Se Buddha era un nichilista, proprio come Nietzsche

Il pensiero di Buddha accomunato al nichilismo di Nietzsche. Il filosofo Sossio Giametta confronta le due filosofie scoprendo sorprendenti affinità.


 

Un parallelismo tra il nichilismo di Friedrich Nietzsche e Buddha.

Lo sostiene il massimo studioso internazionale di Nietzsche, il filosofo Sossio Giametta.

Le affinità tratteggiate sono numerose perché il fondatore del Buddhismo, vissuto nel VI secolo a.C., risulta essere stato di fatto un indomito nichilista.

Giametta si rifà alle parole scritte da Walpola Rahula, il primo monaco buddhista a divenire titolare di una cattedra universitaria in Occidente, autore de L’insegnamento del Buddha (Adelphi 2020).

 

«Il nichilismo di Buddha e di Nietzsche»

Per Buddha, scrive il filosofo italiano Giametta, «l’esistenza dell’uomo è come un fiume di montagna che scorre via veloce portando tutto con sé».

Per il fondatore del buddhismo, «non c’è una sostanza immutabile, non c’è nulla dietro le cose che possa definirsi un io permanente, che possa chiamarsi io». L’io e l’essere sono solo «una combinazione di aggregati fisici e mentali che funzionano in modo indipendente».

Così, sia per Nietzsche che per Buddha, prosegue Giametta, «c’è il pensiero e non il pensatore, l’azione senza l’agente».

Più recentemente, sempre a proposito di Nietzsche e buddhismo, Sossio Giametta ha ritenuto che la dottrina dell’eterno ritorno non è la base di Così parlò Zarathustra, il celebre libro del pensatore tedesco, «ma la più grande gaffe di Nietzsche».

Sia il buddhismo che Nietzsche ritenevano infatti la ciclicità del tempo: tutto ciò che è stato si ripresenterà nuovamente allo stesso modo. Una tesi che «puzza di stupidaggine da lontano», scrive il filosofo italiano.

Nietzsche si abbandonò tuttavia a questa idea, sostiene Giametta, per «placare la sua profonda e tormentosa spinta religiosa».

 

Il nichilismo buddhista e i diritti umani in Occidente?

Le considerazioni sul nichilismo buddhista contrastano apertamente l’unicità e la sostanzialità dell’uomo, aiutando forse a capire perché i diritti umani e l’attenzione all’individuo si sono sviluppati solamente in Occidente (cristiano).

Minimizzando l’individualismo e ponendo l’accento solo sui doveri collettivi, infatti, è impossibile dare un fondamento ontologico -oltre che ai diritti- anche al concetto di libertà personale e di responsabilità individuale (in quasi tutte le lingue non europee non esiste neanche la parola “libertà”).

Come scrisse Joseph Ratzinger, «se viene a mancare il concetto di unicità delle persone, non è più possibile fondare e difendere l’inviolabilità della dignità di ogni singola persona»1Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana 2005, p. 19.

Il mondo diventa così una valle di lacrime e la religione, osserva ancora Ratzinger, «anziché fornire dei criteri per poter vivere nel mondo, dei modelli di responsabilità sociale a cui ispirarsi, suggerisce la via per travalicare il mondo terreno, la via della liberazione dal fardello delle apparenze» 2Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana 2005, p. 19.

L’obbiettivo primario del buddhismo, infatti, è eliminare il dolore e, tramite la ricerca del Nirvana, sopprimere (o estinguere) il desiderio di essere e di avere, fonte di ogni dolore. Il male vince sull’uomo per Buddha, l’unica cosa che si può fare è attutirne la forza devastante, cercare di esserne feriti il meno possibile tramite l’indifferenza.

 

Il buddhismo, la dignità umana e il cristianesimo

Pensiamo invece alla famosa considerazione di Boris Leonidovič Pasternak, Nobel per la letteratura: «Nell’abbraccio di Cristo, nasce l’uomo».

Il concetto di uomo, in quanto essere padrone del suo destino, è infatti un’invenzione esclusivamente cristiana. Fu il cristianesimo a spazzare via il fatalismo pagano, affermando l’individualismo ed il libero arbitrio.

Il Dio cristiano premia la “virtù” e punisce il “peccato” («Va’ e non peccare più», Gv 8,11) proprio perché l’uomo è responsabile delle sue azioni, padrone di se stesso e non un “pensiero senza pensatore”.

I grandi padri del liberalismo classico -da Locke a Kant ai fondatori dell’America, come Tocqueville- sapevano e scrivevano che «il cristianesimo -con quella sua idea dell’uomo creato a immagine del Dio che si è fatto uomo per soffrire con gli uomini- è la religione che ha introdotto il valore della dignità umana personale, senza il quale non c’è né libertà, né uguaglianza, né solidarietà, né giustizia»3Marcello Pera, Perché dobbiamo dirci cristiani, Mondadori 2008, p. 6.

Lo stesso Hegel, scrisse: «Sono già ben millecinquecento anni che, mediante il cristianesimo, la libertà della persona ha iniziato a fiorire ed è divenuta, in una parte peraltro piccola del genere umano, principio universale»4Heghel, Lineamenti di filosofia del diritto, Bompiani 2006, p. 161.

La redazione

2 commenti a Se Buddha era un nichilista, proprio come Nietzsche

  • anonimo ha detto:

    Attenzione dire che la nascita dei diritti è attribuibile al solo cristianesimo,è raccontare la storia solo nell’orbita cristiaocentrica.
    Poi una cosa quali diritti? Visto che è un tema molto ampio

    • Laura ha detto:

      In un certo senso cristianità ed occidente sono piuttosto sinonimi, dovresti altrimenti mostrare la nascita del concetto di dignità umana e diritti umani in Cina, in India o nel Medio Oriente…