Lo storico Barzun e il successo popolare del darwinismo

Nel febbraio scorso il prof. Enzo Pennetta ha scovato degli imprudenti legami tra Telmo Pievani, l’iper-neodarwinista mediatico e l’UAAR, l’associazione italiana di atei fondamentalisti. Il filosofo laicista, vistosi scoperto, ha subito cercato di cancellare ogni traccia imbarazzante per la sua già precaria attendibilità.

Ma questi legami sono casuali? Evidentemente no, tutti hanno chiaro quanta strumentalizzazione ideologica della teoria di Darwin vi sia stata negli ultimi due secoli, con il chiaro scopo di una propaganda anti-teista. Non è un caso che l’ateissimo dittatore Stalin imponesse in università lezioni di darwinismo (ovviamente concentrandosi solo su speculazioni filosofiche, come fa oggi Pievani) durante le ore obbligatorie di “ateismo scientifico”, nemmeno si tratta di coincidenza il fatto che Alfred Wallace, co-scopritore della selezione naturale assieme a Darwin, sia stato letteralmente e volutamente dimenticato a causa della sua posizione esplicitamente “finalista”, come non è casualità che oggi non siano promossi a livello popolare degli “Einstein day” per celebrare la relatività o dei “Lemaître day” per ricordare la scoperta della teoria del Big Bang, ma soltanto dei Darwin day” (organizzati appunto dalle associazioni di atei fondamentalisti).

Tutto questo è noto anche grazie al lavoro di diversi storici e intellettuali, che hanno contribuito a evidenziare questi indebiti tentativi. Si tratta, ad esempio, di Jacques Barzun, morto pochi giorni fa all’età di 105 anni. Barzun è stato uno degli storici più autorevoli del ventesimo secolo, vincitore nel 2011 della National Humanities Medal e onorato della creazione del Jacques Barzun Prize in Cultural History da parte della American Philosophical Society. E’ nato nel 1907 e ha potuto assistere all’esplosione in occidente del darwinismo come spiegazione di tutto l’agire umano, quando ancora erano in vita i collaboratori di Darwin e il co-scopritore della selezione naturale, Alfred Russel Wallace.

Scrivendo “Darwin – Marx – Wagner – Critique Of A Heritage” (Barzun press) ha voluto studiare «la combinazione di tre influssi nell’origine delle nostre superstizioni».  Lo storico ha scritto: «sostituendo la selezione naturale per la Provvidenza, la nuova scienza avrebbe potuto risolvere una serie di enigmi che derivano nella vita pratica, anche se per a causa di questo stesso scambio, la nuova scienza ha dovuto diventare una religioneQuesta necessità è ciò che ha reso l’evento darwiniano di tale importanza duratura nella storia culturale». (p. 64). Si è quindi soffermato su Thomas Huxley, il cosiddetto “mastino di Darwin”, sottolineando quanto fu profondamente turbato dal fatto che in nessun punto della storia si è mai verificata per selezione naturale la creazione di una nuova specie: «Dobbiamo concludere che una solida base scientifica può essere insicura nella sua base logica? Per gli scettici, Huxley ha affermato che l’evoluzione “non è una speculazione, ma una generalizzazione di alcuni fatti che possono essere osservati da chiunque si prenda il disturbo necessario”. Eppure era proprio questa osservazione che lo stesso Huxley stava cercando e aspettando. Fino a quando non si verificherà, l’evoluzione avrebbe dovuto restare, almeno per coloro che amano le sottili distinzioni, una speculazione e non una teoria» (p. 64). Ovviamente ci si riferisce all’osservazione in atto della macroevoluzione e non della microevoluzione, la quale essendo tranquillamente osservabile non può essere minimamente messa in dubbio (grave errore commesso dai creazionisti).

Ma che cosa ha reso il darwinismo tanto famoso e citato, diventato sinonimo perfino di “evoluzione”? Non certo la capacità di spiegare in modo adeguato gli avvenimenti biologici -esistono ancora enormi lacune, infatti-, il motivo è che «Darwin ha formulato una teoria che spiega l’evoluzione per selezione naturale attraverso variazioni accidentali. La negazione dello scopo nell’universo viene effettuata nella seconda metà della frase, “variazione accidentale”. Questa negazione di scopo è il tratto distintivo di Darwin» (2a ed., Pp 10-11). In questo modo, ha proseguito Barzus, «i militanti che hanno rivendicato per sé la libertà di ateismo o di agnosticismo erano in realtà altrettanto profondamente impegnati a diffondere il dogma – l’infallibilità della nuova chiesa darwinista – come ogni vincitore sul vecchio» (p. 66). Per questo motivo il celebre storico ha criticato fortemente tale strumentalizzazione, ritenendola fortemente fomentatrice del “materialismo meccanico.” Allineandosi a parecchi altri storici -per la disperazione di Pievani- ha anche insistito sul fatto che il darwinismo ha prodotto alcuni figli piuttosto sgradevoli, come il razzismo e l’anti-egualitarismo: «Dopo esserci sbarazzati del Design, con Huxley e altri abbiamo negato il principio di uguaglianza umana, affermando la supremazia innata di certe razze» (p. 360).

Ma è giustificata la pretesa neodarwinista di negare il finalismo in natura? Assolutamente no, come dimostrato tanti celebri evoluzionisti (e anche neodarwinisti) credenti, cristiani e cattolici. Evandro Agazzi, prestigioso filosofo della scienza italiano, ha infatti spiegato che «nel caso dell’evoluzionismo non ci fu mai una contrapposizione intrinseca con la religione, poiché sin dagli inizi ci furono fautori e oppositori delle teorie dell’evoluzione tanto religiosi quanto atei. Invece parecchi intellettuali antireligiosi, diedero un’interpretazione in senso ateomaterialista che pretesero di far passare per una conseguenza logica delle conoscenze scientifiche, anche se in realtà non lo è». Molti dei primi fautori del darwinismo, pensiamo a Lyell, Herschel, Henslow, Mivart, De Filippi, Chambers, Rosa, De Nouy, Sinnott, Marcozzi…, erano tutti credenti. Addirittura secondo Richard Dawkins fu un sacerdote anglicano «il più grande darwinista mai esistito».

Si può essere evoluzionisti casualisti o evoluzionisti finalisti, assieme tra questi ultimi a prestigiosi biologi, paleontologi e premi Nobel (come Alfred Kastler, Manfred Eigen, O. H. Schindewolf, Karl von Frisch, G. Colosi, E. Guyénot, P. P. Grasse, J. Piveteau, P. Leonardi, J. Hurzeler, Zoller, A. Remane ecc.), ovvero non aderire ad un piano predefinito in vista di un finale già scritto, ma ad un disegno che si realizza strada facendo. Perché, come ha scritto il premio Nobel Christian De Duve, «il caso non esclude l’inevitabilità. Tutto dipende dai vincoli entro i quali opera il caso […]. L’emergere di esseri umani, o perlomeno di esseri senzienti e pensanti, è un esito obbligato di questo percorso inarrestabile e non un “incidente cosmico”» (C. de Duve, Alle origini della vita, Longanesi 2008).

Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta, sono naturalismo e neo‑darwinismo ad essere in conflitto tra loro, poiché –come abbiamo già visto non è ragionevolmente possibile accettare entrambi.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

76 commenti a Lo storico Barzun e il successo popolare del darwinismo

« nascondi i commenti

  1. Giulio Quaresima ha detto

    Stalin non era ateo, credeva in Dio, anzi, per la precisione, credeva di essere Dio.

    • angelo ha detto in risposta a Giulio Quaresima

      Ma cosa c’entra con l’articolo?

      Peccato che abbia imposto l’ateismo di stato e l’educazione obbligatoria all’ateismo scientifico nelle università sovietiche.

      Vallo a dire questa donna che Stalin non era ateo: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-urss-il-peso-di-un-incubo-3926.htm

      Ogni ateo crede di essere dio della sua vita.

      • Giulio Quaresima ha detto in risposta a angelo

        Era una battuta.

        Quanto al fatto che ogni ateo creda di essere Dio, è una immane sciocchezza.

    • Marco Comandè ha detto in risposta a Giulio Quaresima

      Il rimando a Stalin è incompleto. Fu la filosofia marxista ad abbracciare la scienza darwiniana, nell’Unione Sovietica la si studiava obbligatoriamente come dovrebbe essere nel nostro regime democratico attuale, ma sotto Stalin si aprì una fase infelice: ripudiando il rapporto tra genetica e ambiente, Lysenko teorizzò che l’ambiente potesse manipolare direttamente il DNA dell’individuo per poi rendere ereditaria la mutazione. Oggi si chiama epigenetica:
      http://matematica.unibocconi.it/libri/le-due-scienze-il-%C2%ABcaso-lysenko%C2%BB-italia
      Il Partito Comunista Italiano in quel periodo si inchinò alla volontà di Stalin e dichiarò guerra al darwinismo. La cosa buffa è che oggi l’epigenetica è rivalutata dagli scienziati darwiniani, seppur sotto altre forme (Si veda Palmarini Piattelli, Gli errori di Darwin, Feltrinelli)
      Però l’articolo che sto commentando ora persiste con la confusione tra Darwin e darwinismo. Certo che dopo Darwin ci furono correnti speculative! Basti pensare a Herbert Spencer, sul darwinismo sociale tanto comodo per un capitalista. Su Marx e l’evoluzione della società umana ho già accennato. Poi c’è stata l’interpretazione nazista, ma molto distorta perchè il filosofo hitleriano Alfred Rosenberg non poteva ammettere che razze superiori (ariane) discendessero dalle inferiori (africane), così rispolverò la genesi biblica per disegnare Adamo ed Eva come ariani.
      Stephen Jay Gould, con la sua teoria dei salti punteggiati per spiegare il passaggio dalla scimmia all’uomo, fu bollato come comunista perchè la sua teoria prevedeva testualmente: comunismo primitivo – società schiavile – feudalesimo – capitalismo – comunismo (anche non Gould lo ammise mai, semplicemente se ne compiacque). Un salto dopo l’altro!
      Vogliamo chiaramente distinguere la previsione darwiniana sull’esistenza del DNA (Adamo ed Eva erano neri e si erano separati da un antenato scimmiesco, l’evoluzione è un processo graduale, casuale e lunghissimo) dalle teorie biologiche venute in seguito? Lo chiedo per l’ennesima volta, perchè appena una teoria fallisce leggo con insistenza “Vedete, Darwin aveva torto!” mentre invece quando è confermata (l’isolamento riproduttivo che porta alla formazione di nuove specie: Asino-Cavallo=mulo/bardotto sterili) non si attribuisce al grande scienziato alcun merito.

      • Salvatore ha detto in risposta a Marco Comandè

        Lo stesso Darwin era un noto razzista, ha scritto parecchie cose contro i neri ad esempio. Non capisco comunque la tua difesa tanto assidua…come mai l’innocenza di Darwin vale per te quasi più della tua stessa reputazione?

        • Simone ha detto in risposta a Salvatore

          Non credo si possa dire con assoluta certezza che Darwin fosse razzista o meno: basti pensare a quello che dice dei fuegini, e allo steso tempo, alla sua contrarietà alla schiavitù (qui un video:
          http://www.festivalscienzalive.it/site/home/sulle-spalle-dei-giganti/articolo10641.html).
          D’altra parte, non vedo cosa c’entrino le idee politiche/sociali di Darwin con la validità(indiscussa)dell’evoluzione.

          • Salvatore ha detto in risposta a Simone

            Assolutamente nulla, tuttavia ha esposto in modo chiaro le sue (brutte) idee sui neri: http://www.enzopennetta.it/2011/11/apoteosi-evoluzionista/
            Io, da buon cattolico, sono evoluzionista e darwinista ovviamente, nel senso che è un’evidenza la selezione naturale all’interno della microevoluzione. Da verificare quel che riguarda l’emergere di nuove specie invece.

            Ma qui la questione scientifica c’entra poco, il dibattito è puramente storico.

            • Marco Comandè ha detto in risposta a Salvatore

              “Mi fa rincrescimento pensare che la principale conclusione
              a cui sono giunto in quest’opera, cioè che l’uomo
              sia disceso da qualche forma bassamente organizzata,
              riescirà sgradevolissima a molte persone. Ma non vi
              può essere guari dubbio che noi discendiamo dai barbari.
              Non dimenticherò mai la meraviglia che provai nel
              vedere la prima volta un gruppo di indigeni della Terra
              del Fuoco raccolti sopra una selvaggia e scoscesa spiaggia;
              ma mi venne subito alla mente che tali furono i nostri
              antenati. Quegli uomini erano al tutto nudi, e imbrattati
              di pitture; i loro lunghi capelli erano tutti intricati,
              la loro bocca era contorta dall’eccitamento, ed il loro
              aspetto era selvaggio, sgomentato e sgradevole. Non
              avevano quasi nessuna arte, e come gli animali selvatici
              vivevano di quello di cui potevano impadronirsi; non
              avevano alcun governo, ed erano senza misericordia per
              chiunque non fosse stato della loro piccola tribù. Chi abbia
              veduto un selvaggio nella sua terra nativa non sentirà
              molta vergogna, se sarà obbligato a riconoscere che il
              sangue di qualche creatura più umile gli scorre nelle
              vene. In quanto a me vorrei tanto essere disceso da quella
              eroica scimmietta che affrontò il suo terribile nemico
              onde salvare la vita al suo custode; o da quel vecchio
              babbuino, il quale sceso dal monte, strappò trionfante il
              suo giovane compagno da una folla attonita di cani –
              quanto da un selvaggio che si compiace nel torturare i
              suoi nemici, offre sacrifizi di sangue, pratica l’infanticidio
              senza rimorso, tratta le sue mogli come schiave, non
              conosce che cosa sia la decenza, ed è invaso da grossolane
              superstizioni.”
              Darwin, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale.

              • Marco Comandè ha detto in risposta a Marco Comandè

                Ho messo questa citazione di Darwin proprio per evidenziare la sterilità del dibattito e quindi per auspicare congetture più profonde sull’homo sapiens. Salvatore mi domanda come mai difendo Darwin, che secondo lui sarebbe razzista. Ma io avevo menzionato Alfred Rosenberg, nazista, che, pur di non far discendere gli ariani dai neri seminudi che vediamo nei documentari televisivi, avrebbe rispolverato la genesi biblica per ipotizzare una creazione divina, e quindi perfetta, degli Adamo ed Eva ariani. Nonostante questa mia precisazione volta proprio a chiarire i termini del problema razziale, vedo che le obiezioni a Darwin rimangono sempre le stesse. Il fatto che noi discendiamo da un primitivo africano seminudo dovrebbe darci speranze: significa che anche il più umile cittadino di questo mondo, nato nelle bidonville africane, in mezzo al fango, ai rifiuti urbani, all’oppressione schiavile, può sperare che i suoi discendenti in futuro saranno i colonizzatori del pianeta Marte o i saggi governanti della società multietnica globale.
                Ma mi sono abituato: invece di una replica diretta a questa mia osservazione, prevedo che il discorso verrà girato altrove. Quindi concludo soddisfacendo la curiosità di Salvatore sul mio interessamento per Darwin: non vedo nulla di male nel constatare che sono bastate due mutazioni su cento per passare dalla scimmia all’uomo, allo stesso modo con cui posso constatare che due fratelli differiscono per pochissime mutazioni genetiche e ciò nonostante l’uno è altruista, alto, forte, sportivo, mentre l’altro è intelligente, fragilino, sempre soggetto alle malattie, poco attratto dall’igiene quotidiana. Potrei addirittura aggiungere che l’intelligentone che si lava raramente è Tolstoj, autore di due romanzi capolavoro, il quale pare che fosse disgustato dalla vita conformista aristocratica e preferì vivere come un barbone e un pellegrino sempre vestito di stracci.

    • G.T. ha detto in risposta a Giulio Quaresima

      Pure tutti i personaggi di questo ateismo moderno, iniziando da Dawkins, si sentono Dio, ovvero la Sapienza in Terra: poiché Unici Rappresentanti della Scienza!
      Niente di nuovo sotto il sole…
      Senza scomodare loro nonno Stalin.

  2. sto'co'frati e zappo l'orto ha detto

    Finalmente!Il livello culturale-scientifico si alza sempre di più in questo splendido sito!
    Anche su UCCR non può essere dimenticato il lavoro di A.R.Wallace,dunque perchè non dedicargli qualche buon articolo?Come mi sono permesso di ricordare al Prof.Pennetta.
    Tenendo conto,per esempio,che il 2013 è l’anno della sua commemorazione.
    Grazie,come sempre,UCCR.

  3. Antonio72 ha detto

    L’epigenetica sarà anche rivalutata dai biologi darwiniani, ma non di certo da Richard Dawkins che la definisce senza mezzi termini “una parola tecnica alla moda che sta avendo il suo quarto d’ora di notorietà nella comunità dei biologi.”
    Secondo me il compare di Dawkins, il filosofo Dennett, fa parte di questa comunità, ancorchè non sia un biologo.
    Egli infatti afferma che nell’evoluzione del cervello umano sia fondamentale la sua plasticità, che contribuisce ad accelerarla secondo un processo definito effetto Baldwin. Ovvero l’orologiaio non è così cieco come sostiene Dawkins, ed il caso non è il dogma della mutazione genetica. Anzi, la plasticità fenotipica (individuale – in parole povere l’evoluzione culturale) può accelerare l’evoluzione della variazione genica. Dennett si rende conto che questo principio si avvicina molto alla discreditata idea lamarkiana e mette subito le mani avanti facendo alcuni distinguo. Ma ormai il dado è tratto: Dennett è un epigenista, Dawkins no.

    • Daphnos ha detto in risposta a Antonio72

      Ha parlato Richard Dawkins, il profeta della “memetica”, quella sì che è una scienza seria, 🙂 !

      • Marco Comandè ha detto in risposta a Daphnos

        Dawkins è stato criticato dallo stesso Pievani. Embè? I litigi fanno bene alla scienza!

      • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto in risposta a Daphnos

        Lo sai Daph che la tua nota è verissimamente interessante?

        • Daphnos ha detto in risposta a sto'co'frati e zappo l'orto

          Sarà interessante, caro “stò”, ma a me pare più che altro evidente. Credo che l’unico traguardo che la “memetica” possa raggiungere sia scoprire quali meccanismi “memetici” portino un numero (limitato o meno non importa) di persone intelligenti a credere che la “memetica” sia una scienza.

          • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto in risposta a Daphnos

            Dahp non dimentichiamo che questa ‘nuova scienza’ è stato utilizzata da Richard Brodie,uno dei consiglieri di Bill Gates(uno degli uomini più ricchi del mondo).
            Attendiamoci su Uccr o altro blog che qualcuno ci parli in modo chiaro spiegandoci il suo ‘funzionamento’.

  4. Daphnos ha detto

    La strategia degli “ateomaterialisti”, come definiti dall’articolo, rimane sempre la stessa: mostrare di aver ragione con la forza, non ammettere discussioni, non mostrare debolezze.

    Ad esempio stamattina, nel mio quarto d’ora di ilarità domenicale (ovvero i minuti che passo sfogliando “la Repubblica” a casa di mio nonno), ho letto una recensione di Baricco all’autobiografia di Darwin, in cui il naturalista inglese viene definito “l’uomo che ha sbugiardato il Padreterno”. Mai discutere, mai approfondire la questione: bisogna essere sempre convinti di aver messo fine alla questione in modo definitivo, e forse qualche spirito debole della controparte oscurantista si arrenderà e abbandonerà le proprie posizioni.

    • Brain ha detto in risposta a Daphnos

      A leggere questi commenti sembra proprio di essere in un episodio di “Ai confini della realtà”. Nella storia è sempre stata la Chiesa che, forte dei suoi Eterni, Assoluti e Indiscutibili Dogmi, ha sempre cercato, anche con la forza, di imporre le proprie Verità Rivelate alle masse (nel passato soprattutto poco educate e dunque facilmente manipolabili), non ammettendo discussioni, non mostrando debolezze. Darwin non ha sbugiardato il padreterno (la cui reale esistenza continua ad essere ancor oggi a dir poco ‘fumosa’), ha semplicemente sbugiardato le cosiddette “sacre scritture”.

      • Azaria ha detto in risposta a Brain

        Complimenti Brain, per concentrare in cosi` poche righe cosi` tante favolette ti devi essere proprio messo d’impegno. Riesci a guardare anche un po’ alla realta`? So che per un oscurantista come te e` estremamente difficile, ma almeno uno sforzo sarebbe gradito.

        • Brain ha detto in risposta a Azaria

          Azaria, scrivendo questo (io sarei oscarantista e racconterei favolette) non fai che rinforzare il mio post precedente. Sempre più Twilight Zone.

          • Azaria ha detto in risposta a Brain

            “io sarei oscarantista e racconterei favolette”

            Basta leggere il tuo post precedente, ne e` un manuale di oscurantismo ed i fratelli Grimm non avrebbero saputo inventare niente di meglio (solo che loro erano onesti e dicevano che le loro erano invenzioni).

          • Daphnos ha detto in risposta a Brain

            Effettivamente credere che sia stato Darwin a capire che la Terra ha più di 6000 anni è roba da oscurantismo contemporaneo, o, per meglio dire, “illusione del sapere”, quella che riceviamo dalla divulgazione scientifica di basso livello, quella che si nutre del lato romantico ed emotivo dell’ascoltatore, che diventa simile all’oscurantismo nel momento in cui spinge a non approfondire la questione, ed è proprio questa cosa che rimprovero maggiormente a Baricco. Purtroppo vedo molti anticlericali anche intelligenti che entrano qui e non hanno la minima nozione di storia della scienza, pur credendo di essere molto più istruiti dei mentecattolici pecoroni.

            Darwin ha sbugiardato il Padreterno; STOP! Ma che significa, se non che l’ultima parola è stata detta ed è inutile discutere?

  5. Alberto Dellepiane ha detto

    Io non ho le vs conoscenze scientifiche, ma questo argomento mi appassiona molto. Qualcuno vorrebbe spiegarmi quali sono le prove della macroevoluzione, a livello fossile o altro? Intendo dire prove certe, condivise, condivisibili e documentate. Ci sono o non ci sono? Se ci sono, perché si continua a parlare di “teoria” dell’evoluzione anziché di “legge”? Se invece non ci sono, perché nei libri di scuola (dalle elementari in su) si dà per scontata non solo la microevoluzione ma anche la macro?

      • Alberto Dellepiane ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Si questo l’avevo letto a suo tempo, prof Masiero, ed è in netto contrasto con i link che mi fornisce Simone.
        Grazie anche a a Simone, il secondo link l’ho letto ma non porta alcuna prova scientifica, solo teorie non verificate. Domani mi leggo anche il primo…

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

      @Alberto Dellepiane
      Modestamente la mia risposta :
      La biologia moderna ha dimostrato l’unità della vita: le stesse basi molecolari dell’ereditarietà, lo stesso codice genetico e identici meccanismi di regolazione. Questo porta, ad esempio, a immaginare logicamente un unico antenato comune a tutti gli organismi viventi conosciuti, il famoso LUCA (Last Universal Commor Ancestor =Ultimo antenato comune universale). E’ ovviamente impossibile ritrovarlo, ma ha esistito, dal quale risultano tutte le linee evolutive divergenti da allora in poi. E, quando alcuni protozoi rinunciarono alla loro vita individuale per associarsi in organismi pluricellulari: fu l’inizio dei metazoi, cioè animali e vegetali nei quali (e non solo) la contingenza domina ! Questo accade circa un miliardo di anni or sono…..

      NB.: I batteri sono sempre stati la forma dominante della vita ! E, come diceva S.J.Gould : “L’elemento fondamentale di qualsiasi sistema dell’evoluzione biologica, non è altro che la variazione”……

      • Wil ha detto in risposta a alessandro pendesini

        La biologia moderna non sa nemmeno che cosa sia la vita, tant’è che non sa sintetizzare nemmeno una proteina né come questa si piega…

        • alessandro pendesini ha detto in risposta a Wil

          @Wil
          La vita puo’ essere spiegata dal principio alla fine, anche se oggi non siamo in grado di dire esattamente come e dove ha iniziato la prima cellula eucariotica (eucaryote) che fu il prodotto dal cui emerse un processo di colonizzazione grazie al quale ogni cellula del nostro corpo -come di un qualsiasi tipo di vita biologica- deve la sua esistenza.
          P.S. : Mi sia concesso di sottolineare che non esiste la “natura umana” ( anche se convenzionalmente la definiamo tale) poichè non abbiamo fatto altro che continuare le funzioni e processi operativi che ci hanno preceduti cioè apparsi prima di noi.
          P.S. L’inconoscibile non esiste, non ha nessun significato; solo l’ignoto -dovuto alla nostra ignoranza e soprattutto ai nostri limiti cognitivi- “provvisoriamente” esiste ! Insisto sul “provvisoriamente”…..

          • Antonio72 ha detto in risposta a alessandro pendesini

            @Pendesini

            E da quando le specie non esistono, come per esempio la specie umana?
            Avresti dovuto dirlo all’antropologo Marvin Harris (esponente di spicco del cosiddetto “materialismo culturale”) che ci ha scritto un bel saggio: “La nostra specie”, nonchè a molti altri. Ma forse intendeva riferirsi agli eucarioti.

          • Antonio72 ha detto in risposta a alessandro pendesini

            E le cellule a cosa devono la propria esistenza?

            • Alberto Dellepiane ha detto in risposta a Antonio72

              Grazie a chi mi ha risposto, tuttavia io voglio sapere se sono state trovare le prove della macroevoluzione a livello fossile, il resto mi sembrano tutte belle teorie che in quanto tali possono dimostrare tutto e il contrario di tutto. Io voglio vedere le fotografie dei fossili che testimoniano il passaggio da una specia all’altra, ci sono o non ci sono?. Ma non come il cranio dell’uomo di Piltdown, esaltato per 50 anni e poi rivelato si un falso, a quanto pare. Possibile che in 160 anni di ricerce paleontologiche da Darwin in avanti, si sia trovato poco o niente? Grazie a chi mi fornisce lumi… Tutto questo perché mia figlia di 14 anni sta studiando l’evoluzione e mi fa delle domande a cui vorrei rispondere in maniera definitiva. O forse non esiste una “maniera definitiva”?

              • Alberto Dellepiane ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

                E se non esiste una risposta definitiva e condivisa, significa che la macroevoluzione non è provata, ergo resta una teoria. Giusto? Scusate il tono forse troppo perentorio ma per me una cosa del genere o è bianca o è nera, non può essere grigia, tanto più in campo scientifico.

                • Simone ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

                  Ciao, in uno dei link che ti avevo riportato si parla appunto anche di questo: http://www.talkorigins.org/faqs/comdesc/section1.html#morphological_intermediates

                • Antonio72 ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

                  @Alberto Dellepiane

                  Non è che la macroevoluzione non sia provata. Non lo è invece la sua spiegazione neodarwinista, la stessa che invece può spiegare la microevoluzione, ovvero quella che avviene all’interno della specie.
                  E’ chiaro invece come questa spiegazione che vuole ridurre la selezione al cosiddetto “gene egoista” sia inadatta per spiegare il fenomeno della speciazione. Infatti la selezione si applica sempre agli individui, dunque ai fenotipi, e non solo alle mutazioni genetiche. E si applica anche oltre, ovvero alle popolazioni locali, alle specie, in una sorta di organizzazione gerarchica biologica. Allora mentre per la microevoluzione intraspecie è sufficiente restare alla base di questa struttura gerarchica, ovvero agli individui che appartengono alla stessa, per spiegare il fenomeno della speciazione ci si deve alzare di livello, fino alle cosiddette popolazioni locali. Sono quest’ultime ad essere selezionate per formare una nuova specie. Le popolazioni locali, poco numerose e quasi isolate, adottano dunque ulteriori meccanismi di isolamento per allontanarsi ed affrancarsi dalla specie parentale, fino a quando l’isolamento è totale in quanto si spezza l’unitarietà riproduttiva. Si ha quindi allora una nuova specie in cui si riprendono gli stessi meccanismi evolutivi della popolazione parentale, e la giostra continua partendo da questa nuova specie. Può invece capitare che la specie non riesca a sopravvivere e si estingua, perchè magari deve proprio competere con la specie parentale, o viceversa. Oppure più popolazioni provenienti dal medesimo ceppo competono tra di loro, causando l’estinzione di alcune (è forse accaduto ai neandertaliani rispetto all’Homo Sapiens molto più dotato). Insomma, l’evoluzione non è un processo lineare che porta al miglioramento di una specie per passi graduali, come un ramo che si stacca dal tronco fino al germoglio e poi al frutto. Assomiglia invece ad un intricato cespuglio con rami che talvolta si incrociano tra di loro. Inoltre ovviamente, non tutte le variazioni genetiche sono adattative, anzi molte non lo sono, almeno inizialmente, anche se possono essere selezionate più tardi per ottemperare ad altre funzioni (come le penne degli uccelli). Per esempio, ed è l’esempio più importante, non è affatto provato che il linguaggio umano sia stato selezionato per una pressione adattativa, almeno originariamente. E’ dunque una peculiarità (che non ha precedenti in altre specie, né ce l’ha tuttora) che la specie umana si è ritrovata e che ha saputo sfruttare mirabilmente e che dunque è stata selezionata. Ora, l’unica differenza tra il credente ed il non credente è che la capacità articolata linguistica umana, che non coinvolge solo l’encefalo ma anche la particolare strutturazione del tratto sopralaringeo, sia voluta da Dio per il primo e sia il prodotto di una mera casualità per l’ultimo. In ogni caso quest’ultimo è costretto ad ammettere l’unicità irripetibile di questa casualità nell’intero panorama biologico, passato, presente e molto probabilmente futuro. Dunque un altro caso che somiglia, guarda caso, all’altra casualità eccezionale dell’origine dell’universo adatto alla vita.

                  • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

                    PS
                    E non si può nemmeno negare che la religiosità sia comparsa con l’Homo Sapiens. Sono state ritrovate in alcune sepolture dei Cro-Magnon degli oggetti decorativi sui vestiti, tipo delle perline di avorio di mammut, e molte, tremila per vestito. Secondo gli esperimenti condotti ogni perla costava un’ora di lavoro. Nella vita dell’uomo l’arte e la religione sono da sempre centrali e portavano via all’uomo primitivo molto del suo prezioso tempo. Secondo i neodarwinisti, invece, l’uomo si sarebbe dovuto limitare pressappoco ad affilare le pietre per squartare le prede e talvolta per squartare il proprio simile.

                  • Marco Comandè ha detto in risposta a Antonio72

                    Caro Antonio72, nei miei precedenti post avevo chiesto di distinguere Darwin dal darwinismo, infatti il gene egoista introdotot da Dawkins è soltanto una parte del discorso che l’autore dell’omonimo libro esagera la portata. Per fare l’esempio più macroscopico, la tabella delle somiglianze genetiche per giustificare l’egoismo di gruppo non mi convince. Non sarà falso, ma non permette di prevedere la speciazione nè tantomeno la selezione sessuale. Infatti ho appena finito il libro “Promiscuità” dove si spiega che alla base della diversità di riti sessuali tra le varie specie all’interno di un determinato genere sta la scelta della femmina, cioè se essere monogama o se avere più amanti per il bene dei cuccioli. Questo non si può spiegare con la conservazione della specie e con la somiglianza genetica perchè altrimenti fratello e sorella, essendo simili, dovrebbero copulare tra di loro penalizzando la variabilità genetica.
                    Anto72, spero che tu da laico non acconsenti a questa confusione tra studio del DNA (processo casuale, lentissimo e lunghissimo) e interpretazioni sul perchè accade così.

                    • Marco Comandè ha detto in risposta a Marco Comandè

                      Un’altra cosa che il gene egoista di Dawkins non può prevedere è se l’homo sapiens sia nato con la cultura o sia diventato culturale in seguito.

                    • Antonio72 ha detto in risposta a Marco Comandè

                      Caro Marco
                      in realtà Dawkins non spiega affatto la speciazione, non può farlo, si limita ad approfondire la microevoluzione spiegandola con la gradualità delle mutazioni genetiche casuali selezionate dall’ambiente. Questo non può spiegare ovviamente la speciazione, anzi al contrario, se fosse solo così non si avrebbe potuta avere alcuna speciazione. Per averla infatti si deve avere inizialmente una popolazione poco numerosa ed isolata in qualche modo dalla specie parentale; anzi essa dovrebbe proprio favorire dei meccanismi di isolamento per non essere risucchiata dal pool genetico dominante.
                      La verità è che la maggior parte delle mutazioni genetiche non sono adattative, nel senso che non possono evidentemente rispondere a variazioni ambientali come si risponde al citofono e come vorrebbe la teoria neodarwinista. Ciò non significa, come già detto, che non possano tornare utili successivamente in questo senso. E non è detto che neanche il bipedismo sia stata una variazione adattativa, soprattutto all’origine nelle antropomorfe, quando l’andatura doveva essere estremamente goffa e lenta (insomma quale vantaggio potevano ricavarne?!). Ed infatti il bipedismo non sostituì di certo l’abilità delle antropomorfe di arrampicarsi sugli alberi. Nè si può dire che il bipedismo fu una risposta alla pressione selettiva del cambiamento ambientale. Secondo me invece è molto più probabile che almeno più rami filogenetici adottassero già il bipedismo quale variazione genetica non adattativa, il quale si dimostrò successivamente una caratteristica efficace quando le foreste divennero più rade. Altre ramificazioni filogenetiche invece si spostarono in altri ambienti più favorevoli, altre si estinsero, altre cercarono di occupare un ambiente già occupato dai bipedi più evoluti e persero la competizione. E chissà quante, non lo sapremo mai. Ma come già detto non si può credere che la pressione ambientale abbia “chiamato all’appello” il bipedismo che casualmente, ma puntualmente, spunta fuori dal cilindro del patrimonio genetico. Ancora non riesco a capire come si possa credere ad una teoria del genere per spiegare l’evoluzione (vedi anche R. Lewontin). Ma poi ovviamente il bipedismo fu fondamentale dal punto di vista evolutivo perchè emergessero altre mille peculiarità, in primis la libertà di usare gli arti inferiori, e dunque la successiva possibilità di utilizzare strumenti, poi di ricavarli da materiale grezzo, e quindi l’abilità manuale e con il conseguente aumento cognitivo cerebrale, ecc..(e qui la casualità genetica scricchiola paurosamente perchè queste variazioni morfologiche non possono essere state del tutto casuali, ma di certo furono accelerate da una sorta di effetto Baldwin – vedi Dennett sull’evoluzione del cervello).

                    • Marco Comandè ha detto in risposta a Marco Comandè

                      La teoria del gene egoista fa delle previsioni fenomenali. Infatti è una variante del gioco dei prigionieri, meglio noto come dilemma del prigioniero: cooperare o competere? Faccio l’esempio delle api, che è quello a me noto: i piccoli maschi della regina ereditano l’intero genoma della regina, invece le piccole operaie ereditano per metà dalla madre e metà dal padre fuco quindi sono dei simil-cloni delle operaie dell’alveare. La regina vorrebbe far nascere solo maschi, cioè deposita uova non fecondate dallo sperma inserito nella sua sacca, mentre le operaie conoscono modi per convincere la madre a fecondare le uova. Il rapporto tra le nuove api nate dalla deposizione gira intorno a quella percentuale che darebbe il dilemma del prigioniero. Questo ci permette di estendere la previsione del rapporto tra altuismo ed egoismo a tutte le specie. Infatti nelle specie cooperative il rapporto tra maschi e femmine dovrebbe tendere verso la parità, invece nelle specie competivite (in cui i genitori litigano per la prole) dovremmo avere una prevalenza di un sesso su un altro. Poi c’è un caso intermedio, in cui uno o entrambi i genitori si disinteressano del futuro della prole. La casualità provocata dal disinteresse fa si che il rapporto tra discendenti maschi e femmine sia simile alla legge della probabilità per il lancio casuale della moneta, testa o croce! Queste previsioni sono sbalorditive. Ma c’è di più. Tra le api, solo la regina è feconda, mentre le operaie sono sterili. Non sono ancora riuscito a capire se sterilità significa qualcosa di letterale o se indica una deposizione di uova “spazzatura” e di piccoli che svolgeranno un ruolo molto subalterno. Ma il punto è che le operaie sono volontariamente sterili, hanno sacrificato consapevolmente la propria fecondità ed eredità genetica (clonazione). Dal punto di vista del gene egoista, ci deve essere una spiegazione. Infatti quando osserviamo il momento della fecondazione della regina, sono le operaie a decidere il futuro della colonia: sono loro a stabilire le percentuali di nuove regine, di nuove operaie e di nuovi fuchi. Insomma, sacrificano il proprio pattern genetico per applicare un’altra tattica più efficace di scelta dei geni da trasmettere alla prole, geni che devono assomigliare quanto più possibile a quelli delle operaie! Questo spiegherebbe benissimo uno dei misteri dell’alveare, cioè il fatto che finché la colonia è produttiva nascono quasi sempre femmine (perchè sono le operaie a decidere la covata), mentre invece dopo la sciamatura o malattie o catastrofi le operaie rinunciano ad accudire la regina e nascono quasi sempre maschi. Un darwiniano potrebbe far notare come la nascita di maschi sia una speranza di fronte al fallimento, i fuchi infatti potrebbero allontanarsi dall’alveare per andare a caccia di regine e quindi conservare il DNA mediante copula altrove: il maschio, dopo l’accoppiamento, perde tutti gli organi, la regina li strappa insieme all’organo copulatorio.

                    • Marco Comandè ha detto in risposta a Marco Comandè

                      Ma la teoria del gene egoista, come ho già detto, è limitata. Nel suo libro, Dawkins ha concluso che sono tante le varianti del dilemma del prigioniero e che solo in quelle in cui è fissata fin dall’inizio la cooperazione vince. Ti sembra una conclusione soddisfacente? A me no: non spiega perchè l’evoluzione debba fare salti gouldiani solo quando c’è la cooperazione, infatti avrai notato che tra organismi unicellulari e pluricellulari c’è un abisso molto più profondo che tra la cognizione mentale delle scimmie e degli uomini. Gli organismi pluricellulari sono quelli in cui la cooperazione porta al sacrificio individuale e all’astrazione filosofica: come può una somma di cellule formare un individuo e un’attività cognitiva che non si sa cosa siano?
                      Inoltre non spiega la selezione sessuale. Stephen Jay Gould ha scritto una frase perfetta, un aforisma stupefacente: la selezione ambientale è casuale, la selezione sessuale è causale. Il vantaggio del sesso, quando è comparso, è che fornisce la possibilità di indirizzare l’evoluzione scegliendo nel pattern di geni del partner quelli desiderabili e quindi piacevoli. Ma questo significa che le mutazioni genetiche dovrebbero prevalere sulla conservazione del gene egoista!
                      Infine, l’aumento esponenziale delle attività neuronali porta automaticamente alla cooperazione, perchè il cervello diventa più astratto, la cognizione dell’esistenza dell’altro lo fa immedesimare nell’altro invece che nel proprio sé. Neanche questo si può spiegare con il gene egoista!
                      La mia ipotesi è che alle origini della vita stava il gene egoista che si è duplicato all’infinito, fino a colonizzare il globo. Questo gene era avvantaggiato rispetto agli altri proprio per il meccanismo darwiniano (chi sopravvive trasmette i geni ai discendenti), infatti gli altri geni occupavano nicchie ben precise, mentre questo poteva spargersi dappertutto e inglobare pattern genetici quanto più vari possibili (la variabilità genetica è un’altra condizione darwiniana: il caso, ovvero distribuzione probabilistica, la stessa del rapporto tra i due sessi che ho già descritto). Poi i rapporti di cooperazione tra geni portarono dei vantaggi ben specifici, cioè reazioni chimiche che acceleravano l’evoluzione, di qui la speciazione che ha portato all’albero filogenetico e alle unità tassonomiche introdotte da Linneo e precisate con gli studi attuali sul DNA.

                    • Antonio72 ha detto in risposta a Marco Comandè

                      Marco,
                      secondo me invece la spiegazione del gene egoista è insoddisfacente, in quanto è sempre l’espressione dei geni, ovvero le caratteristiche fenotipiche dell’organismo completo ad essere selezionate e non il gene. Semmai sarebbe più corretto dire che sia selezionato l’intero patrimonio genetico. Se poi vogliamo riferirci agli albori della vita, il gene egoista ha ancora meno senso. Tralasciando il fatto che i meccanismi di competizione, non avendo ovviamente gli organismi occupato tutte le nicchie, come oggi (insomma un organismo unicellulare oggi sarebbe fagocitato all’istante, mentre nel brodo primordiale di certo non era così), si deve pensare ad una cooperazione tra geni piuttosto che al loro egoismo. E come già detto, la conservazione del gene egoista non ha proprio senso quando la si voglia utilizzare per spiegare la speciazione. Se infatti il patrimonio genetico tende alla conservazione, come spieghiamo gli sconvolgimenti genetici che danno origine ad una nuova specie? A Dawkins non resta che la spiegazione gradualista a piccoli passi, che come già detto, non può spiegare la speciazione. Lo ammette anche il neodarwinista Boncinelli, oltre che lo fanno credere i reperti fossili.
                      Il fatto è che il gene di per sè è materia inerte al di fuori dell’organismo in cui agisce, ed in più è stato sopravvalutato per spiegare la differenze, anche piccole, fenotipiche degli organismi, addirittura delle specie. Basti sapere che l’uomo condivide il 50% del suo DNA con una banana per capire che il gene egoista non spiega proprio un bel nulla. E poi non si spiegano le proteine, i veri mattoni della vita, e la stessa complessa attività chimica della cellula. E non si spiega come e quando abbiano potuto interagire i geni con le proteine, visto che parlano linguaggi diversi, ed il paradosso che un DNA senza proteine non fa nulla e queste vengono sintetizzate leggendo il contenuto del DNA. La verità, come dice Lewontin, è che l’organismo eredita un complesso di sostanze chimiche, e non solo i geni contenuti nel DNA. Il mistero della vita resta dunque tuttora un mistero.
                      Per quanto riguarda le api, è chiaro come la loro strutturazione sociale sia rigida e gerarchica, tanto che si potrebbe dire che la selezione abbia operato più che sulle caratteristiche intraspecifiche su quelle di gruppo. La complessità dei rapporti sociali dei primati è tutt’altra cosa, e vale anche per gli scimpanzè. La cooperazione e la competitività interna infatti è fluida e variabile e dipende dai mutevoli rapporti che si instaurano all’interno della comunità sociale.
                      Per esempio degli individui non dominanti possono cooperare per competere e sopravanzare il dominante. E queste differenze fondamentali, tra il meccanismo rigido delle api e quello complesso degli scimpanzè che si basa sull’eterogeneità individuali, descrivono chiaramente due modalità opposte di sopravvivenza della specie, entrambi efficaci nelle rispettive specie. Il paragone tra queste due specie è dunque improprio in quanto il grado di complessità di interazione sociale è abissalmente differente.
                      E secondo me è proprio differenza della complessità di interazione ambientale e sociale a spiegare perchè il sesso nelle api non riguardi le operaie a differenza degli scimpanzè, in cui tutti gli individui sono sessualmente attivi.
                      Sappiamo infatti che il sesso è fondamentale per determinare la ricchezza del pool genetico di una specie e dunque per assicurare la sua sopravvivenza. Una volta fu osservata questa notevole differenza tra un gruppo di ghepardi in cattività, costituito da pochissimi elementi e dunque con stretta vicinanza parentale, rispetto a quelli allo stato selvaggio. Un’improvvisa malattia che colpì i ghepardi si abbattè mortalmente solo su quelli in cattività e non su quelli allo stato brado. La spiegazione è che la ricchezza del pool genetico del piccolo gruppo in cattività era molto ristretta, ovvero in pratica i ghepardi rappresentavano pressappoco dei cloni. Mentre è ovvio che allo stato selvaggio i ghepardi avevano più libertà di mischiare i loro geni. Questo concorda su quanto dicevo della speciazione, ovvero che le specie affermate riescono ad assorbire qualsiasi, o quasi, tentativo di sconvolgimento genetico, mentre i piccoli gruppi isolati da questo punto di vista sono più sensibili e vulnerabili. Si capisce allora come questi ultimi siano destinati o all’estinzione oppure a dare origine ad una nuova specie. Le api invece, dal punto di vista genetico, sono molto più stabili, come gli insetti in genere. Si può dire che le api abbiano raggiunto nel loro piccolo mondo la stabilità dell’adattamento evolutivo. O se vuoi che dal punto di vista eloluzionistico il mondo appartenga più agli insetti che ai primati.

  6. Luigi Pavone ha detto

    Non sarei d’accordo sulla popolarità del darwinismo. Non è affatto popolare. Secondo me il successo di alcuni film, come Mission to Mars, e il recente Prometheus, testimoniano come sia invece molto più popolare l’idea di un progettista.

    • Antonio72 ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Dimentichi il pianeta delle scimmie.

    • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Non so, Pavone, credo che la vaga idea che “veniamo dalle scimmie” sia invece piuttosto diffusa. Ciò che non è diffusoè la reale comprensione di ciò che sia la selezione naturale ovviamente è minoritaria, ma questo purtroppo vale per tutte scienze.

  7. Manuzzo ha detto

    4 anni fa fa la mia gallina ha fatto un uovo, dall’uovo è uscito un gatto e incrociandolo con una gatta uscita da un altro uovo di gallina, datomi dalla nonna del vicino, mi sono nati due porcellini d’india. Ergo noi umani infelici dobbiamo preparare la strada alla vera felicità del super-porcellino d’india, non abbiamo altro scopo nella vita! Just trolling old superb Federich……

  8. alessandro pendesini ha detto

    L’idea rivoluzionaria -denominata “trasformista”- che la vita ha avuto inizio con forme semplici che si erano progressivamente evolute in forme sempre più complesse, è stata formulata per la prima volta alla fine del XVIII secolo, contemporaneamente in Francia da Lamarck, e in Inghilterra, da Erasmus Darwin (1731-1802), il nonno del famoso Charles !!!
    P.S. Per C.Darwin, la selezione naturale facilitava la sopravvivenza e la riproduzione, favorendo alcune varianti. Ma non poteva conoscere l’origine di queste variazioni dovute ai geni e alle mutazioni; per il semplice motivo che la genetica (e non solo) non esisteva all’epoca !

    Se non vado errato, la Chiesa cattolica non rifiuta la teoria dell’evoluzione delle specie, e su questo non posso che congratularmi ! Mi sia concesso chiedevi com’è vista attualmente la teoria creazionista, cioè se la Chiesa ritiene possibile (o assurdo) la creazione dell’uomo (circa 6000 anni or sono come i creazionisti sostengono), o se considera la teoria dell’evoluzione delle specie pertinente, anche se ulteriori chiarimenti saranno necessari per completarla. Ringrazio per la risposta

    • Felix ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Ho come il sospetto che il tuo commento verrà cancellato fra breve.
      Come i miei, del resto.

      • Antonio72 ha detto in risposta a Felix

        @Felix

        Se vuole trovare qualcuno che cancella i commenti ancor prima di pubblicarli deve recarsi nel sito tollerante e liberale dell’UAAR. Proprio ieri ne ho pubblicato uno sul blog della Polonia come Antonio72 in replica a FSMosconi. Vada pure a verificare se è presente.
        Pendesini la conosce bene la distinzione tra microevoluzione e macroevoluzione, tra il meccanismo degli equilibri punteggiati (ciò che qualche burlone definì “evoluzione per eiaculazioni”) ed il gradualismo filetico tradizionale, anche se fa lo gnorri. Se non altro perchè qui se ne è parlato più volte. Il primo Homo Sapiens che comparve sulla Terra fu il cosiddetto uomo di Cro-Magnon, l’unico che le prove documentali dimostrano che possedeva un linguaggio simbolico. Per gli altri ominidi non esiste alcuna prova; anzi esistono prove che ci dicono tutto il contrario.
        Per quanto riguarda i nostri parenti più prossimi oggi esistenti, le loro vocalizzazioni, non solo non somigliano al linguaggio umano, ma nemmeno ad un prelinguaggio (Tattersall). Dunque non esistono prove esistenti, né documentali né fossili, dell’esistenza di qualcosa come un prelinguaggio umano. Da questo punto di vista la discontinuità uomo-animale è un fatto, almeno per ora.

        • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto in risposta a Antonio72

          Interessante la sua risposta Antonio72.Citare l’ottimo Tattersall(che si scandalizza se qualcuno lo definisce “creazionista”)è risposta adeguata ai filosofi del neodarwinismo.

          • Giulio Quaresima ha detto in risposta a sto'co'frati e zappo l'orto

            Posso dire? Il suo è senz’ombra di dubbio il più bel nickname dell’intero BLOG 😀

            • Antonio72 ha detto in risposta a Giulio Quaresima

              Mi ricorda una certa battuta di Prévert che diceva pressappoco che la differenza tra un operaio ed un intellettuale è che il primo si lava le mani prima di pisciare, l’ultimo dopo.
              Credo che valga anche per i contadini.

              • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto in risposta a Antonio72

                Oggi giorno per fare il contadino bisogna aver studiato.
                E secondo la Coldiretti è una retribuita attività economica ma:
                1)bisogna alzarsi presto la mattina(e dunque rinunciare alle OreFelici notturne.
                2)si fatica un pò
                3)ci si sporca un pò

                In Italia un ministro dell’attuale IMUGoverno ha proposto ad alcuni giovani di dedicarsi all’agricoltura…….a rischiato il linciaggio …..dalle mamme dei giovani intellettuali.

                E poi caro Antonio72 Prèvert in quegli anni poteva dire tutto quello che voleva.
                I francesi adorano i “rivoluzionari”.

            • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto in risposta a Giulio Quaresima

              Grazie Mister Quaresima….potrei fare della facile ironia con il suo cognome..ma me ne guardo bene.Leggo ogni tanto i suoi commenti e li trovo molto equilibrati(con i tempi che corrono!).Ha notato l’accento su ST0′?
              E’ la prova della mia ignoranza,il mio marchio “di fabbrica”.Infatti seguo questo blog(ed altri)propio perchè un “coltivatore di patate”come me ha diritto a cercare di capire il mondo.
              Signor Giulio “se non si offende”provo molta stima nei suoi confronti.

        • Wil ha detto in risposta a Antonio72

          La discontinuità tra uomo e animale e il suo consistere nel linguaggio simbolico appare dimostrata anche dalle neuroscienze, come ho detto nel mio ultimo articolo. Cmq, prima che di Tattersall, questa discontinuità era stata anche una convinzione di Jacques Monod, il padre della sintesi moderna. Ma di questo parlerò estesamente in un prossimo articolo, anche a beneficio dei moderni frettolosi adepti di Monod…

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio72

          Scusate, il commento sopra è stato scritto da me, e non da un mio alunno che aveva precedentemente usato il pc dell’università (ed il cui nick era stato salvato nel form).

        • Felix ha detto in risposta a Antonio72

          Si da il caso che dei commenti cancellati (educati ed in linea con gli argomenti) ne abbia fatto una copia.
          Troppo lungo per evidenziarlo qui, ma se ci tieni, visto che sei assiduo di UAAR fattene mandare una copia, visto che ne hanno una.

          • Antonio72 ha detto in risposta a Felix

            @Felix
            Ed anche se me ne faccio mandare una copia cosa cambierebbe, visto che mi hanno bannato dalla discussione? Insomma che faccio, un assolo di discussione?
            I miei commenti sono sempre educati ed in linea con gli argomenti, di certo molto più di molti altri “assidui” Uaar.
            Se non ci crede potrà verficarlo lei stesso andando a leggerli nei blog vecchi, prima del bannaggio.

    • enrico ha detto in risposta a alessandro pendesini

      @ alessandro pendesini

      Non so se la sua sia una domanda seria o meno.
      Con il termine “creazionista” si intendono posizioni tipiche di un certo protestantesimo, che pretendono una lettura letterale del testo.

      Che poi non è nemmeno corretta di per se stessa, poichè se lei ad esempio si prende la briga di leggere il Genesi, si accorgerà che ad esempio capitolo I e capitolo II del Genesi descrivono momenti diversi nella creazione.
      Nel primo gli animali precedono la creazione dell’uomo, nel secondo la creazione dell’uomo precede gli animali a cui dà un nome.
      Non hanno un significato scientifico o descrittivo, il genere letterario “pubblicazione scientifica” non esisteva nella letteratura ebraica.
      Dunque la Chiesa afferma esistere vari generi letterari nela Bibbia (Dei Verbum per fare un esempio).

      Il concetto di creazione cattolico è che Dio chiama all’esistenza e mantiene nell’esistenza il creato eternamente.
      La descrizione dei meccanismi della natura spetta al metodo scientifico, che nasce in ambito cristiano non a caso.

    • Gab ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Ma quale “rivoluzionaria”? Gli antichi pagani ci erano arrivati ben prima.

  9. Brain ha detto

    Il vostro odiato “diavolo in Terra” Richard Dawkins sul creazionismo, evoluzione e religione: http://www.youtube.com/watch?v=5aSBidFR558

    • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto in risposta a Brain

      Genius!guardi che anche moltissimi scienziati atei non concordono con il suo Dawkins.

    • Michele Forastiere ha detto in risposta a Brain

      Il professor Dawkins mostra egli stesso, in realtà, una “deplorevole ignoranza” della religione – quantomeno di quella cattolica. E’ pensabile che egli in realtà stia parlando di qualche setta ultra-fondamentalista, in cui ai bambini viene applicata una programmazione pavloviana per indurli a credere a qualsiasi cosa si desideri. In tal caso, come dargli torto? Fatto sta, però, che la religione cattolica non ha un atteggiamento di quel tipo nei confronti della scienza – e questa è una cosa che viene evidenziata costantemente in questo sito.
      Quindi, non di un “diavolo in Terra” si tratta… ma solo di un “povero diavolo” (sia detto senza offesa) a cui si continua, per ventura, a prestare troppa attenzione da parte dei media.

  10. sto'co'frati e zappo l'orto ha detto

    Leggo con divertimento i luoghi comuni di questi “atei” così esperti in Darwinismo.
    Oggi si può bestemmiare,per esempio su Facebook,e nessuno si scandalizza,ma dire che la Chiesa Cattolica non è capace di “rinnovarsi”è veramente…..Legga chi è il Presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze oppure le opere del Prof.Facchini.

  11. Capitan Ovvio ha detto

    Siete sempre i migliori!!!
    Ecco come il mostro pievani nasconde i sui legami con l’UAAR!!!
    http://www.pikaia.eu/EasyNe2/Notizie/Darwin_Day_2012_in_tutta_Italia.aspx
    Facendo in modo tale che se si clicca sul link della conferenza si viene rimandati alla pagina dell’associazione!!!
    http://www.uaarit/appuntamenti/2012-02-25-pavia-darwin-day-selezione-allopera-con-ca-redi
    Ha proprio cancellato ogni traccia imbarazzante!!!

    Che poi sembra una novità il fatto che un ateo sostenga l’evoluzione, ah si ma la sostenete anche voi solo che a loro “ideologia, -ista, etc”… mai sia!!!

    • Gennaro ha detto in risposta a Capitan Ovvio

      Ah ok perfetto, allora ecco dimostrata la tesi dell’articolo e dello storico.

      • Capitan Ovvio ha detto in risposta a Gennaro

        Ma c’era qualcosa da dimostrare?XD
        Cioè mi pare ovvio che una spiegazione naturale sulla complessità della vita venga supportata da chi non crede in nessun elemento sovrannaturale…
        Il problema sta nel vostro goffo tentativo di far scoop per far vedere Pievani come una sottospecie di super-cattivo da fumetto pronto a complottare con i “famelici integralisti atei”.
        Quando lui pur essendo ateo nei suoi convegni ha più volte trovato punti di incontro tra scienza e fede, ed infatti sono presenti anche esponenti del clero a volte, soprattutto quando la tematica riguarda le origini dell’uomo e le sue capacità.

  12. Gab ha detto

    Mah … vorrei sapere da voi dove si evince che Darwin sia un buon cattolico e creda in Dio.

    Questi tentativi di salvare Darwin “a tutti i costi” suona, questa si, di una risposta altrettanto ideologica.

    Ma se il criterio di ogni buon cattolico deve essere solo ed esclusivamente la Verità, allora Darwin sarebbe oggi da un pezzo messo nel dimenticatoio delle teorie fantascientifiche.

    Da una parte, su questo sito, si insiste a voler dire che Darwin sia un tentativo ideologico da parte degli atei di voler sostenere in pratica che Dio non esiste. Dall’altra si tenta disperatamente di dare un fondamento “scientifico” a Darwin stesso.

    O l’una o l’altra. O Darwin è mero strumento oppure è veramente “scientifico”.

    Ciò che si fa finta (forse) di non vedere è che chi ha cominciato la propaganda anti-teista fu Darwin stesso con la sua notissima profonda crisi di fede che si sviluppò DI PARI PASSO con l’elaborazione schizofrenica della sua teoria.

    Si può fare, per una buona volta, un pò di onestà intellettuale? Si può ammettere senza ipocrisie che Darwin diventò ateo? Si può dire pubblicamente che la Chiesa aveva SEMPRE osteggiato tale teoria fino a quando si invertì la tendenza (solo negli ultimi anni?).

    Allora tutto questo discorso filosofico e sempre ideologico sull’evoluzione arriva a contaminare anche la Chiesa. Non vedere questo significa rinnegare la storia e come i fatti si evolsero nei rapporti tra evoluzione e Chiesa Cattolica. Oggi c’è chi sostiene che la Chiesa ammette l’evoluzione. Tutto ciò nella Tradizione è assolutamente falso. Tra l’altro lo si può tranquillamente documentare tra i dialoghi che si ebbero fra Darwin e il Vescovo locale.

    E come potrebbe essere altrimenti se, nell’ambito dell’evoluzione, non esiste UNA sola prova scientifica degna di questo nome?

    L’evoluzione è la favola materialista che vuole escludere Dio dalla storia dell’uomo. L’evoluzione fu simpatizzato subito dal comunismo che vide in essa il manifesto scientifico dell’ateismo SUPPORTATO dalla crisi di fede di Darwin.

    In una prima edizione Darwin escluse la parola “DIO” che fu solo successivamente introdotta per non farsi accusare di ateismo, cosa che invece per la Chiesa era evidente. Che cosa è successo da allora ad oggi? Nonostante le prove della NON evoluzione perché ci si ostina ad affossarsi su una teoria pagana ripresa da un “credente” in crisi di fede?

    Tutto ciò non ha nulla di scientifico e, continua, ancora oggi a rimanere puramente ideologico, non solo per gli atei, ma ahimé per quei credenti che vogliono conciliare l’inconciliabile e “salvare” un personaggio ambiguo e per nulla serio in ambito scientifico.

« nascondi i commenti