Catherine Nixey, delude il libro sulle eresie cristiane

Catherine Nixey

Anche il secondo libro di Catherine Nixey, dedicato al rapporto tra la vittoria dell’ortodossia cristiana sulle eresie, è deludente e poco convincente. Intitolato “Gli altri figli di Dio” (Bollati Boringhieri 2024), ecco la nostra dettagliata recensione.


 

La prima incursione della giornalista britannica Catherine Nixey nella divulgazione storica è stata un disastro.

Autrice di The Darkening Age (in italiano: Il nome della croce) e relatrice della British Humanist Association, ha fatto sua la screditata tesi di Edward Gibbon sul fatto che i cristiani avrebbero ucciso la civiltà classica, distruggendo i templi pagani e la Grande Biblioteca d’Alessandria.

Dame Averil Cameron, docente emerito di Antichità e Storia Bizantina presso l’Università di Oxford, ha riassunto così l’opinione degli storici che si sono occupati del libro: «Una parodia esagerata e squilibrata».

Al primo libro di Nixey abbiamo dedicato due articoli, il primo dedicato alla fiaba della distruzione dei templi pagani e il secondo alla fiaba della distruzione della Biblioteca d’Alessandria.

Abbiamo soprannominato Nixey la “Corrado Augias in gonnella” (mentre altri l’hanno definita la “Edward Gibbon sotto steroidi”), perché pur essendo una semplice giornalista (e non un’accademica, pur con una laurea in Studi classici), ama concentrarsi sulla storia del cristianesimo rispolverando tesi in voga nell’Ottocento e decisamente consumate.

 

Catherine Nixey, il nuovo libro sulle eresie cristiane

Catherine Nixey ha recentemente pubblicato la sua seconda opera, molto meno apologetica.

Il nuovo libro si chiama Heresy. Jesus Christ and Other Sons of God (Picador 2024), pubblicato anche in italiano con il titolo Gli altri figli di Dio. Cristo, la Chiesa e l’invenzione dell’eresia (Bollati Boringhieri 2024).

Il tema generale del nuovo libro è che nei primi secoli il cristianesimo si diffuse in una grande varietà di forme e credenze, riducendosi poi all’ortodossia in quelle idee teologiche sopravvissute fino ad oggi.

Quella tra eresie e ortodossia non è certo una tesi originale, decine di studiosi a partire da Frederick Fyvie Bruce se ne sono occupati con grande autorità, d’altra parte se ne fa accenno già nelle lettere di San Paolo.

Ma chiaramente Catherine Nixey ha un intento secondario, ovvero sostenere che la versione ortodossa del cristianesimo (cioè, quella cattolica) si sia imposta sulle “eresie” tramite l’oppressione e la violenza.

 

Vangeli canonici vs apocrifi

Innanzitutto Nixey si occupa delle fonti cristiane, in particolare dei quattro vangeli canonici (Marco, Matteo, Luca e Giovanni) e altri testi chiamati apocrifi, nati tardivamente e quasi tutti scritti su inspirazione dei vangeli canonici (quindi fonti non indipendenti).

Ma questa differenza non viene detta da Nixey!

Quando l’autrice parla della varietà delle prime forme di cristianesimo, si affida infatti proprio ai vangeli apocrifi senza spiegare perché i quattro vangeli canonici ed il messaggio su Gesù in essi contenuto abbiano “vinto” sulle varie dottrine alternative.

Questo porta i lettori più ingenui a pensare che la Chiesa primitiva abbia operato una scelta arbitraria. E la stessa Nixey dà l’impressione di pensare che si sia trattato di un evento fortuito.

In realtà, i quattro vangeli canonici hanno predominato fin da subito tutti gli altri scritti cristiani, almeno dalla metà del secondo secolo. Non furono mai sostituiti e mai rifiutati per un solo ed unico motivo: erano i testi più antichi, più affidabili, più coerenti con la primitiva tradizione orale e più vicini ai fatti narrati.

Questo fu l’unico criterio per cui furono ritenuti l’insegnamento cristiano ortodosso a partire da Sant’Ireneo, ben prima del Concilio di Nicea e dell’imperatore Costantino.

Ma Catherine Nixey non fa distinzioni, mette tutto sullo stesso piano e nello stesso calderone: i vangeli canonici vengono appaiati a quelli apocrifi e perfino alle varianti degli apocrifi (trovate su alcuni frammenti di papiro), che risultavano sconosciute perfino all’epoca. Lo scopo è enfatizzare il caos dottrinale dei primi secoli cristiani.

Markus Bockmuehl, biblista dell’Università di Oxford, ha recensito negativamente l’opera di Nixey osservando infatti che:

«La datazione sembra irrilevante quando si giustappone allegramente l’etiope “Libro del gallo” del IV o VI secolo, il fluido e volatile ciclo di storie del Vangelo dell’infanzia di Tommaso, del II secolo ed i manoscritti mandaici della tarda antichità, di data altamente incerta».

 

Le eresie cristiane e l’ortodossia

Lo stesso modus operandi (creare caos!) usato con i testi cristiani viene attuato dalla giornalista britannica appaiando forme particolari di cristianesimo dei primi secoli, come il marcionismo con varianti dello gnosticismo che sono note solo perché menzionate dai testi ortodossi.

Anche gli autori cristiani stessi che ne parlarono non avevano ben chiaro chi o quanti fossero questi gruppi eretici e probabilmente alcuni di loro nemmeno esistettero realmente.

Come spiegato sempre da Markus Bockmuehl, che nei primi secoli vi fu un guazzabuglio di bizzarre e strane sette cristiane è noto a tutti gli studiosi, ma tuttavia:

«Ciò che conta per Nixey non è se le innumerevoli visioni alternative abbiano mai raggiunto un consenso identificabile o una longevità, ma solo che l’incredibile sia stato creduto una volta da qualcuno, da qualche parte, pur venendo spietatamente soppresso».

Nixey cita i critici del cristianesimo, come Celso e Porfirio, quando prendevano regolarmente in giro le rivendicazioni e contro-rivendicazioni delle varie eresie cristiane.

Ma, osserva Bockmuehl, «non si ferma quasi mai ad ascoltare le risposte fornite dai loro interlocutori cristiani, la cui abitudine a citare ampiamente i loro oppositori li mostra palesemente più coinvolti nel mostrare ai rivali le prove rispetto alla maggior parte del resoconto di Nixey».

Pensatori cristiani come Origene, infatti, non si scandalizzarono per queste eresie perché sapevano bene che qualsiasi filosofia degna di questo nome genererà inevitabilmente disaccordi sulla verità.

Ma tutto questo accade anche oggi nel mondo dell’informazione.

Come osserva Bockmuehl, riferendosi alla modernità ed alla frammentazione della verità dei fatti operata sui social media da catastrofisti, troll e teorici della cospirazione, «i nostri mercanti di fake news non hanno nulla a che fare con gli antichi paradossografi! Lo strano e il meraviglioso proliferavano allo stesso modo, così come il grottesco e il vile prosperavano accanto alle menti nobili».

Il proliferare di “eresie” avviene in qualunque contesto, perfino nell’ateismo!

C’è la corrente degli atei moderati, quella violenta e quasi estinta del “New Atheism” la quale diede origine nel 2012 all’eresia dell’Atheism Plus (o Atheism+), un gruppo che volle staccarsi per valorizzare un approccio più propositivo e meno guerrafondaio.

Più recentemente, dalle costole di queste eresie sono nate anche il wokeism, formato da atei più interessati all’agenda progressista (guidati dall’American Atheists), la quale ha generato l’ennesima variante degli “Anti-WOKE Atheists”, un’eresia che contrasta quella precedente, capitanata da Richard Dawkins (già leader del New Atheism, ora ha abbracciato l’Atheism+).

Ogni gruppo citato è chiaramente il guerra con le altre versioni dottrinarie.

ortodossia eresie cristiane

 

Catherine Nixey ha imparato la cautela

Fortunatamente dopo un terzo di libro, Nixey mostra consapevolezza della necessità di cautela.

Ecco cosa scrive l’autrice:

«Tali storie, per quanto divertenti, dovrebbero essere lette con una certa dose di sospetto: l’eresiologo Epifanio è un testimone da trattare con cautela nei momenti migliori […] ma, considerando le vaste perdite di testi che si sono verificate, lo storico è costretto a usare tali fonti: non c’è rimasto molto altro»1C. Nixey, Heresy. Jesus Christ and Other Sons of God, Picador 2024, p. 136.

Un’altra sorpresa di Nixey è quando riconosce che gli imperatori cristiani non erano poi così intolleranti come furono descritti dagli storici dell’Ottocento.

Precisa infatti, correttamente, che le minacce verso le eresie cristiane da parte degli imperatori che aderirono al cristianesimo erano semplici dichiarazioni retoriche di politica piuttosto che rigide prescrizioni legali, tant’è che non vennero mai applicate rigidamente né costantemente2C. Nixey, Heresy. Jesus Christ and Other Sons of God, Picador 2024, p. 174.

Nixey dedica anche varie pagine alla cosmologia della terra piatta di Cosma Indicopleuste che, nel 19° secolo, generò il mito sui cristiani terrapiattisti.

Fortunatamente l’autrice riesce a concludere dicendo: «Potrebbe essere possibile sostenere che le idee di Cosma Indicopleuste fossero ritenute un’aberrazione»3C. Nixey, Heresy. Jesus Christ and Other Sons of God, Picador 2024, p. 245.

Più che “potrebbe essere possibile sostenere”, è semplicemente un fatto che furono viste così. Lo abbiamo già documentato.

I primi pensatori cristiani (con qualche bizzarra eccezione, come anche oggi d’altra parte!) accettavano pienamente che la terra fosse rotonda, in aperto contrasto con i loro predecessori pagani, laddove intere scuole filosofiche (quella degli Epicurei, ad esempio) sostennero per secoli la cosmologia della terra piatta, influenzati da Aristotele.

Questi frequenti ammonimenti e avvertimenti sono la lezione che l’autrice è stata costretta ad imparare dopo la pesante stroncatura ricevuta dal suo primo libro.

 

Eresie soppresse? Il libro di Nixey si contraddice

Nixey alterna momenti di prudenza a convincimenti sulle presunte forme di oppressione e violenza applicate contro gli eretici e altri dissidenti, citando tutte le volte in cui la pena di morte compare nelle leggi degli imperatori cristiani.

Tuttavia, come si accorgerà chi leggerà il libro, l’autrice non è in grado di fornire molti esempi concreti.

Infatti non c’è alcuna prova effettiva che tali pene siano mai state eseguite contro gli eretici nei primi secoli.

Come scrive Marco Rizzi, ordinario di Letteratura cristiana antica presso l’Università Cattolica e autore di una recensione in italiano del libro, «dal lessico filosofico i vari gruppi cristiani trassero l’arma polemica più efficace da utilizzare nei conflitti che li laceravano», non certo dalla spada o dalla violenza.

È falso che il manicheismo sia stato «completamente spazzato via» dai cristiani, come afferma Nixey. Molto prima di qualsiasi opposizione cristiana, questa eresia subì persecuzioni spietate dall’imperatore pagano Diocleziano e dall’Impero musulmano sasanide e dal Califfato abbaside (Nord Africa)

Come sottolinea lo studioso di Oxford, Markus Bockmuehl nella sua recensione, il libro di Nixey soffre di un’enorme contraddizione.

Le sue tesi centrali non possono essere vere contemporaneamente. Lei infatti sostiene che:
1) Fin dall’inizio, il cristianesimo è stato sempre e ovunque irrimediabilmente diviso in sette proliferanti, senza un centro che le unisse;
2) Lo stesso cristianesimo fu determinato a sradicare ogni pluralità o “scelta” in favore dell'”omogeneità”;

In aggiunta a queste si possono sintetizzare altri punti affermati dall’autrice:
3) Gran parte di queste eresie cristiane erano così bizzarre da avere un fascino limitato, concedendo che la gran parte di esse non fu mai in alcun modo tanto influente da dover essere presa in considerazione dalla versione ortodossa;
4) Anche dopo il IV secolo, la spiegazione dell’“ortodossia oppressiva” non regge quando ammette che le leggi degli imperatori cristiani non possono essere prese come prova di un’effettiva oppressione (infatti non fornisce prove);
5) I fulminanti anatemi contenuti negli scritti degli autori cristiani “ortodossi” si rivelarono, scrive, «in gran parte inutili».

 

Perché vinse l’ortodossia e non le eresie?

Allora perché questa ortodossia ha vinto?

Se non fu grazie all’intolleranza, come la stessa Nixey è costretta ad ammettere nonostante fosse la storia che avrebbe voluto raccontare, come sparirono le eresie cristiane?

L’autrice non risponde perché le manca un tassello: come già detto evita di preoccuparsi del perché i vangeli canonici siano diventati i testi “ufficiali” essendo le prime e più antiche manifestazioni della vita di Gesù, coerenti con l’antichissima tradizione orale e con le antiche lettere di S. Paolo.

La verità è che la maggior parte delle dottrine alternative sostenute dalle molteplici eresie si estinsero da sole ben prima che la versione ortodossa avesse la capacità di “sopprimere” attivamente qualsiasi cosa, ovvero a partire dal IV secolo. Ma a quel tempo la maggior parte di queste varianti del cristianesimo erano sparuti gruppi, vaghi ricordi o fantasmi letterari.

Come scrive Bockmuehl, la scomparsa delle opinioni marginali non fu dovuta ad alcuna “soppressione”, ma perché svanirono da sole «presumibilmente prive di ossigeno di seguaci o di plausibilità».

In pratica, le eresie persero la “competizione religiosa” con la forma di cristianesimo più antica, più attraente, più aderente ai fatti e meno esoterica.

 

Il risultato è un libro molto strano.

Pur argomentando una tesi non certo originale, Gli altri figli di Dio non contiene errori particolarmente gravi o narrazioni ideologicamente distorte com’è accaduto con il suo primo volume, “In nome della croce”.

L’autrice rimane però ancora incrostata e pesantemente influenzata dalla mitologia gibboniana sul cristianesimo e questo la porta a frequenti fraintendimenti, contraddizioni e mancate spiegazioni, vanificando così i suoi sforzi di essere presa sul serio.

Autore

La Redazione

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