David Bowie: «Ero disperato, persi il filo diretto con Dio»

David BowieIn questi giorni la morte del cantante David Bowie è la notizia presente su tutti i media. Tutti, giustamente, stanno ricordando quanto lo stile eclettico del “Duca Bianco” abbia influenzato miriadi di artisti, tanto che la rivista “Rolling Stone” lo ha inserito al 23esimo posto tra i 100 migliori cantanti di sempre.

Una «personalità musicale mai banale», ha commentato L’Osservatore Vaticano. Nella vita privata, tuttavia, non è mai mancato l’eccesso, sessuale (bisessuale), sopratutto, e i fiumi di droga. Elton John ha raccontato che era “generoso”, «forniva cocaina in quantità, organizzava festini a tre o a quattro e contribuiva ad un’atmosfera di perversione generalizzata. Ma era troppo sensibile per sopportare a lungo quella roba».

Ci ha sempre colpito osservare come coloro che per il mondo “ce l’hanno fatta” -ricchi, famosi, potenti, idoli di intere generazioni- hanno poi constatato in prima persona che, comunque, non era mai abbastanza. Comunque c’è sempre bisogno di “altro”, comunque la felicità non arriva, tanto che va ricercata artificialmente e disperatamente nell’eccesso e nella droga. “Quid animo satis?, domandava Sant’Agostino. “Cosa basta all’animo dell’uomo”? A Bowie, come Michael Jackson o Freddie Mercury, bastava il cenno di una mano per essere adulati da milioni di fans: eppure non bastava nemmeno questo e le loro vite, caratterizzate dalla trasgressione, sono un grido alla ricerca di un significato che possa davvero compiere le esigenze strutturali dell’uomo. Quel “qualcosa” che possa rispondere all’infinito bisogno di compimento che tutto il loro successo, tragicamente, amplificava.

Noi, dalla nostra esperienza di cristiani, più che di qualcosa parliamo di Qualcuno, l’unico che introduce l’infinito dentro noi, creature finite. Esattamente come Sant’Agostino che, rivolgendosi a Dio, dice: «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché in Te non risposa». (Confess. 1, 1, 1). Qualche intuizione di questo la aveva probabilmente anche lo stesso David Bowie, fu lui infatti a commentare la scelta di inginocchiarsi durante un concerto nello stadio londinese di Wembley, recitando la preghiera del Padre Nostro per le vittime dell’Aids: «Non sono una persona in cerca di pubblicità, non sono mai stato un artista popolare e non credo di aver mai fatto scelte “facili”. E’ un dato di fatto che molte mie canzoni abbiano la stessa struttura della preghiera classica e come tali, forse, possono essere considerate. Mi è sembrato un gesto naturale. Sono preghiere per riuscire a trovare me stesso».

Ma preghiere rivolte a chi?, ha domandato l’intervistatore. «Personalmente non l’ho mai nascosto, ho una fede incrollabile nell’esistenza di Dio anche se non conosco il suo nome –se cioè si chiama Budda o Gesù- né che cosa vuole da me. Il gesto spontaneo di preghiera nasce semplicemente dalla mia incessante ricerca di trovare il sottile legame che ho con Dio. Sono consapevole che nei momenti di disperazione (droga e idea del suicidio) non tenevo stretto quel filo diretto con Dio. Perderlo infatti equivale ad essere persone disperate» (citato in G. Mattei, “Anima Mia”, Piemme 1998). «Mi rivolgo più spesso a Lui e più invecchio e più Lui diventa un punto di riferimento», ha detto più recentemente.

In queste ore si assiste alla solita mitizzazione post-mortem degli organi di informazione. Noi vogliamo invece ricordarlo con queste parole, quelle che lo rendono un uomo come tutti, impegnato -come tutti- a fare i conti con il suo destino, con il suo bisogno di senso e di felicità, con le sue coerenze e incoerenze, con la sua musica e i suoi eccessi, con il suo desiderio di cercare, per non disperare, “il filo diretto di Dio”. Un compagno di viaggio, insomma.

 

Qui sotto la preghiera del Padre Nostro durante il concerto

 

La redazione

14 commenti a David Bowie: «Ero disperato, persi il filo diretto con Dio»

  • beppino ha detto:

    Cominciai ad ascoltare pop inglese con il mitico “Low” di Bowie negli anni ’70; secondo me ancora adesso “LP” quasi insuperabile e ancora modernissimo.
    Grande musicista… quanto alla sua visione escatologica della vita (in vita) non saprei che dire… Certo che l'”intervallo” di preghiera al concerto in ricordo di Mercury non può che fare la differenza nell’ambiente di allora (e di adesso) delle pop star e non può che qualificare ulteriormente ai miei occhi la grandezza di questo artista.

  • Luciano ha detto:

    Nessun riferimento alla sua passione per l’occulto e alla magia?

  • Licurgo ha detto:

    Negli ultimi anni della sua vita, Bowie aveva adottato uno stile di vita molto comune e normale: forse gli sarebbe piaciuto essere ricordato come lo ricordate voi.
    Al netto di tutti suoi eccessi e delle sue mancanze private, io penso fosse una brava persona, basta vedere l’aiuto umano che diede al suo amico Iggy Pop in un momento per lui molto difficile, umanamente e professionalmente.

  • Andrea C. ha detto:

    Non conosco molto bene David Bowie ma credo che molti dei suo eccessi siano figli di degli anni 60/70 che erano trasgressivi per natura. Dopodiché con il riflusso e il passar del tempo (biologico) lo stesso Bowie si sia dato gradualmente una calmata, rendendosi conto degli errori commessi.

  • Roberto ha detto:

    “.. perderlo (il filo con Dio) infatti equivale a essere persone disperate”

    mah! .. io, come tanti altri, sono ateo e non sono affatto disperato..anzi, sono sereno e mi considero una persona con una forte spiritualità, con un’ attitudine a volte molto più “cristiana” di molti credenti. Il problema di Bowie, come per molti altri genii, è il senso di solitudine (in particolare intellettuale).

    ps – per me, i veri disperati sono quelli che hanno necessariamente bisogno di un Dio per le loro speranze.

    • Ottavio ha detto:

      Però Roberto il fatto che tu chiami “disperati” coloro che hanno fatto una scelta esistenziale diversa dalla tua non è proprio indice di una tua serenità e/o forte spiritualità. O sbaglio?

      • Roberto ha detto:

        Caro Ottavio, lasciami precisare.. non mi riferivo a chi “sente” l’ esistenza di un Dio e coltiva una fede, che è tutto un altro discorso… bensì a coloro che – per la difficoltà a dare un senso alla propria vita ed accettarne le inevitabili sofferenze – cercano ‘disperatamente’ conforto alimentando la speranza in un possibile “aiuto” sovraumano, che oggettivamente è un’ illusione oltre a essere anche un atto di de-responsabilizzazione. In fondo, e vorrei essere smentito, Dio l’ ha inventato l’ uomo e l’ ha fatto pure a sua immagine e somiglianza. Accettare la vita per quello che è richiede una forza spirituale ben più grande. E per amare non serve credere in un Dio.

      • Roberto ha detto:

        Ottavio, a proposito del tipo di spiritualità di cui mi nutro ti segnalo questo video con il pensiero di Baruch Spinoza. Spero comprenda lo spagnolo. saluti.
        https://www.youtube.com/watch?v=GN4IfoXNo-4

    • GrazianoP ha detto:

      Credo che Bowie si riferisse al fatto che tentasse disperatamente di non perdere il (suo) filo con Dio, in quanto estremamente “Umano”. Non per niente il suo alter ego artistico era un alieno, cioè diventava un alieno, disumano, quando era un artista, perchè quello richiedeva la sua arte. Quando tornava umano sentiva il peso della falsità, della teatralità dell’arte e cercava Dio in quanto verità!

  • Alex ha detto:

    David Bowie dichiarò negli anni settanta di essere bisessuale, e negli anni novanta dichiarò che quella dichiarazione fu il suo maggiore errore, dichiarandosi ferreo eterosessuale.

    Nell’articolo questo non solo non lo si menziona, ma anzi si dà forza alla prima.

    Perché?

  • Vincent Vega ha detto:

    Che il Signore possa averlo accolto nel Suo regno.