Il “divieto di giudicare” e la correzione fraterna

misericordia 
di Francesco Carensi*
*docente di Sacra Scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia centrale

da Toscana Oggi, 14/05/16
 

La misericordia è «la sostanza stessa del vangelo» dice papa Francesco, se non sappiamo unire la compassione alla giustizia, finiamo per essere «inutilmente severi e profondamente ingiusti». Molti però possono pensare che la misericordia sia un permettere tutto, quasi disinteressandosi della vita dell’altro.

Ma questa non è la misericordia evangelica, che invece si confronta con la vita dell’altro, che ha a cuore la storia degli  uomini, soprattutto di quelli che fanno più fatica nel loro cammino, e che per la fragilità comune a tutti gli uomini possono sbagliare, vivere un esperienza di fallimento, essere anche causa di inciampo per molti fratelli.

La correzione fraterna invece è superamento dell’indifferenza, ed è uno degli atteggiamenti cristiani più decisivi per la salvezza del singolo e per la stessa comunità cristiana, la Chiesa. Se non ci si sente custodi, responsabili del fratello, dell’altro, (Gen.4,9), «sono forse io custode di mio fratello» allora si vive per se stessi, senza guardare agli altri, e di fatto si incoraggia la crescita del male, che  sarà sempre più dilagante, in quanto non viene mai giudicato così.

Papa Francesco ci ha ricordato che tra le opere di misericordia, che quest’anno siamo chiamati a riscoprire, vi è «ammonire i peccatori». Dunque la correzione fraterna è al cuore della vita ecclesiale, ed è addirittura indicata come necessaria dalle parole di Gesù, contenute nel vangelo. Ma come praticarla? Innanzitutto prestando attenzione gli uni agli altri, (Eb, 10,24), Ma soltanto se si guarda con attenzione il Signore si diventa capaci di accompagnare con cura i fratelli e vedere l’altro nella verità, cercando di discernere il male compiuto, che non coincide mai con la persona (il vecchio detto si deve distinguere il peccato dal peccatore). Correggere dunque è una dimensione della carità cristiana. Non si deve tacere mai di fronte al male. Nel vangelo di Matteo al capitolo 18,15-17 leggiamo alcune indicazioni concrete date da Gesù: la correzione deve avvenire in tre tappe: «fra te e il tuo fratello», affinché il fratello si ravveda e il male non sia conosciuto da altri; poi se necessario la correzione va fatta in due o tre, in modo che chi ha commesso la colpa sia aiutato da più persone a pentirsi, se ciò  non è sufficiente, si faccia ricorso alla correzione in mezzo all’assemblea.

Se no trattalo come un peccatore: cioè vallo a trovare, alloggia presso di lui, mangia con lui e convertilo con il tuo amore, come ha fatto Gesù con pubblicani e peccatori (Mc 2,13-17.). Nel Nuovo Testamento si chiede più volte di praticare la correzione fraterna (Rm.15,14; 2Cor.2,6-8; Tt.3,10-11;), ma si nota quanto sia difficile da attuare. Per correggere è necessaria l’umiltà e amore sincero, mai si deve giudicare, come si legge nel testo di Lc 6,37: questo significa non ritenersi mai superiori a colui che si corregge, in quanto siamo tutti fragili e bisognosi del perdono del Signore. Dunque la correzione fraterna è una declinazione della misericordia da vivere nella Chiesa e in mezzo a tutti gli uomini.

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24 commenti a Il “divieto di giudicare” e la correzione fraterna

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  1. Bagui ha detto

    Curioso che un articolo del genere sia pubblicato su un sito che si dedica solamente a giudicare quanto fanno o dicano gli altri.

    • TP ha detto in risposta a Bagui

      «Solamente»… siamo gran frequentatori del sito, a quanto pare. Lo dico in tono ironico.

    • Katy ha detto in risposta a Bagui

      Il tuo commento, anche se fosse vero, è logicamente contraddittorio: anche se si dedicassero a giudicare il comportamento altrui, sarebbero appunto legittimati dalle parole del Papa e dei Vangeli, dove non c’è scritto alcun “vietato giudicare”. Curioso come la tua ansia di giudicare il prossimo ti porti a questa contraddizione…

      • Luca ha detto in risposta a Katy

        Katy e TP, credo di capire la vostra difesa diciamo d’ufficio, ma credo di capire anche l’attacco di Bagui sul quale forse val la pena di riflettere.
        Lo faccio da persona che interviene abbastanza spesso sulle questioni poste dal sito. Spesso intervengo in modo critico, sempre nella speranza che questo venga accolto come costruttivo.
        Trovo che questo sito abbia il merito di raccogliere informazioni utili ma spesso molto poco note o comunque trascurate dall’informazione. Tuttavia l’atteggiamento di fondo resta sempre quello di un sito che almeno tendenzialmente tratta temi filosofici, storici, culturali, scientifici ponendo una discriminante di fede nel giudizio. Trovo che questo sia ovvialmente giusto e dovuto nella coscienza di ciascun credente. Eppure l’effetto complessivo a questa scala finisce inevitabilmente per tradursi nello stabilire una filosofia, una storia, una cultura, una scienza giusta e cristiana da contrapporre a tutto quel che di origine cristiana non é. Ne consegue l’implicita condanna di tutto ciò che non é cristiano – da qui credo l’attacco di Bagui – e ne consegue anche l’implicito elevarsi di UCCR a rappresentante dell’assemblea (nel citato passo evengelico). Ne consegue anche un atteggiamento (nei commenti di questa comunità digitale) di rifiuto pregiudiziale rispetto a qualsiasi riflessione critica (come spesso le mie appunto) e questo penso sia il limite di UCCR.
        Io penso che la Chiesa sia molto ma molto più grande di così o se preferite più inclusiva di così e penso che la fede sia innanzitutto fiducia in una Verità (sul piano storico, filosofico, culturale, politico …) che non possediamo ma possiamo solo adorare, cercare attivamente, sperare nella sua realizzaizone nei “tempi ultimi”.
        Personalmente credo che la Chiesa e la fede non siano (solo) filosofia, storia, cultura, scienza e soprattutto rispetto a tutti questi campi “collaterali” che la fede non sia UNA. Altrimenti la Chiesa – il corpo di Cristo risorto – null’altro sarebbe se non un qualsiasi partito politico o espressione culturale, caduca temporanea e fragile come ogni altra.
        Ora mi piacerebbe che UCCR, che nasce e si propone come difesa della fede contro l’ateismo, riflettesse sul fatto che questa riduzione della fede alle singole questioni filosofiche e culturali corrisponde esattamente alla visione riduttiva e mipope che gli atei hanno della Chiesa e della fede. I miei interventi critici (di lettore di UCCR da tempo) hanno sempre questa preoccupazione di fondo, che in qualche modo trova un’eco nelle critiche diciamo “esterne” come quella di Bagui.

        • Michele ha detto in risposta a Luca

          Luca, quella di Bagui alla fin fine è polemica spicciola: a loro non andrà bene qualunque cosa i cattolici facciano, a meno che cessino di essere cattolici. Con costoro vale l’ammonimento di Mt 10,14.

          • Luca ha detto in risposta a Michele

            Ai ragione Michele. Il tono del messaggio é esattamente quello. Tuttavia nulla so di Bagui e delle sue vere intenzioni perciò mi sembra più costruttivo restare alla sostanza del messaggio anziché ripagarlo della stessa moneta. La sostanza questo “sito che si dedica solamente a giudicare quanto fanno o dicano gli altri” (cito) ripete semplicemente uno dei refrain più comuni non solo riguardo questo sito ma riguardo l’intera Chiesa. Perciò mi sembra costruttivo riflettere su quali aspetti delle nostre duscussioni offrano involontariamente il destro a questo tipo di giudizi, e questo ci riporta al problema della misericordia. Che secondo me vuol dire cercare una certa accuratezza nel distinguere tra peccato e peccatore e forse cercare anche un nuovo “stile” di comunicazione
            https://www.uccronline.it/2016/05/11/il-card-muller-il-papa-e-ambiguo-no-e-un-linguaggio-positivo-che-abbiamo-deciso-assieme/
            https://www.uccronline.it/2016/03/13/papa-francesco-amato-da-laici-e-anticlericali-anche-gesu-molto-piu-di-lui/

          • QR ha detto in risposta a Michele

            Veramente io dicevo la stessa cosa: a voi non va mai bene qualunque cosa i non-cattolici facciano o dicano.

            • Luca ha detto in risposta a QR

              Il problema (provo ad esplicitare) é se sia possibile essere cattolici, rigorosi ed intransigenti sul piano delle scelte personali, e laici (non laicisti) su quello dei rapporti e delle scelte sociali.
              Io rispondo di sì mentre Michele sembra dire che se rispondo sì smetto di essere cattolico.

              A questo punto il problema si complica e diventa un altro: cosa vuol dire essere cattolici ?
              Il cattolico ritiene (ritengo) di essere a conoscenza di una Verità che é anche speranza e senso globale della realtà tutta. Dunque tenderà a difendere la sua Verità contro ogni professione avversa, quando non ad imporla non appena possibile per il bene del mondo.

              Sembra semplice, ma a questo punto ci si scontra con la stessa Verità: il nome di Dio é misericordia.
              Di fronte a questo, da parte cattolica ci sono due atteggiamenti diciamo tipici:

              – Quelli che possiamo chiamare integralisti e che trovo ben rappresentati in UCCR tendono a risovere riducendo la Verità in nome della Carità (la Carità più importante che posso fare ai miei fratelli é quella di portar loro la Verità); la conseguenza é quella che si legge tanto in Michele che in QR: cattolici e laici come due comunità umane non comunicanti ed irriducibili, ciascuno dedito alla costruzione della sua “cittadella”

              – Quelli che possiamo chiamare cattolici del dialogo – nei quali mi identifico – tendono a ridurre la Verità a Carità. Vorrei dire a Michele che non ci vedo il rischio di svendere la Verità fino a confondersi con i non credenti. Nella Misericordia ci vedo un metodo che é parte stessa del messaggio. La correzione fraterna come metodo di rapporti umani implica il riconoscersi fratelli e implica reciprocità. L’ammonimento si applica bene all’interno della Chiesa ma se vogliamo elevarlo a metodo nei rapporti sociali – come ad esempio Sophie suggerisce qui sotto – occorre che le due comunità umane, la cattolica e la laica, imparino a riconoscersi e parlarsi. Perché per riprendere il mio post precedente non esistono solo cultura, arte, scienza, filosofia cristiane e perché sarebbe bene che finalmente la fede possa essere riconosciuta anche dall’esterno come una possibile scelta razionale con il vantaggio di riferirsi ad una speranza ed un senso globale.

            • sara ha detto in risposta a QR

              Ma se nemmeno si puo’ vedere se sei cattolico come faccio a saperlo?.. 😉

    • Michele ha detto in risposta a Bagui

      Un po’ come stai facendo tu adesso: il punto è che giudicare è inevitabile, ogni affermazione contiene in sé un giudizio, questa mia come la tua precedente.

  2. sara ha detto

    Certo anche se il confine e’ sempre sottile tra carita’ e ” giudizio”.

    Personalmente credo che il monito piu’ elevato di correzione siano le opere di un cristiano piu’ che le parole, le opere attirano e pongono interrogativi profondi che portano al cambiamento, una opera nel silenzio spesso denuncia piu’ di tante parole correttive.

    Le parole in bocca ad un cristiano senza opere sono vuote e piu’ nocive di un veleno letale..

  3. Sophie ha detto

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il tuo fratello commette colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.

  4. Silvio Traversa ha detto

    Buongiorno a tutti e complimenti per la qualità del vostro sito!

    C’è contraddizione tra il titolo (Il “divieto di giudicare” non esiste nel Vangelo) e quanto è scritto nell’articolo (“mai si deve giudicare”, in grassetto sottolineato, con riferimento al Vangelo di Luca).

    Penso urga una correzione o, almeno, un chiarimento.

  5. andrea g ha detto

    “questo significa non ritenersi mai superiori a colui che si corregge, in quanto siamo tutti fragili
    e bisognosi del perdono del Signore”-

    La frase è splendida, ricorda perfettamente le parole del Signore:
    “Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio,
    mentre non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio
    e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”-

  6. Vincent Vega ha detto

    Cavalcoli li ha cercato di negare che ci fossero stati cambiamenti, ma ora il principio di realtà ha vinto anche su di lui.

  7. giorgio baldrati ha detto

    piu` che sulla misericordia , la esortazione ai credenti va rivolta alla carita`.
    la misericordia e` prerogativa di Dio, parte della sua giustizia. in essa
    il credente non ha parte attiva. la carita` e` cio` che ci rende efficaci
    strumenti della Sua volonta`e operatori di salvezza. la correzione fraterna
    e` lecita , ammonisce il Cristo , solo alle persone irreprensibili ; non
    copre le nostre colpe .correggiamo prima noi stessi ,saremo cosi` in grado
    di correggere efficacemente il nostro prossimo ; questo e` il senso
    della parabola.

  8. Nippur ha detto

    Domanda: se si avvicinasse un musulmano facendo questo stesso discorso di correzione fraterna, che fareste?

    • Sophie ha detto in risposta a Nippur

      Se il suo consiglio non contrasta con il mio credo accetto e ringrazio. Se la sua correzione è un invito alla conversione all’islam gli dico di farsi gli affari suoi.

      • Nippur ha detto in risposta a Sophie

        Quindi la correzione fraterna vale per i correligionari, ho capito bene?

        • Sophie ha detto in risposta a Nippur

          Non ho capito che vuoi dire. Scusa ma sono un pò stanca e non connetto. 😀

          • Nippur ha detto in risposta a Sophie

            ci mancherebbe! vuol dire che si fa solo tra cristiano e cristiano, non verso un ateo come te per intenderci.
            non avevo capito dall’articolo.

            • Sophie ha detto in risposta a Nippur

              La correzione fraterna è anche per chi non crede o segue un’altra religione. Un cristiano è tenuto per esempio a consigliare un ateo se pensa sia sulla via della perdizione. Non so se riesco ad essere chiara.

  9. Savatore Scargiali ha detto

    Secondo me nella maggior parte dei casi si è incapaci di giudicare bene. Meglio astenersi e lavorare e aiutare.
    Parlo di capacità intellettive e cognitive. Si chiede troppo alle persone che hanno per lo più capacità medie e non è colpa loro. Sono in molti che hanno anche tanti talenti ma che possono fare poco per limiti fisici reali. Penso anche alla capacità di immaginazione in confronto alla capacità di realizzazione. Un contrasto in natura che crea tormento all’uomo. La vita è un valle di lacrime dice qualcuno, penso che il Signore lo sappia e abbia voluto condividere questa valle per consolarci e darci la speranza della resurrezione. I peccati degli uomini non sono poi così peccati, li definirei di più spesso “malfunzionamenti naturali”. Sotto questo aspetto la dizione che il Signore ci ha riscattato dal peccato ha un senso. Noi non siamo la sola causa del peccato, è la natura imperfetta che ci fa sbagliare. Dio donandoci la vita eterna ci riscatta dalla natura. Nessuna meraviglia, nello stesso Vangelo ci sono esempi di uomini schiavi della loro natura. La negazione di Pietro, gli apostoli che si addormentano nel monte degli ulivi. Lo stesso Signore riconosce l’impossibilità degli uomini a seguirlo in toto e annuncia l’aiuto del Paraclito. La chiesa col suo catechismo e con l’elenco dei peccati spesso ha chiesto di più dello stesso Signore. La correzione diventa così esercizio di potere di chi si arroga la custodia di una verità scritta più che “relazionale”.

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