Baby gang, il parroco: «Non denuncio, la porta è sempre aperta»

Una parrocchia di Asti vittima di giovani vandali. Ma don Paolo Lungo è un buon pastore, preoccupato del bene di questi ragazzi. Ha allertato la polizia, il Comune, le famiglie ma non porta rancore, tiene le porte aperte e li aspetta.

 
 
 

Ci hanno colpito le parole di don Paolo Lungo, parroco alla Torretta, quartiere nella periferia di Asti.

Da mesi è vittima di baby vandali, una trentina di ragazzi e ragazze delle medie che disturbano la celebrazione della Messa.

«Li conosco, prima del lockdown non si comportavano così», riferisce il parroco.

 

«Non voglio che se ne vadano».

Chiunque si farebbe subito giustizia, reagendo con rabbia e denunciando magari i genitori.

Ma don Paolo è un vero pastore, che non si scandalizza e guarda nel cuore di quei giovani volti che lo sfidano e lo insultano.

«Non li denuncio. Non voglio che se ne vadano: le porte della Chiesa e dell’ortatorio saranno sempre aperte per loro, qualora decidessero di usarle», ha spiegato.

«Non hanno ancora varcato quella soglia che li porterebbe a gettare via la loro vita e non dobbiamo spingerli a farlo» dice don paolo. «Quei ragazzi ci stanno chiedendo aiuto con un linguaggio che ancora non capiamo. Dobbiamo rimboccarci le maniche e provare a capirli».

 

Nessun buonismo, ma interesse al destino di quei giovani.

Non è buonismo ingenuo o irresponsabilità, come qualcuno potrebbe pensare.

Don Paolo ha subito allertato le forze dell’ordine per garantire la sicurezza della comunità, le quali vengono chiamate anche «per finire di celebrare la messa».

Il Comune, la scuola e la famiglia sono state a loro volta contattate «per lavorare tutti assieme».

Ma l’attenzione ultima è alla vita di quei giovanissimi, oltre la loro ferocia. Quella rabbia è indice di un disagio profondo, di una noia esistenziale, di ricerca di senso ultimo che non trovano nella società in vivono.

Solo in uno sguardo attento e non scandalizzato di adulti come don Paolo questi ragazzi potranno trovare quella roccia su cui deporre le armi e rinascere.

 

L’unico rammarico è che una testimonianza così potente venga relegata a pagina 15 de La Stampa.

C’è forse qualcosa di più utile dell’imparare uno sguardo così per le famiglie, per gli educatori, per i genitori? Non avrebbe meritato un po’ più di visibilità, magari per qualche secondo al posto del Grande Fratello Vip?

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

____________________________________