L’antispecismo? E’ razzismo verso l’essere umano

antispecismo razzismoDopo il “Manifesto per la pedofilia” in nome della «liberazione sessuale dei bambini», firmato dai filosofi Jean-Paul Sartre, Simone De Beauvoir e Michel Focault, arriva il “Manifesto dell’antispecismo” in nome della «liberazione animale».

Sono sempre dei filosofi a firmarlo, quello antispecista è sottoscritto da Peter Singer e, in Italia, dal giovane Leonardo Caffo (in foto), docente di Ontologia al Politecnico di Torino. Sono sempre i filosofi a voler “liberare” qualcuno che non chiede di esserlo. Liberazione animale è il libro che nel 1975 il guru Singer ha usato per condannare il «pregiudizio o atteggiamento di prevenzione a favore degli interessi dei membri della propria specie e a sfavore di quelli dei membri di altre specie», definendo “specista” l’essere umano che non desidera essere equiparato alla nutria e al piccione, accusandolo di razzismo.

Caffo ha rilasciato recentemente un’intervista in cui aderisce completamente alle tesi di Singer, nella quale -citando Marx e Leonardo Di Caprio-, ha stigmatizzato la sofferenza degli animali -e su questo siamo d’accordo-, aggiungendo però che «l’antispecismo propone che l’uomo non è più antropocentrico». Ed è qui che il castello crolla, la giusta richiesta di rispetto del mondo animale diventa etica riduzionista e, in ultima analisi, necessariamente atea, in quanto disconosce l’intento divino nella creazione umana, seppur mediato dallo strumento evolutivo.

Ma è proprio il vegetariano bioeticista di Princeton, Peter Singer, ad autoconfutarsi quando afferma: «Né un neonato, né un pesce sono persone, uccidere questi esseri non è moralmente così negativo come uccidere una persona». Tutti si sono concentrati, giustamente, sul suo eugenetico sostegno all’infaticidio (e all’uccisione dei disabili), pochi si sono accorti che sta anche elevando la “persona” rispetto al “pesce”, diventando quindi “specista”: ritiene -giustamente- maggiormente riprovevole uccidere la persona rispetto all’animale. Un atteggiamento di favore verso la sua specie.

Ma anche Caffo e tutti i vegani antispecisiti sono di fatto “specisti”, lo sono nei confronti della specie vegetale di cui si nutrono voracemente. Eppure, la ricerca scientifica rivela da anni l’enorme sofferenza di piante ed ortaggi, un riferimento è il divulgatore scientifico Michael Pollan e il suo La botanica del desiderio. Il mondo visto dalle piante (Saggiatore 2009). Il famoso biologo Daniel Chamovitz ha mostrato la capacità di memoria della specie vegetale, quella di provare “emozioni”, dolore, forme di comunicazione ed istinto di sopravvivenza. Ma i membri antispecisti della specie umana ritengono di essere moralmente superiori ai membri della specie vegetale, essendo complici della loro sofferenza ed usandoli come proprio nutrimento giornaliero.

E’ ironia, certo. Ma è l’unico strumento idoneo per mostrare come dei buoni propositi (la salvaguardia del creato) possano diventare follia se ideologizzati. E’ stato osservato, inoltre, che gli stessi animalisti hanno inventato «un fenomeno (lo “specismo”) di cui nessuno aveva fornito una descrizione adeguata e questo ha retroagito sull’auto-percezione del movimento stesso, alimentando l’illusione collettiva di cui il movimento è vittima». Manifesti, battaglie e minacce di morte verso i mangiacadaveri, tanto da guadagnarsi il titolo di “nazi-animalisti”. Lo stesso Caffo ha preso le distanze da tutto ciò: «Quello vegano è un mondo pieno di ipocrisia. Basta vedere sui social con quanta violenza di linguaggio il vegano o animalista medio si confronti con gli altri. Lo chef Vissani è stato coperto di insulti, così anche Giulia Innocenzi solo per aver dialogato con lui. Certi vegani si credono perfetti. Essere animalisti è un atto di grande umiltà: rispetto per gli animali, certo, ma anche rispetto ai propri simili».

Quando l’animalista cade nell’estremismo dell’antispecismo, di fatto incappa nella fallacia dell’antropomorfismo, assegnando caratteristiche umane agli animali. Un’autoconfutazione. Clive Wynne, del dipartimento di Psicologia dell’Università dell’Arizona, ha spiegato che gli animali domestici sono «infantili e hanno atteggiamenti simili ai bambini», per questo ce ne prendiamo cura. Gli animalisti sono costretti a combattere, in quanto umani, al posto degli stessi animali e questo mostra -come ha spiegato il teologo Vito Mancuso– che «nessun altro essere vivente può concepire tale emancipazione, solamente l’uomo lo può, mostrando in questo di essere ben al di là della vita animale. Gli animalisti, con il loro volere per gli animali gli stessi diritti dell’uomo, mettono in atto un comportamento che li distanzia al massimo dal mondo animale. Se gli esseri umani lottano per estendere agli animali gli stessi diritti dell’uomo non è quindi perché non c’è differenza tra vita umana e vita animale, ma esattamente al contrario perché tra le due vi è una differenza qualitativamente infinita».

L’uomo è fatto per custodire il creato, per rispettarlo e salvaguardarlo, ma anche per usare e beneficiare di esso. Lo ha ben chiarito l’oncologo laico e vegetariano Umberto Veronesi, accettando la sperimentazione animale, laddove è indispensabile, in vista di un bene per l’uomo e lo ha imparato sulla sua pelle l’ex agguerrita vegana e femminista Lierre Keith, autrice de Il mito vegetariano (Sonzogno 2015). In esso ha denunciato i danni della dieta “rispettosa per gli animali”: sottoponendosi ad un regime alimentare privo di grassi, proteine e vitamine animali -una coerenza poco rintracciabile negli stessi antispecisti-, «ho distrutto il mio corpo». A suo supporto cita studi che indicano che gran parte «delle donne anoressiche e bulimiche è vegetariana» e che «la percentuale di mortalità per tutte le cause dei maschi vegetariani (0,93%) è più alta che tra gli onnivori (0,89%), mentre per le donne vegetariane è significativamente più elevata (0,86%) che tra le donne onnivore (0,54%)».

Oggi Keith è rifiorita, è tornata a mangiare carne in modo equilibrato, controlla l’origine degli alimenti e continua, nei limiti del ragionevole, ad amare gli animali. E’ la ragione, ha spiegato Francesco nell’enciclica ecologica Laudato sii, che ci impedisce di «equiparare gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità». Sbaglia chi «nega alla persona umana qualsiasi preminenza, portando avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani. Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi. Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani». Come disse l’anticonformista Leonardo Sciascia, «Quando c’è in giro tanta pietà per gli animali, pochissima ne resta per l’uomo» (L. Sciascia, Nero su nero, Adelphi 1979).

La redazione

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10 commenti a L’antispecismo? E’ razzismo verso l’essere umano

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  1. Max ha detto

    Chi diceva, oltre a Sciascia, che spesso chi ama gli animali finisce per odiare gli uomini…? Devo ammettere che anche io a volte ho la tentazione di lasciare l’umanita’ andare a ramengo, dato il disgusto ed il ribrezzo che provo per tanti nostri sbagliati e testardi comportamenti (inclusi i miei ovviamente), e spendere tempo con gli animali domestici e non. Ma e’ sbagliato.

    Le sofferenze inutili vanno evitate, anche agli animali che si mangiano, che fanno pur sempre parte della creazione di Dio. Ma certe forme di animalismo estremo sono sbagliate.

    Quanto a Singer, ogni commento e’ superfluo.

  2. Pippo ha detto

    e che dire del prof. Valerio Pocar, presidente onorario dell’UAAR, noto antispecista. Favorevole ai diritti degli animali e favorevole, ovviamente, all’eutanasia. Da professore, alla Bicocca, faceva studiare ai suoi allievi libri antispecisti, chissà quanti si sono fatti lavare il cervello. Coccolato dall’ex sindaco Pisapia che gli ha affidato l’incarico di garante del comune di Milano per la tutela degli animali.

    • Codroipo ha detto in risposta a Pippo

      “LAVARE IL CERVELLO”.
      Come giudica la preghiera della sera recitata a bacchetta da una bambina di sei anni? Frutto del suo Pensiero?

      • Pippo ha detto in risposta a Codroipo

        chiamasi educazione, nel caso in questione trattasi di lavaggio del cervello. Per chi è predisposto ovviamente

      • Mansueto ha detto in risposta a Codroipo

        Se una persona crede in Dio significa che è convinta che sia utile credere in Lui, e una persona in genere passa ai propri figli tutto ciò che ritiene sia utile.
        Discorso diverso dall’insegnare in una università statale, dove le proprie convinzioni devono essere messe da parte, o al limite presentate appunto come convinzioni personali.

        • Pippo ha detto in risposta a Mansueto

          invece per superare l’esame di sociologia del diritto occorreva sciropparsi un libro infarcito di assurde teorie antispeciste e “diritti” degli animali.

  3. Umpalumpa ha detto

    Mi sono sempre chiesto perchè sarebbe sbagliato mangiare una bistecca di vitello, mentre sarebbe giusto schiacciare un’ape o un passero con la macchina, scacciare un formicaio per costruirci la casa o il luogo di lavoro, oppure sterminare qualche volatile per volare in ferie.

    Quanti animalisti viaggiano in macchina, abitano in una casa, volano in ferie?

  4. Fabio ha detto

    La Bibbia dice chiaramente che l’uomo è SUPERIORE a qualsiasi altra creatura della Terra.
    Se ne deduce, quindi, che l’uomo può servirsi degli animali e dei vegetali come meglio ritiene, purché questo servirsene rientri in un contesto di salvaguardia del creato.

    Uccidere il bestiame, (allevamento o caccia), per un uso alimentare consapevole o per sopravvivenza è legittimo; altra cosa, invece, è la pratica venatoria per “sport” o passatempo, la quale rientra in un abuso del diritto di poter servirsi degli animali.

    Riguardo la vivisezione, sono favorevole quando si rende strettamente necessaria per sperimentare medicinali o vaccini di nuova concezione, purché NON VENGA ATTUATA su animali in via d’estinzione, specie protette o animali domestici da compagnia.
    Via libera totale su topi, ratti, cavie, roditori, (dato il loro proliferare o dannosità), o anche su animali da allevamento, tipo i suini.

    Sono invece contrario alla vivisezione per scopi cosmetologici. Non trovo giusto martirizzare un animale, per testare un prodotto la cui finalità non rientri in un quadro di salvavita umana, bensì di mera vanità.

    Specifico che sono ecologista, (anche anti T.A.V.), vegetariano, (ma non vegano), cinofilo, salutista, (prediligo cibi biologici o a km zero), antinuclearista e antiglobalista, ma non mi riconosco pienamente in nessuna delle ideologie appena elencate, non appena assumono forme oltranziste o violente, oppure quando vengono strumentalizzate da partiti, specie di sinistra.

  5. Atistocle ha detto

    …e solo quando lo ebbe di fronte con le fauci spalancate il povero Peter sì rese conto che quel leone era maledettamente specista!

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