Un elogio ai parroci trevigiani disponibili a confessare durante il mercato cittadino
- Ultimissime
- 28 Ott 2018
Confessioni a Treviso. I parroci di Vittorio Veneto apriranno le chiese nell’orario del mercato, mentre qualcuno sarà tra le bancarelle. Una “chiesa in uscita”, che prende l’iniziativa verso uomini e donne, presente nel mondo laddove Cristo è stato allontanato.
«Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna». Un detto adeguato anche a descrivere l’iniziativa dei parroci della diocesi di Vittorio Veneto (Treviso) di rendersi disponibili ogni lunedì, durante il mercato cittadino, per uomini e donne che desiderano confessarsi.
Una scelta meritoria, la Chiesa in uscita che va incontro al mondo e si fa presente agli uomini laddove essi vivono il quotidiano, laddove Cristo è stato allontanato. Sacerdoti pronti ad interessarsi alla vita reale e non dietro a scrivanie o introvabili nelle sacrestie delle città.
I dati dicono che pochi cattolici in Italia accedono al sacramento della Confessione, molti preferiscono inondare i social network con i loro consigli al mondo piuttosto che sentirsi uomini bisognosi. E a volte basta anche incrociare lo sguardo con un sacerdote, laddove non ti aspettavi di incontrarlo, per tornare ad udire la voce della coscienza, anche al mercato. La scelta è piaciuta anche ad alcuni parroci di Padova e si attende il via libera del vescovo.
L’iniziativa sembra aver funzionato, tanto che c’è chi ha ripreso a frequentare in parrocchia. In realtà la decisione presa, per ora è ,stata quella di aprire le chiese nelle mattinate di mercato, anziché aspettare i fedeli il sabato pomeriggio o la domenica. Anche se c’è effettivamente qualche prete che è presente tra le bancarelle e si reca in un luogo più silenzioso con chi coglie l’occasione di aprirsi a Dio, riconoscendosi peccatore e percependo vivo il desiderio di perdono. Il confessionale è nato soltanto nel XVI secolo, prima il sacramento avveniva sulle panche o le sedie della chiesa, oppure in altri luoghi. L’importante è che si preservi l’intimità e la sacralità del sacramento, differente da un semplice colloquio.
Ma perché confessarsi davanti ad un prete e non direttamente con Dio? Innanzitutto perché lo stesso Gesù Cristo ha indicato che fosse così, istruendo gli apostoli (e i loro successori): «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,23). Molto bella la spiegazione del teologo Angelo Bellon: «Con la condizione di confessare i propri peccati al ministro della Chiesa, il Signore vuole ricordare che i nostri peccati, anche i più personali ed intimi, non danneggiano soltanto noi stessi, ma impoveriscono e in qualche modo danneggiano anche la Chiesa. Per questo Giovanni Paolo II ha detto “che in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri […]. Non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana” (Reconciliatio et paenitentia, 16)». Per cui c’è una necessità di essere riconciliati anche con la Chiesa.
Un’altra ragione è quella che chi evita di recarsi in un confessionale lo fa spesso per vergogna o remora nel pronunciare le proprie mancanze, per questo ritiene più facile sbrigare la faccenda intimamente. Ma l’umiltà è proprio la chiave evangelica che permette di rinascere, così come l’accettazione del sacrificio e della vergogna. Totalmente assenti in una “confessione privata” con Dio.
Infine, la ragione più importante, scritta da San Francesco di Sales: durante la Confessione «si riceve non solo l’assoluzione dei peccati, ma anche una forza per evitarli nell’avvenire, una luce più viva a ben distinguerli e una grazia abbondante per rimediare ai danni causati. Fortifica le virtù dell’umiltà, dell’obbedienza, della semplicità e della carità; di modo che con una sola confessione si faranno più atti di virtù che in qualsiasi altro esercizio di pietà» (Filotea, cap. 19).
La redazione
6 commenti a Un elogio ai parroci trevigiani disponibili a confessare durante il mercato cittadino
Bellissima notizia, grazie.
Sei sicuro di quello che dici?
ti hanno in mezzo pure a te nel novero degli “antipapisti”, e gli dai torto?
E’ la claque bergogliana, bellezza!
E’ pur vero che nella nostra Santa Madre Chiesa esistono sacerdoti sacrileghi che si assolvono reciprocamente dopo rapporti omosessuali e poi concelebrano l’Eucarestia, però, per Grazia di Dio, esistono ancora confessori che negano l’assoluzione non solo agli adulteri che non intendono recedere dal vivere in adulterio ma anche a tutti quelli che non propongono di non peccare più.
fate come i tdGenova..