Julian Baggini: la fede è atto di ragione o salto nel buio?
- Ultimissime
- 31 Mag 2025
Per il filosofo Baggini la fede non c’entra con la ragione, è un salto nel buio. Ma le cose stanno così? La fede è il prodotto di uno sforzo personale, un sentimento? E come si arriva alla fede oggi? Una riflessione sul perché la fede è un atto di ragione.
Leggere e ascoltare il filosofo inglese Julian Baggini è sempre un’esperienza stimolante.
Si tratta probabilmente dell’intellettuale ateo più famoso del Regno Unito, patrono dell’Associazione umanistica britannica.
Ma è una persona acuta e rispettosa, potremmo dire “in ricerca”: incarna la secolare tradizione dell’ateismo esistenziale. Ben diverso da quello volgarmente scientista emerso negli ultimi decenni.
In un’intervista pubblicata di recente (ma che recente non è) ha riflettuto sulla razionalità della fede.
Baggini: la fede è un salto nel buio
«Io vorrei credere in Dio», ha premesso Baggini, «ma come dico ai miei amici teisti… non ho fede».
La sua tesi è che la fede religiosa sia un tipo speciale di credenza perché «richiede un salto, un atto di fiducia, di abbandono» oltre le prove disponibili, «come un salto nel buio».
Il filosofo trova positivo questo “salto nel buio”, «perché in quel momento superi la tua razionalità e rinunciare alle proprie pretese di comprensione razionale può essere anche un atto positivo, il riconoscimento della propria finitezza».
Non ritiene la fede contro la ragione ma, «nel suo lato migliore», dice, «è credere in modo non fondato sulla ragione, ma nemmeno in contrasto con essa».
Una posizione che rispetta, al contrario di chi dice di basarsi solo sulla fede e «pochi minuti dopo, parte con argomentazioni razionali per giustificare Dio: il Big Bang, l’ordine dell’universo ecc. Ma se la tua fede si basa sulla fede, allora non puoi anche dire che è supportata dalle prove».
Ritiene comunque onesto cercare coerenza con il mondo reale, cioè guardare «nel mondo fisico per vedere se non c’è contraddizione o per arricchire la comprensione della propria fede». Che è diverso dal dire che la propria fede “si basa” sulla scienza.
Insomma, Baggini apre un capitolo molto interessante: per quali motivi si crede? La fede è oltre la ragione, un salto nel buio?
Il cristianesimo non nacque da uno sforzo interiore
Dalle sue parole emerge subito un concetto di “credere”, di “fede” come sforzo personale, sentimento, atto di volontà interno dove è la fede che genera il fatto e non viceversa.
E la maggior parte delle volte è così, tranne in un caso: nel cristianesimo. Perché è l’unica religione dove il “fatto” viene prima della fede.
Come nasce storicamente il cristianesimo? Un incontro dei primi discepoli con un uomo eccezionale, Gesù.
E’ un incontro umano, non voluto da loro, non frutto di uno sforzo intellettivo. Gesù di Nazareth si dimostra talmente affascinante che alcuni uomini e donne decisero di abbandonare tutto per seguirlo perché, con lui, sentivano che Dio si era fatto presente nelle loro vite.
Stando con lui, giorno e notte, i discepoli percepiscono che Gesù porta una diversità umana che non avevano mai sperimentato prima, un presentimento nuovo di vita vera.
E’ da quell’incontro concreto, da quel fatto oggettivo, esterno a loro, che nasce la fede: «Signore, da chi andremo?», dice Pietro dopo mesi di convivenza con lui. «Tu solo hai parole che danno la vita eterna. E ora noi crediamo e sappiamo che tu sei quello che Dio ha mandato» (Gv 6, 68).
Lì nasce il cristianesimo, l’unica religione dove un fatto esterno, un incontro oggettivo e concreto genera la fede. E’ Dio che in un momento della storia si fa incontro all’uomo e non l’uomo che si sforza di trovare Dio.
E’ il grande insegnamento di Benedetto XVI:
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».
E ancora:
«La fede cristiana non è un prodotto dalle nostre esperienze interiori, ma è un evento che ci viene incontro dal di fuori»1J. Ratzinger, Fede, verità, tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli 2003, p. 91.
Come nasce la fede oggi? Perché si diventa cristiani?
Ma oggi, come ci raggiunge Dio visto che Gesù non è più fisicamente presente, come lo era con i discepoli?
Con la stessa e identica dinamica di come è nato il cristianesimo.
Attraverso la successione degli apostoli, la successione dei testimoni che sono stati “presi” da Lui, che vivono e trasmettono la stessa diversità umana, la stessa attrattiva nel modo di vivere.
La presenza di Dio permane nella storia fino a noi attraverso persone concrete con cui ci imbattiamo che portano uno sguardo nuovo, un’umanità nuova che colpisce, che spalanca il cuore, che interpella e, soprattutto, cambia.
La fede cristiana oggi nasce così, ancora una volta non è frutto di uno sforzo interiore.
E’ ancora Papa Ratzinger a ricordarcelo:
«Dio si rende visibile in una storia, in uomini, attraverso i quali la Sua natura si rende manifesta, a tal punto che Egli in riferimento a loro può essere “denominato”, in loro può essere riconosciuto. Attraverso la relazione con persone umane, attraverso i volti di persone umane, Egli si è manifestato ed ha mostrato il Suo volto»2J. Ratzinger, “Maria. Chiesa nascente”, San Paolo 2005, pp. 52˗53.
Non esiste quindi l’adesione a un’idea astratta o l’accettazione di un sistema dogmatico dall’esterno. Non esiste un “Dio teorico”. Esistono dei volti di persone attraverso i quali Lui si manifesta: in parrocchia, in famiglia, in un monastero, in un amico, in un sacerdote, in una comunità. Ognuno conosce la propria storia.
Per questo, osserva ancora Ratzinger, «non possiamo, trascurando questi volti, voler avere solo Dio, per così dire nella sua forma pura: questo sarebbe un Dio pensato da noi al posto di quello reale»3J. Ratzinger, “Maria. Chiesa nascente”, San Paolo 2005, pp. 52˗53.
Ecco come Papa Francesco spiegò la nascita della fede in lui:
«La fede, per me, è nata dall’incontro con Gesù. Un incontro personale, che ha toccato il mio cuore e ha dato un indirizzo e un senso nuovo alla mia esistenza. Ma al tempo stesso un incontro che è stato reso possibile dalla comunità di fede in cui ho vissuto e grazie a cui ho trovato l’accesso alla vita nuova che, come acqua zampillante, scaturisce da Gesù attraverso i Sacramenti, alla fraternità con tutti e al servizio dei poveri, immagine vera del Signore. Senza la Chiesa non avrei potuto incontrare Gesù».
Quindi “la Chiesa” non è il Vaticano o la Santa Sede o l’istituzione secolare, ma è la comunità viva di persone, di testimoni tramite i quali Cristo continua a rendersi presente nella storia. Incontrandoli riaccade quel che vissero i discepoli con Gesù: si segue, si fa l’esperienza di un cambiamento, di apertura della ragione, di corrispondenza.
La fede come atto di ragione, non un salto nel buio
Ora, tornando al filosofo Baggini, lui sosteneva che la fede sia però un salto nel buio (né fondato sulla ragione, né in contrasto).
Non è vero, il processo di riconoscimento della presenza di Dio nella storia, attraverso i volti concreti della comunità cristiana in cui ci si imbatte, è un processo guidato dalla ragione.
E’ la ragione umana che vaglia le dinamiche dell’incontro, che riconosce se c’è una reale corrispondenza tra ciò che si è incontrato e la sede di infinito ci troviamo dentro, che si accerta che il cambiamento che ha prodotto in noi quell’incontro sia reale e non illusorio.
Non c’è nessun salto nel buio.
È come quando ci si innamora: si possono incontrare tante persone simpatiche, brillanti, affettuose. Ma a un certo punto ne incontri una, e senti che lì c’è qualcosa di irriducibile, di unico. Allora ti fermi. Osservi. Ti fai domande. Cerchi di capire se è un’emozione passeggera o qualcosa di profondo.
Chiedete a Baggini se pensa che stare con sua moglie sia un salto nel buio. Eppure, dove sono “le prove” che stabiliscono che è vero amore e non illusione dell’amore? Le “prove” le conoscerà lui, in base al processo razionale che svolge ogni giorno quando sceglie di stare con lei e non con un’altra.
Questo è il punto: la fede è un atto di ragione mentre riconosce continuamente la presenza di Dio nella storia attraverso dei volti, una compagnia. Nella Chiesa.
La fede non è un salto nel buio: è il compimento pieno dell’uso della ragione.
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