1000 scienziati vs Darwin: selezione naturale non spiega complessità della vita
Darwin Day 2019: 1000 scienziati si schierano contro Darwin, contro la selezione naturale ed il gradualismo. Una critica scientifica di importanti evoluzionisti al meccanicismo biologico affermato dal neodarwinsimo, superato dalla scienza moderna e incapace di spiegare la complessità della vita. Nessuna adesione al creazionismo.
210 anni fa, il 12 febbraio 1809, nasceva Charles Darwin. Il celebre naturalista che teorizzò, contemporaneamente (o meglio, successivamente) ad Alfred Wallace, la teoria della selezione naturale.
In questi giorni lo si celebra tramite i Darwin Day, organizzati con evidente strumentalizzazione da militanti ateisti che credono ciecamente che il darwinismo possa realmente essere una prova scientifica contro l’esistenza di un Creatore.
Un’idea sciocca, come ci ha spiegato il biologo de La Sapienza di Roma, Mariano Bizzarri, alla pari di quella dei creazionisti, convinti che sia tutto falso, che la Terra sia stata creata solo qualche millennio fa e le specie che la abitano non abbiano subito alcuna evoluzione ma siano apparse così come le conosciamo.
Mille scienziati contro Darwin: un dissenso scientifico alla selezione naturale.
I mille scienziati che hanno firmato l’appello intitolato A scientific dissent from darwnism la pensano in questo modo e hanno manifestato il loro scetticismo circa la teoria popolare sullo sviluppo della vita. In particolare, scrivono, «siamo scettici nei confronti delle affermazioni sulla capacità della mutazione casuale e della selezione naturale di spiegare la complessità della vita».
A firmare il manifesto sono autorevoli scienziati evoluzionisti, come Philip Skell, padre della chimica del carbene e professore emerito alla Pennsylvania State University; Lyle H. Jensen, professore emerito di Biologia dell’Università di Washington; Lev Beloussov, docente di Biologia alla Moscow State University; Stanley Salthe, professore emerito di Zoologia all’Università di New York; Yvonne Boldt, docente di Microbiologia all’Università del Minnesota; Israel Hanukoglu, ordinario di Biochimica e Biologia molecolare all’Ariel University; Henry F. Schaefer, docente e direttore del Centro per la Chimica Computazionale presso l’Università della Georgia (nonché uno dei chimici più citati al mondo, con un Thomson Reuters H-Index di 113); Dean H. Kenyon, professore emerito di Biologia alla San Francisco State University; Ralph Seelke, professore emerito di Biologia all’Università del Wisconsin ecc.
L’iniziativa inizialmente è partita dal Discovery Institute, il principale ente promotore del cosiddetto Intelligent Design, ma nel tempo è stata condivisa anche da scienziati lontani dalle tesi promosse dai sostenitori del Disegno Intelligente. I firmatari, infatti, precisano che «stanno semplicemente accettando la dichiarazione scritta, non indicano il loro accordo o disaccordo verso altre teorie scientifiche (come l’auto-organizzazione, lo strutturalismo o la progettazione intelligente)».
La necessità di questo manifesto è importante in quanto, come viene giustamente scritto, «negli ultimi anni c’è stato uno sforzo da parte di alcuni sostenitori della moderna teoria darwiniana per negare l’esistenza di critici scientifici al neodarwinismo e scoraggiare la discussione delle prove scientifiche a favore e contro il neodarwinismo». Si parla addirittura di “dogma scientifico”, quello che ha impedito una sana discussione scientifica sul libro Gli errori di Darwin (Feltrinelli 2011), pubblicato da Jerry Fodor e Massimo Piattelli-Palmarini e ampiamente sostenuto dal genetista e biologo di fama internazionale, Richard Lewontin (Harvard University).
Neodarwinismo e gradualismo superati dall’evoluzione direzionale.
La selezione naturale è risultata perfettamente capace di spiegare la “micro-evoluzione” (variazione entro limiti stabiliti di complessità, variazione quantitativa di organi o di strutture già esistenti ecc.), mentre risulta completamente inadeguata a livello di “macro-evoluzione” (innovazione su larga scala, comparsa di nuovi organi, strutture, apparati corporei, materiale genetico ecc.). Anche il gradualismo, tipico della visione ottocentesca del darwinismo, è ormai ampiamente messo in discussione dalla scienza moderna, la quale è orientata verso un modello saltazionistico. Uno dei più importanti paleontologi americani, Steven M. Stanley, ha infatti scritto: «I reperti fossili conosciuti non riescono a documentare un solo esempio di evoluzione filetica (graduale). Dunque non c’è alcuna prova del fatto che il modello gradualistico possa essere valido» (S. Stanley, Macroevolution, Pattern and Process, W. H. Freeman & Co. 1980, p. 39). Ian Tattersall, antropologo dell’American Museum of Natural History di New York, ha concluso che «noi esseri umani non siamo le creature che siamo grazie a una selezione naturale protrattasi per intere ere».
Selezione naturale e gradualismo sono le colonne portanti del neodarwinismo, che vuole imporre alla biologia un approccio meccanicistico. Una visione superata, come ha spiegato il celebre chimico e filosofo Michael Polanyi, in quanto gli organismi biologici non sono comprensibili tramite le leggi della meccanica poiché hanno dentro di sé una propensione individuale a vivere. C’è un fondamentale aspetto teleologico gravemente trascurato dai neodarwinisti, quello ben descritto dal premio Nobel per la chimica Ilya Prigogine: «la Vita avanza dappertutto a tentoni ma, nell’apparente caos dei suoi dinamismi, essa segue delle linee preferenziali di sviluppo che la conducono sino all’autocoscienza presente nell’uomo» (I. Prigogine, Le leggi del caos, Laterza 1993, p.3). L’eminente biologo statunitense Stuart Kauffman ha spiegato che il ruolo della selezione naturale è fortemente ridimensionato dall’evidenza che i sistemi naturali sono portatori di una predisposizione intrinseca all’auto-organizzazione, una tendenza verso un fine ordinato e l’ordine biologico è spesso emerso a prescindere dalla selezione naturale e talvolta malgrado la sua presenza (S. Kauffman, The Origins of Order, Oxford University Press 1993).
Un’evoluzione direzionale, dunque? Il teologo Hans Küng ha sapientemente scritto: «la vera alternativa non è tra evoluzione e creazione, bensì tra visione del mondo in evoluzione, dipendente da Dio trascendente e creatore, secondo un suo disegno, e visione di un mondo in evoluzione, autosufficiente, capace di crearsi e trasformarsi, per una sorta di potenza e intelligenza immanente; la vera alternativa è tra visione atea e materialista e visione religiosa di tutta la realtà aperta al trascendente» (Kung, Dio esiste?, Fazi Editori 2012, p. 830).
La redazione