Sinodo, la Cei chiarisce ma il problema resta: perché inseguite il mondo?

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La Cei dopo la votazione del controverso Documento sul Sinodo: “No al sostegno dei Gay Pride ma accoglienza alle persone“. Bene, ma l’equivoco nasce quando si vuole inseguire il mondo.

 

Da vescovo, cosa penso del Documento di sintesi del Sinodo (27/10/2025)


 

Ben vengano i chiarimenti, ma se sono necessari significa che le cose non erano chiare.

La Conferenza Episcopale Italiana ha approvato le 124 proposte raccolte nel «Documento di sintesi» del Cammino sinodale, dal titolo “Lievito di pace e di speranza”.

Il testo, frutto del lavoro di 4 anni, è stato votato da circa 800 delegati con un consenso superiore al 95%.

Si tratta di una guida pastorale indirizzata alla Chiesa italiana che conteneva alcuni punti controversi e preoccupanti per l’ambiguità del linguaggio utilizzato.

 

Il vicepresidente CEI: “Sessualità LGBTQ+ è un diritto”

Ad aumentare la tensione sulla votazione ha contribuito un’intervista a mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI, sulle persone omosessuali: «A loro non va negata la possibilità di essere amate e di amare, anche a livello intimo, a livello sessuale. Perché negare quello che io definisco un loro diritto?».

E’ preoccupante che il vescovo di Cassano all’Jonio contraddica il Catechismo della Chiesa cattolica, il quale propone un’altra strada, pur faticosissima, alle persone omosessuali cattoliche. Quella della castità.

 

Bene l’accoglienza, ma senza complicità

Tornando al documento votato ieri, il paragrafo “Tutti, tutti, tutti” richiede un accompagnamento più marcato a coloro che vivono ai margini della vita della Chiesa.

Si parla di «situazioni affettive e familiari stabili diverse dal sacramento del matrimonio (seconde unioni, convivenze di fatto, matrimoni e unioni civili, etc.)», di «coppie conviventi, che hanno in animo» il matrimonio, di «riconoscimento e accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender che già appartengono alla comunità cristiana».

Incontrare, accompagnare, accogliere chi vive ai margini è lodevole, benemerito e coerente con la missione evangelica. Ma va sempre ancorato alla verità che la Chiesa custodisce e proclama, altrimenti l’accoglienza scivola nella confusione, e la carità si trasforma in complicità.

Notiamo comunque che il paragrafo parla di coppie conviventi che intendono sposarsi e di persone omoaffettive e transgender. Passa quindi correttamente dal considerare la coppia eterosessuale alla singola persona nel caso di unioni omosessuali.

Ma, oltre a sentirsi giustamente parte della Chiesa, se si riprendono le parole del vicepresidente della CEI (citate sopra) bisogna capire quale tipo di accompagnamento sul tema relazionale, affettivo e sessuale. Incoraggiarle o accompagnarle nell’orientare la vita alla (difficile) proposta della Chiesa, contenuta nel Catechismo?

 

I vescovi sostengono i Gay Pride?

Più controverso il paragrafo di sostegno alle «“giornate” promosse dalla società civile», tra cui quelle contro «l’omofobia e transfobia».

Sui nostri social ci siamo già chiesti cosa significhi sostenere queste giornate, spesso organizzate da associazioni anticlericali e utilizzate per denigrare la Chiesa stessa.

Un passaggio talmente ambiguo che oggi molti quotidiani online hanno titolato: «”I vescovi sostengano i Gay pride“, la svolta del Sinodo».

 

I chiarimenti della CEI

Così i vescovi hanno dovuto chiarire le loro intenzioni dopo il voto, constatando che questi paragrafi hanno raccolto il maggior numero di voti “non favorevoli”.

«Un invito che è stato equivocato», ha dichiarato l’arcivescovo Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, «come se la Cei avallasse il Gay Pride».

Ci mancherebbe, ovviamente, ma se tutti hanno interpretato male evidentemente il problema è di chi parla non di chi ascolta.

Ben vengano iniziative contro abusi e discriminazioni di qualunque tipo ma i vescovi italiani sanno che la Giornata contro l’omofobia del 17 maggio viene usata per attaccare la Chiesa e rivendicare il matrimonio e l’omogenitorialità?

Sicuri di voler supportare queste iniziative?

 

Ogni volta che si insegue il mondo

Ulteriori chiarimenti sono arrivati da mons. Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale: «Tutte le proposte hanno al centro la persona. L’unica nostra preoccupazione è incontrare come comunità cristiana la gente e stare dentro gli snodi della loro vita».

Prendiamo atto di queste intenzioni che, come ripetiamo, riteniamo meritorie finché si rivolgono alla singola persona e al suo maggior coinvolgimento nella vita della Chiesa in quanto fedeli e peccatori, come tutti.

Resta il fatto che la necessità di chiarimento implica che le cose non erano chiare.

Questo succede ogni volta che i vescovi si sentono in soggezione della società, vorrebbero per una volta tanto l’applauso per essere finalmente “moderni” e iniziano a usare il linguaggio mondano.

La Chiesa non è chiamata a inseguire il mondo, ma a servirlo con verità e carità.


 

AGGIORNAMENTO 27/10/2025

L’arcivescovo mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato del Sinodo italiano, ha rilasciato un commento al “Corriere della Sera” ribadendo l’equivoco sul fatto che «la Cei legittimasse o aderisse al Gay Pride» e focalizzando l’intervento del Documento alle persone, sostenendo che «non vale la pena di combattersi tra sostenitori della verità e della carità, della misericordia e del diritto».

Ribadiamo che il problema non è contrapporre tra loro due approcci che dovrebbero essere uniti, ma che dal testo approvato è stato estromesso qualunque riferimento alla “verità” e al “diritto” per lasciare spazio solo alla “carità” e alla “misericordia”.

Se le cose stanno così, con quale diritto si intende «accompagnare le persone al punto in cui sono e verso la meta che possono raggiungere»? L’accompagnatore è tale perché conosce la strada vera. E ancora, chi giudica che la meta citata da mons. Castellucci è corretta se ci si vuole astenere dal giudizio?

Autore

La Redazione

12 commenti a Sinodo, la Cei chiarisce ma il problema resta: perché inseguite il mondo?

  • Elvira ha detto:

    Vi confesso che quando ho bisogno di disintossicarmi dai social vengo qui e leggo cosa scrivete. Questo articolo è un esempio, calmo, pacato, riflessivo e che analizza le cose senza pregiudizio, riesce a scindere il bene dal male e offre un giudizio sempre equilibrato. Vi meritate un’altra donazione ragazzi

    • Giorgio ha risposto a Elvira:

      D’accordissimo: per questa notizia, non sono volutamente andato oltre i titoli, tanto già sapevo che cosa avrei trovato negli articoli delle rispettive parti (tre sole opzioni: “finalmente!”, “troppo poco, troppo tardi”, “eresia!”).
      Ho aspettato che ne scrivesse questo sito. Una bella boccata d’ossigeno.
      Poi per amore di carità non commento le affermazioni del vicepresidente della CEI, noto solo che certi organismi spesso risultano burocratizzati e appaiono più democristiani che cristiani

  • Ugo ha detto:

    Ci sarà una ragione per la qualche la L’Italia non ha prodotto più nessun Papa, a parte Giovanni Paolo I. Governo della Chiesa e inettitudine (nella migliore delle ipotesi) non sono gradite ne in Cielo ne in Terra.

  • Lorenzo ha detto:

    Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sì da vituperare i loro corpi tra loro stessi. Essi che hanno cambiato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura. Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini, ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento. E siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti, essendo ripieni d’ogni ingiustizia, fornicazione, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d’invidia, omicidio, contesa, frode, malignità, ingannatori, maldicenti, nemici di Dio, ingiuriosi, superbi, vanagloriosi, ideatori di cose malvagie, disubbidienti ai genitori, senza intendimento, senza affidamento, senza affetto naturale, implacabili, spietati. Or essi, pur avendo riconosciuto il decreto di Dio secondo cui quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non solo le fanno, ma approvano anche coloro che le commettono (Romani 1.24-32)
    I gay friendly che appestano la Chiesa cattolica pagheranno molto molto molto caro il tradimento della Scrittura!

  • Sebastiano ha detto:

    Siamo passati, a quanto pare, dal “c’è posto per tutti” al “c’è posto per tutto”.
    Il “chiarimento” è la classica toppa peggiore del buco.

  • annalisa ha detto:

    Se vogliono appartenere alla Chiesa Madre possono andare in Chiesa. Vestiti decentemente e pregare.Nessuno li ha mai cacciati.Non serve il circo mediatico .

    • Otto ha risposto a annalisa:

      Si anche perché non è che adesso ci siano i forconi per chi è ai margini! Va bene, si vuole incentivare maggior accoglienza ma non mi risulta che ci siano persone omosessuali bastonate perché osano entrare in chiesa.

  • Antonio Iadicicco ha detto:

    Leggendo questo articolo mi é venuto in mente che anche per costoro vale ciò che nostro Signore ha detto alla donna adultera: “… neanche io ti condannò, và e non peccare piú”

    • Otto ha risposto a Antonio Iadicicco:

      Esatto Antonio, sembra invece che alcuni vescovi si vogliano fermare al “neanche io ti condanno” senza voler aggiungere “va e non peccare più”.

  • Antonio Iadicicco ha detto:

    Scusate l’errore dovuto al T9, il termine giusto é “condanno”, senza l’accento sulla “o” finale.

    • Andrea ha risposto a Antonio Iadicicco:

      Sono stato otto anni in Francia e il proverbiale difetto dei nostri cuginetti, certamente come tendenza generale e
      senza voler fare di tutt’un’erba un fascio, è lo SCIOVINISMO/EGO IPERTROFICO.
      Da noi, analogamente, c’è una SPEERFICIALITA’/SCIATTERIA disarmante.
      Ecco un esempio
      Questo è il documento sull'”INCLUSIVITA’ RADICALE” della CEI:
      https://drive.google.com/file/d/1XFlu1ZJgqXh_NxxBaXejf0FSEhG9uVKK/view?usp=sharing
      I francesi dicono “catholiques point” (cattolici e basta).
      Come diceva un grande sacerdote, un cattolico ha solo tre criteri di riferimento:
      il VERO, il BELLO e il BUONO, cioà i tre trascendentali di Dio, secondo san Tommaso d’Aquino.
      Il resto è IDEOLOGIA
      Destra, sinistra, progressista, tradizionalista, ecc sono categorie che NON APPARTENGONO a un cattolico.
      Per deformazione professionale, quindi, m’attengo ai FATTI.
      Ebbene, ecco le ben 11 (!!!) fallacie logiche del documento :
      https://drive.google.com/file/d/1wqRWA8WmAJhYhk7HNewKvtAbf3dVja0K/view?usp=sharing
      Non c’è che dire: veramente, scritto…con i piedi!!!
      Un video riassuntivo per chi non ha tempo:
      https://youtu.be/LRdgFvs1T7w
      La conclusione generale è che il documento si basa su una SOFISTICATA ARCHITETTURA DI FALLACIE RETORICHE per costruire consenso piuttosto che su una logica deduttiva inconfutabile.

  • Paolo Giosuè ha detto:

    C. S. Lewis definiva snobismo cronologico la convinzione che le idee tradizionali, come quella della legge naturale (meglio: “originaria”), non vadano confutate ma derise come fuori moda, in nome di una storia intesa come lotta cronologica tra “progressisti” e “reazionari”. Peter Kreeft osserva che tale atteggiamento dissolve la roccia della verità nelle sabbie del tempo: per i relativisti storici la verità è un processo in divenire, non un fondamento stabile. Ma questa posizione è contraddittoria: se il progressismo è vero e il tradizionalismo falso, allora esistono verità e falsità reali — esattamente ciò che il progressismo nega. È la ripetizione sofisticata dello scetticismo che afferma: “È vero che non esiste alcuna verità”.

    Il fenomeno più paradossale è che il liberalismo unisce errori opposti: impone la semplicità della logica alla complessità della storia e la complessità della storia alla semplicità della logica. Seguendo il neuroscienziato Iain McGilchrist, Kreeft spiega che il pensiero umano si divide tra emisfero destro (intuitivo, graduale, analogico, logica del “sia/sia”) ed emisfero sinistro (analitico, logico, “o/o”). Il primo comprende i concetti, il secondo formula proposizioni e argomenta.

    Tutti alterniamo i due tipi di pensiero: sappiamo che alcune questioni sono assolute (“o c’è Dio o non c’è”) e altre graduali o qualitative (“che cosa significa ‘Dio è buono’?”). Una volta però che i concetti sono definiti univocamente, le proposizioni diventano necessariamente vere o false e gli argomenti coerenti o incoerenti.

    Secondo Kreeft, il liberalismo fallisce perché confonde i due ambiti: rifiuta il pensiero logico “o/o” dove è necessario (nel giudizio su verità e falsità) e lo applica invece dove è inappropriato (nel giudizio storico). È semplicistico rispetto al passato e presente (“il Medioevo è retrogrado, il moderno è buono”), ma relativista riguardo a verità e moralità.

    Kreeft diagnostica quindi il “disturbo” liberale descrivendo quattro differenze essenziali tra liberalismo e conservatorismo:

    I liberali partono dalla soggettività, i conservatori dall’oggettività.

    I primi privilegiano il cuore, i secondi la mente.

    I liberali esaltano l’universale e il globale, i conservatori il particolare e il concreto (famiglie, nazioni).

    I liberali amano il nuovo e il cambiamento, i conservatori la permanenza e la tradizione.

    Queste differenze si riflettono anche nella religione: il modernismo tende all’inclusivismo (“tutti si salvano, tranne i conservatori”), il fondamentalismo all’esclusivismo (“tutti all’inferno, tranne noi”), mentre la tradizione cattolica mantiene un equilibrio razionale del “sia l’uno che l’altro” (da Giustino e Tommaso fino a Ratzinger).

    La causa profonda di questa confusione, sostiene Kreeft, non è economica ma sessuale: la rivoluzione sessuale è la “droga” che ha alterato il pensiero liberale — elementare, Watson!
    Nell’ambito teologico, Kreeft nota che i liberali pensano Dio in modo troppo umano e l’uomo in modo troppo divino. Dio viene descritto come un essere in evoluzione, emotivo, “in divenire”, mentre l’uomo è esaltato come portatore di una “divinità interiore”, del “cristianesimo anonimo” e dell’esperienza trascendentale. Tale inversione nasce dal rifiuto della distinzione tra Dio e uomo, dal fastidio per la trascendenza.

    Anche la filosofia liberale dell’uomo è segnata da un dualismo cartesiano: è angelica o gnostica, perché ignora il corpo — parla di “spiritualità” invece che di santità, riduce la moralità a sentimenti come “compassione” e “sincerità”, disprezza la bellezza materiale, la liturgia visibile e i miracoli — ma è anche animalesca, perché considera l’evoluzione un dogma. Se l’uomo è solo un animale intelligente, non c’è ragione di non comportarsi come tale.

    La saggezza cristiana tradizionale insegna che l’uomo è ontologicamente prezioso perché creato a immagine di Dio, ma moralmente corrotto dal peccato; i liberali rovesciano questa visione, giudicando l’uomo moralmente buono ma ontologicamente banale. Così il peccato diventa irrilevante e la conversione non più necessaria — motivo per cui i confessionali si svuotano.

    Lo stesso autore riconosce il rischio di sembrare ossessionato dal sesso, ma ribadisce che i fatti parlano da soli: quasi tutte le eresie liberali finiscono per giustificare il libertinismo sessuale. Anche discussioni apparentemente accademiche, come la datazione dei Vangeli, incidono sul tema: se i Vangeli non sono testimonianze dirette ma “consensi comunitari”, perdono autorità, e quindi non vincolano più sul piano morale.

    Le questioni che oggi dividono la Chiesa — aborto, contraccezione, omosessualità, divorzio, femminismo, linguaggio inclusivo, sacerdozio femminile — riguardano tutte la morale sessuale. Il progressismo tenta di spezzare il legame tra la sessualità umana e l’umanità di Cristo, infrangendo “l’anello di ferro” che unisce il corpo e l’affetto alla fede.

    Come scriveva Camus, gli storici del futuro riassumeranno l’uomo moderno con due parole: fornicava e leggeva i giornali — o, diremmo oggi, “chattava sui social”. Così, conclude l’autore, la causa profonda della confusione intellettuale e morale moderna appare ormai chiara.