Le calamità naturali e l’esistenza di Dio: la risposta del cristianesimo

catastrofeDurante un recente intervento, Papa Francesco ha toccato un tema molto sensibile: «Ogni giorno, purtroppo, le cronache riportano notizie brutte: omicidi, incidenti, catastrofi», ha detto. «Gesù conosce la mentalità superstiziosa dei suoi ascoltatori e sa che essi interpretano quel tipo di avvenimenti in modo sbagliato. Infatti pensano che, se quegli uomini sono morti così crudelmente, è segno che Dio li ha castigati per qualche colpa grave che avevano commesso; come dire: “se lo meritavano”. E invece il fatto di essere stati risparmiati dalla disgrazia equivaleva a sentirsi “a posto”. Loro “se lo meritavano”; io sono “a posto”».

Ed invece, ha proseguito il Papa, «Gesù rifiuta nettamente questa visione, perché Dio non permette le tragedie per punire le colpe, e afferma che quelle povere vittime non erano affatto peggiori degli altri. Piuttosto, Egli invita a ricavare da questi fatti dolorosi un ammonimento che riguarda tutti, perché tutti siamo peccatori; dice infatti a coloro che lo avevano interpellato: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Anche oggi, di fronte a certe disgrazie e ad eventi luttuosi, può venirci la tentazione di “scaricare” la responsabilità sulle vittime, o addirittura su Dio stesso. Ma il Vangelo ci invita a riflettere: che idea di Dio ci siamo fatti? Siamo proprio convinti che Dio sia così, o quella non è piuttosto una nostra proiezione, un dio fatto “a nostra immagine e somiglianza”?».

Non è Dio il responsabile del male del mondo, ci dicono il Papa e il Vangelo. E nemmeno è colpa dei peccati dell’uomo. Lo stesso Gesù, si potrebbe aggiungere, lo ha spiegato: «Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”» (Gv 9,1). Di chi è la responsabilità, allora? Dell’uomo, quando usa male la libertà che gli è stata donata, e lo fa quando è tentato dal Male, dal Maligno, che «ha seminato il male in mezzo al bene, così che è impossibile a noi uomini separarli nettamente», spiega il Papa. La responsabilità è anche della natura, poiché soggetta a leggi evolutive indipendenti le quali -spesso assieme al contributo umano (desertificazione, disboscamento, abusi edilizi, inquinamento ecc.)-, provoca disastri ecologici, malattie e catastrofi. Proprio un recente studio, ad esempio, ha dimostrato che la causa del 70-90% dei tumori non è la “sfortuna”, ma fattori ambientali (inquinamento, di cui l’uomo è colpevole) e scelta di stili di vita errati.

La vera domanda allora è: perché Dio, buono e onnipotente, non interviene e permette il male? Il Creatore ci ha donato una libertà e una coscienza, abbiamo quindi tutti gli strumenti per scegliere il bene, eppure spesso scegliamo il male. Quello cristiano è un Dio che non impedisce o condiziona la libertà umana, sarebbe una violenza, ma rispetta le scelte della sua creatura, anche se da esse ne segue un male verso altri uomini. Dopo Auschwitz, bisogna chiedersi dov’era l’uomo, la sua umanità, non dov’era Dio. Egli era negli uomini che lo avevano nel cuore e lo testimoniavano, come padre Massimiliano Kolbe che si offrì volontario al posto di un padre di famiglia quando i nazisti scelsero le persone da mandare nelle camere a gas.  L’intervento di Dio è sempre (o quasi, miracoli a parte) a livello personale, in chi lo accoglie. Non interviene nemmeno quando il male (terremoti, inondazioni ecc.) è dovuto totalmente alla casualità della natura.

In un bell’editoriale della Civiltà Cattolica del 2005 si legge giustamente: «le leggi che governano la natura sono state volute da Dio, certamente Egli potrebbe arrestarne o cambiarne il corso, ma non lo fa se non in casi estremamente rari, per esempio nel caso dei miracoli, per dare un segno specialissimo della sua presenza di amore nella storia umana. D’altra parte, la terra è affidata agli uomini che hanno il compito e la responsabilità di» custodirla al meglio. Potrebbero limitare i danni delle catastrofi naturali ma, purtroppo, non è in questa direzione che si muovono oggi la scienza e la tecnica, ecco perché il grande richiamo di Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato sii”. «Sta qui il peccato più grave, di cui si rende colpevole l’uomo di oggi, poiché contraddice in maniera gravissima il disegno di Dio sugli uomini, che è sempre un disegno di amore e di salvezza. Non è dunque questione di chiamare in causa Dio per i disastri naturali, mettendone in dubbio la bontà e la provvidenza. A questo proposito, possiamo osservare che generalmente si ha un’idea non esatta della “provvidenza” di Dio. Si pensa cioè che essa consista nell’evitare alle persone di incorrere in situazioni che possono danneggiarle nella vita, nella salute e nei beni. Ma Dio non è il “tappabuchi” della malvagità, dell’insipienza e della pigrizia degli uomini, e neppure degli effetti disastrosi di eventi naturali: perciò non interviene per evitare le conseguenze disastrose di eventi naturali e di comportamenti umani colpevoli o imprevidenti. La sua provvidenza consiste nel fatto che Dio sa ricavare il bene per gli uomini anche dalle più dolorose e tragiche situazioni in cui li pongono gli eventi disastrosi della natura o la loro malvagità e insipienza».

Dio permette il male -sia quando la causa è l’uomo sia quando è la natura-, non perché è indifferente ma perché da esso è capace di trarne un bene maggiore per l’uomo. Il male è una condizione necessaria dell’esistenza umana, Dio stesso si è coinvolto con l’uomo patendo l’incredibile ingiustizia della passione e della morte in croce. E da questo male ne ha tratto un bene più grande: la Resurrezione, ovvero la vittoria definitiva sulla morte che ha dato pieno senso all’esistenza dell’uomo. La croce è un mezzo per un bene maggiore, questo è il metodo di Dio. «Dio non viene a “tenere una lezione” sul dolore», ha spiegato Papa Francesco, «non viene neanche ad eliminare dal mondo la sofferenza e la morte; viene piuttosto a prendere su di sé il peso della nostra condizione umana, a portarla fino in fondo, per liberarci in modo radicale e definitivo».

Nessuna religione riesce a stare di fronte al male del mondo senza scandalizzarsi, senza imbarazzarsi. Quella atea, ancora di più, esaspera la frustrazione degli uomini perché riconduce tutto in modo superstizioso al caso, alla “fortuna” e alla “sfortuna”. Soltanto il cristiano, al contrario, può rispondere, capisce il senso del male perché la croce di Cristo è all’origine della sua fede. Spesso, paradossalmente, vede addirittura fortificata la sua posizione o, giunge alla conversione come è accaduto all’ex ateo militante Scott Coren, diventato cristiano dopo il male accaduto a sua figlia.

Le catastrofi naturali sono anche un monito alla precarietà esistenziale della vita umana, una sfida mortale allo scientismo, all’onnipotenza della tecnica e alla superba idea di autonomia dell’uomo. «Dio non ci ha tirati fuori dai guai, Dio è il gancio per tirarci fuori da essi. Questo gancio è il crocifisso», ha spiegato il filosofo Peter Kreeft. Il male nel mondo è il monito più efficace per l’uomo perché pensi alla sua salvezza e riconosca l’Unico che può permetterla e rispondere al suo bisogno. Meglio una vita santa vissuta nella malattia che un vita sana destinata a divenire polvere.

La redazione
(articolo inserito nell’archivio dedicato alle tematiche teologiche)

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26 commenti a Le calamità naturali e l’esistenza di Dio: la risposta del cristianesimo

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  1. Umberto P. ha detto

    Grazie per questo articolo che tocca nel profondo alcune delle più classiche domande di noi agnostici. Escludo dalle mie riflessioni il male umano, e mi concentro sulle catastrofi naturali. Ora, è indubbio che Dio permetta da sempre catastrofi orribili perpetrate dalla natura che lui stesso ha creato. Ma fatico a comprendere l’unica spiegazione che ho trovato fra queste righe: “permette il male per trarne un bene maggiore”. Devo pensare che esattamente tutte le migliaia di persone affogate durante un’inondazione avrebbero di lì a poco commesso peccati mortali? E come si spiega la morte dei più piccoli, dei bimbi di pochi mesi? Che vita potrà mai essere quella? Un bimbo indiano non battezzato e morto a un anno di vita che fine fa? Va in paradiso, e cosa ha fatto per meritare questa fortuna? E come può godere di Dio se ancora non sa neanche parlare? Non va in paradiso, e perchè non ha avuto la sua chance? Le domande che mi vengono in mente sarebbero centinaia, ma la realtà è che so bene che una risposta definitiva non ce l’avete, giacchè la vicenda di Giobbe è un mistero anche per voi. Molto interessanti comunque questi temi, mi piace quando andate al cuore delle questioni.

    • Klaud. ha detto in risposta a Umberto P.

      Un conto è andare al cuore delle questioni e altro conto è dare risposte fatte di sole parole, perché quelle questioni non hanno risposte.

    • Fabio ha detto in risposta a Umberto P.

      Capisco le tue domande Umberto, però credo vi sia una confusione di comprensione: Dio non è l’autore delle catastrofi e nemmeno degli errori naturali che portano alle malattie umane dei bambini innocenti, la natura ha una sua “libertà” e si evolve e procede obbedendo a leggi naturali, possiamo dire che Dio non è l’autore ma permette che ciò accada, non interviene per impedirlo oppure interviene magari per limitare danni peggiori, non possiamo saperlo. Dal male trae sempre un bene, leggi questa storia per capirlo: https://www.uccronline.it/2014/10/10/lateo-militante-convertitosi-a-causa-del-dolore-innocente/

  2. wittgensteiniano ha detto

    È l’ unica questione che mi impedisce di passare ad un deismo al cristianesimo vero e proprio.. In ottica deista spiego il fenomeno della calamità naturale come un accidente della creazione di Dio, che essendo perfetto, non è in grado di concepire i suoi stessi “pasticci creazionistici”. Ha creato a fin di bene, ha conferito un finalismo costruttivo a tutti gli enti, ma talvolta facendo degli errori creazionistici senza poterli neanche concepire in quanto perfetto e non suscettibile quindi a turbamenti del suo essere. In poche parole do a Dio un significato di perfezione che non è il “saper fare tutto perfettamente”, ma il “non poter concepire l imperfezione laddove c’è accidentalmente”. La questione delle calamità naturali è ormai l unica e ribadisco l’ unica che blocca il mio passaggio da un deismo del “Dio Logos e Finalizzatore” ad un cristianesimo del Dio Amante e personale”. Il Dio concepito da me crea ex nihilo, dà agli enti un finalismo a partire dal singolo atomo e dispone le cose secondo ragione. Gesù mi dice che Dio è personale, è il Principio dell’ amore tra le sue creazioni, la Chiesa osa aggiungere persino che la perfezione di Dio sia così assoluta da rendere impossibile che sbagli nel creare qualcosa. A me risulta difficile accettare questo, ma forse se non ci fossero certe calamità, sarebbe troppo evidente la Sua presenza e troppo facile credere in Lui.. Immaginiamo un mondo naturalmente perfetto dove non avvengono cataclismi vari. L umanità che risiede in quel mondo sarebbe ugualmente degna di Dio quanto un’ umanità che crede in Lui nonostante le tragedie causate dalla sua stessa creazione? Forse si può azzardare questa conclusione, ma ancora adesso ho serie difficoltà se provassi a mettermi nei panni dei malcapitati.. Perché distruggerli solo per una questione di “avere maggiore Fede in Lui”? Aia quanto mi complica le cose, questa questione! È maledettamente l’ unica rimasta, ma ancora non riesco a risolverla. Il messaggio sarebbe questo: “abbi fede lo stesso”. Ok Gesù, ho fede in Dio, ma questo problema come lo supero?? L’ unico modo è per me postulare che Dio non abbia una coscienza tale da concepire gli errori della Sua creazione.. Eh, ma questo ragionamento però mi costringe a vedere Dio come un Principio auto-contemplante..

    • Licurgo ha detto in risposta a wittgensteiniano

      Se Dio è perfetto, è onnisciente; se è onnisciente non può non sapere qualcosa di ciò che lui stesso ha creato.
      Dio non può creare qualcosa di perfetto poichè tra l’essere creato e la perfezione vi è contraddzione e ovviamente la contraddizone è non essere mentre l’onnipotenza è onnipotenza verso l’essere, e vi è contraddizione perchè ciò che è creato, ricevendo l’essere da altro (cioè da Dio) e non avendolo in se stesso, non è mai perfetto per definizione (perfetto=completamente in atto, da perficio, dunque perfetta è solo la sostanza divina che esiste da sè, in sè e per sè), dunque nel momento che qualcosa non può essere perfetto inizia il problema.
      Quindi, o Dio non crea (uso il presente perchè Dio è fuori dallo spaziotempo e dunque l’unica forma che un minimo rende è il presente) la materia, limitando la sua potenza creatrice (che è un assurdo in ente perfetto ed assoluto), oppure il dolore e la morte sono intrinseci nella Materia e ce li teniamo volenti o nolenti.
      Il dramma dell’uomo: l’uomo concepisce la vita infinita ma deve morire; Dio non può essere crudele e sadico (altrimenti sarebbe imperfetto giacchè il Male è il non essere del bene), ergo, stante anche la distinzione tra materia e forma, è molto probabile che questo iato tragico tra uomo e morte venga ricomposta dalla sopravvivenza dell’anima.
      Questa è la mia risposta di teista filosofico (non deista), mentre ricordiamo sempre che nel cristianesimo sul problema del Male gioca un ruolo centrale il peccato originale.

      • wittgensteiniano ha detto in risposta a Licurgo

        è una buona risposta che già ho valutato tante volte e che mi produce conflitto. La mia posizione sulla questione è infatti più che altro conflittuale.. Tra l’ altro proprio stamattina è successa una stranezza incredibile. Ho sognato di bussare alla porta di un conoscente e davanti a questa sua porta si leggeva il suo cognome Musumeci.
        Dopo essermi svegliato leggo un messaggio da un suo amico con scritto: “Non lo so se l’ hai saputo ma venerdì (cioé ieri) è morto il padre di Musumeci, ti andrebbe di andare a trovarlo (cioè oggi)?”

        Oggi è successa sta coincidenza pazzesca! Quando succede un fatto del genere, quale può essere la mia posizione sul trascendente?? è stato un caso?? No, è una boiata questa storia del caso, questa non può essere una coincidenza, ho centinaia di conoscenti su Facebook e questo è uno di quei cento e passa!
        La mia conclusione è assurda però mi sembra la più razionale: “ho previsto di dover visitare il mio conoscente Musumeci”.

        La mia vita è piena di queste coincidenze, piena! Bisognava scrivere per forza questo fatto perché le persone sappiano che succedono certe cose nella vita delle persone.

        Comunque a Licurgo:
        Mi riferivo proprio ad una visione deista (non teista) in quanto la visione del Dio auto-contemplante incapace di concepire il male negherebbe in automatico anche la Rivelazione.

        • Licurgo ha detto in risposta a wittgensteiniano

          Perchè negherebbe la Rivelazione? E’ proprio sul Dio personale auto-contemplante che essa si basa.
          Comunque, se Dio non è persona, ovvero non ha individualità propria, essendo immateriale, di fatto non esisterebbe, non sarebbe nulla. Un ente immateriale non cosciente è non essere.

          • wittgensteiniano ha detto in risposta a Licurgo

            Perché un Dio auto-contemplante resterebbe prima di tutto impassibile davanti agli eventi umani, non saprebbe discernere il male dal bene, quindi non potrebbe neanche giudicare. Comporterebbe anche che Gesù parlasse da solo dopo la flagellazione.
            In poche parole sarebbe un Motore Creatore fine a se stesso, capace solo di ordinare le cose; che ci sia o non ci sia, non cambierebbe niente all’ uomo.

            • Licurgo ha detto in risposta a wittgensteiniano

              Non credo: auto contemplandosi crea, e il creato porta la sua impronta: un artista è forse insensibile di fronte al suo quadro? Con la differenza che questo è un quadro pensante, ovvero esiste l’uomo creato apposta per comprendere l’universo e dedurre il creatore.
              D’altronde, un Dio impersonale è anche più insensibile: se non c’è persona, non c’è sensibilità, anzi, in un ente spirituale, non c’è nulla.

              • Licurgo ha detto in risposta a Licurgo

                Per finire: l’unico modo per introdurre un Dio d’Amore capace di amare l’Uomo come ama se stesso, è introdurre la Trinità e dunque la terza persona, lo Spirito, che è la Persona dell’Amore.
                In qualsiasi altra concezione filosofica, Dio ama infinitamente solo se stesso, e l’uomo lo ama di riflesso in quanto Dio non può essere malvagio per coroallario dalle 5 vie; se si nega anche l’autocoscienza divina, ovvero che sia persona, si dice implicitamente che Dio nonè: di cosa si parla quando si parla di un ente puramente spirituale che però non è cosciente di sè? Si parla del nulla; ciò può valere solo per gli enti materiali.

                • wittgensteiniano ha detto in risposta a Licurgo

                  Ma lo sai che quello che hai scritto lo sto trovando molto più efficace di quanto mi aspettassi? mmmmh Licurgo… Mi stai costringendo a pensarci un po’ su! 🙂

    • lorenzo ha detto in risposta a wittgensteiniano

      La risposta che l’autore del libro di Giobbe mette in bocca a Dio è, in estrema sintesi, la domanda fatta a Giobbe se fosse stato in grado di capire perché esiste ciò che esiste e non altro.

  3. franz ha detto

    IL PAPA tenta di dare una risposta ad una domanda che nn ha risposta, con qaule criterio poi Dio sceglie chi miracolare e chi no??? Accetto il mistero ma non la spiegazione che date voi

    • andrea g ha detto in risposta a franz

      Chi crede in Dio sà che la propria esistenza è essa stessa un miracolo
      e, asiprattutto, UN DONO: tratti dal nulla, ognuno di noi ha adesso la possibilità
      di raggiungere la Vita Eterna.
      Perchè si debba passare attraverso tanti dolori ed ingiustizie, lo si può
      comprendere solo chiedendo a Dio la luce sulla Morte in Croce di Suo Figlio,
      la massima ingiustizia possibile-

      • andrea g ha detto in risposta a andrea g

        “e soprattutto”, sorry-
        Aggiungo che lo “scandalo” del dolore è molto basato, io credo, sul fatto di
        pensare che Dio ci abbia creati per star bene qui sulla Terra, mentre questo è
        soltanto un passaggio verso l’Eternità della Conoscenza e Presenza di DIO.

  4. Alberto Peraino ha detto

    Chi attacca la Chiesa in realtà chiede aiuto per il proprio vuoto interiore.

  5. giorgio baldrati ha detto

    per il non credente male e` sofferenza , dolore , morte prematura .
    il credente non teme tutto questo: sa di poter contare sull`aiuto di Dio
    per riuscire a superare timore , difficolta`e sofferenza. il credente
    accetta cio` che ritiene essere atto divino con timore e rispetto. come
    puo` la creatura criticare o giudicare il suo creatore ?.
    la posizione del credente rispetto al male ,cosi` come e`definito dal
    mondo ,e` certamente incomprensibile
    per chi non crede; per chi non condivide la fede . non possiamo fare
    altro, su domanda , che esporre le nostre certezze, nella speranza di
    estendere a chi ancora non la possiede ,la nostra pace.
    noi credenti non siamo nel panico. la fede ci da una pace che il mondo
    non ci puo` togliere.
    cosi`come attendiamo con timore reverenziale e speranza di bene la nostra
    morte,avendo posto la nostra vita nelle mani del creatore ,cosi`consideriamo
    col massimo rispetto e senza esprimere alcun giudizio , le catastrofi
    naturali. se Dio ha ritenuto di non dover intervenire per impedirle ,
    sia fatta la sua volonta` . sappiamo che nessuna creatura di Dio e`dimenicata,
    e se Dio opera , opera nella sua visione , per il bene: ” Dio solo e` buono “:

    Genesi:
    Matteo:10 [29] Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche
    uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.

    e sappiamo che non ci sono errori nelle leggi di natura :

    Genesi:
    1:[31] Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
    E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

    sia benedetto nei secoli il Suo nome.

  6. IlGiustiziere ha detto

    Terremoti e inondazioni non sono il male. Le conseguenze dei terremoti o di una inondazione su una grande città sono il male. Basterebbe dunque che non fosse lì la città (del resto, se a Fukushima non ci fosse stata una centrale nucleare, forse nemmeno ci sarebbe giunta la notizia). O magari un giorno scopriamo come prevedere i terremoti e sapremo prendere i giusti provvedimenti, e allora smetteranno di essere un male.

    • Klaud. ha detto in risposta a IlGiustiziere

      È banale pensare ai terremoti come ”il” male, altrimenti si estenderebbe la categoria del male alle multe, agli pneumatici forati o alle tasse. La domanda fondamentale è: perché chi ha creato l’universo ci ha messo una creatura che, secondo i suoi parametri, è soggetta a peccare? Non c’era e non c’è alcuna necessità di produrre esseri viventi a queste condizioni. Non sarebbe stato più misericordioso e giusto creare esseri felici? La verità è che il Dio biblico rappresenta, in senso lato, lo stato della giustizia al tempo in cui fu creato dagli Ebrei.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a Klaud.

        Per Klaud

        “La domanda fondamentale è: perché chi ha creato l’universo ci ha messo una creatura che, secondo i suoi parametri, è soggetta a peccare? Non c’era e non c’è alcuna necessità di produrre esseri viventi a queste condizioni. Non sarebbe stato più misericordioso e giusto creare esseri felici?”

        La necessità c’è quando si considera la libertà come bene, e quindi anche la libertà di peccare e di separarsi da Dio. Certo che Dio avrebbe potuto creare delle marionette perfette ed obbedienti, ma non ha voluto farlo, ha voluto che in qualche modo fossimo compartecipi della nostra salvezza.

        • Klaud. ha detto in risposta a Vincent Vega

          L’uomo, per quanto ne sappiamo, è un unicum: salvarlo da cosa se tutto quello che ci circonda è stato predisposto da Dio?
          Non c’era necessità di creare marionette perfette e obbedienti, bastava predisporre in modo che il peccato (secondo il suo punto di vista) e il male (come lo intendiamo
          noi umani) non fossero possibili. Non c’erano dei precedenti per cui l’uomo dovesse essere creato necessariamente così; salvarsi da cosa se le regole le ha stabilite Dio, che dovrebbe essere svincolato da qualsiasi impedimento?

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Klaud.

            Il peccato e il male sono proprio ciò che rende possibile la libertà. Dio ha stabilito le regole per il bene dell’uomo, e un telos nel creato, ma l’uomo, a differenza delle bestie, può sottrarvisi perché possiede il libero arbitrio, ed è questa la sua straordinarietà.

            Un universo nel quale gli uomini venissero creati impossibilitati a peccare sarebbe un universo di marionette senza libertà, e non vi sarebbe differenza tra un uomo e un animale.
            Questo è anche il motivo per il quale esiste la concreta possibilità di dannarsi, ovvero di dire il proprio no definitivo a Dio: la libertà.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Klaud.

            Per Klaud

            ” salvarlo da cosa”

            Dalla dannazione eterna, che lo ripeto, è una possibilità reale. Gesù ha portato su di Sè i peccati del mondo, e ora è solo responsabilità nostra, se ci danniamo. I dannati si dannano perché induriti nel loro rifiuto in modo irremovibile.
            I dannati dell’inferno e i demòni non sono redimibili perché non vogliono essere redenti, altrimenti anche loro potrebbero salvarsi. Ciò non accadrà mai, ma per loro precisa volontà.

            • Umberto P. ha detto in risposta a Vincent Vega

              Occhio che qui parlate del male commesso dall’uomo, ed è molto più complicato il discorso. Diventa più elementare, e le contraddizioni più evidenti, se pensiamo alle catastrofi naturali che coinvolgono gli innocenti, come ad esempio i bambini.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Umberto P.

                La Creazione stessa, infatti, soffre a causa del peccato.

                “Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev’essere manifestata a nostro riguardo. Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitú della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. (Romani 8:18-21

      • IlGiustiziere ha detto in risposta a Klaud.

        È banale pensare ai terremoti come ”il” male, altrimenti si estenderebbe la categoria del male alle multe, agli pneumatici forati o alle tasse. – Concordo.
        La domanda fondamentale è: perché chi ha creato l’universo ci ha messo una creatura che, secondo i suoi parametri, è soggetta a peccare? – Il peccato originale è la scelta dell’uomo di decidere da sé cos’è bene e cos’è il male, indipendentemente dalle regole predisposte da Dio.
        Non c’era e non c’è alcuna necessità di produrre esseri viventi a queste condizioni. Non sarebbe stato più misericordioso e giusto creare esseri felici? – Dio li ha creati felici. E’ l’uomo che, rifiutando Dio, fonte di ogni bene, diventa infelice.
        Bastava predisporre in modo che il peccato (secondo il suo punto di vista) non fosse possibile. – Avrebbe potuto farlo, ma non ha voluto. L’impossibilità di rifiutarlo sarebbe stata una costrizione e dunque una negazione della libertà e dell’amore. Oltre alle marionette (istinto), anche la costrizione è negazione della libertà.

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