Gesù non disse di essere Dio? Uno studioso dimostra l’opposto
- Ultimissime
- 16 Gen 2025
Gesù non è Dio e non disse di esserlo. Questa è la nuova battaglia contro Gesù, oggetto del nuovo libro del teologo cattolico Brant Pitre. Uno studio sulle fonti storiche che mostra come Gesù agì e parlò come se fosse Dio.
La sfida alle fondamenta cristiane si è spostata da tempo sul negare, non più l’esistenza, ma la divinità di Gesù Cristo.
Uno dei leader di coloro che dipingono Gesù di Nazareth come illuso apocalitticista è Bart D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento presso la North Carolina University.
In Italia è (ancora) poco conosciuto al contrario dei paesi anglosassoni, dove un team gli garantisce ottima visibilità sul web e sui social network.
Gesù non è Dio, la sfida attuale alle fondamenta cristiane
La sua tesi storica, come abbiamo già visto, è che Gesù non è Dio e non ha mai detto di essere Dio, certamente non lo ha mai lasciato intendere.
Su questa assunzione ha costruito il suo castello editoriale, arrivando più recentemente a negare la cosiddetta “cristologia dall’alto”, cioè lo sviluppo immediato della convinzione tra i discepoli della divinità di Gesù dopo la resurrezione.
E’ importante allora l’uscita costante di studi che indaghino sulla divinità di Gesù prendendo sul serio questi presupposti materialisti.
Il nuovo studio sulla divinità di Gesù: parlava come Dio
Il caso più recente è l’opera di Brant Pitre, teologo cattolico e docente di Sacre Scritture presso l’Augustine Institute (Colorado).
Il titolo è “Jesus and Divine Christology“ (Eerdmans 2024) e risponde esattamente all’interrogativo se Gesù di Nazareth era Dio o si sia mai proclamato Dio.
Pitre inizia osservando che molti studiosi, da un lato negano che Gesù abbia rivendicato la Sua divinità, ma al tempo stesso riconoscono che la Chiesa primitiva abbracciò la convinzione sulla divinità di Gesù fin da subito (“cristologia dall’alto”).
Come è possibile? Perché i primi cristiani aderirono alla divinità di Gesù se Egli stesso non lo avrebbe mai affermato? Lo studioso nel libro dimostra l’ipotesi più comune:
«La spiegazione più convincente per cui i primi seguaci ebrei di Gesù credettero nella Sua divinità poco dopo la Sua morte è che Gesù stesso parlò e agì come se fosse divino durante la Sua vita».
Non basta infatti citare alcuni brani dei Vangeli in cui Gesù esprime la sua natura divina, mentre ci sono effettivamente pochi riferimenti nei tre sinottici (Marco, Matteo e Luca), il quarto vangelo (Giovanni) è ancora oggi screditato in gran parte dell’ambiente accademico come poco affidabile e pieno di teologia.
Il merito di Pitre è quello di demolire questa visione, dimostrando che anche nei sinottici vi sono prove della pretesa divinità di Gesù.
L’analisi del contesto storico e la divinità di Gesù
Effettivamente Gesù sembrò essere molto prudente sulla sua divinità, tanto che il vescovo anglicano John A.T. Robinson definì questo argomento un “terreno proibito” per gli studiosi biblici. Non volle esporsi subito in maniera plateale e sembrò preferire una lenta pedagogia verso i discepoli, svelandosi gradualmente.
Pitre illustra e analizza numerosi episodi evangelici in cui emerge con evidenza che Gesù agisce e parla come se fosse Dio, pur non manifestandolo apertamente. Soprattutto se si analizza il contesto storico e religioso del I secolo, la specialità professionale del teologo e autore del libro.
Un esempio tra i tanti: Gesù richiede ai discepoli di amarlo più dei loro genitori.
Oggi non sembra essere una pretesa divina, ma basta immergersi nel contesto ebraico di allora per scoprire che solo Dio poteva avanzare una simile pretesa. Il rabbino Jacob Neusner lo confermò ammettendo che una tale richiesta poteva allora essere fatta solo dal Dio d’Israele.
Il regno di Dio, già e non ancora in Gesù
Di episodi del genere ve ne sono moltissimi, senza considerare tra l’altro le affermazioni di Gesù -in questo caso, chiare e dirette- sul riferirsi a se stesso come il Figlio dell’Uomo (Mt 19,28 / Lc 22,30). Ciò meriterebbe un capitolo a parte.
Vi è anche il tema del “già e non ancora” su cui si è soffermato a lungo il biblista J.P. Meier, per il quale se è vero che Gesù si riferì ad una escatologia futura e imminente, allo stesso tempo «spiega che “il regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17, 21)»1J.P. Meier, Un ebreo marginale. Mentore, messaggi e miracoli, vol. 2, Queriniana 2003, p. 257, manifestando che «si chiude il periodo d’Israele ed inizia il periodo di Gesù»2J.P. Meier, Un ebreo marginale. Mentore, messaggi e miracoli, vol. 2, Queriniana 2003, pp. 243, 244.
La lettura più coerente con le fonti storiche è l’annuncio di Gesù del Regno di Dio non ancora arrivato, ma già presente nel suo stesso ministero tramite l’attuazione della presenza divina nelle guarigioni, negli esorcismi e nella comunione di mensa con i peccatori.
Questa è la verità con cui si scontrano Ehrman e altri studiosi che giocano tutto su questo tema, consapevoli che, come disse Flannery O’Connor, se Cristo fosse solo un uomo, non interesserebbe a nessuno.
Come mostrato per ultimo da Pitre, vi sono però solide basi storiche della rivendicazione da parte di Gesù della Sua divinità. Un’affermazione compresa dai Suoi discepoli e perfino dagli avversari.
La Redazione
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4 commenti a Gesù non disse di essere Dio? Uno studioso dimostra l’opposto
Se ne potrebbero aggiungere tante altre: il fatto che Gesù affermi di avere il potere di rimettere i peccati, il fatto che si costituisca “signore del sabato”, il fatto che dica di essere il compimento della Legge, il fatto che chiami Dio “abbàz” e affermi che Lui e il Padre siano una cosa sola, il fatto che si definisca giudice di tutta la terra… magari sono cose che a noi appaiono quasi scontate per l’abitudine, ma per gli ebre del tempo erano autentiche bestemmie.
Voler ignorare tutto questo da parte di uno studioso come Ehrman fa di lui, e mi dispiace dirlo perché per altri versi sembra davvero in gamba, un disonesto intellettuale.
C’è una z di troppo in “abbà”, ma ne approfitto per linkare due pagine scritte da un ragazzo molto in gamba che cerca di far arrivare a tutti la nostra fede: https://www.salesalato.com/gesu-storico/chi-e-gesu/ e https://www.salesalato.com/gesu-storico/gesu-e-stato-divinizzato-dai-suoi-discepoli-la-cosiddetta-ipotesi-critica/
Della divinità di Gesù se ne parla anche nei Vangeli sinottici:La stessa condanna a morte da parte di caifa fu proprio perché il Signore Gesù aveva proclamato la Sua uguaglianza con il Padre(Dio):”Vedrete il Figlio del Uomo sedere alla destra della Potenza(Dio)”;La benedizione a San Pietro quando lo riconobbe di fronte agli altri discepoli come:”Il Cristo,il Figlio del Dio Vivente”;lo stesso termine “Figlio del Uomo” deriva da una visione del profeta Daniele,quando vide che fu presentato a un Vecchio(da qui deriva la classica immagine del Eterno Padre):”Uno simile a un figlio di uomo” a cui fu dato ogni potere.Dire che Gesù non ha mai detto di essere Figlio di Dio vuol dire non aver mai letto seriamente la Bibbia e i Vengeli o averli letti con i paraocchi del ideologia che impedisce loro di riconoscere che Gesù:”è il Cristo il Figlio del Dio Vivente”.
Effettivamente di paraocchi si tratta, queste affermazioni, se pure non sono esplicite come quelle che si trovano in Giovanni, sono comunque abbastanza chiare e si aggiungono al rapporto unico con il Padre, al potere di perdonare i peccati e di porsi al di sopra della Legge. In più in Mt 11,27 è abbastanza chiaro: “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio”.
Personalmente ritengo poco onesto anche voler non considerare Giovanni. In primo luogo, seppur sia stato l’ultimo a essere messo per iscritto, la tradizione di questo Vangelo si è rivelata antichissima, proveniente anch’essa da testimoni oculari. In secondo luogo, proprio per quest’ultimo motivo in Giovanni sembra che determinate affermazioni più forti sulla propria divinità Gesù le abbia fatte proprio in presenza dei dodici o comunque dei discepoli (es. “Io e il Padre siamo uno”), il che si concilia bene con l’intenzione di rivelare progressivamente il suo essere Dio.