«Ha vissuto solo poche ore: il momento più bello della nostra vita»

Agata Tyrpa

La testimonianza terribile e magnifica di Agatha Tyrpa e del marito, coppia polacca che ha scelto di dare alla luce Catherine pur sapendo essere affetta da trisomia 18.


 

La diagnosi fu tremenda: trisomia 18.

Due parole che lasciano paralizzata qualunque mamma in attesa di partorire.

Si tratta di una malattia genetica rara, chiamata anche sindrome di Edwards, che provoca grave ritardo di crescita e cognitivo, anomalie multiple a carico di cuore, reni e altri organi, e una ridotta aspettativa di vita.

E’ ciò di cui era affetta la figlia di Agata Tyrpa e di suo marito, una coppia polacca che all’inizio del 2025 scoprì di attendere Catherine ma che vide ben presto la gioia trasformarsi in paura e ansia. I primi risultati prenatali mostrarono un alto rischio di difetto genetico.

Le probabilità erano contro loro, ma decisero comunque di portare avanti la maternità con tutta la cura possibile.

 

Catherine visse poche ore, amata come una regina

L’ecografia fu eseguita il 29 aprile 2025, giorno della festa di Santa Caterina da Siena. E’ così che la coppia ha deciso di dare alla figlia il suo nome.

Quando la piccola Catherine venne al mondo, qualche settimana fa, i medici erano già consapevoli del suo destino: poche ore, forse uno o due giorni.

Eppure quegli istanti hanno acquisito, per la sua famiglia, un valore incommensurabile. «Quando è nata, sapevamo che stava già iniziando ad abbandonarci», racconta la madre.

In quei preziosi momenti la piccola fu coccolata, amata, battezzata e cresimata, grazie a un sacerdote amico della coppia. Poterla toccare, sentirle il respiro, pronunciare con cura parole sacre: tutte azioni che, anche nella brevità, trasformano il tempo in eterno.

«Abbiamo avuto la possibilità di salutarla, seppellirla e ora possiamo visitare la sua tomba al cimitero», dice Agata. «È stata incorporata alla Chiesa attraverso il battesimo, non aveva peccati, quindi abbiamo la nostra piccola figlia, una santa».

Catherine visse due giorni, ma fu amata come una regina.

 

«Con la sua breve vita ha liberato molto amore»

Nei corridoi del reparto, in mezzo a macchinari e protocolli, si respirava una tenerezza rara. Il personale sanitario si fece presenza concreta e la coppia ringrazia la «premurosa, sincera dedizione del personale medico e il loro supporto discreto e compassionevole».

Di quelle poche ore di vita di Kasia (nomignolo con cui chiama la figlia), aggiunge la madre, «non cambierei un solo minuto del tempo che noi, come genitori, abbiamo trascorso con lei, e i nostri figli più grandi con la loro sorella».

Oltre a permetterle di ricevere l’amore della sua famiglia, dice, «la nostra piccola Kasia, con la sua stessa esistenza, ha liberato un’enorme quantità di bontà in tutti noi. La sua vita e la sua morte hanno tra l’altro ri-avvicinato me a mio marito».

Agatha ha anche un messaggio importante da comunicare: «Non esiste diagnosi e non esiste circostanza che giustifichi mai l’aborto, l’uccisione di un bambino concepito. Sebbene gli ultimi nove mesi siano stati un periodo molto difficile per me, per noi, pieni di emozioni e paure, è stato anche un periodo unico e meraviglioso».

E non avrebbero mai retto senza la fede perché «la morte di una persona cara, se vissuta in connessione con Dio assume un significato più profondo».

Grazie alla preghiera, ha aggiunto la madre, «abbiamo potuto dire: “Sia fatta la Tua volontà”, in ogni fase della vita di Kasia; abbiamo potuto stare con nostra figlia e affrontare la sua malattia, non ci siamo arresi alla disperazione e, nella nostra profonda tristezza, abbiamo ricevuto conforto».

 

Agata Tyrpa

Autore

La Redazione

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