Il Nuovo ateismo celebra il suo funerale
- Ultimissime
- 22 Gen 2025
A Londra si è riunito ciò che resta del Nuovo ateismo, il gruppo di attivisti che annunciava la morte della religione in nome del razionalismo. Uno spettacolo desolante, animato da personaggi ormai impresentabili, in disaccordo tra loro.
Il 14 dicembre scorso si è svolto a Londra un evento dal titolo “Merry Hitchmas”.
Si tratta di un gioco di parole tra “Christmas” e “Hitchens”, il cognome del paladino del “new atheism” (o “nuovo ateismo”), scomparso prematuramente nel 2011 (in odore di conversione).
Come mostra il video, sul palco si sono riuniti alcuni suoi vecchi compagni di battaglia, Lawrence Krauss, Richard Dawkins, Douglas Murray e Stephen Fry.
Assente giustificato Daniel Dennett, purtroppo deceduto nel 2024, assenti ingiustificati il filosofo Sam Harris, convertitosi in “spirituale non religioso” e Jerry Coyne, ancora scosso per il licenziamento dalla Freedom From Religion Foundation (FFRF).
Gli ultimi rimasti del Nuovo ateismo
I quattro animatori hanno alternato ricordi personali, letture di brani di Hitchens, battute pungenti e critiche verso la religione.
Ma l’evento, più che una celebrazione, ha assunto i toni di un malinconico epitaffio per il movimento del Nuovo Ateismo, crollato sotto il peso delle sue stesse contraddizioni dopo la morte di Christopher Hitchens.
E’ sufficiente dare un’occhiata ai quattro esponenti rimasti, presenti lì sul palco.
Il biologo Richard Dawkins è caduto in disgrazia dopo aver ricevuto il premio di peggior misogino nel 2011 (dopo aver intimato alle vittime di molestie ai raduni atei di tacere per il bene del movimento), si è riciclato come “cristiano culturale” e oggi combatte il movimento transgender in nome dell’evoluzionismo.
Lawrence Krauss era un astronomo di successo prima di cadere in disgrazia nel 2018 quando è stato accusato per palpeggiamenti e avances sessuali non consensuali, costringendolo a dimettersi dalla presidenza del Bulletin of the Atomic Scientists e dalla Case Western Reserve University. Ha sempre difeso e partecipato alle feste di Jeffrey Epstein, noto pedofilo statunitense.
Stephen Fry è un comico britannico, più volte denunciato per blasfemia, è dipendente dalla cocaina dall’età di 16 anni (è tuttora in cura).
Douglas Murray è un agnostico neoconservatore e complottista britannico, vicino all’estrema destra, dichiaratamente omosessuale ma critico della teoria di genere e sostenitore di Donald Trump e Viktor Orbán. Viene definito islamofobo e lui, come Dawkins, si definisce “cristiano culturale”.
La tensione e i momenti imbarazzanti
E’ stato proprio Murray a far esplodere la tensione.
La serata si trascinava noiosa con il sarcasmo adolescenziale di Krauss e Dawkins contro la religione, definita “l’opposto della ragione”, sostenuta dai “predicatori dalla voce tremolante” sottomessi alla “tirannia divina”.
Se un tempo queste considerazioni incendiavano le folle, l’effetto questa volta è apparso sbiadito. Douglas Murray ha amplificato la desolante immagine mostrandosi distante, annoiato.
Poi il colpo di scena.
Krauss, Dawkins e Fry hanno preso di mira anche Jordan Peterson, lo psichiatra canadese più influente del mondo che, pur definendosi agnostico, si occupa da anni di cristianesimo in maniera esistenzialmente molto profonda e rispettosa. La moglie si è da poco convertita al cattolicesimo.
I tre “new atheists” lo hanno definito «un uomo senza denti che dà consigli sulla dentatura».
Murray ha invece deciso di interrompere il tiro al bersaglio, prendendo le difese dello psichiatra, costringendo gli altri relatori a una rapida ritirata. Un momento imbarazzante che rivelato le grosse divergenze all’interno del gruppo.
Nonostante le frecciate contro la religione l’evento è stato costantemente permeato da una sottile frustrazione. Quando Dawkins ha lamentato l’ascesa di una nuova “ideologia religiosa”, quella transgender, tutti hanno immediatamente compreso di essere una minoranza all’interno dello stesso movimento ateo.
Nel 2011 annunciavano la morte della religione
Se confrontato con un evento simile tenutosi nel 2011, quando Christopher Hitchens era ancora in vita, il cambiamento è evidente. All’epoca, il Nuovo Ateismo era all’apice del suo successo.
Stephen Fry era presente anche allora e celebrava il bestseller di Hitchenns, intitolato “God Is Not Great (“Dio non è grande”), come un’opera rivoluzionaria di cui si sarebbe parlato per secoli.
Dawkins definiva l’educazione religiosa una “sovversione delle giovani menti” e la convinzione che il razionalismo avesse ormai scalzato definitivamente la religione era palpabile. Tredici anni dopo l’atmosfera è ben diversa: l’ingenua sicurezza ha lasciato spazio al disorientamento e quella forma di ateismo militante, sovversivo, scientifico e distruttore è sostanzialmente imploso.
Come abbiamo già scritto, il movimento del Nuovo Ateismo non ha saputo rispondere alle grandi domande esistenziali che affliggono l’Occidente post-cristiano, la cui crescente secolarizzazione ha soltanto amplificato.
La conversione degli intellettuali
Al contrario delle loro previsioni, il progresso ha assistito addirittura ad un ritorno della fede nel mondo degli intellettuali, precedentemente atei.
Abbiamo già citato Ayaan Hirsi Ali, il grande pupillo dello stesso Dawkins e con il quale condivise i palchi del “new atheism”, ma che nel 2023 ha stupito molti annunciando la sua conversione al cristianesimo. Poco tempo dopo è stata seguita dal marito, lo storico ed economista Niall Ferguson.
E per rimanere in Inghilterra pensiamo allo storico Tom Holland, convertitosi nel 2019. Oltreoceano ci viene in mente il politologo Charles Murray, un tempo agnostico e dal 2021 “aspirante cristiano”.
O il già citato Jordan Peterson, oggi tra i più noti valorizzatori del valore culturale e morale del cristianesimo.
Hitchens sosteneva che «la religione avvelena ogni cosa». Oggi è evidente che è il movimento antireligioso che ha creato ad essersi avvelenato da solo.
La Redazione
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2 commenti a Il Nuovo ateismo celebra il suo funerale
Morto il fondatore dell’ateismo dopo una vita di aerosol all’efedrina, una breve vita, sono rimasti ancora i medici che glie la avevano prescritta, compreso il primo, Donald Trump. zresta da dire che il the non fa male!
Sarebbe bello però se di fronte al crollo di questo circo noi cristiani, soprattutto noi cattolici, fossimo più uniti, impedendo ai virus del tradizionalismo e del modernismo di attaccare e dividere la Chiesa.