Mosaico di Megiddo, prima “prova fisica” del cristianesimo
- Ultimissime
- 18 Nov 2024
Visitabile per la prima volta a Washington il mosaico di Megiddo, risalente al III° secolo e parte del più antico luogo di culto del cristianesimo primitivo, dove Gesù era già adorato come Dio.
Per la prima volta è possibile visitare il più antico luogo di culto cristiano del mondo.
Si tratta del mosaico di Megiddo, risalente al III secolo e oggi ospitato al Museum of the Bible di Washington.
E’ stato presentato per la prima volta al mondo il 15 settembre 2024 e ha già attirato migliaia di visitatori da tutto il mondo. Resterà esposto fino a luglio 2025.
Cos’è il mosaico di Megiddo
Il Mosaico di Megiddo è stato scoperto durante la costruzione di una prigione a Megiddo nel 2005, a nord di Israele nella regione della Galilea. Un’area che all’epoca era chiamata Legio, di forte rilevanza storica e biblica (spesso associata con la battaglia di “Armageddon”, menzionata nel libro dell’Apocalisse).
E’ considerato la più importante scoperta dai tempi dei Rotoli del Mar Morto a Qumran (1946), il mosaico risale infatti attorno al 230 d.C., periodo antecedente alla legalizzazione e alla maggior popolarità del cristianesimo con l’imperatore Costantino.
Offre una comprensione più approfondita della diffusione del cristianesimo primitivo in Terra Santa.
Si pensa che facesse parte del pavimento del più antico luogo di culto cristiano, decorando una delle sale di preghiera di quasi 50m². E’ una testimonianza unica di una primitiva comunità ecclesiale prima che le strutture più formali della chiesa si sviluppassero nei secoli successivi.
La prima iscrizione: l’uso del termine “fratello”
Il mosaico di Megiddo, creato da un artista di nome Bruzio (il suo nome è conservato nel pavimento), raffigura un tavolo/altare per la celebrazione dell’Eucarestia e il disegno di due pesci, simboli primitivi del cristianesimo.
Ma vi sono altri elementi interessanti, tra cui tre iscrizioni in greco.
La prima è dedicata a un uomo di nome Gaiano, un centurione romano che contribuì a proprie spese e come atto di generosità a finanziare il pavimento a mosaico. Si tratta di una rara dimostrazione di unità tra romani e cristiani.
Gaiano viene appellato come “nostro fratello”, confermando l’uso del termine “fratello” nella chiesa primitiva come si legge nelle lettere del Nuovo Testamento.
La seconda iscrizione: il ruolo delle donne
La seconda iscrizione (nell’immagine sotto) rende memoria di 5 donne chiamandole per nome, probabilmente ebbero un ruolo importante in quella comunità.
Esse sono Akeptous, moglie di Gaiano, Primilla, Ciriaca, Dorotea e Chreste.
Bobby Duke, curatore della mostra, ritiene che questi riferimenti sottolineano «il ruolo cruciale delle donne nella chiesa primitiva», e forse furono anche sostenitrici finanziarie di questa primitiva “chiesa domestica”.
La terza iscrizione: Gesù come Dio
Nella terza iscrizione, vi sono le parole: “Dio Gesù Cristo”, specificando che a Lui è dedicato il tavolo al centro della stanza.
Si tratta di una preziosa e antica dimostrazione della fede nella divinità di Gesù, decenni prima dei principali concili della chiesa primitiva (ad esempio, Nicea si svolse nel 325 d.C.).
Questa attestazione non è presentata come una grande idea rivoluzionaria, ma una semplice (e quasi ovvia) frase preposizionale a fondamento teologico della fede di questa antica comunità.
Ciò denota una credenza da tempo radicata, smentendo così la tesi di Bart D. Ehrman su una sorta di esaltazione tardiva di Gesù come Dio.
Nel suo controverso saggio divulgativo, How Jesus became God (Harperone 2014), infatti, lo studioso agnostico prova a mettere in discussione le evidenze sulla cosiddetta “cristologia dall’alto”, sostenendo che i cristiani avrebbero elevato gradualmente Gesù allo status di essere divino uguale al Dio di Israele, formalizzando tale fede solo nel Concilio di Nicea (325 d.C.).
Si tratta di una vecchia e riciclata idea della storiografia di inizio ‘900 (a partire da Wilhelm Bousset), ampiamente respinta dalla comunità scientifica grazie a studiosi come Martin Hengel, Larry Hurtado e Richard Bauckman. Il libro di Ehrman ha trovato immediata e dettagliata replica nel volume How God Became Jesus (Zondervan 2014).
“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28), scriveva San Paolo nella prima metà del I secolo.
Il mosaico di Megiddo testimonia una piccola comunità cristiana che viveva secondo l’ideale paolino, dove un artista, un soldato romano, un gruppo di donne crearono una stanza per permettere alla primitiva chiesa locale di riunirsi fraternamente nel nome di Gesù Cristo, già allora adorato come Dio.
1 commenti a Mosaico di Megiddo, prima “prova fisica” del cristianesimo
Grazie mille e Gloria a Dio che ci conferma anche con l’archeologia nella fede in Gesù vero Dio e vero uomo come ce lo attestata anche il caro medico Luca nel suo Vangelo, dopo aver fatto una diligente ricerca! Grazie e avanti con serietà e fiducia!
Ruggero