Sinodo tedesco, seminari vuoti nella diocesi progressista
- Ultimissime
- 11 Giu 2025
Nella diocesi di Fulda (Germania) non ci sono più seminaristi. Il vescovo è mons. Gerber, tra i più attivi nel richiedere riforme ecclesiali sullo spirito del mondo. Per ora il Sinodo tedesco ha prodotto solo seminari vuoti.
In Germania si continua a parlare di riforma ecclesiale.
Seminari da reinventare, vocazioni da “ripensare”, sessualità da “integrare”. Ma a furia di riformare, ci si dimentica di costruire.
Tra i protagonisti del Sinodo tedesco c’è il vescovo di Fulda, Michael Gerber, al centro di un modello di rinnovamento ecclesiale che sta mostrando i suoi limiti più gravi.
Non sembra essere una coincidenza il fatto che, proprio nella diocesi di Fulda, sabato scorso 7 giugno siano stati ordinati sacerdoti gli ultimi seminaristi per un lungo periodo. Al momento, si legge, non ci sono più candidati in formazione nei seminari.
Mons. Gerber e le riforme progressiste
Mons. Gerber è vescovo a Fulda dal 2019 e vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca.
E’ tra i vescovi più favorevoli alle richieste di riforma provenienti dal Sinodo tedesco.
Chiede di “integrare la sessualità” nei cammini vocazionali, in particolare a favore di candidati omosessuali nei seminari, ammicca al sacerdozio femminile e all’abolizione del celibato sacerdotale.
E’ senza dubbio mosso da buone intenzioni, ciò non si discute. Ma il risultato, al momento, è una sterilità vocazionale proprio nella sua diocesi. I numeri non mentono.
Il Sinodo tedesco e i seminari: laboratorio di crisi
Questo approccio sta trovando purtroppo piena legittimazione nel discusso Sinodo tedesco, nato come risposta alla crisi degli abusi sessuali pensando che la soluzione fosse riformare la Chiesa “aggiornandola” alle richieste mondane e mediatiche.
Tuttavia negli ultimi anni la Germania assiste a un crollo più verticale delle vocazioni sacerdotali rispetto al resto d’Europa e molti osservatori cattolici ritengono che i responsabili siano proprio i vescovi locali, tra i più “progressisti” d’Europa.
Per avere un metro di confronto, dal 2015 al 2024 le ordinazioni sacerdotali in Germania sono calate da 58 a 29.
Quest’ultimo dato è il minimo storico raggiunto, tra l’altro su 27 diocesi. Un numero di poco superiore alla ben più piccola Austria (9 volte meno abitanti della Germania), dove nel 2024 si sono registrate 20 ordinazioni sacerdotali.
Al contrario, nella pur sempre secolarizzata Francia si sono registrati 105 nuovi sacerdoti nel 2024 (+20% rispetto al 2023) e in Polonia, nel 2023, 280 candidati sono entrati nei seminari diocesani nel nuovo anno accademico.
Coincidenze? Oppure le riforme suggerite dal fantomatico progresso e dal mondo secolare, evidentemente, invece di attrarre, scoraggiano?
Una conferma proviene da quanto accade ai fratelli protestanti. Come scrivevamo, è sotto gli occhi di tutti: più si sono “aperti al mondo” e più si sono svuotati di vocazioni e di partecipazione.
Un altro dato che fornisce ulteriore conferma è che, in ambito cattolico, coloro che frequentano maggiormente la chiesa sono anche coloro che risultano essere più fedeli alla tradizione, in antitesi con le riforme.
A furia di rincorrere lo spirito del tempo, si rischia di perdere lo Spirito di Dio.
Un rischio non solo teologico, ma pastorale: si vuole costruire una Chiesa “aperta” che nessuno vuole abitare.
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