomazia, di norma, l’ospite non sferra all’anfitrione pur metaforici “calci nei denti” : )

          Pero’ forse si poteva osare un po’ di piu’, sviluppando meglio anche le tematiche della famiglia e dell’aborto.

          Secondo me il Papa dovrebbe puntare a riguadagnare la guida spirituale e morale del continente, senza lasciarsi sopraffare da improprie modestie o senza lasciarsi condizionare dai professionisti dell’indignazione, piu’ o meno in topless che siano.
          Non e’ per ambizione, né per fanatismo.
          Ci sono 200 milioni di europei allo sbando morale e spirituale, milioni di famiglie disastrate, che dipendono da Lui.

          Comunque non facciamola tragica.
          Il Papa ha gia’ fatto sentire la sua chiara voce in altre occasioni e certamente lo fara’ ancora.

    • Enrico ha detto in risposta a Sophie

      Come mai queste annotazioni vengono fatte solo a Bergoglio? Andate sul sito del vaticano a leggervi i testi originali dei discorsi fatti da Benedetto XVI al parlamento tedesco ed inglese (ossia in contesti analoghi al parlamento europeo; all’epoca questi discorsi furono giustamente lodati dal mondo cattolico per la loro lucidità e coraggio) e cercate quante volte appaiono le parole “Gesù”, “Cristo” e “Maria”. Ebbene vi accorgerete che non appaiono MAI, nemmeno una volta, neanche per sbaglio! Allora però nessuno si era lamentato della cosa, chissà perchè! Mi pare che con Papa Francesco si stia ripetendo tra alcuni cattolici “tradizionalisti” e/o “di destra” (Socci purtroppo ne è diventato un emblema) quello che con BXVI accadeva ad alcuni cattolici “progressisti” e/o “di sinistra”: se ne spulcia con sospetto ogni minima virgola, per trovare il più ridicolo pretesto pur di attaccarlo. Si arriva perfino a credere alle balle dei media politically correct, pur di vedere vincente la propria tesi di un Papa ritenuto indegno al ruolo che ricopre. Che tristezza!

      • Sophie ha detto in risposta a Enrico

        A me questo Papa non piace, mi vuoi fucilare?

        • Enrico ha detto in risposta a Sophie

          Anche a me piaceva di più BXVI, ma credo che bisognerebbe tutti essere corretti ed in buona fede. Questo in generale; con il Papa, per un cattolico, ciò vale ancora maggiormente! Ormai in tutte le parti del mondo i cristiani sono derisi, emarginati, osteggiati se non proprio perseguitati con la violenza e noi che facciamo? Ci perdiamo in sterili contrapposizioni interne tra tradizionalisti e progressisti, tra chi è favore e chi è contro il Papa e sprechiamo un sacco di energie in queste polemiche inutili. Mi ci metto in mezzo per primo io, che non parteggio per alcuna delle due fazioni, ma che perdo tempo a rispondere all’una ed all’altra. Nessuna volontà di fucilare insomma, solo mi pare giusto segnalare che le priorità sarebbero altre e che questo modo di pensare (malfidente nei confronti di ogni gesto del Papa) è deleterio.

        • Li ha detto in risposta a Sophie

          Anch’io preferivo Benedetto XVI. Tant’è: ce lo dovemo tenè!

          • Gabriele ha detto in risposta a Li

            Concordo con Enrico. Non sto certo dicendo che Bergoglio è infallibile, anche io preferivo Ratzinger, ma spesso da parte di chi critica Francesco si evince una faziosità tale, che qualunque cosa questo papa dica o faccia, allora deve essere per forza sbagliata. Dopo i discorsi che non menzionano mai Gesù, faccio un altro esempio: tra le critiche di Socci (che purtroppo sembra diventato il portabandiera degli anti-Bergoglio) a Francesco, c’è quella di non aver detto nulla a favore di Asia Bibi, ma a parte il fatto che la vicenda di questa donna umile e forte non si è ancora conclusa (quindi non si può ancora dire che non ne ha mai parlato), se andiamo a vedere l’atteggiamento di BXVI, notiamo che la cita solo una volta, in un discorso del novembre 2010 (quando il suo caso divenne internazionale), e basta. Inoltre nei discorsi al corpo diplomatico di gennaio 2011 e 2012, Ratzinger cita i coraggiosi Salmaan Taseer e Shahbaz Bhatti (citato pure in un angelus del marzo 2011), ma di Asia Bibi nulla. Usando allora lo stesso metro di paragone che Socci impiega per Bergoglio, si dovrebbe concludere che anche a Ratzinger non importa nulla della poveretta, e vi ha accennato solo una volta giusto per salvare le apparenze.

  3. Annalisa ha detto

    Negare o ignorare le radici cristiane della vecchia Europa è antistorico, antiscientifico, irragionevole e soprattutto ideologico. Basta studiare la Storia, rivalutare il Medioevo, guardare il passato con occhi spassionati, ampliare la propria visuale per rendersene conto. Decenni di certa storiografia hanno semplicemente falsato la Storia raccontando una storia. Dobbiamo prendere le interpretazioni e metterle a confronto: non riusciremo a raggiungere la verità, ma almeno ci discosteremo dalla menzogna.

  4. Salvatore ha detto

    Certamente un ottimo discorso quello pronunciato da papa Bergoglio al parlamento europeo. Peccato che quando accenna alle attuali persecuzioni contro i cristiani, siano essi cattolici, anglicani, ortodossi o protestanti resti sempre sul generico, evitando di indicare luoghi, mandanti ed esecutori. Qualcuno mi dirà che in questo settore preferisce operare segretamente ed in via diplomatica. Io ho i miei dubbi.

    • Enrico ha detto in risposta a Salvatore

      E allora la tua convinzione qual’è? Che il Papa sotto sotto non sia contrario alle persecuzioni? Illuminaci!

      • Salvatore ha detto in risposta a Enrico

        Certamente è contrario. Non ho dubbi (ci mancherebbe solo che fosse favorevole!). Evidentemente, per ragioni che non conosco (forse per evitare di rendere più drammatica la situazione) preferisce adottare altre soluzioni.

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