In Giappone picco di suicidi: l’Oriente risponde al senso della vita?

suicidi giapponeSi parla molto del Giappone in questo periodo, in particolare per quanto riguarda il caso delle sempre più numerosi morti solitarie e dell’aumento dei suicidi.

Solitudine e disperazione sono fenomeni collegati tra loro, segno di una civiltà e di una cultura che non è riuscita ad offrire risposte al bisogno dell’uomo. «La solitudine e la rottura dei legami familiari», si legge, «sono ormai la cifra di una società, quella giapponese, sempre più frammentata». Sono numerose le persone anziane i cui corpi senza vita vengono scoperti spesso dopo settimane o addirittura mesi: 30mila all’anno.

Sono invece tra i 20.000 e 30.000 i suicidi. Secondo una recente ricerca governativa, solo il 20% è stato causato da motivi economici, il 60% è legato alla depressione. Quasi il 25% dei giapponesi adulti ha pensato seriamente a suicidarsi.  Non c’è un collante sociale, da un sondaggio del 2008 è risultato che il 39% riferisce di avere una fede religiosa, di cui il 34% segue il buddhismo, il 3% lo shintoismo, l’1% il cristianesimo (0,7% protestantesimo, 0,3 % cattolicesimo) e un altro 1% ha dichiarato di seguire altre religioni. Evidentemente, per esclusione, gran parte della società non aderisce ad alcuna religione.

Tra «lezioni di Nirvana e il Buddha in fila indiana», sono tanti gli occidentali che guardano all’Oriente in cerca di se stessi, per una rinascita personale. Ma il vescovo giapponese mons. Isao Kikuchi ha spiegato che all’origine di tale tragica situazione vi è proprio la mancanza, nella cultura giapponese, di una ragione plausibile per vivere. «Una delle ragioni di questo fenomeno», ha detto, «è la mancanza di religione nella vita quotidiana delle persone in Giappone. È ovvio che un’abbondanza di ricchezze terrene e materiali o lo sviluppo tecnologico non possono provvedere a un arricchimento spirituale, al contrario alimentano la vuotezza nei cuori di molti. Mentre la società ha continuato a cercare lo sviluppo materiale, la spiritualità religiosa ha perso il proprio posto nella società e nella comunità locali ed è stata distrutta, lasciando le persone isolate. L’isolamento è una delle principali cause che spinge le persone a mettere fine alla propria vita».

Con solo l’1% di cristiani, la popolazione giapponese è divisa tra un’assenza di spiritualità e un monismo olistico come quello che caratterizza buddhismo e shintoismo. Come ha spiegato il teologo Joseph Ratzinger nella sua monumentale opera, «nelle religioni come il buddhismo, Dio è concepito in maniera del tutto impersonale, ossia come nulla assoluto rispetto a quel tutto che l’uomo è in grado di cogliere come reale, non può esservi una relazione positiva “di Dio” con il mondo. E il mondo diventa una valle di lacrime non più a cui dar forma, bensì da superare». Così, «la religione anziché fornire dei criteri per poter vivere nel mondo, dei modelli di responsabilità sociale a cui ispirarsi, suggerisce la via per travalicare il mondo terreno, la via della liberazione dal fardello delle apparenze» (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana 2003, p.19).

Tutto il contrario del cristianesimo, dove è forte il concetto di identità personale e unicità della persona la quale acquista un valore infinito laddove si riconosce voluta e amata dal Dio che non ha disdegnato farsi Uomo per divenire incontrabile, compagno di vita. La valle di lacrime ha così possibilità di trasformarsi in una realtà buona, positiva, occasione di liberazione e di riscoperta di se stessi.

La redazione

31 commenti a In Giappone picco di suicidi: l’Oriente risponde al senso della vita?

  • Klaud ha detto:

    Però se non ci dicono come sono distribuiti i suicidi tra le varie categorie e saltare alla conclusione che ”…con solo l’1% di cristiani, la popolazione giapponese è divisa tra un’assenza di spiritualità e un monismo olistico come quello che caratterizza buddhismo e shintoismo…” non chiarisce molto il problema. Per essere più chiaro: è come l’opinione che gli atei siano dediti a qualsiasi nefandezza, ma poi scoprire che la percentuale di atei in galera è ben al di sotto di quella che rappresenta gli atei nella società.

    • Fabio ha detto:

      Klaud, io non ho mai sentito, né letto da nessuna parte, credimi, che gli atei sarebbero dediti a qualsiasi tipo di nefandezza, tanto meno mi sono mai posto il problema della tipologia legata al credo o non credo religioso delle persone nelle carceri.
      Non so neanche se esistano statistiche in merito, anche perché dubito fortemente, che nel momento in cui qualcuno finisce internato, gli chiedano la religione di appartenenza.

      • Klaud ha detto:

        Evidentemente non leggi quello che scrivono i tuoi correligionari su questo sito e non hai mai fatto ricerche (semplicissime) su google.

        • Fabio ha detto:

          Klaud, io ho sempre preso le distanze da qualunque persona che tende a generalizzare su qualsiasi tipologia di altre persone, questo per un semplice e razionale motivo: la malvagità non conosce età, sesso, nazionalità, credo religioso o ateismo, grado scolastico, tipologia professionale o segno zodiacale.
          Io sono Cristiano, ma negli ultimi anni mi sono scontrato talvolta con altre persone credenti e più praticanti di me, (o almeno così dicevano), le quali avevano un’oscurità nei loro animi, che io riuscivo a snidare, da mettermi inquietudine e disagio.

          • Klaud ha detto:

            A due post chiari e comprensibili hai dato risposte incomprensibili e divaganti. A che pro?

            • Fabio ha detto:

              Forse perché leggi senza comprendere.
              Ho scritto che non trova ragione alcuna, indagare o censire il credo o non credo delle persone che stanno in carcere, giacché il male può albergare in qualsiasi tipologia di individuo.
              Più chiaro di così!

            • Steve ha detto:

              In realtà Fabio ti risponde gentilmente e in modo chiaro. Sei te che sei avvelenato ammerda e pronto alla rissa, calmati zio

              • Klaud ha detto:

                Si sentiva la necessità di un intervento intelligente e autorevole, e anche di una nota di coprolalia dall’inconfondibile fragranza.

    • Renzo ha detto:

      Ma perché non lasciamo libere le persone di decidere della propria vita…….

  • Fabio ha detto:

    Questo popolo, un tempo, era una grande nazione di cultura, sapienza ed arte. Dispiace vedere come si sia ridotto negli ultimi decenni.
    Credo che le nuove generazioni giapponesi siano troppo, veramente troppo assuefatte e rimbambite d’inutile e ridondante tecnologia, (tant’è vero che una buona parte di quella che usiamo noi, viene prodotta proprio lì), al di là dell’aspetto deleterio di una carenza religiosa.
    Ma attenzione, poiché anche l’occidente ha già iniziato ad avere sintomatologie autodistruttive e nichiliste analoghe a quelle che avvengono in Giappone, sebbene il nostro Cristianesimo.
    Si comunica molto virtualmente, ma si dialoga sempre di meno fra persone e, nella scatola dell’isolazionismo tecnologico, l’anedonia trova terreno adatto a maturare.

  • Taigura Araphael ha detto:

    ho avuto a che fare molto da vicino con la società giapponese ed ho conosciuto giapponesi di diverse confessioni tra di cui i rari cattolici. i giapponesi sono buddisti nello stesso modo in cui io che sono ateo, risulto cattolico solo per essere battezzato. la società giapponese è una società distopica dove esiste solo il dio lavoro. se e per questo anche quelli che non aderivano a nessun credo non avevano idea di cosa fosse l’ateismo e non negavano dio per il semplice motivo che spesso mi dicevano di non avere neanche l’idea di cosa fosse. In giappone non esiste ne buddismo, ne cattolicesimo ne ateismo….niente…..i loro problemi vanno analizzati in una prospettiva che non riguarda in nessun modo le dottrine orientali(ai buddismi quando chiedevo del buddismo,non sapevano neanche cosa fosse, se non che erano appunto buddisti), ma esiste solo la dimensione pragmatica ed apateista, dove l’uomo viene valutato e valorizzato solo in base a quanto produce. ne più ne meno. Uguali quelli di fede cattolica, ragionavano nello stesso modo.

    • Fabio ha detto:

      Sì, concordo. Assuefazione tecnologica, (come ho scritto io), e stakanovismo lavorativo, (come hai scritto tu), diventano sinergia alienante che corrode la mente e lo spirito di quel popolo. Penso che anche i cinesi non siano presi meglio.

      • Taigura Araphael ha detto:

        Non so molto riguardo i cinesi, ma mi stavo giusto chiedendo la stessa cosa tua. Anche se non credo, in particolare perchè in giappone se non produci i capi(usano dei termini specifici per farlo molto pesanti, come rifiuto, meriti di morire, nullità ecc..)e la società inizia ad insultarti e l’individuo inizia sempre più ad alienarsi e logorarsi interiormente, preso dai sensi di colpa che diventano sempre più pressanti e impossibili da gestire. in più i rapporti sociali sono uguali a 0. La società è così frenetica che come automi riescono ad indursi il sonno non appena appoggiano la testa nel treno per spostarsi da casa a lavoro. incredibile…..dai miei amati manga non emerge molto questo aspetto….probabimente perchè solo attraverso le varie forme d’arte riescono a far emergerge quel forte bisogno di umanità latente che nella società è inesistente.

    • Flavio ha detto:

      A dimostrazione che manca un collante sociale che comunque dia respiro all’uomo (credente o no), come invece è forte nei Paesi a tradizione cristiana.

      • Taigura Araphael ha detto:

        si. ma io semplicemente volevo precisare quanto questo popolo non è minimamente rappresentativo dell’essenza delle discipline orientali. Al contrario si trovano agli antipodi del famoso hic et nunc buddista. E come se per voler attaccare il cristianesimo uso come modello di riferimento ad esempio personaggio del folklore popolare come Livio Fanzaga, Roberto de Mattei o Hitler.

        • Fabio ha detto:

          Proprio tempo fa riflettevo e mi domandavo, se i giapponesi fossero ancora credenti o meno in qualche religione e, se sì, quanto.
          Noi abbiamo un’idea legata all’astremo oriente, come terre di profonda cultura spirituale, ma temo che quest’idea sia fallace, se rapportata agli anni in cui viviamo. In passato, però, le cose dovevano essere certamente diverse.
          Credo che dopo la rivoluzione repubblicana cinese del 1910-1911 e la successiva conquista maoista degli anni 40, la Cina sia passata dall’essere un paese profondamente buddista, ad un paese indottrinato di mera ideologia comunista, quindi ateo, ma per inculcamento mentale, fatta eccezione per la regione del Tibet, (ex nazione sovrana aggredita dalla Cina), dove tradizioni e religiosità si sono sostanzialmente mantenute.
          Caso diverso è per il Giappone, che con la sconfitta militare subita nel 45 e due bombe atomiche, è probabile che il popolo si sia spiritualmente annichilito, ripiegando verso un mero materialismo. Infatti un tempo era lo scintoismo, la religione preponderante nel paese del sol levante, dove l’imperatore era venerato come un dio in terra. A guardare i dati riportati dall’articolo, ora lo scintoismo è quasi scomparso. Tengono l’imperatore come mera arcaica vestigia di una tradizione nazionale millenaria, ma non lo venerano più come entità divina.
          Questo è quanto ne deduco.

          • Taigura Araphael ha detto:

            ovviamente non sono tutti uguali e ci sono alcuni che sono profondamente spirituali, che vivono in uno stato di quiete tale da sembrare irreale. è un concetto difficile da capire per noi occidentali, me compreso. non so spiegarlo bene, ma quando mi trovavo di fronte a queste persone, ero avvolto dalle stesse sensazioni che si possono provare a contemplare un albero. riguardo l’ateismo, loro non lo sono da un punto di vista filosofico. ti riporto le parole di Denise Diderot quando venne accusato di ateismo: È molto importante non confondere la cicuta col prezzemolo, ma credere o non credere in Dio non è affatto importante”
            questa frase esprime bene l’apateismo in cui vivono i giapponesi, per loro l’ateismo non è contemplato, in quanto sono fermi mentalmente ad una fase che definirei ontologica. invece l’ateismo,agnosticismo e teismo implicano la contemplazione di una dimensione esistenziale successiva,che è appunto metafisica. si trovano nella condizione dell’infante che ancora non è in grado di far maturare la domanda dentro di se: ma esiste o non esiste?

  • Max ha detto:

    I giapponesi, in passato, erano molto piu’ uniti ed interagenti come societa’: in passato, si vedevano scene di adulti che rimproveravano per strada i ragazzi che non erano andati a scuola, anche se non erano ne’ genitori ne’ parenti. C’era poco spazio per la liberta’ personale. Era una societa’ asfissiante, ma non si era mai veramente soli. Adesso che anche da loro il ritmo e’ rallentato, appaiono evidenti dei vuoti che possono portare alla tristezza e nei casi piu’ estremi al suicidio, purtroppo.

    Comunque, forse non ho capito bene il senso delle parole citate di Ratzinger… quella quaggiu’ rimane sempre una valle di lacrime. Diceva il mio buon parroco (non di campagna ma quasi) che l’uccello nasce per volare, l’uomo nasce per soffrire. Ecclesiaste docet.

    • Taigura Araphael ha detto:

      il problema e che non si può analizzare una società così diversa dalla nostra, utilizzando i nostri parametri. Li c’è persino gente fissatissima con il seppuku e per molti costituisce un onore il suicidio. Esistono addirittura manuali di istruzioni su come suicidarsi.

      • Max ha detto:

        E’ in buona parte vero quello che dici. Mi verrebbe da dire che solo i giapponesi possono capire cosa passi per la testa ai giapponesi.

        Ma quello che ho detto mi pare abbastanza ragionevole – seguo da tempo la cultura giapponese, ho avuto a che fare con giapponesi e sono stato in Giappone.

        • Taigura Araphael ha detto:

          hai girato molto il mondo a quanto pare…

          • Max ha detto:

            Per essere stato in Giappone, avrei girato molto il mondo? no, no, sono altre persone quelle che hanno girato parecchio…

            Comunque Taigura, forse ho esagerato nel mio intervento precedente. Ribadisco che conoscere bene i giapponesi e’ difficile se non impossiible, e certamente non sono io a farlo.

            • Taigura Araphael ha detto:

              no non mi riferivo al fatto di essere stato solo in giappone….mi hai detto di essere stato in inghilterra e se non faccio confusione sei stato anche un po in africa. mi davi del tipo in generale che ha viaggiato…..bella l’africa, con le sue savane, le giungle, le isole paludose, la rift valley, le coste tempestose del sud africa ecc….un sogno…..

              • Max ha detto:

                Questo e’ uno dei pochi lati positivi dell’essere ricercatore… viaggi (e vivi) in vari posti. Per l’Africa, fui ad Alessandria ed il Cairo, per una conferenza, anni fa.

                T’assicuro pero’ che il fatto di non sapere dove sarai, non dico tra 10 anni, ma tra 10 mesi, alla fine stanca dentro.

                • Taigura Araphael ha detto:

                  non sapevo fossi un ricercatore. sei un fisico? se reputi indiscreta la domanda puoi anche non rispondere, e che io per natura sono maledettamente curioso….

                  • Max ha detto:

                    Prima di “fisico”, mettici un “astro”.

                    • Taigura Araphael ha detto:

                      che cosa bella. ma è una materia che mai potrò capire perchè sono troppo negato per la matematica. del resto non mi stupisce del fatto che sei un astrofisico. Avevo notato dai tuoi interventi che la fisica è la materia in cui sei più preparato e credo anche che la tua ostilità nei confronti del fine-tuning, sia almeno indirettamente legata al tuo lavoro,ma forse mi sbaglio….

    • Dario ha detto:

      Se siamo fatti a Sua immagine e somiglianza, anche Dio soffre allora?

  • Aristarco ha detto:

    Non saprei …
    Ho la sensazione che il tasso dei suicidi non sia dipendente da una eccessiva mancanza di religiosità, al contrario, perlomeno nel caso dei jadisti islamici, è la promessa di un inesistente paradiso come premio, la causa della pressoché totalità dei suicidi dei “cosiddetti kamikaze”.
    Che poi con gli autentici kamikaze giapponesi proprio nulla hanno a che fare.

  • Stefano ha detto:

    Nessuno si è chiesto o ha indagato sui motivi di questi suicidi?
    Perché nessuno parla del Giappone come della punta di diamante del capitalismo, dove sei qualcuno solo sei hai successo sei hai un lavoro e un mucchio di soldi da spendere. Spesso in Giappone le persone abitano nelle case fornite dalle aziende, se perdi il lavoro diventi automaticamente un homeless. È il paese più competitivo del mondo dove sei trattato alla stregua di un robot, anzi peggio, perché i robot si aggiustano quando hanno qualche e problema ma non si licenziano . Ma di questo non se ne parla di va sempre a rompere il cazzo sulla religione come se la paura dell’inferno possa trattenere in vita gente che non ha più alcuna speranza di avere una vita dignitosa. Fate veramente schifo a fare questi giochetti statistici senza andare a vedere le vere motivazioni.