Gesù citato da Giuseppe Flavio, un libro prova l’autenticità
- Ultimissime
- 05 Lug 2025
Lo studioso Thomas C. Schmidt (Fairfield University) sostiene l’autenticità del brano in cui lo storico ebreo Giuseppe Flavio parla di Gesù di Nazareth, chiamato notoriamente “Testimonium Flavianum”.
• Tutte le fonti non cristiane su Gesù di Nazareth (19/04/2015)
La figura storica di Gesù di Nazareth emerge non solo dai Vangeli, ma anche da fonti esterne al cristianesimo.
La più nota delle fonti non cristiane su Gesù è il cosiddetto Testimonium Flavianum, un passo contenuto nelle “Antichità giudaiche” di Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo.
Questo brano menziona Gesù in termini che sembrano riconoscere la sua importanza, ma la sua autenticità è stata ampiamente dibattuta nel corso dei secoli.
C’è però un nuovo libro che ne parla, si intitola “Josephus and Jesus: New Evidence for the One Called Christ” (Oxford University Press 2025) e l’autore è Thomas C. Schmidt, docente di Nuovo Testamento e Cristianesimo primitivo presso la Fairfield University (Connecticut).
Lo studioso propone un’approfondita difesa dell’autenticità di questo testo, sostenendo che il brano è ciò che Giuseppe Flavio probabilmente scrisse.
Il nostro dossier sulle fonti non cristiane di Gesù
Come abbiamo scritto nel nostro dossier dedicato alle fonti non cristiane su Gesù di Nazareth, si tratta di una posizione comune alla maggioranza degli studiosi,.
Di solito sostengono infatti che il passo sia stato modificato e integrato in modo non significativo, mentre una minoranza sostiene che si tratti di una completa interpolazione.
Tra gli altri, abbiamo infatti citato il giudizio di sintesi di B.D. Ehrman secondo cui «la maggioranza degli studiosi del giudaismo antico, e gli esperti di Giuseppe Flavio ritengono che uno o più copisti cristiani avrebbero leggermente “ritoccato” il passo».
T.C. Schmidt elenca buone ragioni a supporto del fatto che il testo sia attribuibile quasi interamente a Giuseppe Flavio.
Perché il “Testimonium Flavianum” è autentico
Innanzitutto, lo studioso nota che Giuseppe Flavio descrive i cosiddetti miracoli di Gesù usando la parola paradoxa.
Un termine greco che può essere tradotto come “cose straordinarie”, “magiche”, “fenomeni sorprendenti”, ed indica eventi che sfidano l’ordinario, senza necessariamente conferirgli una valenza esclusivamente soprannaturale, come sarebbe stato invece tipico di un racconto cristiano.
Schmidt osserva come questa scelta lessicale sia significativa: indica un approccio più distaccato, quasi da storico o cronista, piuttosto che da credente. E’ una descrizione sobria e neutrale che risulta difficile da spiegare se il passo fosse stato inventato da un falsario cristiano, il quale avrebbe probabilmente voluto presentare i miracoli in termini più esplicitamente soprannaturali.
Schmidt sottolinea anche altri motivi per cui ritiene integralmente autentico il Testimonium Flavianum.
Il linguaggio, ad esempio, non è del tutto apologetico o encomiastico, come sarebbe atteso da un testo cristiano scritto a posteriori. Inoltre, Giuseppe Flavio collega la condanna di Gesù a Pilato con una certa ambivalenza, un dettaglio che probabilmente un falsario avrebbe evitato, cercando invece di enfatizzare la colpevolezza dei capi ebrei o la figura salvifica di Gesù.
Giuseppe Flavio, testimone chiave del I secolo
Un altro punto chiave è la posizione personale e storica di Giuseppe Flavio, che lo rendeva un testimone ideale.
Come aristocratico e storico, Flavio era inserito in un contesto che gli permetteva di conoscere direttamente o indirettamente molte figure importanti del suo tempo, tra cui membri della dinastia erodiana e personaggi legati ai primi cristiani.
Schmidt mostra come Giuseppe Flavio fosse vicino a Erode Agrippa II, che partecipò ai processi di apostoli come Paolo e Giacomo, suggerendo che lo storico avesse accesso a informazioni di prima mano senza dover dipendere esclusivamente da fonti cristiane.
Questo legame tra Flavio e gli ambienti di potere ebraico-romani, unito alla descrizione cauta e ponderata dei paradoxa di Gesù, fa sembrare poco plausibile l’ipotesi che il passo sia stato interpolato. Piuttosto, secondo Schmidt, è più verosimile che il testo originale sia stato solo parzialmente ritoccato da copisti cristiani successivi, senza però alterarne il nucleo storico fondamentale.
Infine, Schmidt invita a ripensare la diffidenza nei confronti del Testimonium che ancora oggi permea molti studi, spesso per pregiudizi moderni che vedono ogni testimonianza extra-cristiana come inevitabilmente contaminata da fini apologetici.
Anche se l’esistenza storica di Gesù non è più un tema dibattuto, essendo giunti ormai all’unanimità di giudizio nel mondo accademico, il libro di Thomas C. Schmidt rappresenta comunque un contributo importante per chiunque voglia approfondire cos’ha da dire su Gesù un testimone cruciale del I secolo come Giuseppe Flavio.
Per chi fosse interessato al libro, può contattarci via e-mail: l’autore ha infatti reso disponibile un PDF gratuito che siamo lieti di inviare.
1 commenti a Gesù citato da Giuseppe Flavio, un libro prova l’autenticità
La frase “Egli era il Cristo” di solito viene ritenuta un’interpolazione. Più avanti, però, Giuseppe Flavio afferma che i seguaci di Gesù “da lui sono detti cristiani”. Se non avesse detto prima che Gesù era chiamato anche Cristo, questa frase non avrebbe senso.