La testimonianza di una vita strappata dall’eutanasia

AFP_1205221003.jpgUn articolo pubblicato qualche settimana fa sul sito del settimanale Tempi riporta la storia straordinaria di Angèle Lieby, un’operaia francese che il 13 luglio 2009 è caduta in uno stato vegetativo.

Tutto è cominciato con una forte emicrania ed un consulto d’emergenza presso l’ospedale di Strasburgo, seguiti repentinamente da disturbi della parola, affanno e perdita di conoscenza. A questo punto Angèle viene immediatamente ricoverata, ma i medici la danno per spacciata: il coma in cui si trova, dicono, non concede speranze di remissione.

Come si legge nel libro pubblicato grazie alla collaborazione del giornalista Hervé de Chalendar (Angèle Lieby, Una lacrima mi ha salvato; edizioni San Paolo), Angèle è conscia di tutto: sepolta all’interno di un corpo incapace di ogni minimo movimento, la signora Lieby conserva solo il senso dell’udito e, lentamente, intuisce di essere attaccata a una macchina che la tiene in vita.

Ma l’incubo non è finito. Dopo quattro giorni, infatti, il medico che la tiene in osservazione spiega al marito che non c’è più nulla da fare: l’unica soluzione è di concederle una morte dignitosa staccando la spina. Angèle vorrebbe urlare di essere viva, ma non riesce a lanciare alcun segnale, anche il più piccolo, della sua reale condizione. Grazie a Dio il marito rifiuta in maniera categorica i consigli del medico ed il calvario prosegue, non senza altre pressioni da parte dello staff ospedaliero, per altri otto giorni.

Arriviamo quindi al 25 luglio, anniversario di matrimonio di Angèle. Sua figlia Cathy entra in camera e le confida di aspettare il terzo figlio e che sarebbe molto contenta se la nonna potesse vederlo. A questo punto accade l’imprevedibile: dagli occhi di Angèle sgorga una lacrima e, come se non bastasse, poco dopo la famiglia si accorgerà di un minuscolo movimento di un mignolo. C’è ormai poco da discutere, Angéle è viva. Da quel giorno per Angèle inizierà un lungo percorso di rieducazione alla vita che, con piccoli ma costanti progressi, la riporterà in meno di un anno alla guarigione.

Una diagnosi più approfondita rivelerà che la signora Lieby aveva contratto l’encefalite troncoencefalica di Bickerstaff, una rara condizione neurologica ad eziologia infettiva. Nel suo libro Angèle punta il dito contro una certa classe medica che tende a considerare il paziente in stato di coma come un “vegetale” piuttosto che un “essere umano”.

Se prima del 13 luglio 2009 Angèle avesse firmato un testamento biologico, con ogni probabilità quella lacrima non l’avrebbe scagionata. Il tema del “fine vita” è troppo spesso argomento di dibattiti dettati dal più becero sentimentalismo, piuttosto che dal rigore della scienza e dal rispetto dell’etica. La strumentalizzazione mediatica di alcuni drammi che coinvolgono intere famiglie non fa altro che spostare la questione lontano dal suo fulcro reale: cosa si conosce della vita?

E mentre i salotti televisivi si riempiono di voci e dalle aule di tribunale si levano, apparentemente unanimi, i cori di una popolazione che grida al “rispetto della volontà altrui”, nelle corsie d’ospedale, tra i ricoverati per appendicectomia, gli anziani scompensati ed i malati terminali, grida il silenzio di quelle anime vive intrappolate in corpi che sembrano non rispondere più.

Filippo Chelli

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13 commenti a La testimonianza di una vita strappata dall’eutanasia

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  1. Daniele ha detto

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, spesso citata anche con l’acroimo WHO, World Health Organization) aderì, ed aderisce tuttora, al Protocollo “Harvard” (1968), nel quale si dice chiaramente che una persona può – anzi, deve – essere ritenuta morta (cioè si può – anzi, si deve – “staccare la spina”) SOLTANTO nel momento in cui l’elettroencefalogramma (EEG) diventa piatto, poiché l’EEG piatto è una condizione irreversibile, cioè di “non ritorno” (in quanto la scienza medica ci dice: 1 – che EEG piatto vuol dire che tutti i neuroni, cioè le cellule cerebrali, sono morte; 2 – che i neuroni sono un tipo di cellule che una volta morte non si possono in alcun modo rigenerare). Invece, nelle altre situazioni di perdita più o meno grave della coscienza ma nelle quali l’EEG non è piatto, la persona È VIVA (e lo è ANCHE SE non può parlare o muoversi) ed è, quindi, PROIBITO “staccare la spina”.
    In questa sede è doveroso precisare che la Chiesa Cattolica, così come altre confessioni religiose cristiane e non, fece proprie, e fa proprie tuttora, le disposizioni contenute in tale Protocollo (ciò mostra chiaramente che la Chiesa non è “nemica della scienza”, come invece alcuni, purtroppo, la dipingono).
    Negli stati comatosi (lievi o profondi che siano) e negli stati vegetativi (persistenti o meno), l’EEG è TUTT’ALTRO CHE PIATTO e, quindi, la persona È VIVA e, pertanto, NON È PERMESSO “STACCARE LA SPINA”. Cioè la signora Lieby (così come Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Luca Coscioni, ecc…) è SEMPRE STATA VIVA, in quanto il suo EEG è sempre stato NON PIATTO.
    Mi rattrista e preoccupa vedere come alcuni medici (tra cui Ignazio Marino, attuale
    Sindaco di Roma), invece di seguire le direttive scientifiche del Protocollo “Harvard”, preferiscano seguire l’ideologia eutanasica e ritenere indegna la vita di una persona in stato vegetativo: tali medici “obbediscono” molto all’ideologia e molto poco alla scienza (ed è quindi pericoloso mettere la propria vita nelle mani di tali medici).

    • Li ha detto in risposta a Daniele

      Non fidatevi dell’oms: dice anche che bisogna far fare al bambino un percorso sessuale già dall’asilo! Se non è il diavolo all’opera, allora ditemi voi cos’è!

      • Daniele ha detto in risposta a Li

        Infatti io ho specificato che, in merito al Protocollo “Harvard”, oltre all’OMS aderisce anche la Chiesa Cattolica, segno che quel Protocollo è etico e condivisibile.
        Se un giorno l’OMS, sulla spinta degli attivisti per il “diritto a morire”, dovesse rinnegare il Protocollo “Harvard”, io non potrò certo condividere tale scelta.

  2. Sophie ha detto

    Non dimenticherò mai il caso Eluana Englaro. Ero atea e pro eutanasia.
    Il gelo che vidi negli occhi del padre Peppino Englaro mi mise i brividi e da lì cambiai idea.
    Credo che a volte Dio permette il male per far aprire gli occhi alle persone…

    • Daniele ha detto in risposta a Sophie

      Hai detto bene: tra le tante cose tristi successe intorno ad Eluana Englaro in quel febbraio del 2009, c’è anche l’atteggiamento del padre, Beppino.
      Lungi da me giudicare la persona di Beppino ed il rapporto padre-figlia nel caso specifico, esprimo però un parere sull’atteggiamento da lui tenuto durante l’agonia di sua figlia Eluana, almeno per come è emerso dai mass-media: a me è sembrato (e, a quanto pare, non soltanto a me) che le sue parole, il tono con cui le diceva e le espressioni che assumeva mentre le diceva, derivassero da un distacco glaciale e definitivo nei confronti di quella povera creatura, quasi che lui ritenesse Eluana non soltanto non più sua figlia, ma nemmeno più una persona: questo mi ha trasmesso molta tristezza ed ha rafforzato in me il concetto che la vita è una cosa, anzi: un dono, indisponibile, cioè non “piegabile” a questo o a quel desiderio.
      Quindi l’atteggiamento di Beppino, grazie a Dio, non solo non ha prodotto quello che lui ed i Radicali si aspettavano (cioè lo sdoganamento dell’eutanasia come prassi “normale”), ma sembra, piuttosto, che abbia generato nelle persone un maggiore senso di preziosità e sacralità della vita.
      Checché ne dica l’Associazione “Luca Coscioni”, la maggior parte degli italiani ritiene che non si debbano “staccare le spine” ai malati teminali od alle persone in stato vegetativo persistente: quello che, piuttosto, gli italiani chiedono è che si eviti l’accanimento terapeutico, cioè il procedere con terapie sproporzionate od inefficaci rispetto al male da curare. Ma già oggi il Sistema Sanitario italiano rifiuta di accanirsi terapeuticamente sui malati e perfino il Catechismo della Chiesa Cattolica si è pronunciato contro l’accanimento terapeutico, addirittura condannandolo, in quanto pratica inumana (il Card. Martini, ad esempio, in piena coerenza col CCC, rifiutò l’accanimento terapeutico: ma i mass-media “bugiardi” hanno voluto, per fini di propaganda, far passare la notizia falsa che il Card. Martini “usufruì di una pratica eutanasica non accettata dalla Chiesa”).

      • Daniele ha detto in risposta a Daniele

        Piccola aggiunta: questo ritrovato “senso della preziosità e sacralità della vita” non va coltivato soltanto dentro di sé, ma dev’essere un criterio con cui vagliare, ad esempio, i programmi politici di questa o quella forza politica, negando, per coerenza, il proprio voto a quelle forze politiche i cui programmi mettono in discussione tale criterio.
        Ad, esempio, io nutrivo grande fiducia in Renzi anche per via del suo essere stato uno scout cattolico. Però, dopo quello che ha detto domenica scorsa (cioè che il PD porterà avanti una legge sulle coppie di fatto), sono diventato più prudente e prima di dargli il mio voto dovrò accertarmi che il programma politico del PD non contenga attacchi alla vita ed alla famiglia naturale (che non sono affatto temi secondari, anzi! Sono temi importantissimi, poiché tutto si regge sulla vita umana e sulla famiglia): nel caso in cui il programma del PD non dovesse soddisfarmi, darò il mio voto ad una delle forze politiche che, invece, dichiarano di voler tutelare vita e famiglia (e mi spiace per Renzi, ma se un cattolico vuole stare in politica in modo coerente col suo essere cattolico, deve comportarsi di conseguenza: non basta essere cattolici di nome, occorre esserlo nei fatti).

      • Andrea. ha detto in risposta a Daniele

        Ci si misero anche i media che, favorevoli o meno a “staccar la spina”, non spiegarono le reali condizioni di Eluana, a parte quelli Cattolici (l’Avvenire)…

    • Engy ha detto in risposta a Sophie

      su Eluana Englaro a me avavano colpito moltissimo le parole di Enzo Jannacci, condividendole.
      Non mi permetto di giudicare il papà Beppino e anzi ho anche ammirato la sua tenacia nel portar avanti la propria battaglia.
      Il dato che mi aveva impressionato moltissimo in lui era l’assoluta mancanza di SPERANZA, di fiducia in un possibile miglioramento che il sig. Englaro SEMBRAVA mostrare fin dall’inizio; cioè mi pare – se non ricordo male – che fin dai primi tempi dopo l’accaduto, egli andasse in giro, da Costanzo ad esempio, a invocare di staccare la spina a sua figlia, perchè quella non era vita, perchè sua figlia per prima l’aveva e l’avrebbe chiesto.
      E, insieme a questa disperazione senza via d’uscita, anche la sicurezza assoluta di cosa debba significare una vita degna mi aveva colpito molto.
      Avrei capito di più, dal mio punto di vista, una simile richiesta, un simile atteggiamento di chi a un certo punto getta la spugna, a distanza di anni, quando ha più senso che la speranza si affievolisca, ma così, in questo modo oltretutto abbastanza (e APPARENTEMENTE) freddo e improntato alla razionalità più totale, mi aveva angosciato.
      Poi ripeto, non giudico assolutamente quella che comunque è stata per lui una lunghissima sofferenza finita come sappiamo.
      Quello che invece mi ha proprio infastidito è stato il clamore dei mass-media, soprattutto il compiacimento di una parte di opinione pubblica che, in casi opposti dove molte altre persone fanno scelte diametralmente opposte, non si mostra altrettanto soddisfatta della mitica libertà di scegliere delle persone.

  3. Andrea. ha detto

    Praticamente non si passa neanche più per la Diagnosi, si pensa subito all'”eutanasia”…

  4. Norberto ha detto

    Un altro esempio che dimostra come l’introduzione del testamento biologico è pericolosissimo e complica i problemi, anziché risolverli.

  5. Li ha detto

    Un altro caso per riflettere: quanto vale una vita?

    http://www.tempi.it/33-giorni-di-clodagh-la-bimba-che-non-doveva-nascere-e-che-invece-ha-portato-solo-gioia#.UrLj0tLuLpI

    A volte vedere un bambino o un adulto in determinate condizioni può spezzare il cuore, rendere dubbiosi, ma meglio una vita vissuta fino all’ultimo nell’amore della famiglia che morire “dignitosamente” in un ospedale. E se fossi impossibilitata a parlare come Angela? Il mio pensiero conterebbe? Ecco perchè l’essere umano va considerato tale fino all’ultimo.

    Preghiamo perché la gente si svegli.

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