Eutanasia al Gemelli? E’ una bufala de “Il Fatto Quotidiano”

Fatto quotidiano“Il Fatto Quotidiano” e i Radicali ci hanno provato ancora: manipolare la realtà e l’informazione per instillare precisi ragionamenti, ingannando i cittadini italiani al fine di sponsorizzare leggi contro la dignità della vita e in favore della “cultura dello scarto”.

Tutto parte quando la giornalista Silvia D’Onghia de “Il Fatto Quotidiano” decide di sintetizzare una video-intervista che il professor Mario Sabatelli, neurologo responsabile del centro SLA del Policlinico universitario Gemelli di Roma, ha rilasciato all’associazione “Viva la Vita onlus”. Sabatelli è stato scelto apposta in quanto è medico del cosiddetto “ospedale del Papa”, non a caso nell’articolo più volte si precisa che tutto si svolge in un “ospedale cattolico”. Sotto il titolo, Eutanasia, neurologo Gemelli: «I miei pazienti possono scegliere di morire»”, la foto-simbolo di Eluana Englaro, anche se non era né terminale né tanto meno malata di Sla. L’articolo cita alcuni selezionati stralci del discorso del prof. Sabatelli dove afferma di aver interrotto la terapia di sostegno a un paziente tracheostomizzato, accanto a commenti ben direzionati da parte della giornalista.

Il giorno dopo alcuni quotidiani hanno ripreso la vicenda e immancabile è stato l’arrivo dei Radicali: «Quello di Sabatelli e dell’ospedale Gemelli è un comportamento ineccepibile, sia sul piano della legge che su quello del buonsenso», ha affermato Marco Cappato. Ma ad arrivare è stato anche il commento del dott. Massimo Antonelli, direttore del Centro di Rianimazione e Terapia Intensiva del Policlinico Gemelli. Al Gemelli ci sono pazienti lasciati liberi di morire?. «Assolutamente no: noi non abbandoniamo mai i malati, neanche nella delicatissima fase terminale della vita, in cui accompagniamo i pazienti, valutando la loro singola situazione caso per caso, anche con le cure palliative, quando non rispondono più ad alcuna situazione terapeutica». Il prof. Antonelli parla degli articoli apparsi come “distorti”, perché «c’è un fraintendimento riguardo al termine eutanasia: si abusa in modo sciatto e inappropriato del termine eutanasia confondendola con un concetto che è precisamente in linea con il Codice deontologico dei medici e con i principi fondamentali della Chiesa cattolica: la desistenza terapeutica».

Ecco il punto in cui ha provato l’inganno la redazione de “Il Fatto”: «Indipendentemente dal malato che mi trovo di fronte», ha chiarito il medico, «se il paziente è in condizioni di terminalità e i miei supporti vitali sono di fatto cure sproporzionate, ho il dovere umano e morale di rispettare la dignità del malato e di operare una desistenza terapeutica, dando cure appropriate come quelle palliative. Questo non significa sospendere i trattamenti essenziali: nelle situazioni più delicate, ad esempio, quando il malato soffre di patologie in forma avanzata come la Sla, che è irreversibile e che peggiora con il tempo, e dove anche la ventilazione può non essere più sufficiente, ma anzi complicare ulteriormente la situazione del malato, non ha alcun senso continuare un trattamento a cui il malato non risponde». Si tratta, però, di «casi estremi, che riguardano una ristrettissima minoranza», e che al Gemelli vengono trattati all’interno di «un’alleanza terapeutica che coinvolge il medico, il paziente, la sua famiglia, tramite un’équipe multidisciplinare che accompagna il malato in ogni stadio della malattia. Mai l’abbandono», ha concluso il dott. Antonelli, deplorando «un’attenzione mediatica che distorce, non consentendo di affrontare temi così delicati con la dovuta serenità e pacatezza». Di qui l’invito ad «abbassare i toni», nel nome del «rispetto del malato, della persona che soffre e che ha bisogno di aiuto».

Anche il professore di Medicina Legale dell’Umberto I, Enrico Marinelli, è intervenuto spiegando che togliere la ventilazione non significa praticare eutanasia: «Non potrebbe che essere così, perché quelli sono pazienti curati in reparti specializzati in pneumologia, quindi se rifiutano la ventilazione diventano pazienti da seguire in altro modo, a casa chi può o in strutture idonee a erogare cure palliative. Non significa metterli in mezzo a una strada ma toglierli da un reparto destinato ad altri scopi». Ed in ogni caso: «Il paziente deve essere messo sempre in condizione di rifiutare una terapia, anche se questa è stata iniziata. Ma se viene accompagnato adeguatamente, avvisandolo prima che la decisione di accettare una terapia sarà, di fatto, senza ritorno, il problema è molto raro, direi quasi più teorico che pratico».

Il quotidiano “Avvenire”, dopo aver mostrato l’intera video-intervista del dott. Sabatelli, ha affermato: «Discorso chiaro, eppure Sabatelli ieri è stato ripreso, tagliato, reinterpretato e manipolato». Sabatelli parlava dell’alleanza tra medico e paziente e sul cambiamento del piano terapeutico quando le cure non sono più proporzionali. Oltretutto, altro passaggio censurato da “Il Fatto”, Sabatelli si è detto contrario al testamento biologico: «non do valore notarile a nessun documento, tutte le scelte vengono modificate via via con il paziente». In caso di mancata coscienza «il parere del partente è assolutamente nullo, io intervengo» salvandogli la vita con il respiratore, «poi, se è lucido, potrà rivalutare la decisione». Solo ora viene citato come paragone il dott. Riccio, che staccò il respiratore di Welby (e che la giornalista Silvia D’Onghia definisce «il medico di Eluana»).

Il dott. Massimo Antonelli, collega di Sabatelli, è stato intervistato anche da “Avvenire”, dove ha ribadito che «il grave fraintendimento è che si scade nel concetto di eutanasia per ciò che è anzi l’opposto. Desistenza terapeutica non significa abbandono ma stare sempre vicino al malato in tutte le evoluzioni della malattia, l’esatto opposto di certi titoli. Recedere dalla tracheostomia non significa staccare il respiratore ma passare alla maschera, meno efficace ma anche meno invasiva, accompagnando il paziente in una assistenza continua: vivrà un po’ di meno ma in modo dignitoso e con meno sofferenze».

Paola Binetti ha giustamente commentato questa bufala montata dal quotidiano di Padellaro: «è una manovra de “Il Fatto” per portare a casa la legge sull’eutanasia». Ribadiamo il nostro consiglio: per essere davvero informati smettiamo di acquistare i quotidiani (“Avvenire” e “Osservatore Romano” a parte). Un saggio uso del web basta e avanza.

La redazione

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63 commenti a Eutanasia al Gemelli? E’ una bufala de “Il Fatto Quotidiano”

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  1. Laura ha detto

    Mi ricorda molto la recente bufala di “Repubblica” di quella donna che aveva abortito da sola nel bagno dell’ospedale rifiutata dai medici obiettori. Poi però si è saputo che la donna era stata assistita in camera da ben due non obiettori…e la vicenda infatti è sparita il giorno dopo.

  2. Corrado Luciani ha detto

    Effettivamente credo che sia giusto per un malato terminale di SLA scegliere di “staccarsi” da una apparecchiatura che lo aiuta nella respirazione. Ma qualcosa di simile non era accaduto a Piergiorgio Welby, scomunicato dalla Chiesa? Da allora non firmo più per l’8 x mille e continuerò fino a quando la Chiesa non riconoscerà l’errore.

    • Klaus ha detto in risposta a Corrado Luciani

      Basta guardare Wikipedia [!] per apprendere che il card. Ruini affermò: «Io spero che Dio abbia accolto Welby per sempre, ma concedere il funerale sarebbe stato come dire “il suicidio è ammesso”». Di quale scomunica parli?

      • Matteo ha detto in risposta a Klaus

        Non sai che la scomunica la possono dare anche i giornalisti a nome della Chiesa?
        O almeno, è quello che pensa qualcuno…

    • gladio ha detto in risposta a Corrado Luciani

      Il fatto che Welby sia stato scomunicato è un bel bicchiere d’ acqua fresca che ti hanno dato da bere ( e tu te lo sei bevuto ).

      Corrado! Le scomuniche le commina il Papa! e nessun Papa si è mai scomodato per scomunicare Welby!

      Per quel che riguarda i funerali religiosi a me risulta che dalla famiglia di Welby non sia pervenuta alcuna richiesta a tal proposito.
      Dalla mia modesta esperienza posso comunque affermare che le persone di mia conoscenza che si sono tolte la vita hanno avuto tutte quante i funerali religiosi senza alcun problema.

      Eppoi c’ è ancora una cosa che non riesco a capire, ma proprio non ci riesco:
      sarebbe la veemente polemica scatenata da Radicali, UAARINI, Fattoquotidianisti, Repubblicanisti e chi più ne ha più metta riguardo a questi benedetti funerali religiosi; ma quando mai costoro si sono interessati al bene dell’ anima di qualcuno, all’ Aldilà , a Dio, al Paradiso e all’ Inferno se non come bersaglio dei loro scherni? E tutto ad un tratto si stracciano le vesti!!!

      Quanto all’ 8X mille… beh, ho il sospetto che tu alla Chiesa Cattolica non lo versavi nemmeno prima del caso Welby; potrò sbagliarmi, per carità, a pensar male si fa peccato, però…

      …dallo pure ai Radicali

      • Gennarino ha detto in risposta a gladio

        Invece è la verità. Welby è stato escluso dai sacramenti, dunque scomunicato.

        • domenico ha detto in risposta a Gennarino

          ma non ci sarebbe un ordine dei giornalisti da qualche parte?
          così per dire…

        • lorenzo ha detto in risposta a Gennarino

          Il suicidio di Welby è stato commesso con l’intenzione di dare un pubblico esempio e pertanto si è caricato anche della gravità dello scandalo: questo è il motivo per cui non è stato officiato il funerale (che, per tua informazione, non è un sacramento).

          Il Magistero tuttavia insegna che il timore grave della prova e della sofferenza possono attenuare la responsabilità del suicida e che non si deve mai disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte in quanto Dio, nella sua Misericordia ed attraverso le vie che Egli solo conosce, può preparare al suicida l’occasione di un salutare pentimento.

          La scomunica per i suicidi è solo nella tua testa, ma non certo in quella della Chiesa che, invece, prega e sempre invita a pregare per le persone che si sono tolte la vita.

        • domenico ha detto in risposta a Gennarino

          Gennarino, Welby non è stato escluso da alcun sacramento: in ogni momento poteva chiamare un prete per ricevere i sacramenti (comunione, confessione, estrema unzione). Non l’ha fatto. Punto. I funerali religiosi non sono un sacramento. Punto. Un pò di catechismo non guasterebbe prima di scrivere.

          • Gennarino ha detto in risposta a domenico

            Punto punto, virgola, e punto e virgola. E’ troppo? No, poi dicono che siamo tirati… Welby è stato di fatto scomunicato. Non ci sono ragioni — a meno che domenico tra un punto un altro punto e una virgola non ci informi — per negare i funerali a un fedele che non siano anche ragioni per la scomunica.

            • LawFirstpope ha detto in risposta a Gennarino

              Welby è stato di fatto scomunicato.

              Cos’è una scomunica, Gennarino?

              Non ci sono ragioni — a meno che domenico tra un punto un altro punto e una virgola non ci informi — per negare i funerali a un fedele che non siano anche ragioni per la scomunica.

              Questo è il catechismo secondo Gennarino, di cui francamente poco ci cale: se invece cerchi “suicidio” nella sezione “Scomunica Latae Sententiae” non si trova alba di quello che dici.
              Basta anche wikipedia: http://it.m.wikipedia.org/wiki/Latae_sententiae

              • Gennarino ha detto in risposta a LawFirstpope

                Ci provi anche questa volta. Ricordo ai nostri lettori che tu sei un professore di logica crazy è un sottile conoscitore delle problematiche mente/cervello a tal punto da non conoscere il significato di intenzionalità. Giusto per la cronaca. La scomunica latae sententia è applicata per gravi violazioni morali, tra queste c’è senz’altro l’omicidio/suicidio. Non sono un esperto di incartamenti vaticani, ma nella enciclica evangelium vitae le ragioni addotte per la scomunica riguardante l’aborto sono le stesse che stanno alla base dell’omicidio. Cioè si scomunica chi pratica l’aborto perché pratica l’omicidio. Nella stessa enciclica il suicidio e l’eutanasia sono equiparati all’omicidio. Fatti due calcoli, se ci riesci, a meno che oltre a essere un sostenitore della logica crazy sei anche un sostenitore della aritmetica crazy.

                • LawFirstpope ha detto in risposta a Gennarino

                  Al di là dei tuoi “argumenta ad hominem”, che non fanno che aggiungere retorica su retorica, è curioso come siano spesso gli altri ad insegnare alla Chiesa in cosa davvero creda e poi a dirle perché sia contraddittorio quello in cui “crede”.

                  • Gennarino ha detto in risposta a LawFirstpope

                    Ma non ho rilevato nessuna contraddizione nella chiesa. Adesso hai anche le visioni?! Ho rilevato le tue contraddizioni, questo sì, ma tu non sei la chiesa.

                • LawFirstpope ha detto in risposta a Gennarino

                  Ultima nota e la chiudo qui: http://www.maranatha.it/rituale/23page.htm
                  L’omicidio, per quanto cosa gravissima, non è punito con la scomunica L. S. (come invece è specificato ad es. per l’aborto), quindi crolla tutto il tuo bel discorso retorico.

            • Emanuele ha detto in risposta a Gennarino

              Scomunicare vuol dire che uno è fuori dalla comunità dei cattolici… Non ha senso scomunicare un suicida, poiché, essendo morto, non ha senso escluderlo da una comunità.

              “Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza” (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae 62).

              Ovviamente, dopo la morte non ci può essere conversione, quindi la scomunica non ha senso…

              Inoltre la scomunica non preclude dai sacramenti: la confessione è sempre possibile (con particolari procedure in alcuni casi). La scomunica non è mai una sentenza definitiva.

              Poi, basta una semplice ricerca per controllare che il suicidio non comporta comunque una scomunica:
              http://it.wikipedia.org/wiki/Scomunica

              • Gennarino ha detto in risposta a Emanuele

                L’omicidio è una condizione sufficiente per la scomunica automatica. E’ proprio l’omicidio che sta dietro alla scomunica dell’aborto. Si è ritenuto, probabilmente, opportuno indicare esplicitamente l’aborto per definirlo come una forma di omicidio. E’ bensì vero che la scomunica è finalizzata alla conversione del peccatore, ma ha anche un valore sociale, essa è finalizzata in generale alla conversione dei peccatori.

                ps. Il suicidio, come l’omicidio, possono non riuscire. Da un punto di vista morale l’omicida professionista non differisce da quello amatoriale.

            • simone ha detto in risposta a Gennarino

              Gennarino, la scomunica è un documento ufficiale emesso dalla Chiesa cattolica. Potresti rintracciare tale documento nei confronti di Welby? Quale competenze hai tu di liturgia ecclesiastica per lasciare questi commenti e fare questi paragoni?

              Ancora una volta hai fatto una misera figura, dimostrando che solo un ignorante può tentare di combattere la Chiesa.

              • Gennarino ha detto in risposta a simone

                La parola “ignorante” va definita. Credo che si possa legittimamente definire ignorante qualcuno se questo qualcuno non sa (non conosce) ciò che è contenuto di sapere. Chi non conosce la dottrina cattolica non può essere definito ignorante, se non indirettamente, nel senso che egli non sa che per la dottrina cattolica è ritenuto vero questo o quello. E’ importante questa distinzione.

                • GiuliaM ha detto in risposta a Gennarino

                  Quindi la dottrina cattolica è così poco importante da non essere “contenuto di sapere”, tanto da poter ignorarla e sparare scemate? Palesi così il tuo pesante disprezzo per il cattolicesimo e i cattolici.
                  Ti è riuscito male di rigirare la frittata…

                  • Gennarino ha detto in risposta a GiuliaM

                    Quindi quindi… non tutto ciò che è importante è contenuto di sapere. E’ importante studiare, è importante seguire le regole, sono importanti le stesse regole, ma nessuna di queste cose è contenuto di sapere. La mia opinione è che la dottrina cattolica sia principalmente costituita da regole (implicite o esplicite), che non sono contenuto di sapere, se non indirettamente. Cioè, cosa vogliamo dire quando diciamo che conosciamo una regola? Noi non sappiamo una regola, sappiamo piuttosto che una certa regola è in vigore. La dottrina cattolica è costituita anche da credenze che non hanno né esplicitamente né implicitamente forma di regola, per esempio l’immacolata concezione, queste credenze non costituiscono sapere, dal momento che non si sa ciò che si ritiene senza giustificazione epistemica, anche sotto l’ipotesi che la credenza sia vera. Ma a te cosa importano queste cose? E’ attraverso queste cose che si va in cielo? No. E’ attraverso le cose che ti dicono gli ecclesiastici. Dunque non ti crucciare 🙂

                    • lorenzo ha detto in risposta a Gennarino

                      Questa similsupercazzola potevi risparmiartela…

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Gennarino

                      Ahah sì ma non puoi dire di sapere cosa è una scomunica e poi dire che è tutt’altro da quello che è! Questa si chiama ignoranza, supercazzole a parte.

                    • Gennarino ha detto in risposta a Gennarino

                      @GiuliaM

                      Certo che so che cos’è una scomunica. E’ quella cosa tale che se ti vengono negati u funerali religiosi allora sei fuori dalla comunità dei cattolici. Perché se uno fosse dentro, allora non ci sarebbero ragioni — io non ne vedo, salvo quelli per così dire accidentali e non voluti — per negare i funerali. Non occorre essere un troll come me per fare funzionare il cervello.

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Gennarino

                      E’ quella cosa tale che se ti vengono negati u funerali religiosi allora sei fuori dalla comunità dei cattolici.
                      Guarda, proprio in questo modo preciso è riportata nel Diritto Canonico…

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Gennarino

                      Quante stupidaggini! Sei veramente uno spasso 🙂
                      Riepilogando:
                      – la Chiesa dice che la scomunica è una cosa
                      – tu dici che la scomunica è un’altra cosa
                      – allora la scomunica per la Chiesa deve diventare quel che dici tu?
                      Viva la laica razionalità!
                      E inoltre massì, che gliene frega ai giornalisti di informarsi su cose infime che “non sono tenuti a sapere”, tanto il loro compito è di gettare fango sulla Chiesa il più possibile, e se si può fare ignorando la documentazione disponibile, meglio ancora! No?

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Gennarino

                      Ups, mi sa che gli avete cancellato la risposta mentre scrivevo… 🙁 potete anche cancellare la mia replica!

                • gladio ha detto in risposta a Gennarino

                  Senti Gennarino, non ho intenzione di addentrarmi in disquisizioni teologiche inerenti alla scomunica, dimmi solo una cosa , ma a voi cosa ve ne frega se uno è o non è scomunicato?

                  Da perte mia se, per assurdo, ricevessi la scomunica dalla Chiesa dell’ UAAR e venissi a sapere che ad accompagnarmi al Camposanto non potrebbe partecipare Odifreddi orante e salmodiante, sinceramente non me ne fregherebbe proprio un accidente,continuerei a farmi sonore ronfate di notte e a consumare, con invariato buon appetito, sostanziosi pasti di giorno; pertanto non capisco questa tua (vostra) ossessione a battere e ribattere sullo stesso chiodo.

                  • Gennarino ha detto in risposta a gladio

                    Ho detto subito di non essere un esperto in diritto canonico. E hai ragione: per me la scomunica non ha alcun valore. Però, se qualche giornalista dice che Welby per la chiesa cattolica è uno scomunicato, magari non userà “scomunicato” in un senso tecnico preciso, e ciononostante egli dice una cosa sensatissima. E’ contraddittorio addurre a fondamento della scomunica dell’aborto l’omicidio e poi non considerare quest’ultimo causa di scomunica. Se ad uno viene negato il funerale, la benedizione della salma etc. è perché egli è considerato fuori della comunità cattolica.

                    La chiesa, per quanto mi riguarda, sarebbe libera di fare tutto ciò che vuole. Dal mio punto di vista non è ancora sufficientemente libera. Per esempio 1, ricevendo soldi pubblici da parte dello stato laico essa si vincola alla morale pubblica che può prendere direzioni diverse da quella religiosa. Per esempio 2, mi dispiace che i preti non godano di tutti i diritti politici. Esempio 2, mi dispiace che una istituzione sia essa religiosa o laica o massonica ponga tra le proprie regole cose che riguardano la sfera privata sessuale dei propri adepti: mi dispiace che i preti non sia liberi di sposarsi senza rinunciare al sacerdozio etc. etc

                    • lorenzo ha detto in risposta a Gennarino

                      Non sarò un esperto, ma intervenire a cavolo denota ignoranza, ribadire l’intervento a cavolo è sintomo di precoce demenza senile, perseverare nell’intervento a cavolo è stupidità incurabile.

                    • GiuliaM ha detto in risposta a Gennarino

                      Tu al conte Mascetti “vai via su una rota”… ma dove sta scritto che i preti non godano di tutti i diritti politici?!?

            • Piero ha detto in risposta a Nippur

              e quindi?

            • domenico ha detto in risposta a Nippur

              perfetto. Il punto che ha reso così difficile la questione Welby è il fatto ammesso dai suoi stessi familiari e medici che l”assistevano’ che Welby era perfettamente in grado di intendere e volere fino al momento del distacco del respiratore e Welby era perfettamente cosciente sia di quello che stava per fare sia del fatto che quello che stava per fare era contro quanto afferma la Chiesa Cattolica. Questo dimostra, come ho scritto sopra, che Welby aveva la possibilità fino al momento del distacco del respiratore di chiamare un prete per confessarsi, comunicarsi e ricevere l’estrema unzione. Non l’ha fatto.
              Poi che il vicariato affermi di pregare per la sua salvezza eterna è controprova del fatto che non lo considerava uno scomunicato.

  3. Francesco ha detto

    Si sa benissimo che ai medici è lasciata una certa discrezionalità nell’accompagnare nella morte un malato terminale. La linea di demarcazione tra accanimento terapeutico e giuste cure è impossibile da definire. E’ ad esempio da considerarsi eutanasia ridurre il decorso dell’agonia, seppur di pochi minuti, “calcando un po’ la mano” con oppiacei, sedativi o altri farmaci?

    • picchus ha detto in risposta a Francesco

      “Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.” (CCC 2279)

    • lorenzo ha detto in risposta a Francesco

      I medici conoscono bene la linea di demarcazione tra la somministrazione di oppiacei finalizzata alle cure palliatve e quella finalizzata a porre fine all’agonia: se la morte è conseguenza delle cure palliative, pur in presenza di errore involontario, non c’è eutanasia; se l’errore è volontario c’è eutanasia.

  4. Sebastiano ha detto

    E bravo Gennarino, che da vero troll professionista è riuscito a distogliere l’attenzione dal contenuto dell’articolo, sparando peraltro le solite castronerie da cattolico “adulto”. Chapeau.

    • Menelik ha detto in risposta a Sebastiano

      …ma non ha distolto l’attenzione da un bel niente.
      Gli è stato risposto e lui ha tentato di ripetere lo stesso slogan, ma il messaggio dell’articolo tale era e tale è rimasto.
      Gennarino mi pare come quella persona che conobbi anni fa, che sosteneva davanti al marito, che la moglie di lui era originaria di quella famiglia e di quella casa anziché di quell’altra.
      Il marito le disse che si sbaglia, perché saprò bene chi è mia moglie, il suo nome da ragazza, dove abitava e la famiglia da cui viene.
      E quell’altro scemo caparbiamente….fino che il marito in un paio di battute l’ha mandato affan….e gli ha fatto fare davanti a tutti la figura del cretino.
      Ecco, quello che si firma Gennarino ha preteso di dare lezioni di diritto canonico ai compilatori del diritto canonico.
      In italiano popolare si dice: fare lo sborone.

      • Piero ha detto in risposta a Menelik

        e nel suo dialetto si dice Sciosciammocca (cosi’ forse lo capisce meglio).
        E’ un trollone che “argomenta” le sue sparate con “invece e’ cosi'” senza manco prendersi la briga di andare a vedere il Diritto Canonico.
        non date da mangiare ai troll.

  5. Engy ha detto

    per informarsi non serve eliminare questo o quel quotidiano e direi che, a occhio e croce, anche Avvenire e Osservatore Romano non siano senza “macchia”: semplicemente l’impostazione e la linea sono diverse, ma faziosità e omissioni e manipolazioni riguardano tutta l’informazione, quotidiani cattolici compresi. Eviterei trionfalismi di questo tipo che pure, purtroppo, riscontro in tutte le “parrocchie”.
    Su Piergiorgio Welby: egli era favorevole all’eutanasia MA la sua morte non avvenne per eutanasia, ma per il fatto che fu staccata la macchina, il respiratore che lo teneva in vita; macchina che era la sua CURA, cura che a un certo punto egli decise di rifiutare. In questo modo esercitò semplicemente un suo diritto previsto costituzionalmente, diritto che non c’entra niente con l’eutanasia.
    Dunque i funerali religiosi gli furono negati per le sue convinzioni, non per quello che fece in ordine alla sua morte.
    Per questo in tanti – cattolici compresi che invasero di messaggi costernati e scandalizzati proprio Avvenire – si scandalizzarono e protestarono, secondo me giustamente.

    • LawFirstpope ha detto in risposta a Engy

      Respirare è una cura? Mangiare? Bere? Dormire?
      Il caso di Welby È eutanasia -aggiunta al voler esemplarizzare la propria morte, destando scalpore-, come invece NON la è in questi casi dove si parla, qualora si voglia evitare la tracheotomia, comunque di respirazione artificiale e cure palliative -che Welby invece ha rifiutato-.
      La Chiesa non gli ha negato i funerali per le sue convinzioni, perché altrimenti dovrebbe negarlo a tutti coloro che hanno idee diverse da Essa.

      • Engy ha detto in risposta a LawFirstpope

        io non sono nessuno, ma avevo approfondito a suo tempo con un parente medico, cattolico e praticante.
        Inoltre:
        http://andreabenedino.ilcannocchiale.it/2006/12/19/ignazio_marino_scrive_a_welby.html

        • Piero ha detto in risposta a Engy

          Ignazio Marino? O_O ….Azz!!! (per rimanere nella napoletanita’!)

        • Piero ha detto in risposta a Engy

          P.S.: volevi dire “parere” o intevi proprio “parente”? Cioe’ sei parente di Ignazio Marino?

          • Engy ha detto in risposta a Piero

            no, sono pareNTE di un medico che NON risponde al nome di Ignazio Marino, manco alla lontana 🙂

            • Engy ha detto in risposta a Engy

              poi guarda Piero: Marino mi sta antipaticissimo da sempre e spesso non condivido quel che dice e fa come politico.
              Rimane pur sempre un medico chirurgo di indiscussa competenza, che ci sia antipatico o simpatico.

              • Piero ha detto in risposta a Engy

                niente da dire sul “medico”, la mia esclamazione partenopea era a sottolineare il “cattolico e praticante”, credendo che ti riferissi a lui.
                Chiedo scusa per l’incomprensione.

              • LawFirstpope ha detto in risposta a Engy

                Il fatto è che puoi essere un ottimo medico con una pessima etica.

              • LawFirstpope ha detto in risposta a Engy

                A scanso di equivoci, non mi permetto assolutamente di giudicare il tuo parente, di cui non conosco le affermazioni, ma il discorso rimane.

      • Gennarino ha detto in risposta a LawFirstpope

        Sei un testone!!! Il diritto per un paziente di sospendere una cura è un diritto derivato da uno più fondamentale. In soldoni, se un paziente ha diritto di sospendere una cura, a fortiori ha diritto di sospendere alimentazione, idratazione etc.

        • LawFirstpope ha detto in risposta a Gennarino

          Quindi esiste un diritto di morire.
          Ovvero un diritto a non avere più diritti.
          Ottimo vallo a spiegare anche a Zagrebelsky.
          In più obbligo altri a omettere soccorso, uno dei doveri morali di ogni essere umano.

          Il diritto per un paziente di sospendere una cura è un diritto derivato da uno più fondamentale.

          I tuoi pronunciamenti sulla scomunica suggerirebbero di andare quantomeno più cauti sull’ampliare a piacimento e senza freni le proprie inferenze logiche.

    • lorenzo ha detto in risposta a Engy

      «se il paziente è in condizioni di terminalità e i miei supporti vitali sono di fatto cure sproporzionate, ho il dovere umano e morale di rispettare la dignità del malato e di operare , dando cure appropriate come quelle palliative».
      1 – Welby non era in condizioni di terminalità.
      2 – La respirazione con l’ausilio di una macchina, anche volendola considerare una cura, non è sproporzionata.
      3 – Ammesso e non concesso che, nel caso di Welby, il distacco della macchina possa essere configurato come una desistenza terapeutica, il lasciarlo morire per carenza di ossigeno non è certo una cura palliativa.
      Per i tre motivi sopraindicati, Welby è stato volutamete asssassinato, su sua richiesta, tramite eutanasia.

      • Sebastiano ha detto in risposta a lorenzo

        E Eluana Englaro è stata volutamente assassinata, anche senza sua richiesta, tramite sottrazione di acqua e cibo (si dice: morta di fame e di sete).

      • Gennarino ha detto in risposta a lorenzo

        A loré, Welby non voleva più vivere in quelle condizioni! Quando sarai tu paziente deciderai tu cosa fare. Un uomo ha il diritto di voler sospendere cure, alimentazione e quant’altro. Il medico che lo costringesse, contro la sua volontà, a curarsi o a mangiare violerebbe i più elementari diritti umani.

        • Katy ha detto in risposta a Gennarino

          Gennarino, non solo sei ignorante in diritto canonico ma anche in qualunque altro argomento vuoi avventurarti.

          Il paziente ha diritto a rinunciare alle cure ma acqua e cibo non sono cure. Nutrizione e idratazione salvaguardano la vita e non provocano alcun danno o terapia al paziente, dunque egli non ha alcun motivo a sospenderle in quanto non sono cure. Lo ha dichiarato il Consiglio Europeo: http://80.241.231.25/Ucei/PDF/2014/2014-05-13/2014051327461605.pdf

          Acqua e cibo vanno interrotte soltanto quando provocano danni e sono sproporzionate rispetto ai benefici, ad esempi in rari casi estremi di tumore perché il loro effetto sarebbe quello di aumentare la virulenza del tumore infliggendo inutili sofferenze.

          Pregherei gli incompetenti di non avventurarsi in simili diatribe.

        • lorenzo ha detto in risposta a Gennarino

          Ai boia il compito dei boia;
          ai dottori il compito dei dottori;
          alla madre dei cretini il compito di essere sempre incinta…

    • domenico ha detto in risposta a Engy

      Welby non è stato solo ‘staccato dalla macchina’ ma è stato anche sedato in concomitanza con il distacco. Questa si chiama proprio eutanasia: sospensione non di una cura ma del sostegno vitale e sedazione del paziente.

  6. Milos ha detto

    Ecco una testomonianza che conferma quanto detto dal FQ:

    «La dolce morte è una pratica consolidata negli ospedali italiani»

    http://www.corriere.it/salute/14_giugno_08/eutanasia-l-ammissione-medico-ho-fatto-morire-centinaia-malati-850f9ac2-eef8-11e3-9927-6b692159cfdc.shtml

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Milos

      Anche lui confonde eutanasia con desistenza terapeutica, è ovvio che se la terapia è inutile e dannosa occorre interromperla. Ma non è eutanasia è evitare l’accanimento terapeutico.

      Interessante osservare che anche questa persona non crede in Dio, confermando l’ossessione che la morte è la più forte ossessione laica. Chissà perché.

      • Milos ha detto in risposta a Paolo Viti

        Se leggi l’articolo vedrai che questo medico ha indicato dei casi concreti in cui o si è staccata la spina o in cui sono stati somministrati farmaci per provocare la morte. Stando quindi alla legge italiana si tratta di casi di eutanasia.
        Non vedo poi come questo medico avrebbe dimostrato la sua “ossessione” per la morte, perchè lui ha solo espresso il concetto di evitare inutili sofferenze anche a costo di accorciare la vita.

        • domenico ha detto in risposta a Milos

          se invece leggi l’intervista completa di Sabelli vedrai che è del tutto possibile con la desistenza terapeutica ed il successivo accompagnamento alla morte rispettare sia le leggi della Repubblica che il Catechismo della Chiesa Cattolica senza uccidere nessuno ma lasciando che la malattia faccia il suo naturale corso senza che per questo il paziente soffra.

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