San Francesco e il sultano, l’incontro che cambiò la storia
- Ultimissime
- 12 Feb 2025
Nel 1219 San Francesco d’Assisi incontrò il sultano al-Malik al-Kamil. Ma cosa accadde realmente? E quali conseguenze produsse? Ne hanno parlato la storica medievalista Maria Pia Alberzoni e il custode di Terra Santa, Frà Francesco Patton.
Cosa accadde davvero in quel settembre del 1219 a Damietta, sul delta del Nilo?
Siamo nella Quinta crociata per la liberazione di Gerusalemme e San Francesco d’Assisi partì assieme ai crociati per incontrare personalmente il nipote del Saladino, il sultano al-Malik al-Kamil, contro il consiglio di tutti.
Fu un incontro straordinario e totalmente inedito che, nonostante si dica non abbia portato alcun frutto (cioè non abbia convertito il sultano o addolcito la furia islamica verso i pellegrini cristiani), ha in realtà avuto conseguenze fondamentali nella storia.
Di questo incontro ne hanno parlato Maria Pia Alberzoni, docente di Storia medioevale all’Università Cattolica di Milano e una delle maggiori esperte di francescanesimo in Italia, e Frà Francesco Patton, custode di Terra Santa.
Il video integrale è visionabile più sotto, qui offriamo una sintesi.
L’incontro tra San Francesco e il sultano
L’intenzione di San Francesco nei confronti del sultano era «presentare la sua fede», afferma la storica Alberzoni.
Nessun intento relativistico o multiculturale, «non si trattò di un episodio di dialogo interreligioso» ha subito chiarito la studiosa.
San Francesco non pensò a nascondere la propria identità per entrare in dialogo con il sultano, questo è un insegnamento fondamentale ancora oggi per noi (ricordato da Papa Francesco).
Sia Francesco che il sultano dialogarono davvero perché non rinnegarono la loro identità e, in effetti, «il dialogo si fa tra due persone che hanno identità precise, e di questo Francesco si dimostra ben consapevole», ha commentato Alberzoni.
Questo fece nascere stima reciproca tra i due interlocutori e non creò alcuno ostacolo. Anzi, «se leggiamo le fonti coeve capiamo che quello è stato il punto che proprio ha permesso l’incontro di queste due persone».
Durante l’incontro tra San Francesco e il sultano si parlò di fede e probabilmente anche della guerra in corso, alla fine il saraceno offrì dei doni preziosi a Francesco, che vennero da lui rifiutati (a parte un corno d’avorio utile alla predicazione).
Il leader islamico apprezzò pubblicamente il coraggio di Francesco: «Ti devo gratitudine perché tu hai rischiato la vita per venire ad annunciarmi la verità, perché ti sei preoccupato della salvezza della mia anima»1Cronaca di Ernoul.
Su questo la medievalista Maria Pia Alberzoni precisa: «Che abbiano parlato di fede, che si sono lasciati in un modo fraterno e, addirittura, con dei doni, sono cose certamente accadute, visto che più fonti, da punti di vista diversi, magari con accenti diversi, ma tutte ce lo testimoniano».
San Francesco e il metodo innovativo di evangelizzazione
Al rientro dall’Egitto, San Francesco era cambiato dopo l’incontro con il sultano.
Ritornò dall’Oriente nel settembre 1220 e si dedicò a istruire l’ordine dei frati minori come predicare ai saraceni, spronandoli a uscire dai monasteri. Una sorta di “Chiesa in uscita”.
Il Santo d’Assisi indicò due modi di predicare il Vangelo ai saraceni, innanzitutto chiese di «comportarsi spiritualmente, cioè senza liti e dispute», spiega Alberzoni, «ma che i frati siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani».
Mitezza ma senza rinunciare all’identità cristiana.
Il secondo modo di evangelizzare instituito da Francesco d’Assisi fu l’annuncio della fede non in opposizione o contrapposizione a quella islamica, senza uno scontro di civiltà.
Grazie all’incontro i francescani radicati in Terra Santa
L’incontro tra San Francesco e il sultano e l’insegnamento sull’evangelizzazione che Francesco ne trasse, permise all’ordine dei frati minori di rimanere in Terra Santa ininterrottamente fino ad oggi.
Lo ha ribadito anche Fra’ Francesco Patton, custode di Terra Santa, esprimendo i frutti immensi dello storico incontro tra San Francesco ed il sultano.
Grazie a San Francesco fu possibile il radicamento della presenza dei francescani in Terra Santa, «apparentemente può anche essere risultata una specie di predicazione “andata a vuoto”» quella con il sultano, «in realtà è una predicazione che ha aperto una strada».
8 secoli di presenza francescana in Terra Santa, ha spiegato il custode, seguendo lo stile di Francesco in un contesto a maggioranza musulmana.
Ancora oggi i francescani in Terra Santa sono a servizio della popolazione locale e le loro scuole sono ben volute dalla popolazione musulmana. «Vediamo lo stesso imam del Paese che viene in tutte le occasioni ufficiali», ha proseguito il religioso, «o gli stessi musulmani che hanno con noi un rapporto molto familiare e ci chiamano “abuna”, che vuol dire padre».
Non si evangelizza nessuno enunciando teoricamente la fede e dicendo “questa è la verità”, bisogna coinvolgersi con le persone e creare una stima reciproca. «Questo è il tipo di indicazione che Francesco ci ha dato», ha concluso Frà Patton, «e di fatto ci ha permesso di radicarci in Terra Santa , sempre, però, con un’identità chiara».
Qui sotto il video del convegno.
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