Il Corriere elogia l’8×1000: finite le guerre irreligiose?
- Ultimissime
- 03 Giu 2025
Un sorprendente endorsement all’8×1000 sul “Corriere della Sera”. Non più invettive, nessun “sistema di privilegi” ma un esempio di democrazia fiscale, di sana pluralità che merita di essere salvaguardata. Sembrano lontani i tempi delle guerre irreligiose.
E’ iniziato anche quest’anno il periodo dell’8×1000.
Una volta coincideva con il via alle crociate anticlericali, quando bastava pronunciare “8×1000” per evocare sistemi truccati, privilegi papalini e vescovi con le tasche gonfie.
In quel contesto nacque il nostro dossier di chiarimento e di risposta alle invettive.
E invece, sorpresa: oggi l’8×1000 viene celebrato dai media come una nobile forma di “democrazia fiscale”.
8×1000, una sfida per la Chiesa non un privilegio
Ne parla Marco Ventura sul Corriere della Sera in occasione dei 40 anni dalla nascita (35 anni dalla sua attuazione) di «questo esperimento di democrazia fiscale religiosa».
Se fino al 1990 il finanziamento pubblico era riservato solo alla Chiesa cattolica, con questo nuovo modello si apriva il campo anche ad altre fedi religiose, «in un esempio di pluralismo unico nel contesto europeo».
Giustamente, Ventura ricorda che l’8×1000 rappresentò una sfida per la Chiesa, altro che privilegio: «Non più il finanziamento automatico, ma la fiducia popolare».
Si affida, infatti, tuttora alla scelta libera dei contribuenti, soggetta alla vulnerabilità delle oscillazioni del consenso e delle strategie comunicative degli altri attori in campo (lo Stato e le altre religioni).
Le critiche superate all’8×1000
L’aspetto più criticato è il fatto che anche le quote “non espresse” — cioè i contribuenti che non scelgono — vengano ripartite proporzionalmente in base alle scelte espresse. Esattamente come avviene nelle elezioni politiche.
La maggior parte dei cittadini potrebbe scegliere lo Stato, che in quel caso riceverebbe anche tutte le quote di chi non ha spuntato alcuna casella dell’8×1000. Il “problema”, ciò che dà (o, meglio, dava) fastidio è che il 67% di chi esprime una preferenza sceglie la Chiesa cattolica.
E’ vero che solo il 27% dei contribuenti totali esprime una scelta, ma su questo c’è ben poco da criticare o da fare, se non aumentare la corretta informazione.
La tendenza attuale vede una crescita di preferenze per lo Stato (+20% dal 2005 al 2023) e delle altre confessioni (+4% dal 1995 al 2023). A pesare, secondo Marco Ventura, gli scandali interni al clero cattolico che hanno, giustamente e comprensibilmente, aumentato la sfiducia popolare.
“Il Corriere” e l’8×1000
Gli elogi del Corriere al sistema 8×1000 non finiscono e si sottolinea come il sistema abbia aperto la strada al 5×1000 per il terzo settore, al 2×1000 per i partiti politici, e «a un coinvolgimento sempre maggiore dei cittadini nelle scelte fiscali».
E ancora: «Forse il frutto più prezioso di questi 40 anni è proprio la vitalità e la creatività che il sistema ha stimolato».
Ed infine, dopo l’immancabile marchetta ai buddhisti italiani (che destinano l’8×1000 all’ambiente e agli animali), si conclude con la richiesta di salvaguardare l’8×1000, in quanto «pluralità viva, dinamica, capace di offrire molto. E che merita di essere custodita, con saggezza e discernimento».
Quando l’UAAR si spacciava per “associazione religiosa”
Nessuno avrebbe immaginato anni fa questi elogi all’8×1000 da parte del principale quotidiano italiano.
E pensare che allora i grandi giornali sponsorizzavano piuttosto l’inchiesta chiamata “Occhio per mille” dell’Unione Atei Agnostici Razionalisti” (UAAR).
Un’iniziativa piuttosto ipocrita quella dell’UAAR in quanto, come abbiamo scoperto, nei loro documenti ufficiali (ben nascosti ai membri) si auto-definivano «associazione religiosa» pur di rientrare tra i destinatari dell’8×1000, alla pari delle altre confessioni religiose.
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