L’Universo ordinato e sintonizzato rimanda all’intelligenza del Creatore

Nella tradizione cristiana e cattolica, il tema della perfezione dell’ordine del cosmo (che non a caso significa “ordine”, in greco) come rimando all’intelligenza del suo Creatore, e dunque prova della sua esistenza, è presente da secoli.

Nel libro della Sapienza si legge “Tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso” (Sap 11,20). Similmente San Paolo: “Le sue [di Dio] perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute” (Rm 1,20). Così anche San Tommaso: “La quinta via si desume dal governo delle cose. […] Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e quest’essere chiamiamo Dio” (Summa Teologica Iª q. 2 a. 3 co.).

In epoca moderna e scientifica, il progresso della ricerca ha reso sempre più chiara la misteriosità di tale ordinata perfezione, portando molti pensatori ad intuire la necessità di un artefice della creazione. Riprendendo solo alcuni degli esempi che si possono portare, ricordiamo la celeberrima frase di Albert Einstein “Dio non gioca a dadi”, e la conversione da ateismo a deismo del filosofo Anthony Flew.

Certo, non tutti gli scienziati e i pensatori si lasciano affascinare dal cosmo, molti “duri e puri” si limitano velocemente a dire “è così e basta”. Altri arrivano a preferire la teoria del multiverso per non dover ricorrere a riflessioni teologiche: secondo costoro, infatti, è vero che il nostro universo è perfetto, ma solo perché esistiamo nell’unico universo perfetto tra infiniti universi imperfetti e inadatti alla vita. Con buona pace del rasoio di Occam, che sconsiglia di moltiplicare gli enti senza necessità. Le correnti di pensiero che evidenziano questa intuizione sono diverse, con contributi di varie discipline e pensatori, ma nella sostanza coincidenti: teleologia; via oggettiva; Disegno (o progetto) intelligente; principio antropico forte; fine-tuned universe (“universo sintonizzato finemente”). È quest’ultima dicitura che sembra essere preferita negli ultimi anni.

Una efficace sintesi degli argomenti del fine-tuned universe è offerta dall’astrofisico australiano Luke Barnes, ricercatore del Sydney Institute for Astronomy, dell’University of Sydney, in un contributo del 2011 il cui titolo può essere tradotto “La sintonizzazione fine dell’universo in vista della vita intelligente”. Un testo certo specifico e specialistico, che però può aiutare a rendersi conto delle dinamiche in gioco. E quasi a conferma dell’approccio prettamente scientifico usato, va notata l’assenza di sconfinamenti filosofici o teologici.  In sintesi: nell’universo ci sono in definitiva poche decine di leggi e costanti universali. Quello che si nota è che il valore di queste costanti sembra essere regolato apposta per ottenere un preciso effetto: l’organizzazione complessa della materia e la nascita della vita, che da questo punto di vista non sembra affatto casuale.

Riprendendo solo alcuni delle diverse decine di esempi che si possono citare. Se le leggi di Maxwell fossero diverse non esisterebbero gli atomi, ma solo particelle solitarie a spasso per l’universo, e lo stesso p.es. se l’elettromagnetismo fosse repulsivo e non attrattivo. Se la gravità fosse repulsiva e non attrattiva, l’universo sarebbe costituito da atomi solitari. Se il valore della massa dei quark fosse stato leggermente diverso, l’universo sarebbe consistito di atomi di idrogeno, mentre tutti gli altri atomi con peso atomico maggiore sarebbero stati instabili ecc. L’esempio però più chiaro di una sintonizzazione fine, vero e proprio cavallo di battaglia del fine tuning, si ha nel caso del “processo 3 alfa”, per il quale 3 atomi di elio si fondono originando il carbonio. Si tratta della reazione nucleare che avviene nelle stelle, che ha dato origine all’elemento fondamentale per la nascita della vita. Ora, perché questa reazione possa avvenire, calcoli teorici evidenziano come l’energia dello stato eccitato del carbonio dovrebbe trovarsi in un intervallo tra 7,596 e 7,716 MeV. E il valore effettivo è 7,656 MeV. Quasi che (come Barnes non esplicita, ma lascia intuire) un progettista abbia regolato una manopola per calibrare questo valore, che avrebbe semplicemente potuto essere diverso, sintonizzandolo esattamente al centro dell’intervallo necessario per la nascita del carbonio e della vita.

In definitiva, conclude Barnes, “solo un piccolissimo insieme di condizioni permette l’esistenza della vita intelligente”. Di fronte a queste considerazioni, appunto, ci si può limitare a scrollare le spalle dicendo “è così e basta”. Oppure non accontentarsi e interrogarsi sul “perché” di questo “come” così ben calibrato. Fermo restando che la cronaca, e le esperienze di ingiustizia e dolore nella vita, ci mostrano come la perfezione del cosmo è stata rovinata dal male liberamente voluto dagli uomini, e sarà piena e definitiva solo nei cieli nuovi e terra nuova che la speranza cristiana attende.

Roberto Reggi

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72 commenti a L’Universo ordinato e sintonizzato rimanda all’intelligenza del Creatore

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  1. borg ha detto

    Queste considerazioni sono un dato di fatto che non rimandano per nulla all’ipotesi di un creatore.a meno che non ci stanchiamo di cercare.

    • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a borg

      @Borg

      è un dato di fatto che esiste l’ordine, quindi? Il fatto che non ci stanchiamo di cercare sta proprio nel fatto che comprendiamo questo ordine, cioè noi esseri umani parliamo lo stesso linguaggio dell’universo. Cerca a 360° non accontentarti di 180°.

    • Norberto ha detto in risposta a borg

      Appunto, tu scegli di scrollare le spalle dicendo “è così e basa”. Legittimo ma miope.

  2. Giovanni Pennisi ha detto

    Non ho mai letto tante banalità in così poco spazio, a cominciare dal “Dio non gioca a dadi” che Einstein pronunciò perchè riteneva che la meccanica quantistica non fosse una teoria del tutto completa. Niente che vedere quindi con il Creatore.
    E chi ha detto poi che la teoria del multiverso sia stata formulata “per non ricorrere a riflessioni teologiche”?
    Vabbè, mi fermo qui sennò faccio una strage…

  3. Vincent Vega ha detto

    Uccr scrive

    “Certo, non tutti gli scienziati e i pensatori si lasciano affascinare dal cosmo, molti “duri e puri” si limitano velocemente a dire “è così e basta”. Altri arrivano a preferire la teoria del multiverso per non dover ricorrere a riflessioni teologiche: secondo costoro, infatti, è vero che il nostro universo è perfetto, ma solo perché esistiamo nell’unico universo perfetto tra infiniti universi imperfetti e inadatti alla vita. Con buona pace del rasoio di Occam, che sconsiglia di moltiplicare gli enti senza necessità. Le correnti di pensiero che evidenziano questa intuizione sono diverse, con contributi di varie discipline e pensatori, ma nella sostanza coincidenti: teleologia; via oggettiva; Disegno (o progetto) intelligente; principio antropico forte; fine-tuned universe (“universo sintonizzato finemente”). È quest’ultima dicitura che sembra essere preferita negli ultimi anni.”

    E infatti il multiverso altro non è che l’applicazione del darwinismo alla cosmologia, dove noi saremmo, per puro “caso”, in uno degli universi adatti alla vita.
    Inutile dire che queste tesi, al momento, non hanno il minimo valore scientifico ma sono soltanto cattiva metafisica.

    Inoltre, anche ipotizzando per assurdo che il multiverso venga corroborato si tornerebbe sempre al solito punto: l’inizio di tutto.
    Il regresso all’infinito infatti è letteralmente un’aberrazione logica insostenibile, l’universo necessita di un inizio, e non è possibile andare indietro con le cause all’infinito.
    Quello che certi non capiscono, è che /3 io esisto è perché le cellule che mi compongono mi fanno passare dalla potenza all’atto di esistere, ma quello che fa passare le cellule dalla potenza di essere all’atto di esistere sono ad esempio i protoni ed i neutroni che compongono le loro molecole e che passano anche essi dalla potenza all’atto, e così via di seguito fino a che arriviamo, per forza di cose, ad un primo elemento che è già in atto e che senza bisogno esso di essere messo in atto fa passare dalla potenza all’atto i quark ed i gluoni e gli altri campi e che fa passare all’atto tutta la catena. L’esistenza dell’atto puro è quindi una necessità logica, poi certo, la Fede interviene nell’accettazione della rivelazione del Dio incarnato, ma all’esistenza dell’atto puro, ovvero Dio, ci si arriva solo con l’uso della ragione, senza bisogno della Fede.
    Oggi è così facile essere atei perché, se da un lato è aumentata la conoscenza scientifica, dall’altro lato è diminuita paurosamente la conoscenza filosofica, che, se prendiamo il tomismo, da dimostrazioni inattaccabili e mai efficacemente confutate dell’esistenza dell’atto puro, ovvero Dio.

    Certo, la rivelazione in Gesù è un passo successivo.

    • GrazianoP ha detto in risposta a Vincent Vega

      “E infatti il multiverso altro non è che l’applicazione del darwinismo alla cosmologia, dove noi saremmo, per puro “caso”, in uno degli universi adatti alla vita.
      Inutile dire che queste tesi, al momento, non hanno il minimo valore scientifico ma sono soltanto cattiva metafisica.”

      Aggiungo, ammesso che il Darwinismo non sia esso stesso una legge di Dio…
      Oltretutto assistiamo davvero al rifugio degli atei nella metafisica, un neo-paganesimo scienziologico!
      Ammesso infatti che esistano infiniti universi, distinti dal nostro (evidentemente), mi spiegassero (i sostenitori di questa “teoria”) come potremmo mai verificarlo, visto che la stessa origine di questo universo resta e resterà per sempre una teoria(almeno fino al prossimo Big-Bang)! Questa non è scienza, è metafisica! La scienza, per sua stessa definizione, è quanto chiunque (dotato delle giuste conoscenze, al corrente di tutte le altre teorie concorrenti, con a disposizione gli stessi strumenti, in possesso dei dati sperimentali, magari riprodotti da lui stesso in un laboratorio… cioè praticamente solo un altro scienziato, che se la canterà e suonerà insieme al suo collega) può verificare.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a GrazianoP

        Graziano scrive
        Oltretutto assistiamo davvero al rifugio degli atei nella metafisica, un neo-paganesimo scienziologico!

        È proprio questo il problema, Graziano!! 🙂

        Va infatti detto con chiarezza che la teoria del multiverso è indimostrabile (come si potrebbe dimostrare l’esistenza di qualcosa che è al di fuori dell’Universo?), ed è derivata da quella, anch’essa indimostrabile, delle stringhe.
        Appoggiare questa teoria significa, lo dico senza mezzi termini, andare contro il metodo scientifico sperimentale moderno iniziato con la rivoluzione scientifica di Galilei e tornare ad un pensiero magico pre-scientifico del quale era esponente il mago Giordano Bruno, che infatti non fu NEANCHE LONTANAMENTE uno scienziato come il suo contemporaneo Galilei (quali le sue scoperte?), dal momento la sua concezione dell’Universo era legata a quella esoterico-cabalistica che solo per via della divinizzazione del sole, culto di origine egizia, poteva trovare una preferenza per il sistema eliocentrico di Copernico.

        Ad ogni modo, ragazzi, non sono tanto questi i problemi. Guardate cosa sta succedendo nel mondo, l’antico serpente è nell’aria, che Dio ce la mandi buona. Speriamo bene, per il nostro futuro.

        San Paolo, dopo l’incontro col Risorto sulla via di Damasco, è stato molto chiaro su chi sono i nostri nemici.
        Ef 6, 10-17
        “Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
        Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i Santi.”

        Maranathà!

  4. beppino ha detto

    Pensare all’artefice del tutto può essere anche implicito (forse anche inconscio) in un ragionamento. Che poi Heinstein non fosse credente può essere anche vero anche se velatamente lo stesso scienziato più volte ha evidenziato cenni di deismo (non era forse lo stesso ometto che affermava che lo scienziato non può non convincersi che le leggi deterministiche prospettano l’esistenza di un qualcosa/qualcuno di superiore all’uomo?).
    Sicuramente non gli mancava la malcelata spocchia, tipica di chi ama molto il proprio “mestiere”, sa “controllare” poco la raggiunta notorietà e ritiene le condizioni al “contorno” della propria vita come appena degne di essere considerate (vedi, ad esempio, come considerava i “comuni” sempliciotti ed ingenui dediti alle banali credenze religiose). In realtà fu un uomo come tutti e come tutti non sempre di immacolata specchiatura (in certe situazioni anche “volpino”…).
    Comunque si fermi, in questo sito c’é bisogno di tutto ma non di stragi… (bruhh… che paura).

  5. Giulio Quaresima ha detto

    Quando la ragione umana definisce l’universo, ovvero il tutto, come ordinato, e quindi lo mette in rapporto ad altre eventuali possibilità di esistenza, definite come non ordinate, o inferiormente ordinate, si pone implicitamente al di fuori e al di sopra dell’universo, contraddicendone così la stessa universalità. Così facendo si pone al livello di Dio, mentre si pone addirittura al di sopra di Dio, quando pretende di giustificare l’esistenza del creatore deucendola dalle caratteristiche della creazione attuale in contrapposizione ad altre – supposte possibili – creazioni, il tutto utilizzando le proprie regole di deduzione e le proprie capacità di induzione e generalizzazione.

  6. Ettore ha detto

    Lasciate perdere queste critiche interessate che appaiono ad ogni articolo che scrivete per il solo,gusto di umiliarvi. Da agnostico apprezzo molto i vostri ragionamenti anche se,non condivido tutto. Rispetto alla citazione di Einstein lui ha mostrato con frasi migliori il suo stupore verso il cosmo che lo portò al suo deismo panteista e forse si potevano usare quelle. Pe il resto é un buon articolo.

  7. Niels Bohr ha detto

    La meccanica quantistica: questa sonosciuta.

    • Panthom ha detto in risposta a Niels Bohr

      Sconosciuta a te, certamente non a Max Planck che l’ha fondata: “Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù della propria forza, la quale fa vibrare le particelle atomiche e che le tiene insieme come un minuscolo sistema solare dell’atomo. Così dietro questa forza dobbiamo supporre uno Spirito intelligente e consapevole. Questo Spirito è il fondamento di tutta la materia” (M. Planck, Conferenza tenuta a Firenze nel 1944)

      https://www.uccronline.it/2012/08/12/citazioni-di-scienziati-credenti-cristiani-e-cattolici/#plank

      • Andrea ha detto in risposta a Panthom

        Ed un allievo di Max Planck (del quale purtroppo non ricordo il nome) fece sua una frase simile a quella già pronunciata da Louis Pasteur: Poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a lui (nel senso di “Chi ha poca scienza si allontana da Dio, chi ha molta scienza si avvicina a Dio”)

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Andrea

          Infatti è per questo che oggi è così facile essere atei. Poca cultura scientifica e scarsa, per non dire nulla, cultura filosofica.

  8. Max ha detto

    Io pero’ sarei un po’ cauto.

    In fondo, non sappiamo davvero cosa sarebbe potuto accadere se le costanti fisiche e vari valori caratteristici fossero stati un po’ diversi.

    Certo l’Universo come lo conosciamo adesso non sarebbe potuto esistere, ne’ noi con esso. Ma chi assicura che qualcos’altro – o qualcun altro – non sarebbe apparso? O che possiamo pensare che le leggi della fisica possano assumere valori “a caso” ? Chi ci assicura che se l’energia dello stato nucleare eccitato del carbonio fosse stato un po’ diversa, tutte le altre leggi della fisica se ne sarebbero state buone a guardare, senza (dover) cambiare anch’esse? E cosa sarebbe saltato fuori?

    Ho letto con interesse il famoso libro “Just Six Numbers: The Deep Forces That Shape the Universe” del bravissimo astrofisico Martin Rees, che espone tesi simili a quelle dell’articolo di UCCR (Rees pero’ non e’ credente). Ma si rimane sempre con il dubbio, che peraltro esprime la nostra ignoranza sull’Universo, che e’ ancora grande.

    Una cosa va detta pero’. Gli storici della scienza affermano che la genesi della scienza moderna e’ stata possibile nel Cristianesimo perché l’Universo e’ il prodotto razionale di un Dio razionale, Logos. Quindi l’Universo e’ conoscibile attraverso la ragione. Inoltre Dio di solito non interviene nei fenomeni dell’Universo, che sono regolati dalle “cause seconde”, ed e’ sbagliato ricorrere a Dio per spiegare fenomeni apparentemente portentosi (Nicole Oresme, vescovo di Lisieux, XIII secolo). Il “metaphisical naturalism” che contraddistingue la scienza moderna e’ – anche – frutto del pensiero Cristiano.

  9. Roberto Reggi ha detto

    Ciao Max, io no, non sarei più cauto 🙂 Il punto è proprio questo. Cosa sarebbe saltato fuori se le leggi fisiche fossero state diverse? Come accenni, in tanti atei-agnostici ipotizzano forme di materia e vita diverse. Ma davvero? Sul serio? Per esempio, un’organizzazione biologica complessa a base di idrogeno o elio, davvero te la vedresti? Lasciamola alla fantascienza (Star Trek, vecchia serie). Il punto è proprio quello che citi en passant, ripreso anche da Barnes che cita Rees: c’è una perfezione razionale nella calibratura delle costanti cosmiche. Un vero scienziato, assetato di senso e sapere, non può scrollare le spalle. E non può ipotizzare infiniti universi col solo pretesto di non ammettere una singola entità razionale e creatrice. “E quest’essere chiamiamo Dio”.

    • Ipo ha detto in risposta a Roberto Reggi

      L’idea della pluralità dei mondi viene da lontano e il multiverso è stato ipotizzato per soddisfare l’interpretazione MWI dalla meccanica quantistica, quindi prima che Luke Barnes o altri affrontassero il problema del fine-tuning dal punto di vista espresso nell’articolo. Non regge quindi l’idea che il multiverso fu un pretesto per non ammettere una singola entità razionale creatrice.
      I’m sorry…

      • Otto ha detto in risposta a Ipo

        A parte che il Multiverso è una tesi speculativa filosofica perché è al di fuori di ogni predizione scientifica, come hanno più volte spiegato i fisici, tra cui Ugo Amaldi. In secondo luogo è vero che la pluralità dei mondi arriva da lontano (il primo a predirla fu il vescovo Roberto Grossatesta) ma negli ultimi anni è stato ripreso dai polemisti anti-teisti (Dawkins, Smolin, Krauss) proprio come scappatoia al fine-tuning, estendendo il darwinismo all’universo. Anche su questo sito web il matematico Paolo Di Sia lo ha messo in evidenza: https://www.uccronline.it/2015/02/23/dio-e-il-multiverso-considerazioni-di-un-matematico/

    • Max ha detto in risposta a Roberto Reggi

      Caro Roberto, credo che non possiamo prevedere nulla, almeno per adesso. Chi ti assicura che ci sarebbe solo idrogeno ed elio?

      Quando ne sapremo di piu’ sulla Fisica, a livello molto profondo, ne riparleremo. Va bene restare aperti alla possibilita’ di un fine-tuning (come ad altre), al momento ma non credo che ci siano le condizioni per affermare che il fine-tuning sia lo scenario corretto.

      D’altra parte, l’esistenza di Dio non “dipende” dal fine-tuning. Mi piace invece riflettere sull’idea degli scolastici e dei padri fondatori della Scienza, secondo cui un Cosmo razionale e’ tale perché e’ opera di un Dio razionale, come quello inteso dal Cristianesimo.

    • Licurgo ha detto in risposta a Roberto Reggi

      Ma io a mia volta, da profano penso questo: la materia non è disgiungibile dalle sue leggi; senza queste leggi non sarebbe la materia come noi vediamo e constatiamo.
      Ora, in base alle leggi della materia che in certo modo la fanno essere quella che è, ha senso parlare di materia se si ipotizzano altre leggi? Se le leggi sono queste e solo queste si deduce che, deterministicamente, l’universo essere null’altro di quello che è adesso.
      Ripeto, la pongo come domanda perchè per me è un dilemma.

  10. lorenzo ha detto

    Io identifico nelle leggi che regolano l’universo quel “Dio disse” in virtù del quale l’universo è ciò che è: qualche ateo o agnostico può provarmi che non sia così?

  11. Mauro F. ha detto

    Il fine-tuning sarebbe la versione moderna di quel: “un tramonto è troppo bello per non essere l’opera di un Creatore”. Argomenti poetici ma filosoficamente validi solo per chi crede a priori.

    • Panthom ha detto in risposta a Mauro F.

      Talmente poco validi filosoficamente che il maggior filosofo della scienza Paul Davies si è convertito al deismo proprio grazie al fine-tuning. Buona lettura: http://www.goodreads.com/book/show/137797.The_Mind_of_God

      • Mauro F. ha detto in risposta a Panthom

        Come tutti gli scienziati del resto…

        • Otto ha detto in risposta a Mauro F.

          Interessante la tua obiezione sul tramonto ma se avessi ragione tu l’archeologia dovrebbe dichiarare fallimento. Quando gli archeologi trovano sulle pareti di una grotta dei disegni non dicono, come fai tu, “il fatto che questi disegni siano opera di un creatore è un argomento poetico ma invalido filosoficamente”, ma collegano direttamente quei piccoli segni ad una mano intelligente. Tu invece non riesci a farlo non con dei piccoli segni ma con tutto ciò che è l’universo…essere “poetici” a volte è il modo più razionale e meno superstizioso che ci possa essere.

          • Piero ha detto in risposta a Otto

            Con la differenza che è provato che i disegni rupestri sono stati fatti dall’uomo, quindi da una mente intelligente!

            • Paolo Viti ha detto in risposta a Piero

              Si ma “è provato” proprio perché gli archeologi che li hanno scoperti non hanno scrollato le spalle e non hanno ragionato come Mauro F. andandosene e dicendo che collegarli ad una mente intelligente era un “argomento poetico”.

              Se un disegno sulla roccia è “provato” che non può essere frutto del caso nemmeno in milioni di danni figuriamoci il cervello umano e tutto ciò che di ordinato e perfettamente calibrato esiste nell’universo.

              Per essere atei ci vuole troppa fede.

              • Giovanni Pennisi ha detto in risposta a Paolo Viti

                Ma neanche un tramonto è frutto del “caso”, in quanto rifrazione dei raggi solari nell’atmosfera che suscita in noi un grande senso di stupore.
                Per poter affermare l’esistenza di un creatore intelligente dovremmo quindi trovare un prodotto dell’intelletto e se diciamo che questo può essere l’esatta calibrazione delle leggi fisiche, allora di tutto possiamo dire che sia prodotto di una mente intelligente: lo schiudersi di un seme, un tramonto, una galassia…

                • Paolo Viti ha detto in risposta a Giovanni Pennisi

                  E dici bene, non a caso Tommaso rifletteva sulla necessaria Causa prima incausata.

                  • Vincent Vega ha detto in risposta a Paolo Viti

                    Concordo Paolo, ho esposto sopra questa necessità, ed è davvero una necessità dato che ciò che è mutevole, come la materia, non può essere eterno, per una pura questione logica.

                  • Giuseppe ha detto in risposta a Paolo Viti

                    Ciò può anche significare che la causa prima è necessaria solo per chi ha bisogno di “un inzio al tutto” per giustificare l’esistenza di un creatore. Lo sapeva bene Aristotele ed infatti non è un caso che passando dalla scolastica si cerchi di mantenere questo principio ancora valido, peccato però che la meccanica quantistica e gli attuali modelli cosmologici portino in tutta altra direzione.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Giuseppe

                      Non sapevo che le leggi fisiche fossero cambiate…

                    • Paolo Viti ha detto in risposta a Giuseppe

                      Se credi ancora all’universo eterno per paura di mettere in crisi le tue convinzioni (a)teologiche devi anche saperlo giustificare scientificamente, Giuseppe. La meccanica quantistica riguarda il microcosmo quindi non tentare di scappare dalla questione.

                      Ripeto: ci vuole troppa fede per essere atei .

    • lorenzo ha detto in risposta a Mauro F.

      Spiegami una cosa: a priori si crede o non si crede?

    • GrazianoP ha detto in risposta a Mauro F.

      Comincio a pensare che gli scienziati di oggi non siano più in grado di occuparsi di cosmologia, mi sembra che ormai il discorso a riguardo sia diventato, sempre più negli ultimi anni,puramente speculativo, con davvero pochi fatti concreti nel recente passato(se escludiamo la mappa della radiazione cosmica, che spero davvero non sia il rumore di fondo del sensore della sonda WMAP, sai le risate!!!).
      Forse dovrebbero davvero aspettare di saperne un po di più prima di sparare ca..ate a vanvera, in primis Stephen Hawking, che però ha trovato degni concorrenti.
      Evidentemente parlare di cosmologia e cosmogonia nei propri libri…VENDE PARECCHIO…e si sa, in un periodo di crisi economica in cui ci sono sempre meno risorse per la ricerca, quella dei filosofi scienziati può essere una valida alternativa!

      • Vincent Vega ha detto in risposta a GrazianoP

        Il fatto è che fanno cattiva filosofia, perché ne ignorano proprio i fondamenti. Perciò la loro “””””””””””filosofia””””””””””” diventa nient’altro che un supporto al loro bieco materialismo.

  12. Gianni Zero ha detto

    Sono d’accordo con le argomentazioni esposte nell’articolo, tranne che con la conclusione. Evidentemente il mio concetto di male è diverso se penso che le esperienze di dolore e ingiustizia non siano solo e sempre dovute alle scelte degli uomini. Purtroppo (per me) riguardo alla sofferenza io percepisco solamente un’insensatezza e un’impersonalità generiche, inscritte nelle medesime leggi che ci parlano del Creatore, ed è probabilmente questa continua disillusione che mi impedisce di progredire nella fede andando oltre un vago deismo. Mi piacerebbe davvero riconoscere in ogni male l’effetto di una libera scelta umana, ma proprio non vedo collegamenti se non occasionalmente.

    • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

      La risposta biblica è che, mentre il Creatore aveva stabilito che alla fine del divenire tutto fosse “buono”, l’uomo scelse liberamente di conoscere, ovvero di sperimentare sulla propria pelle, il bene ed il male insito nel divenire.

      • Gianni Zero ha detto in risposta a lorenzo

        Non è una risposta che capisco molto, probabilmente perché non riesco a collegarla con la realtà. Non mi sentirei di dire, ad esempio, che tutto ciò che riguarda le specie viventi capaci di provare dolore vissute prima dell’uomo sia in sé buono. Mi provocherebbe pena, e anche qualche domanda sul senso, vedere un dinosauro soffrire. Le domande sul senso si moltiplicano poi a dismisura quando si ha a che fare con la specie umana: che relazione hanno il dolore e la morte di innocenti con la scelta di Adamo ed Eva? I terremoti, i fulmini, le malattie o gli incidenti non ci sarebbero stati se non avessero mangiato dell’albero del bene e del male?

        • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

          Ti provoca forse pena l’acqua che si trasforma ossigeno ed idrogeno? E la deriva dei continenti? Può forse sussistere la vita senza una trasformazione continua?

          Noi non abbiamo la visione del finale definitivo e giudichiamo le parzialità in base al nostro personale punto di vista.

          • Gianni Zero ha detto in risposta a lorenzo

            E’ ovvio che non ci capiamo. Fa nulla, grazie lo stesso.

            • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

              Hai mai pensato al fatto che qualsiasi cambiamento o trasformazione, da un certo punto di vista, è un male?

              • Gianni Zero ha detto in risposta a lorenzo

                Quindi il bene è l’immobilismo assoluto?

                • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

                  No, ho semplicemente detto che qualsiasi cosa in divenire da alcuni è percepito come un bene e da altri come un male: una foresta che diventa terreno coltivabile, un leone che uccide la gazzella, un marito che tradisce la moglie, la polizia che uccide un assassino…

                  • Gianni Zero ha detto in risposta a lorenzo

                    la nascita di un bimbo, un giovane che trova un lavoro, due fidanzati che si sposano, un viaggio, i germogli che a primavera spuntano…

                    • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Il dolore della partoriente, l’altro giovane che è stato scartato dal lavoro, i genitori degli sposi che si separano dai figli, il tronco che si spacca per far fuoriuscire i germogli…

                    • GrazianoP ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Il capire il bene e il male, il poterlo riconoscere e discernere, fa dell’uomo la creatura a immagine e somiglianza di Dio, ovvero la creatura che nella storia ha riconosciuto in Dio la sua ultima aspirazione alla perfezione, e nell’amore il suo mezzo. Naturalmente ciò ha un prezzo: comporta la mortalità (aldilà del dolore).
                      Se fossimo esseri immortali,infatti, non riconosceremmo tutte le emozioni che hai citato di gioia e dolore, ne potremmo goderne all’infinito nell’aldilà(speriamo):
                      Non potremmo generare e crescere figli(dove mai li metteremmo), come Dio ci ha generato (o progettato/pensato?) e cresciuto(o sviluppato/evoluto?) come genere umano, non conosceremmo la soddisfazione, il piacere (dono immenso da centillinare e saper gestire, come aveva ben capito Epicuro), l’amore, la gioia.
                      Ma neanche la frustrazione, la perdita, il dolore, la noia, l’odio che invece ci aspettano all’infinito se non capiamo il messaggio di Dio e scegliamo di allontanarcene.
                      Il nostro essere umani, continuamente in bilico tra mondo Animale e mondo Divino, tra il mondo Fisico e il mondo delle Idee, può dare le vertigini, ma è un’avventura meravigliosa che, se non cadiamo giù, ci regalerà la gioia eterna una volta arrivati dall’altro lato della corda sottile su cui camminiamo.
                      Talvolta ho un dubbio: che quell’albero messo lì non fosse stato messo apposta?
                      Che la nostra sete di conoscenza non sia stata una colpa, come forse credevano gli antichi ebrei, ma una necessità ispirata da Dio?
                      Che dobbiamo patire e gioire del Mondo per poter capire ed apprezzare la Creazione e l’amore di Dio?
                      Sono stato un ateo per molti anni della mia vita, la prima gioventù ,i ventanni, quella in cui ci si sente immortali e infallibili, ganzi e intelligenti, capaci di capire tutto, mi sono affidato alla madre di tutte le conoscenze, la Scienza, che altro non faceva che propormi teorie, cioè falsità, laddove io cercavo verità assolute. Così ho ripreso il pensiero di Socrate ed ho preso coscienza di non sapere, e che le risposte che cercavo non erano nella scienza, il vuoto delle risposte lo riempivo con pesanti ed inanimate pietre.
                      Dio ci ha donato la libertà possibile, quella del figlio che lascia l’accogliente casa del padre per vivere la propria vita, con gioie e dolori, questa’avventura che un giorno tornerà a raccontare al Padre, magari facendo si che sia fiero del proprio figlio.

                    • Gianni Zero ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Graziano, non sono d’accordo praticamente con nulla di quanto hai detto, ma non approfondisco perché non so quanto potrà essere prolungata la discussione in questo post.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Prova a domandarti come la partoriente accetti il dolore per far nascere un figlio…

                    • Gianni Zero ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Perché è un dolore che ha un fine e una fine, un significato, una prospettiva, una caratteristica funzionale. Chi giace per giorni sotto le macerie di un terremoto con le ossa fracassate, impazzisce di dolore e infine muore che spiegazione dovrebbe darsi?

                    • lorenzo ha detto in risposta a Gianni Zero

                      La nascita è un fine comprensibile.
                      la morte sotto le macerie è un fine incomprensibile.
                      Diceva un mio amico colpito dal cancro che solo dopo ha capito il fine della sua malattia.
                      Dio stesso, come uomo, si è lasciato uccidere dalle sue creature per insegnarci che nessun dolore del giusto va perduto.

                    • GrazianoP ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Gianni dimmi tu, l’uomo sotto le macerie, che Speranza dovrebbe avere? Questa è secondo me è la vera domanda.
                      Se non credesse in Dio morirebbe come un topo, sapendo che l’aspetta il nulla, la fine, tornerebbe terra per sempre, farebbe un’analisi della sua vita e penserebbe a quanto non ha fatto e mai potrà fare, ai suoi figli a casa che cresceranno senza un padre e senza una guida, perchè nessun’altra guida gli ha dato se non la sua presenza fisica, alla moglie che mai più riabbraccerà e bacerà, agli amici, al dolore dei suoi genitori che lo perderanno per sempre, e mi fermo che mi sto impressionando…
                      Chi ha Fede forse penserebbe a molte delle cose che ho elencato, ma avrebbe la Speranza di una vita dopo la morte, che i suoi figli seguano i buon insegnamenti suoi che sono anche quelli della sua comunità cattolica o religiosa che li seguirà, che riabbraccerà tutti presto, che dovrà presentarsi al Padre pentendosi dei propri peccati, delle cose che ha fatto per le sue debolezze umane, sicuro che il Padre lo perdonerà, che il dolore passerà presto per lasciare posto ad una Gioia infinita, che questa vita mortale si è conclusa presto ma chissà…
                      QUESTA secondo me è la differenza, e mi dispiace non lo abbia espresso bene nel primo post.

                    • Gianni Zero ha detto in risposta a Gianni Zero

                      Dici delle cose sagge, Graziano, ma credo un po’ fuori tema. Non si tratta, a parer mio, di legittimare o meno la speranza e il suo gran potere consolatorio, quanto piuttosto di interrogarsi su quella che ritengo un’incongruenza tra l’esistenza di un Dio che stabilisce le leggi del cosmo e l’assoluta impersonalità e crudeltà con cui queste stesse leggi si manifestano. La gravità non ha pena di un uomo che cade dalle scale, le leggi della dinamica non si curano delle ostruzioni arteriose, la conservazione dell’energia non fa eccezione quando un’auto che sbanda travolge e massacra dei passanti innocenti. La trasmissione degli impulsi nervosi avviene in modo indifferente al dolore che si prova. Che noi si possa avere una speranza diversa da quella di un topo, ammesso che in certe condizioni la sofferenza non l’abbia già sopita, non cambia la natura né il significato del nostro dolore. Nella prospettiva delle leggi naturali moriamo esattamente come dei topi, se non per l’eventuale sollievo che la ricerca medica degli ultimi due secoli è in grado di fornirci. Anche se la fede ci può distrarre e attenuare il dolore che proviamo il problema rimane, e tanto più considerando che si tratta di casi limitati a chi ha sia la ragione che la fede, cosa che non succede per esempio a neonati, a dementi, agnostici e, infine, animali. Cos’hanno fatto di male i topi per soffrire così? Ho la sensazione che prendere un creato che è buono o cattivo, questione a volte solo di fortuna, a testimonianza di Dio da un lato, e dall’altro trovare conforto nella fede sia una forma di dissociazione mentale: Dio ci parla di sé attraverso leggi fisiche che ammettono ogni sorta di spietatezza, e poi offre solo ad alcuni la via di uscita: che gioco è? Prima mi butti a mare e poi pretendi di far bella figura salvandomi? Dov’è che sbaglio?

        • Mansueto ha detto in risposta a Gianni Zero

          Diciamo che il dolore provato dagli animali e quello provato dall’uomo sono diversi in quanto è diverso il “livello intellettivo” tra animale e uomo: per l’animale il conoscere il dolore rientra nell’istinto di sopravvivenza e adattamento ambientale, insomma, gli occorre per evitare, al singolo esemplare e al branco, tutti quei fattori che comprometterebbero la buona salute e la sopravvivenza (es. se ferirsi non provocasse dolore, l’animale non eviterebbe le occasioni in cui rischia il ferimento e le conseguenti ferite potrebbero aggravarsi e ostacolargli la vita o provocargli la morte). Per l’uomo invece è più complesso: Adamo ed Eva si potrebbero spiegare in natura col fatto che l’uomo, progredendo la propria intelligenza, è riuscito a rendersi conto che, oltre ad essere un membro del proprio gruppo, è anche un individuo, con una personalità propria e irripetibile; ciò ha portato anche la possibilità di scegliere di compiere azioni che preservino o migliorino la propria personalità, ma non sempre il proprio bene si accorda con il bene altrui e quindi il singolo uomo può decidere di compiere azioni che trova vantaggiose per sé, ma sono un danno per il prossimo. Il male tutto sommato non è nient’altro che far valere la propria individualità sempre, anche se risultasse a discapito degli altri. Un animale questo non può farlo perché, di fronte a un pericolo che minaccia il proprio branco, l’istinto lo conduce sempre a rischiare la propria incolumità pur di difenderlo, mentre l’uomo può anche optare di agire egoisticamente e fregarsene. Per questo intelligenza umana e possibilità di commettere il male sono strettamente collegate e per questo, per le Scritture, l’uomo nasce peccatore (peccato originale), mentre gli animali non possono peccare. Tutti gli altri fenomeni che comportano sofferenza e quindi sono definiti male, tipo i fenomeni naturali che tu enunci, rientrano in quel meccanismo di istinto di sopravvivenza con cui ho iniziato questo intervento; in pratica non sono né buoni né cattivi, vengano avvertiti come cattivi solo quando, entrando in contatto con noi, i loro effetti provocano dolore.

  13. Corrado ha detto

    Credo in Dio ma partendo da presupposti diversi. Se in noi ci sono intelligenza e coscienza queste non possono essere proprietà emergenti ma proprietà ereditate da una forma di energia particolarmente bizzarra, quanto “onnipotente” (può creare di tutto) ed intelligente (acquisisce ed elabora informazioni). Quindi parto dal presupposto che nulla si crea o si distrugge, tutto si trasforma. Ovvero anche noi deriviamo da una intelligenza e coscienza infinita.
    A differenza dei cattolici più “ortodossi” però ho convinzioni diverse e cioè:
    1) è probabile che esista il multiverso, troppo spesso abbiamo avuto una visione della realtà troppo limitata e non credo che Dio si accontenti di creare un solo universo;
    2) anche gli altri universi hanno vite intelligenti, molto spesso migliori di noi, intelligenze che possono arrivare ad un punto di evoluzione tale da non avere bisogno di corpi materiali;
    3) non c’è un “salto” tra animali e uomini ma solo una graduale evoluzione;
    4) per Dio non siamo dei “privilegiati” ma abbiamo come tutti gli esseri intelligenti, delle opportunità più o meno grandi, ma possiamo sparire tutti, prima ancora delle formiche, se non le usiamo le in maniera adeguata;
    5) usare le opportunità in maniera adeguata significa saper ben ponderare il bene di tutto il creato, incluso l’ambiente, oltre agli altri esseri viventi;
    6) quindi “bene” è quando cerchiamo di tutelare al massimo tutto quello che abbiamo intorno a noi, “male” quando cerchiamo di tutelare esclusivamente i nostri interessi, costi quel che costi per tutto quello che è intorno a noi;
    7) esistono delle legge spirituali, accanto a quelle materiali, che ci fanno evolvere, ovvero le sofferenze possono essere opportunità per migliorare, una sorta di palestra dell’anima;
    8) vedo l’inferno come una situazione temporanea, dovuta all’ostinarsi nel seguire i propri interessi a discapito di tutto ciò che ci circonda e nella peggiore delle ipotesi, la nostra coscienza verrà definitamente “spenta”;
    9) una singola vita non basta a far maturare un’anima, ma occorrono molte più esperienze, umane e non;
    10) potremmo, alla fine dell’evoluzione, perdere la nostra individualità, una sorta di fusione con Dio, che ci arricchisce e potenzia la nostra coscienza ed intelligenza;
    11) non c’è una religione migliore in assoluto, ma una religione più adatta ad una certa cultura.
    Questo è quello che credo e mi piacerebbe sentire il parere di un cattolico ortodosso per capire quanto lontano io sia dai valori cattolici tradizionali.

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Corrado

      Non voglio essere io a dire quanto sei distante o meno dai valori cattolici tradizionali, anche se credo che i valori riguardino la sfera morale e che non esista una posizione cattolica tradizionale e un’altra non tradizionale. O si è cattolici o non lo si è.

      Dalla tua riflessione, che rispetto, faccio solo notare che manca il motivo per cui tutti noi siamo cattolici, ovvero Gesù Cristo. Se posso permettermi: tu riduci la fede ad un ragionamento mentre per la fede è un dono di Dio che emerge e si vive all’interno di una comunità di credenti attraverso la quale ognuno matura nel suo incontro con Cristo. E’ questo che ci rende credenti, cristiani e cattolici non le riflessioni sui massimi sistemi che, semmai, possono seguire. Ma non sono necessarie.

    • Vincent Vega ha detto in risposta a Corrado

      1) Non sappiamo se esista o no il multiverso, a me sembra improbabile e francamente “inutile”.
      2) So per esperienza che il demonio stessa nega l’esistenza di vita intelligente aldifuori di quella umana. Questo da molto fastidio ai non credenti, in genere, infatti bramano quasi con ossessione che vengano “scoperti” degli alieni magari più intelligenti ed evoluti di noi per confutare definitivamente l’antropocentrismo, del quale il non credente spesso è nemico giurato. Non vede l’ora, io non credente, di poter dire “come il maiale è un essere inferiore e privo di anima per me così noi lo siamo per gli alieni”, perché nella sua mente questa sarebbe la deificazione del caso e la confutazione dell’esistenza del Dio biblico. Ovviamente questo non è riferito a te, è un appunto che faccio.
      3) Credenza che non condivido.
      4) Se dipendesse tutto da noi, per quale ragione Dio si sarebbe fatto carne?
      5) Ovviamente il bene del Creato è importante, ma il bene dell’uomo viene prima. Io non esiterei a sacrificare un milione di agnelli per salvare la vita di un solo bambino.
      6) Non ci deve essere uno sfruttamento scriteriato dell’ambiente, ovviamente, ma come ripeto per qualunque cristiano l’uomo viene prima di tutto. Per farti capire, nessuno di noi accetta l’aborto umano e poi si preoccupa se sia o non sia legale far abortire una cagna, esattamente come pochi di noi si fanno contagiare dalle bufale della sovrappopolazione, create ad arte.
      7) La sofferenza, nella tradizione cristiana, avvicina a Dio, la prova di questo è la vita di molti santi, come ad esempio Padre Pio e molti altri, che furono vessati dal demonio in continuazione, nonostante la loro vicinanza a Gesù, col quale spesso avevano un rapporto autenticamente personale, lo vedevano e ci parlavano tutti i giorni.
      Letteralmente migliaia di santi hanno vissuto questo, e la loro sofferenza non era mai per fini egoistici, per raggiungere un’illuminazione del tutto personale, ma per salvare altre anime, Padre Pio ha strappato innumerevoli anime all’inferno, per esempio, anche per questo fu pesantemente tormentato dai demóni.
      Anche la comunione dei santi risponde a questa logica, infatti, dove non si è da soli, ma i meriti dell’uno possono servire per aiutare il proprio fratello, tutto diverso da qualunque dottrina gnostica.
      8) L’inferno è eterno, e se così non fosse non avrebbe alcun senso il sacrificio di Cristo, per coloro venuti prima di lui e dopo di Lui.
      Ovviamente nemmeno le sofferenze dei santi avrebbero alcun senso, senza contare che molti di loro sono stati all’inferno, come Suor Faustina Kowalska, e ne hanno confermato l’eternità.
      Il demonio stesso ne conferma l’eternità se è per questo.
      9) Come sopra. Se la reincarnazione fosse vera, che senso avrebbe il sacrificio di Cristo? Siamo salvi per amore di Dio, non per merito nostro. Non è ben chiaro cosa tu intenda per “maturare” ma francamente vedo una deriva gnostica che da cristiano non condivido per nulla, teologicamente. Posso dirti, per esperienza personale, che purtroppo il demonio inculca le idee reincarnazioniste tramite le sedute spiritiche. I partecipanti credono di essere in contatto con “spiriti guida”, “maestri ascesi” e tutte quelle cavolate li, quando in realtà sono in contatto con i demoni dell’inferno, che inculcano dottrine reincarnazioniste.
      Il fine è fin troppo ovvio: a che pro cambiare la propria vita OGGI se tanto ho a disposizione infinite vite per salvarmi? Posso quindi continuare a vivere come voglio, anche in palese contrasto con la giustizia, la carità, la temperanza e rifuggendo ogni virtù, tanto non ho nulla da temere. Il cristiano invece sa che deve cambiare oggi la sua vita, visto che non sa quando arriverà il grande salto, ed è esortato ad attendere alla sua salvezza con “timore e tremore”, consci della Misericordia di Gesù ma consci anche della Sua Giustizia, che tutto dona e tutto perdona, a patto però che ci sia il pentimento. Che pentimento può esserci per chi è convinto di avere “infiniti giri di giostra” a dispozione?
      Ti dico senza mezzi termine che le dottrine reincarnaizoniste sono anticristiche per eccellenza, e per esperienza personale ti dico che è questo il motivo per il quale il demonio le predilige.
      10) Molti hanno trovato appigli per questa visione in un’incorretta interpretazione di alcuni passi scritti da San Paolo
      “Bisogna infatti, che egli regni” nella sua croce e risurrezione, bisogna che egli regni fino a quando “consegnerà il regno a Dio Padre… (1 Cor 15,24). Quando infatti ridurrà “al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” , che tengono il cuore umano nella schiavitù del peccato, e il mondo nella sottomissione alla morte; quando “tutto gli sarà stato sottomesso”, allora anche il Figlio farà atto di sottomissione a Colui a cui gli ha sottoposto ogni cosa, “perché sia tutto in tutti” (1 Cor 15,28)
      La Chiesa però insegna, fin dall’inizio, che l’essere “tutto in tutti” di Dio non implica l’annullamento della nostra individualità. DIO ci ama tutti, e ciascuno in modo speciale, ecco perché la nostra individualità verrà preservata.
      11) Infatti il cristianesimo non è una religione, ma è l’incontro col Dio Creatore che si è fatto carne, uomo ed è morto sulla croce per noi. Le religioni cercano Dio, noi invece proclamiamo che è stato Dio a cercare l’uomo. La Fede cristiana non ha nulla a che vedere con una religione, quindi, ma con la testimonianza di coloro che hanno vissuto accanto a Gesù, lo hanno visto risorto e ne hanno proclamato la morte salvifica e la Resurrezione.
      Pertanto hai ragione, non esiste una religione migliore dell’altra, esiste però un unico Dio, che non ha aspettato che l’uomo lo trovasse tramite qualche percorso ascetico/gnostico, ma si è fatto carne per incontrarlo. Questo è il cristianesimo, e la testimonianza di questo fatto è cio sui cui si basa il cristianesimo, sul sangue dei primi martiri, degli apostoli e dei primi convertiti che per predicare la Resurrezione hanno disprezzato la loro vita fino a morire.

      Come ha detto Paolo, di certo sei un credente in Dio creatore, ma evidentemente non hai sperimentato un incontro col Cristo, pertanto le risposte che dai ai perché della vita e al fine della vita non sono cristiane. Senza saperlo, credendo in un unico Dio, credi già in Lui, diciamo però che, da un punto di vista cristiano, molte delle tue idee non possono essere accettate in quanto non cristiane. Essere cristiani significa credere in Cristo come Creatore e Redentore del mondo e dare risposte cristiane ai problemi della vita e al suo significato.

      Ciao, che il Signore sia con te e possa mostrarti la strada.

    • GrazianoP ha detto in risposta a Corrado

      @Corrado: Come te non sono un cattolico ortodosso, e concordo con molti tuoi punti.
      Non so se il multiverso possa esistere oppure no, ma ho capito che non ha senso chiederselo visto che non potremmo mai sperimentarlo se non dopo la nostra dipartita!!!Perchè scervellarsi su cose non verificabili(in vita, per chi crede)?
      Come Paolo Viti non vedo dove sia il ruolo dell’Amore di Dio (quello che noi umani così chiamiamo, l’eredità di Gesù), che invece per me ha una importanza assoluta e che “spiega” molte cose.
      Forse lo hai implicitamente incluso al punto 6, quando parli dell’esercizio del bene e del male ed al punto 7 quando parli di “leggi spirituali”. Ecco secondo me potresti aggiungere che Dio ci ha donato la capacità di Amare, e quindi di perdonare, i nostri fratelli allo scopo di completarci, come esseri senzienti ed intelligenti, nel concetto comune di Umanità. Cioè noi siamo di più, noi siamo esseri Umani.

    • lorenzo ha detto in risposta a Corrado

      Come cattolico ti rispondo così:
      1) il multi universo non risolve il problema della causa prima;
      2) l’esistenza di vite intelligenti al di fuori di questo universo fisico è verità di fede;
      3) le attuali teorie scientifiche dicono che l’evoluzione procede a salti;
      4) la libertà è un privilegio oppure no?
      5) concordo;
      6) concordo;
      7) concordo;
      8) l’inferno in questa vita è temporaneo, nell’altra è definitivo;
      9) non concordo;
      10)non concordo
      11)sai cos’è l’inculturazione cattolica?

  14. andrea g ha detto

    E sì, Dio ha fatto tutto meravigliosamente, affinchè la creatura si rivolga a Lui.
    L’irrazionalità ateistica è-appunto- priva di ogni logica, ma ha la sua spiegazione
    nell’autoesaltazione dell’ego, un’intrinseca perversione da cui deriva l’odio per
    Dio, tristemente (e vanamente) mascherato da “ragione” (!).
    “Hanno odiato Me, odieranno anche voi”: ha già detto tutto il Cristo.

    • Giuseppe ha detto in risposta a andrea g

      Semmai è vero il contrario: il sentimento religioso è nato per dare spiegazioni sulla natura prima delle cose. L’ateismo è nato quando l’uomo ha cominciato a ragionare in maniera razionale ed infatti l’aumento esponenziale dell’ateismo si è avuto con la nascita del metodo scientifico moderno. Oggi la maggior parte degli scienziati e degli intellettuali sono infatti atei o agnostici, non succede invece così per la popolazione meno istruita (es: nel terzo mondo i credenti sono quasi il 100% e nell’Accademia delle scienze americana meno del 10%). Poi l’ateo e l’agnostico non odiano Dio, perchè non possono odiare ciò che ritengono non esita o che non si possa determinare che esista, è un po’ come se tu odiassi Shiva, Apollo o Manitù.

      • GrazianoP ha detto in risposta a Giuseppe

        NON Concordo:
        1. secondo me non è il pensiero razionale ad aver generato atei, che comunque sono sempre esistiti sin dai tempi antichi, ma piuttosto il positivismo, cioè la fede cieca nella scienza, che secondo me è pur sempre una fede, solo che ha mascherato con la presunta validità del metodo di indagine il DOGMA.
        2. Non credo che quella percentuale del 100% di credenti del 3°mondo sia credibile visti gli abomini che li si commettono! Non è l’ignoranza a generare fedeli, piuttosto la necessità di una speranza, la sperimentazione della vera condizione umana, quella che ormai manca da decenni a questa nostra società (per nostra fortuna o forse capacità) il che ha generato aridità soprattutto nei rapporti umani, quindi relativismo e di conseguenza ateismo.

      • andrea g ha detto in risposta a Giuseppe

        “il sentimento religioso è nato per dare spiegazioni sulla natura prima delle cose”-

        E il bisogno di dare un spiegazione/un senso al perchè dell’esistenza
        donde nasce?

        2-Il pensiero che Dio esista provoca in te fastidio o indifferenza?

      • lorenzo ha detto in risposta a Giuseppe

        Il sentimento religioso è connaturato alla biologia stessa del cervello umano: tutto dipende da quale religione si sceglie di seguire.

      • Ateofago ha detto in risposta a Giuseppe

        l’ateo e l’agnostico non odiano Dio, perchè non possono odiare ciò che ritengono non esita o che non si possa determinare che esista

        Hai ragione infatti gli atei e gli agnostici non odiano Dio ma odiano i credenti ed in particolar modo i cattolici, perché solo i cattolici hanno una posizione morale realmente seria. E dal timore che questa posizione morale risulti fin troppo vera e sensata nasce un odio profondo, pesante e spregiudicato che porta atei e agnostici a molestare i cattolici, a vessarli o insultarli. Basta farsi un giro per vari siti cattolici per vedere…

      • Max ha detto in risposta a Giuseppe

        Mi sembrano conclusioni un po’ affrettate. Il solito luogo comune secondo cui la causa della religione (e non della superstizione, che e’ un’altra cosa) e’ l’ignoranza di conoscenze scientifiche. L’esempio della National Academy of Science da solo non basta; perché e’ 1) un caso singolo 2) e’ una Istituzione che nomina da se’ i suoi nuovi membri, che quindi puo’ avere un bias.

        Credo che la religione sia nata dal cercare di dare un significato alla propria esistenza, piuttosto che dal chiedersi perché piove. Lo dice pure un ateo come H. Allen Orr. Il che potrebbe spiegare perché nei paesi del Terzo Mondo la religiosità e’ cosi’ diffusa: servirebbe a sopportare, superare le grosse difficolta’ quotidiane del vivere in quei posti. Ci sono anche varie ricerche che vanno in questa direzione. Ma tale religiosità non sarebbe causata automaticamente da una maggiore ignoranza.

        Tempo fa usci’ una ricerca su una prestigiosa rivista scientifica che mostro’ come in un paese in cui la religiosità e’ ancora viva, come negli Stati Uniti (che sono avanti del progresso scientifico e tecnologico) il numero di persone con un dottorato in campo scientifico che vanno alle funzioni religiose regolarmente o che credono in Dio non e’ molto diverso da quello del “comune pubblico”. Viceversa, sappiamo gia’ che nei paesi in cui in partenza la religiosità e’ bassa non si vedono molti PhD nelle chiese, od altri luoghi di culto.

        Ci sono tante ragioni, a mio parere, per cui nell’Occidente si crede meno in Dio; ma alcune sono cause “indirette” o persino fattori non strettamente legati alle conoscenze scientifiche di per se’. Sapere piu’ cose sicuramente puo’ portarci ad un senso di arroganza intellettuale (lo si sapeva gia’ millenni fa). Meno difficolta’ nel vivere (vedi sopra). Un altro esempio, per rivoluzione sessuale, che ha attecchito nei paesi dell’Occidente, porta ad allontanarsi dalla religione. Ma e’ un esattamente un effetto della maggiore conoscenza diffusa che c’e’ in Occidente?

        Credo che sia giusto usare un po’ di cautela. La realta’ non e’ bianco e nero.

      • Panthom ha detto in risposta a Giuseppe

        Davvero faccio fatica a credere che esistano ancora razzisti come te, Giuseppe. La razza ariana e nazista che sfoggia la sua superiorità sul povero e ignorante ebreo negro. Ma l’ateismo è ancora rimasto a fare la conta degli scienziati atei? Ragazzi non stupitevi se non riuscite ad avere alcuna sussistenza culturale nella società, non ve lo meritate.

        Giusto per la cronaca: stai citando statistiche degli anni ’90, oggi gli scienziati credenti sono ben più numerosi di quelli atei:
        https://www.uccronline.it/2011/06/15/ricerca-usa-il-22-degli-scienziati-atei-si-definisce-spirituale/ e https://www.uccronline.it/2010/07/02/il-50-degli-scienziati-americani-e-religioso-dalloxford-university-press/ e https://www.uccronline.it/2014/03/17/nuovo-studio-scienziati-credenti-tanto-quanto-la-popolazione/

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