Papa Francesco sfida il riduzionismo della cultura secolare

Papa francesco 

di Aldo Vitale*
*ricercatore in filosofia e storia del diritto

 

«Il Signore disse a Caino:“ Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose:“ Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?». Così recita uno dei primi passi della Genesi ( 4,9 ). Impossibile non rinvenire il collegamento concettuale e teologico con le parole di Papa Francesco nella sua Omelia dello scorso 19 marzo 2013, allorquando il neo-eletto Pontefice ha fermamente ribadito l’imperativo etico in base al quale ciascuno è e deve essere custode dell’altro, del proprio prossimo specificando inoltre che «la vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti».

Papa Francesco, quindi, ha lanciato una sfida al mondo secolare il quale, sempre più atrofizzato nella sua visione soggettivistica e nella sua concezione relativistica della natura umana, inciampa su un duplice errore. Per un verso, infatti, si tende ad esaltare il valore della tutela dell’ambiente e della natura, equiparando addirittura l’uomo alle altre creature, senza cogliere e problematizzare le differenze esistenti, mentre, all’un tempo, per altro verso si ritiene che ad una accresciuta tutela dei diritti degli animali (sottraendo gli stessi agli esperimenti da laboratorio, alle manipolazioni genetiche, alla vivisezione e ad altre pratiche artificiose ) non corrisponda una simile salvaguardia da estendere in favore dell’uomo, il cui embrione, per esempio tra i tanti, può essere creato, modificato, manipolato, selezionato, distrutto a seconda delle esigenze o dei desideri del momento.

La provocazione di Papa Francesco si oppone, quindi, alla “vocazione riduzionistica” della cultura secolare contemporanea, ritematizzando in senso più ampio e luminoso il problema dell’ecologia che, a questo punto, può essere interpretata come vera e propria bioetica globale, anzi, riproponendo il problema del creato e della custodia reciproca come dimensione etica universale, Papa Francesco, in modo più che razionale, ha indicato la via per intendere la bioetica come vera e propria forma di ecologia umana. Nell’ambito bioetico, il tema del custodire è quanto mai fertile e foriero di suggestioni. Vi è il custodire della madre rispetto al proprio feto; il custodire del medico rispetto alla vita dei propri pazienti; il custodire dei parenti rispetto alla dignità di chi versa in stati patologici cronici o terminali; il custodire dello scienziato rispetto alla indisponibilità della vita nelle sue molteplici caratterizzazioni e fasi di sviluppo; il custodire dei legislatori rispetto all’integrità sociale fondata sulla famiglia quale società naturale incardinata sull’unione tra uomo e donna; il custodire della sanità pubblica rispetto al diritto alle prestazioni mediche delle fasce meno abbienti; il custodire del bioeticista rispetto al senso del dolore e della sofferenza; il custodire del giurista rispetto a ciò che è giusto o ingiusto, oltrepassando, se necessario, il mero dato della legislazione positiva.

Il grande scienziato Jerome Lejeune amava raccontare il suo stupore allorquando venne a scoprire, durante una sua conferenza, che l’espressione da lui stesso utilizzata per anni di “tempio segreto” per identificare la gravidanza, coincideva con l’analoga espressione, tipica della cultura giapponese, shi-kyu, cioè “palazzo del bambino”; in entrambi i casi emerge vigorosamente il tema della custodia. In un tempio, infatti, si trova ciò che è sacro, così come nel tempio della vita, cioè la gravidanza, pur nella sua sacrale misteriosità, anzi, proprio per la sua segretezza, si custodisce il feto; al feto si dedica addirittura un “intero palazzo”, cioè la gravidanza, affinché possa essere cresciuto, accudito, per l’appunto custodito. Nella gravidanza, si potrebbe ritenere, l’umanità custodisce se stessa, non già in termini banalmente riconducibili alla successione biologica, circostanza di per sé evidente, ma nel senso ontologico ed etico, per cui in essa l’umanità custodisce il senso di se stessa in quanto consacra la custodia dell’altro, di quell’altro che è più debole, di quell’altro che è più indifeso.

La sfida di Papa Bergoglio alla modernità, quindi, si muove esattamente in questa direzione, cioè nell’avere il coraggio di fuoriuscire da un’etica utilitaristica ed individualistica, per recuperare, tramite la custodia dell’altro, l’etica della naturale relazionalità. Come ha evidenziato Ryszard Kapuscinski, «l’uomo della società di massa è caratterizzato dall’anonimità, dalla mancanza di legami sociali, dall’indifferenza verso l’altro e, a causa del suo sdradicamento culturale, dall’impotenza e dalla vulnerabilità al male, con tutte le sue tragiche conseguenze, di cui la più disumana sarà l’Olocausto». Papa Bergoglio, del resto, si inserisce lungo la via del magistero morale tracciata in questo senso dai suoi predecessori. Giovanni Paolo II, infatti, nel 1995, parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non evitò di ribadire che «non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, vi è una logica morale che illumina l’esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli». Benedetto XVI, infine, ha più volte approfondito il problema, ricordando per l’appunto che l’interruzione volontaria di gravidanza e la sperimentazione sugli embrioni rappresentano una negazione dell’atteggiamento di accoglienza verso l’altro, cioè, in sostanza, una diretta negazione dell’altro: «Scrive Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Centesimus annus: “Non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uomo è stato donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato ”. E’ rispondendo a questa consegna, a lui affidata dal Creatore, che l’uomo, insieme ai suoi simili, può dar vita a un mondo di pace. Accanto all’ecologia della natura c’è dunque un’ecologia che potremmo dire “umana”, la quale a sua volta richiede un’“ecologia sociale”».

Papa Francesco, insomma, già dall’inizio del suo pontificato non solo si dimostra attento continuatore del magistero morale dei suoi predecessori, ma lascia intendere che il suo Pontificato rappresenterà un baluardo in difesa dei diritti indisponibili, all’insegna non già di un naturismo ideologico o di un ambientalismo cieco e aprioristico, ma proponendo una ecologia che abbia al suo centro un umanesimo integrale, razionale, relazionale. In un’epoca in cui impera una cultura tanatocratica, tramite l’invito al mondo secolare ad attivarsi in favore delle ragioni della natura, il nuovo Pontefice esorta tutti e ciascuno ad abbandonare gli schemi irrazionali ed irragionevoli dell’ideologia per abbracciare, invece, gli assiomi razionali di una ecologia umana, cioè fondata sulla verità ontologica dell’uomo. Per questo, in conclusione, possono utilizzarsi le stesse parole di Papa Francesco che ha ricordato come tutti «siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo».

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55 commenti a Papa Francesco sfida il riduzionismo della cultura secolare

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  1. Eigub Etted ha detto

    interpretazione interessante, comunque interpretazione, quasi auspicio, chissà che Francesco ci serbi una sorpresa più universale e gradita.

    • Sophie ha detto in risposta a Eigub Etted

      Bè in base ad una sua intervista fatta in passato, direi proprio che il Papa non è per certe sorprese “universali”. Ci siamo capiti.

  2. Davide ha detto

    D’accordo sull’ecologia e il rispetto per gli animali. In disaccordo sull’aborto.

    • Salvatore ha detto in risposta a Davide

      Rispetto per gli animali ma non per l’essere umano, è la solita solfa dal darwinismo sociale in poi.

      • Simone ha detto in risposta a Salvatore

        Il nesso tra darwinismo sociale e il rispetto per gli animali sarebbe…?

        • Daphnos ha detto in risposta a Simone

          Sarebbe, ad esempio, il divieto di aborto per i gorilla, al contrario dell’uomo, il cui feto, secondo la legislazione di stampo zapateriano, è degradato a “bene potenziale per lo Stato”

          http://voxnews.info/2013/03/05/spagna-aborto-vietato-ma-solo-se-sei-un-gorilla/

        • Daphnos ha detto in risposta a Simone

          Comunque, il nesso di cui suppongo intendesse parlare Salvatore è proprio il fatto che NON c’è nesso, e si usano due pesi e due misure. Su aborto e sperimentazione per gli uomini vige la regola della giungla (il più debole viene sacrificato per l’interesse del più forte), mentre con l’animale deve valere il principio dell’intangibilità totale.

      • Giuseppe ha detto in risposta a Salvatore

        Ma io vorrei sapere tanto dove si nascondono questi darwinisti sociali. Sembrano il babau che spaventa i bambini. Nemmeno nei libri di von Mises o von Hayek, alfieri del liberalismo duro e puro, c’è niente che faccia riferimento a questo darwinismo sociale. A parte qualche folle broker di Wall Street, non esistono filosofi liberali seri che inneggino a questa distopia…

        • Daphnos ha detto in risposta a Giuseppe

          Non tanto sul piano economico, principalmente su quello culturale. Almeno, è a quello che si riferisce Salvatore, rispondendo a Davide che -mi pare, almeno a giudicare dalle sue opinioni sulla sindrome post-aborto preferibile a quella post-parto…- è un sostenitore dell’aborto per questioni di praticità.

          E magari, parlane con quel frequentatore saltuario di UCCR che ogni tanto interviene da queste parti, che sostiene che i bambini down e malformati vanno eliminati perché “bisogna proteggerci dalle malattie che il buon Dio ci manda” e perché, in fondo, “nessuno vuole un figlio down”… i deliri di Peter Singer per fortuna restano tra le mura di Princeton, ma il pensiero radicale che sorge dal basso è quello di gran lunga più pericoloso, perché fornisce terreno fertile a chi riesce a sfruttarlo dai microfoni della politica.

      • manuzzo ha detto in risposta a Salvatore

        Tanto per stravolgere l’ordine dato alle cose. Uno sfizio del libero libero arbitrio da contestatori.

  3. Anna ha detto

    TeleConclave, Odifreddi: ”Per fare pace con la scienza”
    Il matematico Piergiorgio Odifreddi si rivolge al Papa ”chimico” chiedendo che la Chiesa riveda uno dei dogmi cruciali per la fede, quello della transustanziazione
    http://video.repubblica.it/dossier/il-nuovo-papa/teleconclave-odifreddi-per-fare-pace-con-la-scienza/122852/121338

    Siamo alle solite…

    • Giuseppe ha detto in risposta a Anna

      Beh, credo che il cattolicesimo riuscirebbe a sopravvivere anche senza la transustanziazione, o mi sbaglio?

      • Chris ha detto in risposta a Giuseppe

        No,per noi Cattolici è il CENTRO della vita liturgica e religiosa.
        Numerosi Dottori della Chiesa e Santi ne hanno sempre dato una grandissima importanza!

      • manuzzo ha detto in risposta a Giuseppe

        Le piacerebbe…. ma sono secoli che si salvano anime grazie alla comunione e non sarà il fanatico di turno (stavolta Odifreddi, ieri Lenin, domani chissà) a impedire la comunione! Ci avrete provato col sangue, ci state provando col razzismo (anche se mi pare che Giuseppe appartenga a una frangia più moderata), ci proverete in mille modi: non fermerete mai il potere salvifico di quel pezzettino di pane!

      • Michele Silvi ha detto in risposta a Giuseppe

        “Sopravvivere” non è ciò a cui miriamo.

      • emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

        Sì, si sbaglia.
        Se Cristo non è presente vivo in mezzo a noi la cosa cambia del tutto.
        “sopravvivere” non è un problema nostro: la Chiesa sopravviverà senz’altro.

    • Michele Silvi ha detto in risposta a Anna

      AHAHAHAHAHAHAH
      Odifreddi si studi un manuale di filosofia di terza superiore, invece che scrivere vaccate.

  4. andrea ha detto

    Senza tener conto di DIO, il Creatore di tutto (e dunque anche il fine, di tutto), inevitabilmente si sbaglia, perchè viene a mancare la possibilità di cogliere l’oggettività delle cose; non si sa più cosa sia bene e cosa sia male.
    E’ per questo che la (cosiddetta) etica laica è fondata su un’illusione.

    • Giuseppe ha detto in risposta a andrea

      Sciocchezze. Poiché non tutti credono, ma è necessario avere un set di regole condivise, non si può ricondurre tutto a quello che VOI considerate il principio e la fine di tutto. Non si può basare l’etica condivisa su qualcosa che una fetta non nulla della collettività, me compreso, considera un mito…

      • Giuseppe ha detto in risposta a Giuseppe

        Ovviamente, la religiosità e la pratica di questa rimane un diritto imprescindibile dell’individuo e della collettività. Quindi sì allo stato laico, no a quello ateo…

        • emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

          lo stato laico, come molti lo intendono, pretende una cosa assurda e umanamente inaccettabile. Quella cioè che i credenti si “strappino di dosso” non solo tutte le loro credenze ma anche il loro retaggio storico.
          Questo basandosi sulla DEL TUTTO ERRONEA premessa che la cosa migliore da cui partire è la tabula rasa, lo zero assoluto, un foglio bianco su cui si può scrivere quello che si vuole.
          Io contesto con forza questo assurdo. La tabula rasa è inesistente nella realtà ed è anche un errore in astratto perché postulando una situazione inverosimile si scontrerà sempre con questo fatto una volta che si voglia “applicare” quanto deciso partendo da zero.
          Senza contare che il vantaggio del partire da zero è tutto da dimostrare. Per me sta nel fatto che chi lo dice è mentalmente pigro e non vuole affrontare la tremenda fatica di capire l’esistente. Preferisce allora fare un bel reset così la realtà se la scrive da sé.

          • Giuseppe ha detto in risposta a emanuele

            Allora così legittimiamo coloro che dicono che i credenti sono, né più né meno, vittime di un’ubriacatura. Come la mettiamo?

            • Francesco_ ha detto in risposta a Giuseppe

              Perché dovrebbe essere vittima di un’ubriacatura? Mi sembra che quanto ha esposto Emanuele lasci emergere proprio il contrario.
              L’ubriacatura, invece, consiste proprio nel credere che nulla preesista e che l’etica sia il risultato di un compromesso/negoziato tra contemporanei di una determinata epoca.

              Emanuele ti sta dicendo che la tabula rasa è una scorciatoia sbagliata che porta al baratro. Il suo esercizio (fare i conti con ciò che esiste già e non può essere negato) invece è più faticoso ma più vicino al vero.
              La tabula rasa a cui fa cenno è quella tanto cara ai proto-illuministi: il nulla sul quale si può costruire tutto quanto ci aggrada; è una prospettiva (questa si ) sicuramente inebriante. Suggestiva e malignamente attraente. Credo che più di uno in questo forum, io per primo, ne abbia provato il gusto.

              Ma è un evidente inganno e per scoprirlo è utilissima (anche se da sola non basta) l’esperienza. Sbattere il muso contro la vita e al contempo avere la fortuna di aprire la mente e il cuore (aprire il cuore a Cristo dicono quei manipolatori di menti che sono i preti :)))) tanto quanto basta per cogliere quello che non avevamo voluto vedere.
              Allora si arriva a capire che una natura umana esiste e che non è solo immanente ma si alza verso il trascendente; e che vi sono cose di cui questa natura ha bisogno (li bene) e altre che questa natura aborrisce (il male).

              Ti propongo un esempio: già Aristotele sosteneva che l’uomo è un “animale” sociale, e nessuno ha mai contraddetto questo dato (hai mai visto o letto quali siano gli effetti della solitudine e dell’isolamento sulla psiche umana?). Ora, da dove viene questa regola alla quale nessuno sfugge. Perché quando veniamo separati dai nostri simili per tempi medio/lunghi ci spegniamo e iniziamo a dare di testa? Perché non ci sediamo tutti a un tavolo e decidiamo a maggioranza che non deve essere più così?

              Ma perché è impossibile! Perché non l’abbiamo fatta noi e quindi noi non sappiamo come toglierla. Hai presente le apps nei telefonini android, quelle che non puoi disinstallare perché altrimenti scombini il sistema operativo? Ecco, in senso molto lato è qualcosa del genere.

              Tornando a capo, io dico che l’ubriaco è chi non vuole vedere la realtà della propria natura e dei propri limiti. È da ubricachi come l’avere comperato una Ferrari e incaponirsi a volerci fare il camel trophy (esiste ancora?) perché ecchecazz… io sono libero di autodeterminarmi, mica posso farmi condizionare la vita dalle indicazione del costruttore.

              P.S. Ti anticipo: non citarmi gli eremiti medievali. Quelli attraverso la meditazione e la preghiera (ma guarda un po’ questi pazzerelli) erano in compagnia di Dio.

      • andrea ha detto in risposta a Giuseppe

        Ma guarda che nessuno ti impone di condividere etiche che provengono da un “mito”.

        • Giuseppe ha detto in risposta a andrea

          Vero, ma converrà con me che l’etica non può essere totalmente soggettiva, ma deve essere condivisa, altrimenti tutto diverrebbe lecito. Dunque serve un fondamento comune su cui costruire un’etica condivisa. Tale fondamento, per ragioni che a me paiono ovvie, non può essere quello religioso, visto che la religiosità, per quanto possa essere imbrigliata in una dottrina, rimane pur sempre qualcosa che scaturisce da un atto di fede…

          • Penultimo ha detto in risposta a Giuseppe

            A me invece pare ovvio che Marx è una religione,che Feurbach è una religione,che Nietzesche è una religione.Perchè devo condividere la tua religione e le tue credenze?

            • Giuseppe ha detto in risposta a Penultimo

              Apparentemente il suo ragionamento è giusto, in pratica non lo è. Il marxismo, ed il suo materialismo dialettico, è un tentativo filosofico di comprendere il divenire storico, magari errato o ingenuo, ma è pur sempre il frutto di una speculazione filosofica. Quelle stesse speculazioni filosofiche hanno dato origine alla sociologia, alla psicologia, all’antropologia e in parte all’economia politica e al diritto. Semmai l’errore sta nel considerare tutta quella roba al pari di una religione…

              • Penultimo ha detto in risposta a Giuseppe

                Credo sia incorretto,quelle stesse speculazioni filosofiche hanno dato origine semplicemente a regimi totalitari,che avevano una loro visone di sociologica,avvevano una loro visione di psicologia,avevano una loro idea di credenza scientifica,spesso deviata,avevano i loro simboli di venerazione, oggetti di credo e riti di credo,si pensi al culto dello Stato di Stalin o di un Hitler o di un Mao,un culto di una Chiesa stato in cui il leader era quasi paragonabile a un Dio da adorare anche con la forza,e che puniva con supplizi chiunque non fosse a lui sottomesso.Quindi sarebbe più congruo parlare che hanno dato origine a dei regimi.D’altro canto sono un fatto collocabile tra veri propri atti di fede in un pensiero dottrinale,il marxismo in efetti non è che lo sfruttamento delle speranze umane di uguaglianza.Dunque sono religioni,tuttavia è giusto affermare l’oggettiva diversità che intercorre tra credenze e altre credenze,in particolare hanno dimostrato di essere le credenze più inumane della Storia.Mentre Nietzesche e il suo grande oltreuomo,che semplicemnte rende trascendente ciò che lo circonda,il trascendente non viene eliminato,semplicemnte viene spostato altrove,nel simbolo e nel credo.L’uomo non può liberarsi della tendenza al trascendente la sposta solo nell’eguaglianza coi simboli che si autocrea,generando le sue piccole quotidiane ideologie e convinzioni.

            • Michele Silvi ha detto in risposta a Penultimo

              No, Nietzsche non è una religione.
              Ma di gente che abbia le palle per accettare le sue conclusioni ce n’è poca (ed è una fortuna, nonostante siano praticamente le uniche davvero coerenti, nell’orizzonte dei “laici”)

              • Giuseppe ha detto in risposta a Michele Silvi

                Mi duole ammettere che ha ragione…

              • Penultimo ha detto in risposta a Michele Silvi

                Pfui ti adoro o sasso sei trscendentale!E tu pensi che vedendo per strada un oltreuomo che prega un sasso o la terra non lo chiamerei folle?Non lo farei per buon costume,tuttavia e immane che penserei per non darli del folle,che sia un credente religioso,con la sua apposita dottrina,a ciascuno il suo trascendente “a chi la polvere a chi il cielo.”

          • manuzzo ha detto in risposta a Giuseppe

            Mi definisca come vuole di conseguenza (mi rendo conto del disappunto che potrei provocarle), ma io se non ho un motivo per comportarmi bene, non lo faccio. Sarà in conformità dei miei studi che la penso in modo utilitaristico, ma se qualcuno riesce a dimostrarmi che effettivamente gli apostoli si sono inventati tutto, allora mi dedicherò alla criminalità organizzata: se davvero siamo solo uno scherzo crudele dell’universo, almeno voglio fare la bella vita finché posso. Mi dispiace, se davvero è il caso a farla da padrone, viga la legge del più forte (=più crudele)

            • Giuseppe ha detto in risposta a manuzzo

              Ma, io non devo convincerla proprio di niente, e non ho alcun interesse a confutare la bontà del messaggio degli apostoli. Cui prodest?

              • manuzzo ha detto in risposta a Giuseppe

                è pace fatta allora 🙂 vale anche per il post sopra. E’ bello avere a che fare con liberi pensatori come lei che sappiano rispettare chi non la pensa come loro.

            • Castle ha detto in risposta a manuzzo

              Anche nei termini della sola ragione credo che ci siano buone argomentazioni per “comportarsi bene”, e la fede di fatto le sottende:

              1) Mi sembra facile riconoscere come più soddisfatte, serene e felici le persone che si comportano bene nei confronti degli altri. Prova “empiricamente” sulla tua pelle questa teoria: compi 3 buone azioni “gratuite” (e cioé senza aspettarti un tornaconto) ogni giorno per una settimana e poi vedi gli effetti che ha su di te 🙂

              2) Grazie ad i neuroni specchio inoltre possiamo provare empatia verso i nostri simili, e comportarci bene nei loro confronti ci conviene perché così evitiamo un male anche per noi(come un boomerang quando provochiamo sofferenza ad un nostro simile ci si ritorce contro, per non parlare dei sacrosanti sensi di colpa).

              3) Noi uomini apparteniamo alla stessa specie (siamo biologicamente tutti “fratelli”), ed in quest’ottica agire per la nostra sopravvivenza sembrerebbe più logico: da qui potremmo vedere come nostri compagni gli animali e le piante, ed il mondo come lo spazio che possiamo condividere per la sopravvivenza reciproca… Se non fosse indispensabile gli animali stessi non lotterebbero fra loro per la sopravvivenza, è molto meglio collaborare e aiutarsi a vicenda per vivere (come una simbiosi)

              • Daphnos ha detto in risposta a Castle

                3) … O_o

                • Penultimo ha detto in risposta a Daphnos

                  1)Io non aiuto gli altri perchè deve fare piacere a me.
                  2)Già aspetto la formula chimica dell’empatia
                  3)Si ecco appunto,lui pensa che le formiche abbano uno spirito di fratellanza trascendentale,ma le formiche se ne fregano della fratellanza.

                  • Daphnos ha detto in risposta a Penultimo

                    Se non fosse indispensabile gli animali stessi non lotterebbero fra loro per la sopravvivenza

                    questo forse gli è stato raccontato personalmente da un gorilla che manifestava contro l’aborto dei feti della sua specie.

              • Piero B. ha detto in risposta a Castle

                Il tentativo è aulico, ma questi tre punti portano presto al fratricidio. Non è mai chiaro se i filantropi amino gli uomini, o piuttosto l’umanità intera.

          • emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

            E’ un problema ricorrente. DA un lato infatti si sente la necessità di un ambito comune, di una comune origine dell’etica e si dice che non può essere la religione.
            Dall’altro lato però qualunque etica che non si fondi sulla religione ha dei fondamenti basati solo su instabili ragionamenti. Quindi l’esperimento fallisce nella pratica.
            E’ un vero peccato però. Ma alla fine della fiera aveva ragione Dostoevsky: se Dio non esiste davvero tutto è permesso.

            • Giuseppe ha detto in risposta a emanuele

              Ma per me, e per molti altri, Dio rimane una parola priva di significato, quindi una soluzione andrà anche trovata…

              • Francesco_ ha detto in risposta a Giuseppe

                Lo dico senza alcun tono polemico: cerca.

                il tuo disorientamento è legittimo perchè purtroppo veniamo sempre più anestetizzati e Dio per essere intuito (capirlo non è roba umana) richiede occhi e cuore aperto.

                Non devi per forza andare al catechismo fisso o ascoltare l’Angelus la domenica (che comunque male non farebbe), ,ma dovresti cerca di capire. Inizialmente attingendo da tutte le fonti (non solo all’apologetica atea naturalmente,anche se secondo me dovresti leggere anche quella) per poi, se sarai fortunato, camminare verso la comprensione più profonda di quelle evangeliche;

                Mal che vada avrai fatto chiarezza dentro di te: o arrivi alla conclusione che non esista nulla oppure ti si accende quella luce che poi non si spegne più (hai presente i blues brothers?).

                In fondo, anche dal punto di vista di un ateo si tratta di un tema dibattuto da troppo tempo per far finta che non valga la pena approfondirlo.

              • emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

                La trovi dunque! Per me è fatica sprecata: non c’è. Una etica autofondata non è possibile se non si presuppone Dio. Un’etica solo umana, questo sì che per me è il dio che non esiste e che molti invece venerano.

                • Penultimo ha detto in risposta a emanuele

                  Ma va? dunque cambiamolo “Se Dio non esiste allora l’uomo è Dio dunque tutto è permesso”

                  Ecco, Dio è responsabile dell’olocausto,Dio è responsabile dei Gulag,Dio è responsabile di ogni disatro possibile,ancora è Dio che mente,è Dio che fa discriminazioni,è Dio che uccide.Perchè questo Dio permette tutto il male di questo mondo?Perchè?

                  Capisci ateo perchè semplicemente non puoi eliminare il trascendente e semplicemente lo scambi?Questo secondo Dio è il tuo,ma francamente e ragionevolmente, Io non sono Dio.

      • emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

        le regole si possono anche avere. Ma se vi si vuol trovare anche un fondamento, mi spiace, ma nessun filosofo l’ha fondato mai in modo compiuto.

        • Giuseppe ha detto in risposta a emanuele

          Il punto è che nemmeno la religione dà davvero dei fondamenti, se si esclude la volontà attribuita a questo Dio di cui tanto parlate, ma che alla fine non si capisce cosa dovrebbe essere…

          • beppina ha detto in risposta a Giuseppe

            Che ci vuoi fare, porta pazienza. Non é detto che andare avanti a pizzicotti sia comunque il modo migliore.

          • Simone Emili ha detto in risposta a Giuseppe

            La religione cristiana trova un fondamento in uomo, Gesù Cristo, che ha affermato di essere Dio e che lo ha dimostrato risorgendo dai morti. Le consiglio di leggere qualche libro (come “Ipotesi su gesù” di Messori)sulla storicità della Resurrezione, e si renderà conto che si tratta di un evento storicamente credibile, e che l’ipotesi della sua storicità è di gran lunga la più fondata. Nel momento in cui si acquisice questa consapevolezza, si può trovare il fondamento per una convivenza comune, perchè a quel punto Dio non è più una parola priva di significato.

          • emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

            Non si capisce… se non si vuole capire. Io ho il fondato timore che alcune persone coltivino i dubbi come le orchidee: perché a loro avviso sono belle in sé. Chi davvero cerca non si chiede perché la soluzione non è autoevidente, ma si convince che c’è da sgobbare. Ma se uno già in partenza dice che non c’è niente da trovare, non c’è storia: non troverà.

  5. Bichara ha detto

    A me papa Francesco ha fatto prestissimo a conquistami il cuore e anche la testa che Dio lo sostiene e lo benedica…preghero per lui come mi ha chiesto
    e un gentile pensiero va a papa benedetto che ci ha dato tanta forza e continua con la sua preghiera

  6. Rik ha detto

    Ehm… giudica tu:
    “Perciò tutti coloro che videro il Signore Gesù secondo l’umanità, ma non videro né credettero, secondo lo spirito e la divinità, che egli é il vero Figlio di Dio, sono condannati. E cosi ora tutti quelli che vedono il sacramento, che viene santificato per mezzo delle parole del Signore sopra l’altare nelle mani del sacerdote, sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono, secondo lo spirito e la divinità, che é veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati, perché é l’Altissimo stesso che ne dà testimonianza, quando dice: «Questo é il mio corpo e il mio sangue della nuova alleanza che sarà sparso per molti» (Mc 14, 22.24), 11 e ancora: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna» (Cfr. Gv 6,55).”
    dalle “Ammonizioni” di San Francesco d’Assisi 🙂

  7. Rik ha detto

    Vi chiederei di chiarire questo punto:
    “una accresciuta tutela dei diritti degli animali (sottraendo gli stessi agli esperimenti da laboratorio, alle manipolazioni genetiche, alla vivisezione e ad altre pratiche artificiose)”

    La Chiesa è ben lungi dall’esprimersi per la sottrazione degli animali alla ricerca scientifica. Anzi l’uso degli animali del creato per salvare vite umane è stato una necessità del passato ed appartiene alle sfide del presente.
    Ciò ovviamente non modifica il senso dell’articolo riguardo alle tutele da mettere in pratica per ogni vita umana a partire dalla fase embrionale.

    Catechismo della Chiesa Cattolica:
    [2417] Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. È dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.
    [2418] È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone.

  8. Gab ha detto

    “umanesimo integrale, razionale, relazionale”

    il problema è che l’umanesimo in quanto tale spodesta l’attenzione dovuta a Dio e alla vita di grazia.. tant’è che i guai sono cominciati proprio durante l’umanesimo, appunto, che pian piano è sfociato nell’Illuminismo..

    oggi abbiamo chiuso tutti gli spazi alla metafisica e ci premuriamo di adorare l’umanità invece che Dio, invece di restar saldi nella Fede siamo pronti ad adeguarci al miglior compromesso. La Chiesa, da questo punto di vista, barcolla pericolosamente. “Dialogo” parola terribile che ha eliminato il Magistero di sempre. L’insegnamento della Verità piegato a mero compromesso ecumenico e di “popoli”.

    Se poi invece di bendedire la folla ci limitiamo ad un pollice alzato per non “offendere” i presenti di altre religioni o perché ci sono dei non credenti abbiamo tolto in un sol colpo Dio perfino in casa propria.

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