Un elogio ai parroci trevigiani disponibili a confessare durante il mercato cittadino

Confessioni a Treviso. I parroci di Vittorio Veneto apriranno le chiese nell’orario del mercato, mentre qualcuno sarà tra le bancarelle. Una “chiesa in uscita”, che prende l’iniziativa verso uomini e donne, presente nel mondo laddove Cristo è stato allontanato.

 

«Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna». Un detto adeguato anche a descrivere l’iniziativa dei parroci della diocesi di Vittorio Veneto (Treviso) di rendersi disponibili ogni lunedì, durante il mercato cittadino, per uomini e donne che desiderano confessarsi.

Una scelta meritoria, la Chiesa in uscita che va incontro al mondo e si fa presente agli uomini laddove essi vivono il quotidiano, laddove Cristo è stato allontanato. Sacerdoti pronti ad interessarsi alla vita reale e non dietro a scrivanie o introvabili nelle sacrestie delle città.

I dati dicono che pochi cattolici in Italia accedono al sacramento della Confessione, molti preferiscono inondare i social network con i loro consigli al mondo piuttosto che sentirsi uomini bisognosi. E a volte basta anche incrociare lo sguardo con un sacerdote, laddove non ti aspettavi di incontrarlo, per tornare ad udire la voce della coscienza, anche al mercato. La scelta è piaciuta anche ad alcuni parroci di Padova e si attende il via libera del vescovo.

L’iniziativa sembra aver funzionato, tanto che c’è chi ha ripreso a frequentare in parrocchia. In realtà la decisione presa, per ora è ,stata quella di aprire le chiese nelle mattinate di mercato, anziché aspettare i fedeli il sabato pomeriggio o la domenica. Anche se c’è effettivamente qualche prete che è presente tra le bancarelle e si reca in un luogo più silenzioso con chi coglie l’occasione di aprirsi a Dio, riconoscendosi peccatore e percependo vivo il desiderio di perdono. Il confessionale è nato soltanto nel XVI secolo, prima il sacramento avveniva sulle panche o le sedie della chiesa, oppure in altri luoghi. L’importante è che si preservi l’intimità e la sacralità del sacramento, differente da un semplice colloquio.

 

Ma perché confessarsi davanti ad un prete e non direttamente con Dio? Innanzitutto perché lo stesso Gesù Cristo ha indicato che fosse così, istruendo gli apostoli (e i loro successori): «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,23). Molto bella la spiegazione del teologo Angelo Bellon: «Con la condizione di confessare i propri peccati al ministro della Chiesa, il Signore vuole ricordare che i nostri peccati, anche i più personali ed intimi, non danneggiano soltanto noi stessi, ma impoveriscono e in qualche modo danneggiano anche la Chiesa. Per questo Giovanni Paolo II ha detto “che in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri […]. Non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana” (Reconciliatio et paenitentia, 16)». Per cui c’è una necessità di essere riconciliati anche con la Chiesa.

Un’altra ragione è quella che chi evita di recarsi in un confessionale lo fa spesso per vergogna o remora nel pronunciare le proprie mancanze, per questo ritiene più facile sbrigare la faccenda intimamente. Ma l’umiltà è proprio la chiave evangelica che permette di rinascere, così come l’accettazione del sacrificio e della vergogna. Totalmente assenti in una “confessione privata” con Dio.

Infine, la ragione più importante, scritta da San Francesco di Sales: durante la Confessione «si riceve non solo l’assoluzione dei peccati, ma anche una forza per evitarli nell’avvenire, una luce più viva a ben distinguerli e una grazia abbondante per rimediare ai danni causati. Fortifica le virtù dell’umiltà, dell’obbedienza, della semplicità e della carità; di modo che con una sola confessione si faranno più atti di virtù che in qualsiasi altro esercizio di pietà» (Filotea, cap. 19).

La redazione

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6 commenti a Un elogio ai parroci trevigiani disponibili a confessare durante il mercato cittadino

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  1. Emanuele ha detto

    Bellissima notizia, grazie.

  2. Emanuele ha detto

    Sei sicuro di quello che dici?

  3. Novello ha detto

    E’ la claque bergogliana, bellezza!

  4. diacono ha detto

    E’ pur vero che nella nostra Santa Madre Chiesa esistono sacerdoti sacrileghi che si assolvono reciprocamente dopo rapporti omosessuali e poi concelebrano l’Eucarestia, però, per Grazia di Dio, esistono ancora confessori che negano l’assoluzione non solo agli adulteri che non intendono recedere dal vivere in adulterio ma anche a tutti quelli che non propongono di non peccare più.

  5. Pippo ha detto

    fate come i tdGenova..

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