La libertà accademica nelle università medievali, parla lo storico

La libertà accademica nel Medioevo raccontata da James Hankins, ordinario di Storia all’Università di Harvard. Rispetto alla crescente intolleranza attuale, le università medievali erano tolleranti e rispettose del pensiero eterodosso.

 
 
 

Le università anglosassoni hanno da tempo cessato di essere dei luoghi di libertà intellettuale e scientifica.

Soprattutto negli ultimi anni sono diventate centri di repressione e censura che soffocano insegnanti e studenti rei di mettere in discussione l’ideologia dominante.

 

Le dimissioni di Jordan Peterson: limitazioni di pensiero.

Qualche settimana fa il più importante intellettuale canadese, lo psicologo Jordan Peterson, da tempo in guerra contro il politicamente corretto, si è dimesso platealmente dall’Università di Toronto dov’era professore ordinario (rimanendo professore emerito senza avere neanche 60 anni).

Nel farlo, Peterson ha denunciato il giogo repressivo della “diversità, inclusività ed equità” (DIE) che discrimina gli studenti e impedisce «ai miei studenti migliori di fare carriera solo perché sono maschi bianchi eterosessuali, nonostante i loro curriculum scientifici siano stellari».

Per non parlare dell’odio e delle continue limitazioni di pensiero imposte allo stesso Peterson (uno dei pensatori più influenti al mondo!), che ha parlato di una «spaventosa ideologia che oggi sta demolendo le università e, a valle, la cultura generale».

Ed ancora: «Tutti i miei colleghi devono fare dichiarazioni DIE per ottenere una borsa di studio, e tutti mentono ed insegnano ai loro studenti a fare lo stesso. E lo fanno costantemente, dandosi giustificazioni, corrompendo ulteriormente quella che è già un’impresa straordinariamente corrotta».

 

«Università medievali tolleranti verso tesi non cristiane»

La notizia delle dimissioni dello psicologo canadese ha fatto il giro del mondo e probabilmente ha smosso parecchie coscienze.

Una di queste è quella di James Hankins, professore ordinario di Storia all’Università di Harvard, specializzato nel Rinascimento italiano.

Anche Hankins ha riferito della costernazione comune in ambito accademico «dalla crescente intolleranza al pensiero eterodosso nelle università contemporanee». Nel farlo ha voluto paragonare quanto invece avveniva nelle università medievali.

Nonostante gli atenei nel Medioevo siano nati per volontà dei pontefici per formare rigidamente teologi dotti che potessero contrastare le eresie medievali, «nel corso dei successivi cento anni hanno promosso il periodo più creativo di speculazione filosofica in Occidente».

La tolleranza verso il pensiero altrui fu il motivo di questa fioritura intellettuale nel Medioevo, James Hankins ha infatti scritto:

«Le università medievali hanno prodotto grandi filosofi come Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, Giovanni Duns Scoto e Guglielmo di Ockham. Al centro del dibattito, ancor più sorprendentemente, era il pensiero di un filosofo greco pagano, Aristotele, i cui scritti non erano affatto facili da armonizzare con la verità rivelata. Mentre il re Luigi IX bruciava migliaia di copie del Talmud ed espelleva gli ebrei dalla Francia, teologi come Tommaso d’Aquino leggevano Maimonide. Le prime università erano tolleranti nei confronti del pensiero non cristiano. La corporazione dei maestri, incaricata di preparare gli studenti agli incarichi nella Chiesa e nel governo laicale, sapeva bene come incoraggiare la vita della mente, mostrando il dovuto rispetto per l’autorità. Avrebbero potuto vietare lo studio di Aristotele (come molti li esortavano a fare) ed invece hanno permesso che “il Filosofo” diventasse la spina dorsale del curriculum artistico. Possedevano la prudenza e la collegialità per creare confini effettivi senza presumere di dettare ciò che dovevano pensare i loro compagni maestri e studenti».

 

La prima università nacque a Bologna, in territorio pontificio, nel XI secolo.

E poi quella di Parigi, dove insegna Tommaso d’Aquino; Oxford, l’università dei francescani e Padova. Tutte nate con privilegi direttamente concessi dai Papi. L’Università La Sapienza di Roma fu fondata invece nel 1303 per opera di Bonifacio VIII.

Come ha spiegato James Hankins, si trattò di spazi di vera libertà di espressione e di discussione, nei quali veniva coltivato lo spirito critico.

 

I medievali rispettavano pensiero pagano e lo diffusero.

Come spiega Hankins, al centro del curriculum universitario non furono poste solo opere cristiane, ma gli studi di Aristotele e Porfirio erano una delle tre discipline fondamentali del Trivio che gli studenti medievali dovevano padroneggiare prima di passare a studi più avanzati.

Si tradussero, si lessero e si diffusero innumerevoli opere pagane inconciliabili ed in contrasto con la dottrina cattolica, come quelle di Prisciano, Donato, Marziano Capella, Cicerone, Lucano, Plinio, Stazio, Pompeo Trogo, Virgilio, Ovidio, Orazio e Terenzio.

Inoltre, l’accesso era facilitato anche per la popolazione meno abbiente.

Lo storico medievalista Leo Moulin ha raccontato che Papa Urbano V «manteneva 1400 borsisti, ma le borse di studio non furono le sole forme di aiuto agli studenti poveri. Tutta la società medievale si ingegnò a moltiplicare le vie di accesso all’università offerte ai figli delle classi proletarie»1L. Moulin, La vita degli studenti nel medioevo, Jaca Book 1992, p. 5-6.

Come ha scritto Tim O’Neill, ricercatore (ateo) impegnato ad “insegnare” la storia agli atei, «gli studiosi cristiani accettarono l’apprendimento dei greci e romani pagani come un dono di Dio molto prima della caduta dell’Impero ed assorbirono felicemente quell’apprendimento. Non si imbatterono in qualche modo nelle traduzioni arabe di queste opere, le cercarono attivamente. Gherardo da Cremona non ha “scoperto” casualmente l’Almagesto di Tolomeo: lo conosceva già e ha attraversato due volte un continente per trovarlo in traduzione araba»

Le università moderne, dominate dalla «spaventosa ideologia» della censura progressista (detta anche cancel culture) potrebbe imparare una o due cose dalla libertà accademica del Medioevo.

La redazione

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