Scienza e fede, per gli italiani c’è piena compatibilità

scienza fedeQualche settimana fa Papa Francesco ha affermato: «L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore […]. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza […]. Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono».

Questa è anche l’opinione della maggior parte degli italiani, lo si evince da un recente sondaggio realizzato dalla Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare su un campione (SIRI) di 1000 italiani, e commentato sul portale “Disf – Documentazione Interdisciplinare tra Scienza e Fede” da parte del prof. Matteo Bonato del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova.

La prima domanda verteva sull’origine dell’uomo e il 69,5% ritiene che occorra chiamare in causa Dio: per il 41,6% è stato il processo evolutivo a portare la comparsa dell’uomo sulla Terra a partire da forme di vita inferiori e sia stato reso possibile grazie all’aiuto di un Dio creatore (posizione “apertura scienza/apertura trascendenza”), mentre per il 27,9% è stato Dio a creare da nulla l’umanità nella sua forma attuale circa 10.000 anni fa (“chiusura scienza/ apertura trascendenza”). Il 30,5%, infine, sostiene che il processo evolutivo sia avvenuto a partire da forme di vita inferiori, ma senza alcun intervento di Dio (“apertura scienza/chiusura trascendenza”).

Per quanto riguarda l’origine dell’Universo, il 72,1% degli intervistati chiama in causa Dio: il 44,8% pensa che l’Universo sia stato creato da Dio e che la scienza ne possa spiegare l’origine (posizione “apertura scienza/apertura trascendenza”), mentre il 27,3% ritiene che l’Universo sia stato creato da Dio e che la scienza non possa spiegarne l’origine (“chiusura scienza/ apertura trascendenza”). Il 27,9% ritiene invece che l’Universo non sia stato creato da Dio e che la scienza possa spiegarne l’origine (“apertura scienza/chiusura trascendenza”).

Dai risultati emerge, quindi, che l’Italia è una società aperta alla scienza e  alla trascendenza, che non rileva alcun contrasto tra la spiegazione scientifica del mondo e la fede cattolica, in coerenza con la posizione della Chiesa. Per entrambe le domande la frazione di italiani che rifiuta una spiegazione scientifica della comparsa dell’uomo e dell’Universo è la parte più piccola del campione, così come è piccola la frazione di chi pensa che la scienza possa rispondere a tutto.

Se confrontiamo tali percentuali con la popolazione americana (prevalentemente di fede protestante), ne abbiamo parlato anche noi, si rilevano enormi differenze: secondo un sondaggio del Gallup survey 2012, il 46%, appartiene alla categoria di “chiusura scienza/apertura trascendenza” (“Dio ha creato dal nulla l’umanità nella sua forma attuale 10.000 anni fa circa”), circa il 32% ha scelto la risposta di “apertura scienza/apertura trascendenza” (“Il processo evolutivo è avvenuto a partire da forme di vita inferiori… ed è stato reso possibile grazie all’aiuto di Dio”), mentre circa il 15% la posizione di “apertura scienza/chiusura trascendenza” (“Il processo evolutivo è avvenuto a partire da forme di vita inferiori… senza alcun aiuto di Dio”). Negli Stati Uniti, al contrario dell’Italia, emerge dunque prevalentemente una chiusura notevole alla spiegazione scientifica dell’origine dell’uomo, si rileva anche dall’intensità del dibattito tra “evoluzionisti” e “creazionisti”. Nel nostro Paese, invece, sussiste l’apertura verso il contributo proveniente da discipline diverse (biologia e teologia nel primo quesito, cosmologia e teologia nel secondo) sia al dialogo tra di esse.

Un ultimo dato che riteniamo interessante, andando oltre la domanda sulla frequenza religiosa di chi ha risposto alle domande precedenti (che, per diversi motivi, riteniamo poco significativa come ogni tentativo di misurare sociologicamente il grado di religiosità delle persone), è che la maggioranza degli intervistati con titolo di studio più elevato, cioè laurea o superiore, per entrambi i quesiti sulle origini, appartiene alla categoria di chi è aperto sia verso le trascendenza sia verso la scienza, mostrando quindi di ritenere compatibili scienza e fede.

Concludendo, condividiamo il giudizio finale del prof. Bonato: «Molto lavoro rimane ancora da fare, anche da parte della comunicazione scientifica e di quella religiosa, per rassicurare la frazione di popolazione che mostra ancora un atteggiamento di timore o diffidenza verso le spiegazioni scientifiche e per mostrare la ricchezza degli studi interdisciplinari nella descrizione della realtà e nella ricerca della verità».

La redazione

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5 commenti a Scienza e fede, per gli italiani c’è piena compatibilità

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  1. Enrico ha detto

    L’evoluzione altro non è che la creazione in fieri: Dio ha dotato il creato di leggi fisiche, chimiche e scientifiche perché, attraverso di esse, Egli potesse ordinarlo e renderlo “cosa buona”, duratura nei secoli. Da queste leggi, che riguardano anche l’evoluzione, è scaturito l’uomo, non secondo Darwin, ma secondo il progetto del creatore. Attenzione: l’uomo è dotato di un corpo e di un’anima. Sul corpo la scienza è chiamata ad elencare e a selezionare l’ipotesi più credibile: sull’anima, la scienza non può nulla.

    Qualunque sia il partito ontologico dal quale si analizza la questione dell’anima, la conclusione è una sola: essa, per le sue caratteristiche e la sua stessa essenza, non può che essere stata trasmessa da Qualcuno. Dai genitori o dalle scimmie? No, altrimenti saremmo tali e quali ad essi. Solamente un essere che è, per dirla in termini meta-aristotelici, “anima pura” (atto puro).

    Per fortuna questo è chiaro agli italiani. Mi fa piacere aver scoperto che anche la Gianotti, con le dovute differenze di parte, è di questo parere.

  2. francesco s. ha detto

    Se la domanda era “fede e scienza sono compatibili?” mi pare che prevalga il no dal sondaggio, dovrebbero contarsi insieme “chiusura scienza/ apertura trascendenza” e “apertura scienza/chiusura trascendenza” i due estremi per quanto opposti mostrano un’incompatibilità tra scienza e fede anche se per motivi opposti. Almeno questo si dovrebbe dedurre ad un’analisi logica.

    • Claudio ha detto in risposta a francesco s.

      Logicamente non si capisce niente di quello che hai scritto

      • francesco s. ha detto in risposta a Claudio

        @Claudio
        Ho semplicemente detto che i 2 estremi rappresentano la posizione di inconciliabilità tra fede e scienza e insieme pesano di più di quella di apertura ad entrambe. Vuol dire che quelli che ritengono incompatibili le due cose sono il complementare di 41.6% e 44.8% ovvero il 58.4% e il 55.2%.

        L’affermazione:

        Dai risultati emerge, quindi, che l’Italia è una società aperta alla scienza e alla trascendenza, che non rileva alcun contrasto tra la spiegazione scientifica del mondo e la fede cattolica, in coerenza con la posizione della Chiesa. Per entrambe le domande la frazione di italiani che rifiuta una spiegazione scientifica della comparsa dell’uomo e dell’Universo è la parte più piccola del campione, così come è piccola la frazione di chi pensa che la scienza possa rispondere a tutto.

        è errata. Quella corretta dovrebbe essere che la maggioranza ritiene che Dio c’entri qualcosa. Ma mi sembra che l’articolo volesse considerare l’inconciliabilità tra fede e scienza.

    • Bazinga ha detto in risposta a francesco s.

      la posizione di apertura a scienza e trascendenza è il 41,6% e 44,8% quindi non la maggior parte. I due estremi sommati pesano più della parte aperta a entrambe.
      Se poi si vuole fare un confronto con gli USA allora è un altro paio di maniche.

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