Prefetto donna, il canonista: nessuna confusione normativa
- Ultimissime
- 14 Gen 2025
La nomina di Suor Brambilla come primo prefetto donna in Vaticano ha sollevato alcune critiche da parte di tradizionalisti e progressisti, ad esse risponde nella nostra intervista il canonista Rosario Vitale.
Recentemente abbiamo parlato della nomina del primo prefetto donna in Vaticano, suor Simona Brambilla, a capo del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
Un profilo competente per il ruolo, che dimostra l’inutilità del sacerdozio femminile se il motivo è giungere a posizioni di leadership nella Chiesa.
Dopo Paolo Ruffini e Maximino Caballero Ledo, Suor Brambilla è la terza persona priva di ordinazione ecclesiastica a diventare Prefetto in Vaticano.
O, come si è firmata lei nel primo atto, “Prefetta” (pur non risultando una forzatura linguistica, continueremo per ora a chiamarla secondo il maschile inclusivo).
La nostra riflessione, condivisibile o meno, si fermava qui.
Prefetto donna, la nomina suscita polemiche
Nel frattempo però si sono sollevate alcune critiche sulla nomina, arrivando a chiamare in causa il diritto canonico.
Come spesso accade in questi casi non si tratta di persone competenti in questo ambito, due esempi su tutti sono Andrea Grillo, teologo e filosofo (progressista), docente al Pontificio Ateneo S. Anselmo e Luisella Scrosati (tradizionalista), commentatrice di molteplici tematiche senza alcuna competenza specifica dichiarata.
Per entrambi non avrebbe fondamenta giuridiche o genererebbe confusione normativa.
All’estero si è espressa qualche voce competente, il canonista Heribert Hallermann non ha rilevato alcuna contraddizione, pur osservando criticità con il poco inquadrabile ruolo del pro-prefetto nominato assieme a suor Brambilla, il card. Artime. Pur essendo «chiaramente subordinato al prefetto», deficitano spiegazioni sul suo ruolo.
La nomina di Suor Brambilla e il diritto canonico
Per chiarire meglio le cose ed evitando di cadere nella tuttologia, abbiamo interrogato il canonista italiano Rosario Vitale, fondatore di Vox Canonica.
DOMANDA – Alcune critiche sostengono che la nomina di suor Brambilla contraddica la Prædicate Evangelium e il can. 129 § 1, cosa ne pensa?
RISPOSTA – La nuova Costituzione Apostolica, Praedicate Evangelium, dice che «ogni Istituzione curiale compie la propria missione in virtù della potestà ricevuta dal Romano Pontefice in nome del quale opera con potestà vicaria nell’esercizio del suo munus primaziale. Per tale ragione qualunque fedele può presiedere un Dicastero o un Organismo, attesa la peculiare competenza, potestà di governo e funzione di quest’ultimi»1Praedicate Evangelium, “Principi e criteri per il servizio della Curia Romana”, punto n° 5.
DOMANDA – Cosa significa in estrema sintesi?
RISPOSTA – La potestà con cui i capi dicastero esercitano “la propria missione” è, come leggiamo, “vicaria”, in parole più semplici, questa viene concessa direttamente dal Romano Pontefice in virtù “del suo munus primaziale”. Il Codice di diritto canonico al can. 131 – § 2 ci dice: «La potestà di governo ordinaria può essere sia propria sia vicaria».
In tal senso, possiamo capire bene che non c’è nessuna contraddizione, Suor Brambilla esercita una potestà vicaria che viene concessa dal Romano Pontefice con l’atto di nomina, ovverosia nella così detta missio canonica, giacché il Romano Pontefice, lo ricordiamo possiede potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale (cfr. Can. 331).
DOMANDA – E per quanto riguarda il can. 129?
RISPOSTA – Alla luce di quanto abbiamo appena detto ciò non va ad inficiare il dettato del can. 129 § 1 poiché è sempre il Romano Pontefice che rimane il titolare di quel potere di governo, che viene esteso in forma vicaria in questo caso a Suor Brambilla.
DOMANDA – Nessun difetto di fondamento normativo, quindi. Il teologo Andrea Grillo insiste dicendo che la nomina presuppone norme inesistenti o ignora quelle esistenti, in quanto i soggetti laici, uomini o donne, possono collaborare, non presiedere.
RISPOSTA – Come ho spiegato, a presiedere è sempre il Romano Pontefice.
Suor Brambilla partecipa in forma vicaria del “munus primaziale” che le è stato conferito con la missio canonica fintanto che rimarrà titolare di quel determinato ufficio. Perdendo la titolarità dell’ufficio, Suor Brambilla non potrà più esercitare quelle funzioni, come pure quando verrà meno colui il quale ha conferito l’ufficio (morte o rinuncia del Romano Pontefice).
Troppo potere al Papa?
DOMANDA – Secondo le critiche questo conferirebbe un’indebita potestà al Sommo Pontefice
RISPOSTA – Ci sono sempre state due scuole diverse su questo punto, c’è chi sostiene che l’origine del potere di giurisdizione è legato al sacramento dell’Ordine, ovvero che tale potere si acquista attraverso la sacra ordinazione, la quale ti abiliterebbe ad alcune funzioni di governo ecclesiali.
C’è un’altra scuola invece, che non considera il sacramento dell’Ordine come l’origine del potere di giurisdizione, ma lo attribuisce esclusivamente alla missio canonica data dal Romano Pontefice, Supremo Legislatore e Capo della Chiesa Universale, il quale conferirebbe così una delega dei suoi propri poteri a chiunque eserciti una funzione di governo nella Curia romana e nella Chiesa, sia esso ordinato o meno2G.F. Ghirlanda, La riforma della Curia Romana nell’ambito dei fondamenti del diritto della Chiesa, in Periodica, 106 (2017), pp. 537-631.
DOMANDA – Nel caso di Suor Brambilla prevale la seconda interpretazione, quindi?
RISPOSTA – Sì, con quest’ultima nomina sembrerebbe vincere la seconda scuola di pensiero.
C’è da dire, e non è qualcosa di poco conto, che gli atti di governo che Suor Brambilla porrà in essere non afferiscono alla sfera sacramentale, dunque anche teologicamente non ci sono implicazioni.
DOMANDA – Sempre Grillo nega questa distinzione tra potere di governo e potere di ordine, sostenendo che se si vuole attribuire autorità “solo di governo” ad un laico (o una laica), occorre riformare il Codice.
RISPOSTA – La tendenza a separare i poteri d’ordine e di giurisdizione o governo si fonda su molte disposizioni pontificie del passato, che hanno avallato atti di governo senza potere d’ordine.
Per esempio, il governo di alcune badesse dal Medioevo sino ai tempi moderni, o alcuni vescovi che hanno governato diocesi senza essere ordinati, o ancora alcune licenze concesse dal Supremo Legislatore a semplici sacerdoti per ordinare altri preti senza essere vescovi. Negare questo sarebbe negare la storia.
Si potrebbe allungare l’elenco dei fatti che mostrano come il potere di governo non dipenda intrinsecamente dal potere d’Ordine, quanto piuttosto da un’altra fonte, che si identifica con la missio canonica conferita dal Romano Pontefice.
Il nocciolo della questione pare chiaro: i rapporti tra la natura della Chiesa come istituzione divino-umana e le strutture di governo che le consentono di adempiere la sua missione a servizio della salvezza del mondo. Ma la natura della Chiesa è indubbiamente sacramentale, per cui prima ancora che una società giuridica essa si presenta come Mistero di comunione.
Il ruolo del Pro-Prefetto a fianco di Suor Brambilla
DOMANDA – Molti si domandano perché la necessità di affiancare a suor Brambilla un Pro-Prefetto?
RISPOSTA – Non la chiamerei necessità ma piuttosto opportunità.
Suor Brambilla, essendo una donna e quindi non facendo parte del clero, non può per ovvie ragioni vivere certe dinamiche che invece afferiscono ai membri del clero e a loro soltanto.
Ecco perché, con ogni probabilità, il Santo Padre ha, nel suo discernimento, deciso di nominare un Pro-Prefetto che facesse parte del clero e che non lo dimentichiamo, è anche un religioso.
La Redazione
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9 commenti a Prefetto donna, il canonista: nessuna confusione normativa
Oh signur Luisella Scrosati!! Si impiccia di qualunque cosa sempre con tesi traballanti e apocalittiche (stile Bussola quotidiana), gente che ho smesso di seguire da anni per fortuna e come me tanti altri
Scrive proprio sulla Bussola infatti… l’unico sforzo apprezzabile erano una serie di articoli (ma non sono sicuro fossero suoi) in cui si dimostrava la validità dell’elezione di Francesco per rispondere alle teorie sedevacantiste. Il che sarebbe encomiabile, peccato che quel giornale stesso sia un covo di sedevacantisti fatto e finito.
Dopo che hanno dato sponsorizzato mons. Viganò e creato il personaggio di Andrea Cionci ora quelli della Bussola si puliscono la coscienza parlando di validità dell’elezione di Francesco. Mah, sono il peggio del cattolicesimo che esista in Italia e non credo ci sia qualcuno che li segue ancora
Secondo me hai centrato il punto, sono tentativi di pulirsi la coscienza. Ma fini a se stessi, visto che non perdono occasione per parlare contro Francesco come hanno fatto in questo caso, per esempio. A seminare divisioni tra noi cattolici sono bravi, ma mai hanno pensato che il tempo utilizzato per scrivere roba del genere potrebbe essere più proficuamente sfruttato per pregare per il Papa e per la Chiesa…
Molto interessante questo chiarimento! Faccio notare che gli stessi che anni fa criticavano il Papa di sminuire l’importanza del Pontefice ora lo criticano perché ha troppo potere. Ogni scusa è buona per menare le mani si dice dalle mie parti.
Nella seconda risposta, Rosario Vitale afferma che suor Brambilla (come gli altri capi dicastero) gode della potestà vicaria, ma quest’ultima a norma del can 129 può essere esercitata solo da chi è insignito dell’ordine sacro.
Di qui la necessità della nomina (caso unico tra i dicasteri) di un pro-prefetto (in realtà prefetto) che abbia potestà di governo ordinaria. Suor Brambilla coopererà come è possibile per i non-ordinati.
Guarda non sono esperto di diritto canonico e bisognerebbe chiedere a Rosario Vitale, faccio però presente che se leggi bene c’è una domanda specifica sul can. 129 a cui Vitale risponde così: “E’ sempre il Romano Pontefice che rimane il titolare di quel potere di governo, che viene esteso in forma vicaria in questo caso a Suor Brambilla”.
Per quanto riguarda il pro-prefetto, sempre Vitale spiega che non si tratta di necessità. Trovi la risposta nell’ultima domanda.
Ho letto l’intervista. Il Papa gode della potestà ordinaria propria, Suor Brambilla di quella (ordinaria) vicaria. Sempre di potestà di governo si tratta che può essere esercitata solo da un ordinato, quindi non da una suora.
E per ovviare a ciò si nomina un pro-prefetto che potestà ce l’ha eccome. L’ipotesi di Vitale che questa nomina sia un aiuto perché la “prefetta” non conosce il mondo sacerdotale ha poche ragioni, a mio avviso. Brambilla già conosce il dicastero, essendone stata segretaria, e i sacerdoti sono una parte minoritaria tra coloro che hanno fatto la professione religiosa. E poi ci sono già sacerdoti sotto-segretari che la possono aiutare.
Scusami Michele ma mi sembra che il canonista nell’intervista dica cose diverse e siamo nel campo del diritto canonico…quindi per contraddirlo bisognerebbe avere come minimo le sue competenze. Forse ce le hai, non lo so. La suora governa per potestà vicaria concessa dal Papa e da nessuna parte c’è scritto che deve essere un ordinato, tant’è che ci sono altri due prefetti laici in Vaticano (Ruffini e Caballero Ledo) e nessuno ha avuto nulla da ridire. Il pro-prefetto è subordinato alla suora e non le concede nessuna potestà però non so bene le ragioni della sua nomina, mi interessa che il diritto canonico sia stato rispettato e così è stato.