Ayaan Hirsi Ali, addio a Dawkins e all’ateismo: ha scelto Dio
- Ultimissime
- 23 Giu 2025
La sorprendente conversione di Ayaan Hirsi Ali: dall’ateismo di Richard Dawkins al cristianesimo, dopo aver sperimentato la delusione della visione atea. Ecco la sua incredibile storia.
Nel 2012 si sedette a fianco dei cavalieri dell’ateismo durante il celebre Global Atheist Convention di Melbourne (Australia).
Ayaan Hirsi Ali la si vede sorridente sul palco assieme a Richard Dawkins, Daniel Dennett e Sam Harris, di fronte ad una folla entusiasta.
Durante la convention, mentre gli altri tre se la prendevano con il cristianesimo, lei parlò del suo abbandono dell’Islam radicale e della progressiva laicizzazione durante gli anni vissuti in Olanda. Fino all’incontro con Dawkins e la conversione all’ateismo militante.
Il raduno ateo finì con i quattro cavalieri che si presero per mano ricevendo l’applauso dei fedeli, come avviene ogni domenica nelle congregazioni battiste del Sud degli Stati Uniti.
All’epoca Dawkins non poteva immaginarsi che da lì a pochi anni sarebbe stato tradito e abbandonato proprio da lei, la sua gemma preziosa che aveva corteggiato per anni prima di portarla vicino a sé.
Eppure è ciò che è accaduto nel 2023, lo ha annunciato la stessa stessa Ayaan Hirsi Ali.
La conversione di Ayaan Hirsi Ali, delusa dall’ateismo
Ayaan Hirsi Ali, intellettuale e filosofa, non si è solo convertita al cristianesimo ma è diventata (e sta diventando) una influente voce cristiana in Occidente.
Nel 2024 ha inaugurato il convegno cattolico Quo vadis? presso l’Università CEU San Pablo di Madrid affermando che «minore è la presenza del cristianesimo nella società, tanto maggiore è la crisi morale dell’Occidente».
Poche settimane fa ha spiegato di sentirsi legata al cristianesimo conservatore, perché «abbiamo cercato di separare il cristianesimo dalla filosofia politica. Per creare un mondo post-cristiano. L’esperimento non ha funzionato. Rimane sempre quel vuoto. E tante altre cose colmeranno quel vuoto. L’Occidente deve reinventarsi e ripristinare le sue fondamenta e quella fonte di idee . E il cristianesimo, secondo me, è la risposta».
La sua conversione ha ovviamente scioccato gli ex compagni di lotta, lei stessa ha raccontato di aver trovato nell’ateismo semplicemente il nulla assoluto. Un vuoto morale che l’ha portata a una grave crisi personale.
«Ho vissuto per circa un decennio con una forte depressione e ansia, disprezzo per me stessa», ha raccontato (video più sotto). «Ho toccato il fondo. Sono arrivata a un punto in cui in realtà non volevo più vivere, ma non ero abbastanza coraggiosa da togliermi la vita».
Soltanto grazie a un terapeuta si è accorta di vivere quella che descrive essere una “bancarotta spirituale”. Non avendo più nulla da perdere, ricorda, «ho iniziato a pregare, e ho pregato disperatamente. E per me, quello è stato un punto di svolta. E quello che è successo dopo è un miracolo».
Fu in quel momento che Ayaan si rese conto che, come l’Islam non le aveva donato pace interiore (ma solo brutalità e paura, in quanto donna), allo stesso modo l’ateismo aveva lasciato la sua anima vuota e terribilmente insoddisfatta.
Nonostante l’adulazione continua da parte dei suoi amici Hitchens, Dawkins, Harris e Dennett, si accorse che l’ateismo semplicemente non rispondeva alle attese più profonde del cuore, il suo come quello di ogni altra persona. Anzi, le radicalizzava.
Qui sotto il video (pubblicato anche sul nostro canale YouTube:
Ayaan Hirsi Ali e lo shock di Richard Dawkins
Il 3 giugno 2024, durante un dibattito pubblico con Richard Dawkins, Ayaan Hirsi Ali ha detto:
«Quando ero atea, andavo in giro per gli Stati Uniti e l’Europa prendendo in giro i cristiani, prendendo in giro la fede, come stai facendo tu ora, caro Richard. Camminavo con sei o sette uomini, proteggendomi per le cose che dicevo e che erano offensive per i musulmani. I cristiani invece mi scrivevano lettere dicendo: “Pregheremo per te. Sei fuori strada”. E penso che questo, da solo, definisca per me la distinzione tra il cristianesimo tradizionale e l’Islam tradizionale».
In effetti, nel video, Dawkins la prende in giro più volte, incapace di accettare la sua conversione: «Non crederai che Gesù sia risorto dai morti, vero?», le chiede incredulo.
«Scelgo di credere che Gesù sia risorto dai morti», la risposta pacifica di Ayaan Hirsi Ali.
E ribalta la domanda: «Torniamo a chiederci: “C’è qualcosa o non c’è niente?“». Dawkins ovviamente insiste nella sua fede nel nulla, Hirsi Ali ammette, invece: «Per anni sono stata d’accordo con te sul fatto che il niente vince». Ora non più.
Per Dawkins è «disgustosa» l’idea che «Dio non abbia potuto pensare a un modo migliore per perdonare i peccati dell’umanità che far crocifiggere Suo Figlio».
Ayaan invece ora accetta quell’idea:
«L’idea cristiana dice che la vita umana vale la pena di essere vissuta, perché siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. Questo è più attraente per me rispetto all’idea che non c’è nulla e che non hai più valore della muffa. E questo lo dice l’ateismo! L’ateismo fondamentalmente dichiara di non credere che ci siano prove dell’esistenza di un’entità chiamata Dio. Ma a parte questo, non è nient’altro. Assume che se tutte le persone giungono a questa conclusione, tutti gli individui si uniranno attorno alla ragione, all’illuminismo, alla conoscenza, alla tolleranza e alla moderazione. Ma le cose non sono andate esattamente così».
La storia a volte è comica.
Se Richard Dawkins divenne famoso per il libro “L’illusione di Dio“ (Mondadori 2007), la sua amica Ayaan Hirsi Ali dopo avergli creduto, ora ha scelto Dio avendo sperimentato l'”illusione dell’ateismo“.
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Colpisce la lucidità con cui Ayaan Hirsi Ali, dopo un lungo cammino segnato dal rifiuto dell’Islam e dall’adesione all’ateismo, giunge oggi a riconoscere nella tradizione giudaico-cristiana l’unico fondamento solido per la rinascita della civiltà occidentale. Non si tratta, per lei, di un puro atto di fede religiosa (almeno non ancora esplicitamente), ma di una scelta razionale e culturale, mossa dall’evidenza storica e sociale.
Con straordinaria chiarezza, rileva come il declino della famiglia nucleare — favorita dalla rivoluzione sessuale, dalle leggi sul divorzio e dalla svalutazione della maternità — abbia avuto effetti devastanti sulla stabilità sociale, sull’educazione dei figli e sulla fertilità. I dati parlano chiaro: laddove la famiglia è indebolita, anche la civiltà si sgretola.
Eppure Hirsi Ali coglie nella visione cristiana della maternità — incarnata in modo eminente dalla figura della Vergine Maria — un modello di dignità e protezione per la donna, sconosciuto tanto nel contesto islamico quanto in quello ebraico ortodosso. Riconosce che solo all’interno del cristianesimo la donna-madre viene realmente onorata, pur senza ricevere sempre la gratitudine che merita.
Infine, il suo giudizio sul mondo contemporaneo è impietoso ma realistico: di fronte alla triplice minaccia rappresentata dal totalitarismo cinese e russo, dall’islamismo globale e dall’ideologia woke, l’Occidente non ha più difese credibili, se non riscoprendo le radici spirituali e morali che lo hanno fondato. Di fronte al vuoto lasciato dalla morte di Dio, la sola risposta convincente non è il liberalismo astratto, ma la tradizione giudaico-cristiana che ha forgiato le nostre istituzioni, i nostri valori e la nostra identità.
Un appello, il suo, che vale la pena ascoltare, anche e soprattutto da parte dei “mariani”.