Sinodo dei giovani, il documento finale e l’ambiguità che non c’è

Sinodo e il documento finale. Agenda Lgbt e sdoganamento dell’omosessualità? Non si legge nulla di tutto ciò nonostante le profezie catastrofiste dei “persecutori della Chiesa”. Ecco i paragrafi sui temi più delicati.

 

Così è arrivato anche il documento finale del Sinodo sui giovani. Un documento pastorale che sarà utile sopratutto ai sacerdoti come aiuto nell’impostare il lavoro quotidiano di relazione educativa con i bambini e gli adolescenti.

Purtroppo, i “persecutori della Chiesa”, come li ha chiamati ieri il Pontefice, si sono coalizzati per settimane nel gettare fango su questo evento, focalizzando l’attenzione sul presunto sdoganamento dell’omosessualità e delle tematiche Lgbt da parte dei padri sinodali, che sarebbero manipolati ed in collusione con la lobby gay.

Abbiamo già citato le sciocchezze scritte da La Nuova Bussola Quotidiana, in particolare da Riccardo Cascioli, Lorenzo Bertocchi e Stefano Fontana, eccone alcune: «il Sinodo dimostrerà che la lobby gay agisce all’interno della Chiesa per arrivare al cambiamento della dottrina». E ancora: «il Sinodo dei giovani sta diventando il pretesto per sdoganare l’omosessualità nella Chiesa». Se Aldo Maria Valli, figlio spirituale del card. Martini, è sempre stato piuttosto d’accordo con l’agenda gay, Marco Tosatti ha picchiato duro con le fanta-profezie: «Sul Sinodo avanza a piccoli passi la normalizzazione dei rapporti omosessuali» (17/10/18). Ma il meglio lo ha dato con: «L’agenda per la Chiesa: normalità di adulterio, omosessualità, sesso libero e nozze gay» (18/09/18). I blogger italiani citati sono comunque poco originali in quanto tutte le loro tesi sono state copiate da LifeSiteNews, il portale a cui l’ex nunzio Carlo Maria Viganò ha chiesto di pubblicare i suoi dossier antipapisti.

 

 

Ma analizziamo i paragrafi del documento finale, 167 in tutto, che toccano gli argomenti più sensibili.

 

OMOSESSUALITA’
La parola omosessualità è citata due volte. La prima volta è per prendere atto che i giovani «esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità» (n° 39). In un successivo paragrafo i padri sinodali scrivono:

«Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé». (n° 150).

 

RAPPORTI PREMATRIMONIALI, SESSUALITA’ E CASTITA’.
Sul tema della sessualità i padri sinodali si sono soffermati più a lungo, essendo un tema molto sensibile e di contrasto con le nuove generazioni. Viene tuttavia ribadito:

«In alcuni contesti giovanili si diffonde il fascino per comportamenti a rischio come strumento per esplorare se stessi, ricercare emozioni forti e ottenere riconoscimento. Insieme al permanere di fenomeni antichi, come la sessualità precoce, la promiscuità, il turismo sessuale, il culto esagerato dell’aspetto fisico, si constata oggi la diffusione pervasiva della pornografia digitale e l’esibizione del proprio corpo on line. Tali fenomeni, a cui le nuove generazioni sono esposte, costituiscono un ostacolo per una serena maturazione. Essi indicano dinamiche sociali inedite, che influenzano le esperienze e le scelte personali, rendendole territorio di una sorta di colonizzazione ideologica» (n° 37).

«Nell’attuale contesto culturale la Chiesa fatica a trasmettere la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità, così come emerge dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero degli ultimi Papi. Appare quindi urgente una ricerca di modalità più adeguate, che si traducano concretamente nell’elaborazione di cammini formativi rinnovati. Occorre proporre ai giovani un’antropologia dell’affettività e della sessualità capace anche di dare il giusto valore alla castità, mostrandone con saggezza pedagogica il significato più autentico per la crescita della persona, in tutti gli stati di vita. Per questo occorre curare la formazione di operatori pastorali che risultino credibili, a partire dalla maturazione delle proprie dimensioni affettive e sessuali» (n° 149).

 

MIGRANTI E AIUTO A RESTARE NEI PROPRI PAESI.
Il paragrafo 147 è dedicato al tema dell’immigrazione, dato che molti migranti sono giovani. I Padri sinodali sottolineano come essi possano «offrire risorse spirituali, pastorali e missionarie alle comunità che li accolgono», ma evidenziano anche:

«Le risorse della Chiesa cattolica sono un elemento vitale nella lotta al traffico di esseri umani, come risulta chiaro nell’opera di molte religiose. Non vanno tralasciati l’impegno per garantire il diritto effettivo di rimanere nel proprio Paese per le persone che non vorrebbero migrare ma sono costrette a farlo e il sostegno alle comunità cristiane che le migrazioni minacciano di svuotare» (n° 147).

 

DONNE NELLA CHIESA.
Viene chiesta un’opera di conversione culturale sul tema delle donne e sulla necessità della loro partecipazione:

«Un ambito di particolare importanza a questo riguardo è quello della presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità, e della partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato. Si tratta di un dovere di giustizia, che trova ispirazione tanto nel modo in cui Gesù si è relazionato con uomini e donne del suo tempo, quanto nell’importanza del ruolo di alcune figure femminili nella Bibbia, nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa» (n° 148).

«Emerge anche tra i giovani la richiesta che vi sia un maggiore riconoscimento e valorizzazione delle donne nella società e nella Chiesa. Molte donne svolgono un ruolo insostituibile nelle comunità cristiane, ma in molti luoghi si fatica a dare loro spazio nei processi decisionali, anche quando essi non richiedono specifiche responsabilità ministeriali» (n° 55).

 

DIFFERENZE TRA IDENTITA’ MASCHILI E FEMMINILI.
Sempre nell’ambito della sessualità, i padri sinodali hanno citato il famoso documento firmato dall’allora card. Joseph Ratzinger:

«Emergono in particolare la differenza e armonia tra identità maschile e femminile e le inclinazioni sessuali. A questo riguardo il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale. Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro “orientamento sessuale” (cfr. Congregazione per la dottrina della fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1 ottobre 1986). (n° 150)

La redazione

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28 commenti a Sinodo dei giovani, il documento finale e l’ambiguità che non c’è

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  1. Dan87 ha detto

    «il Sinodo dimostrerà che la lobby gay agisce all’interno della Chiesa per arrivare al cambiamento della dottrina»
    «il Sinodo dei giovani sta diventando il pretesto per sdoganare l’omosessualità nella Chiesa»

    Faccio una domanda: perché cercare bias di conferma?

  2. lorenzo ha detto

    Ripeto qui, in breve, la domanda che ho fatto nell’altro articolo.
    Qualcuno è in grado di spiegarmi cosa si intende esattamente quando si afferma che è compito della comunità cristiana aiutare le persone ad “… integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità… “?

    • Sisco ha detto in risposta a lorenzo

      Avrei capito di più, ma è una mia illusione, che si fosse detto”…integrare sempre di più la propria personalità nella dimensione sessuale”. Così invece si parte dal piede sbagliato e cioè dalla personalità la quale non può essere integra se non ha una vita sessuale importante. Senza contare che qui il machismo e la violenza domestica fanno capolino dietro al concetto di personalità. Per le donne invece significa sempre di più “far piacere agli uomini” con un resto di scrupoli sempre più scarno. Siamo alle solite: bulli e pupe! C’è, nonostante si blateri di crisi, un resto incorruttibile (ahimè) nella cultura sociale italiana.

      • lorenzo ha detto in risposta a Sisco

        Se si fosse scritto “integrare sempre di più la propria personalità nella dimensione sessuale” non credi che si sarebbe dato più importanza a ciò che c’è dento le mutande rispetto a quanto c’è dentro la scatola cranica?

    • Sebastiano ha detto in risposta a lorenzo

      Mi sembra di vedere un film già visto…
      Attendo anch’io, visto che da perfetto ignorante non ci ho capito una mazza.

      • Hugo ha detto in risposta a Sebastiano

        lorenzo, Sebastiano e ora si aggregherà anche Emanuele. Così il tris degli antipapisti fintitonti è completo .
        Intanto nessuno commenta il delirio del vostro Tosatti.

        • lorenzo ha detto in risposta a Hugo

          Antipapista forse ci sarai tu non certamente io: io sono “cum Petro et sub Petro” e lo sarò fino alla morte.
          Lo sai chi ha scritto che “nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano”?

        • Emanuele ha detto in risposta a Hugo

          Non so da quale mio commento tu possa aver dedotto che sia antipapista.

          Forse dal fatto che non idolatro l’uomo Jorge Mario Bergoglio? Forse dal fatto che ho criticato qualche sua scelta/dichiarazione? Permettimi, questo è casomai dimostrazione di un amore filiare. Se non amassi, me ne fregherei, come molti cattolici tiepidi. Invece, pur conscio di poter sbagliare, mi preoccupo e mi interesso.

          • Katy ha detto in risposta a Emanuele

            Preoccupati della tua vita, convertiti e obbedisci alla parola di Dio trasmessa dalla Chiesa. La tua arroganza e quella di molti altri commentatori vi rende cattolici adulti ed emancipati, sareste voi a dire alla Chiesa quel che va fatto, quel che va detto e come va detto. Siete invece dei traditori e dei seminatori di odio e divisione. Ma perché semplicemente non ve ne andate?

    • Hugo ha detto in risposta a lorenzo

      Significa non slegare la dimensione sessuale dall’identità cattolica che matura vivendo la comunità. Basta leggere la frase nel contesto per capire.

      • lorenzo ha detto in risposta a Hugo

        Potresti aver ragione, solo che non riesco, anche leggendo e rileggendo più volte la n° 150, a capire come “integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità” significhi “non slegare la dimensione sessuale dall’identità cattolica”: potresti spiegarmi meglio?

        • Katy ha detto in risposta a lorenzo

          Evidentemente sei troppo limitato o, peggio, in malafede. E’ inutile che rileggi mille volte perché tu sei in guerra e qualunque cosa ci sia scritto tu la combatti fingendo che sia ambigua, è un giochetto noto.

  3. Gianluca C. ha detto

    Nella foto dell’articolo può notarsi un chiaro esempio di

    partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali

  4. lorenzo ha detto

    Si legge nel documento finale (n° 150): “Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro “orientamento sessuale” (cfr. Congregazione per la dottrina della fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1 ottobre 1986).

    Si legge nella “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” della Congregazione per la dottrina della fede: “La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale.

    Qualcuno nota qualche differenza tra le due affermazioni?

    • Luca B. ha detto in risposta a lorenzo

      No, nessuna differenza. Vedo però tanta malafede e malizia satanica e farisaica in te.

      • lorenzo ha detto in risposta a Luca B.

        Io ho semplicemente fatto una domanda senza fare commenti e ti ringrazio per la risposta.
        Adesso però tu vorresti per favore spiegarmi perché mi giudichi ed affermi che in me c’è “tanta malafede e malizia satanica e farisaica”?

        • Antonio 345 ha detto in risposta a lorenzo

          Concordo Lorenzo.

          Agli altri dico solo questo: tempo al tempo. Non abbiate fretta. Deve ancora uscire l’esortazione Apostolica post-sinodale.

          Cito l’isola di Patmos

          Vedremo come andrà a finire anche questo Sinodo, ma soprattutto vedremo se, come nel precedente, quello che sarà rigettato dai Padri Sinodali finirà nel documento finale, nascosto semmai, anche questa volta, in qualche espressione ambigua o in qualche nota marginale messa a fondo di pagina, della serie … “io furbo, voi scemi!”. Però, quel che solo importa, è di ascoltare tutti, dando così l’impressione di essere sinodali, collegiali e soprattutto democratici, proprio come lo è il dittatore coreano Kim Jong, che prima convoca il parlamento fantoccio della Corea del Nord, poi fa rigorosamente quel che gli pare.

          Perciò vedremo cosa accadrà. Aspettiamo a stracciarci le vesti ma aspettiamo anche ad esultare, come pare facciano incautamente molti, troppi commentatori. Se tanto di mi da tanto, le parole “In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé“ non promettono nulla di buono.

          Specie conoscendo il modus operandi di questo Papa, ben evidenziato da uno dei suoi corifei

          Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati – ha riportato Mons. Forte riferendo una battuta di Papa Francesco – questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io».

          E infatti poi le ha tratte eccome le conclusioni, fino a metterle negli acta apostolicae sedia. Col risultato che ora ci sono diocesi dove ogni divorziati risposato, in barba al discernimento, accede ai Sacramenti, decretando di fatto la fine del matrimonio indissolubile in queste diocesi. Perché è evidente che le porte che dovevano essere aperte solo a quelli che non portavano colpa grave personale sono state allargate a tutti, in certe diocesi.

          Staremo a vedere cosa succederà.

          • Olivia70 ha detto in risposta a Antonio 345

            Ma per piacere ! E’ da anni ormai che i preti danno la comunione ai divorziati risposati, i preti quelli che vivono nel mondo normale, in mezzo alla gente normale, non di certo coloro che se ne stanno rinchiusi in Curia e vivono in un mondo che in realtà non esiste. Il papa essendo prima di tutto un sacerdote che è cresciuto e ha esercitato la sua professione in una megalopoli come Buenos Aires e ha visto di tutto e di più queste cose le sa benissimo.

          • Katy ha detto in risposta a Antonio 345

            l’isola di Patmos 😀 😀 😀

            Prima era il Sinodo a sdoganare l’agenda gay, poi avete detto che bisognava aspettare il documento finale. Ora rimandate l’apocalisse all’esortazione post-sinodale. Siete uno spettacolo!

            “Vediamo cosa succederà”? Succederà che fallirete ancora perché gli inferi (cioè voi) non prevarrete.

        • Antonio 345 ha detto in risposta a lorenzo

          Acta Apostolicae Sedis, dannato correttore.

  5. Luca B. ha detto

    Sono nuovo, complimenti agli autori per questo blog di cui mi hanno parlato in tanti. Finalmente una voce cattolica e moderna. Da oggi avete un lettore in più.

  6. lorenzo ha detto

    Quindi tu, che se non sei gay sei certamente favorevole all’amore omosessuale, leggi la frase “integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé”, come “un assenso pieno a vivere la propria sessualità omo”?
    Potresti confermare che non ho sbagliato a capire ma che questa è proprio la tua lettura della frase contenuta nel n° 150 del documento finale?

  7. Gabriele ha detto

    Un testo molto denso di significati, che va non solo letto, ma anche approfondito, e sul quale bisogna rifletterci. Cosa che troppo spesso non si fa, limitandosi a prendere alcune frasi isolate dal contesto.
    La parte in cui viene citata l’omosessualità (n. 150) va letta per intero, essa conta anche il paragrafo 149, che contiene quello che potremmo definire l’ideale cristiano:

    la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità, così come emerge dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero degli ultimi Papi.

    Se ci si riferisce a tale ideale senza apportarvi alcuna modifica, è chiaro che esso rimane intatto: unione con il reciproco dono totale di sé tra i due sposi, una unione che sboccia grazie alla ribadita complementarità tra uomo e donna e la naturale conseguenza del dono della vita. Da questa visione è quindi escluso il rapporto omosessuale (non le persone in sé) perché manca della complementarità e si chiude alla creazione della vita.
    Dopo si prosegue con:

    Occorre proporre ai giovani un’antropologia dell’affettività e della sessualità capace anche di dare il giusto valore alla castità, mostrandone con saggezza pedagogica il significato più autentico per la crescita della persona, in tutti gli stati di vita.

    Già il riproporre la castità (che non significa non farlo mai, ma dare al sesso il suo giusto valore esprimendolo in modi adeguati) significa anche il no al sesso sfrenato.
    Quando poi il testo parla di cammini formativi rinnovati, e della formazione degli operatori pastorali, si passa al paragrafo 150, che va più nello specifico e comunque ribadisce:

    la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro «orientamento sessuale»

    Questo implica il no alle teorie gender, per le quali l’identità sessuale è solo un costrutto sociale, noi possiamo essere quello che vogliamo, e ogni identità sessuale ha lo stesso valore delle altre. Ma se tutto ha lo stesso valore, si finisce col credere che niente abbia davvero valore. L’orientamento sessuale è invece una parte fondamentale dell’essere umano, anche se non costituisce il suo tutto.
    Tra le questiono specifiche c’è poi la parte sulle omosessualità, che in realtà ribadisce soltanto ciò che il catechismo già dice nei paragrafi 2358 e 2359:

    2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
    2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.

    Inoltre mi sembra che ci sia stato un piccolo equivoco sulla parte finale: i cammini di accompagnamento per le persone omosessuali devono portarli a vivere gli obbiettivi della vita cristiana che sono richiesti a tutti i credenti, in questo caso particolare i giovani. E infatti il documento dice che in quel modo si devono aiutare tutti i giovani, nessuno escluso. Perciò anche, ma non solo, quelli omosessuali. E visto che l’ideale cristiano è quello illustrato dal paragrafo 149, be, fate voi 2+2. 😉

  8. Antonio ha detto

    @Luciano

    Quindi il Signore mi disse: «Prenditi gli attrezzi di un pastore insensato, poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie.
    Guai al pastore stolto che abbandona il gregge!
    Una spada sta sopra il suo braccio
    e sul suo occhio destro.
    Tutto il suo braccio si inaridisca
    e tutto il suo occhio destro resti accecato”-Zaccaria 11,16-17

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