Nelson Mandela e la stima per la Chiesa cattolica

Nelson MandelaE’ morto in questi giorni Nelson Mandela, storico leader del movimento di liberazione dall’apartheid nel Sud Africa e primo presidente realmente eletto da tutto il popolo sudafricano. Ha vinto il premio Nobel per la pace nel 1993.

Tutti conoscono il suo grande impegno per i diritti umani e per la riconciliazione nazionale, l’apparato mediatico trasmette notizie a ritmo continuo su questo. La Chiesa cattolica in Sudafrica ha espresso la sua gratitudine «per il sacrificio offerto per tutti i popoli del Sudafrica e per la sua guida e la sua ispirazione con le quali ci ha guidato sulla via della riconciliazione», ha scritto Mons. Stephen Brislin, Arcivescovo di Città del Capo e Presidente della Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC) nel messaggio di cordoglio. Anche Papa Francesco ha inviato il suo messaggio ricordando per aver saputo «forgiare un nuovo Sud Africa costruito sulle solide fondamenta della non violenza, della riconciliazione e della verità».

Mandela, da sempre un devoto cristiano metodista, fu molto vicino alla Chiesa cattolica, di cui aveva molta stima. «Sono molto grato alla Chiesa cattolica», disse. «Quando i neri non potevano nemmeno salire su un autobus, la Chiesa cattolica li faceva vescovi e cardinali». Anche in questi giorni è stato ricordato che furono le scuole cattoliche le prime, sul finire degli anni Settanta, a sfidare la segregazione razziale nelle aule. In un discorso del 1993, il premio Nobel per la pace ebbe a dire ad esempio: «La Chiesa è importante nella vita di ogni giorno ma uno deve essere stato in una prigione sudafricana per apprezzare il ruolo cruciale da lei rivestito nel cercare di alleviare la sofferenza causata dai tribunali governativi». Lodò anche «il ruolo molto importante giocato dalla Chiesa cattolica nel lottare per la giustizia» e apprezzò particolarmente la figura di Giovanni Paolo II. Nel novembre 1984 scrisse una lettera dalla prigione di Pollsmoor al neovescovo di Città del Capo, monsignor Stephen Naidoo, di cui Mandela era diventato amico durante una visita del presule a Robben Island, prigione nella quale partecipava alla Messa cattolica, ricevendo i sacramenti. La tua «nomina è un evento che, ne sono sicuro, sarà ben accolto non solo dai tuoi parenti e amici più stretti», scrisse Madiba a mons. Naidoo, «ma anche dai credenti di differenti confessioni religiose e da tutti coloro che sono sufficientemente perspicaci per apprezzare il ruolo innovativo giocato sul piano storico dalla Chiesa in generale, e in modo particolare la sua formidabile presenza, oggi, nella lotta per un mondo migliore e fondato sulla pace».

Gli sbagli storici della Chiesa, ha proseguito nella lettera, «sono stati completamente rimpiccioliti dagli enormi successi conseguiti e questo è l’aspetto sui quali si concentreranno chi è ottimista e coloro che devono costruire il futuro». Occorre ricordare, comunque, che lui stesso non fu esente da errori, anche molto gravi, che però non hanno intaccato la sua meritata fama. Lo scrittore Zakes Mda ha accusato gli europei di averne fatto «un santo della pace, un nuovo Mahatma Gandhi», in realtà la storia è vera a metà: «Tutti i suoi sforzi sulla via della riconciliazione hanno riguardato le divisioni tra bianchi e neri. Le divisioni tra neri sono continuate». Mandela, questo lo si sa, chiuse gli occhi sulle ruberie dei compagni: «La corruzione in cui oggi annaspiamo è cominciata durante la sua presidenza. Lui personalmente non fu coinvolto. Però sapeva e non fece niente per sanare la piaga. Chiesi di incontrarlo una volta, gli parlai della corruzione ma lui rimase freddo. Perché era fedele al partito, leale con i compagni. Per lui erano tutte persone integre. Il risultato: mentre lui era presidente la corruzione ha messo radici. E quando mette radici sappiamo quanto è difficile da estirpare».

Lo stesso Mandela rifiutò la nonviolenza di Gandhi e ritenne che le repressioni del governo si potevano contrastare soltanto con un movimento di guerriglia. Nella sua autobiografia intitolata “Il Lungo Cammino Verso la Libertà”, ha ad esempio ammesso di aver dato lui l’ordine per la bomba di Church Street, scoppiata alle ore 16.30 di Venerdì 20 Maggio 1983, nella cui strage morirono 19 persone e altre 217 rimasero ferite innocenti. Venne inoltre finanziato dalla rete comunista internazionale, la quale prima sosteneva il regime razzista dell’Apartheid e considerava Mandela un terrorista, la quale costruì la sua immagine occidentale come messia nero. L’apertura all’aborto e alle nozze e adozioni gay in Sudafrica vanno lette in questo contesto. Il suo progetto per un Sudafrica migliore, infine, non ha funzionato molto, ancora oggi il Paese è in cima alle classifiche mondiali per tassi di omicidi, stupri e diffusione dell’Aids.

In ogni caso è giusto concentrarsi su quel che di buono c’è nella storia di ognuno. Occorre anche ricordare all’ipocrisia della stampa che nel mondo sono tanti i Mandela ignoranti dall’Occidente, forse perché cattolici. Antonio Socci ha citato mons. Giacomo Su Zhimin, vescovo cattolico di Baoding (Hebei), che ha trascorso 41 anni in lager e prigioni varie, senza alcuna accusa e senza alcun processo. Oppure mons. Cosma Shi Enxiang, vescovo cattolico di Yixian, che ha passato 52 anni fra lager, prigioni e lavori forzati, arrestato nuovamente nel 2001 e da allora sparito. Entrambi chiedevano semplicemente diritti umani e libertà religiosa. Pensiamo anche ad Asia Bibi e alla violenza contro i cristiani del Pakistan. Niente di questo però fa notizia e suscita scandalo.

I media creano a tavolino santoni e messia, l’incredibile idolatria verso Che Guevara di cui ancora oggi sono vittime migliaia di persone nel mondo è davanti agli occhi. Di Madiba è già stato fatto un marchio del valore di 53 miliardi di dollari tra magliette, ristoranti, poster, vino, fino a reality show, “tutto fa Mandela”. Secondo il Daily Telegraph dietro al business ci sarebbero le figlie e le nipoti del leader sudafticano, che vendono le stampe delle mani a 14mila euro l’una. L’Occidente, povero di Dio, ha evidentemente bisogno di idoli.

La redazione

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42 commenti a Nelson Mandela e la stima per la Chiesa cattolica

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  1. Sophie ha detto

    Mah per conto mio diffido sempre di chi si prende gli applausi del mondo.
    Addolorata per la sua morta e pace all’anima sua ma l’ho sempre visto solo come una celebrità e nulla di più.

    • geminit ha detto in risposta a Sophie

      Dovresti approfondire allora.

    • Katy ha detto in risposta a Sophie

      Come dice l’articolo c’è stata molta strumentalizzazione della sua figura, dobbiamo sempre ricordare che quello che sappiamo viene sempre filtrato dai media. Sono loro a comandare quello che dobbiamo celebrare e quello che dobbiamo osteggiare purtroppo.

      • Sophie ha detto in risposta a Katy

        Cara Katy io personalmente penso che se uno si rifiuta di essere una star, un modo lo trova. Tralasciando la bomba a Church Street, il fatto che fosse pro matrimoni gay e pro aborto, preferisco le persone che vivono dietro le quinte. E non mi sono mai piaciuti certi suoi tentativi di arruffianamento della Chiesa. (Tra l’altro se fosse stato un anticattolico dichiarato i cattolici non l’avrebbero santificato in questo modo)
        Mi fermo qui.

        • Giacomot ha detto in risposta a Sophie

          Sono d’accordo .

        • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Sophie

          Esiste anche la guerra giusta.

          • Sophie ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

            La guerra non è mai giusta, chi uccide ne risponde davanti a Dio.

            • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Sophie

              Quindi Sant’Agostino era in torto?

              • Sophie ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

                Citami il passo.

                • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Sophie

                  Fare la guerra è una felicità per i malvagi, ma per i buoni una necessità […] è ingiusta la guerra fatta contro popoli inoffensivi, per desiderio di nuocere, per sete di potere, per ingrandire un impero, per ottenere ricchezze e acquistare gloria. In tutti questi casi la guerra va considerata un “brigantaggio in grande stile”» (De Civitate Dei, IV, 6).

                  • Sophie ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

                    Lo stesso che diceva che “La guerra è la negazione della vita”?

                    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Sophie

                      Anche l’oppressione nega la vita.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Sophie

                      Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla dela guerra negli articoli dal n.2307 al n. 2317.
                      Ne riporto alcuni:

                      2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

                      — che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

                      — che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

                      — che ci siano fondate condizioni di successo;

                      — che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

                      Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della « guerra giusta ».

                      La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

                      2313 Si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri.

                      Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali, non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono crimini. Non basta un’obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un « genocidio ».

                      2314 « Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato ». Un rischio della guerra moderna è di offrire l’occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche.

  2. gino ha detto

    Per me Mandela è stato principalmente un massacratore di persone che avevano l’unico difetto di essere bianche.

  3. nicola ha detto

    Bravo, anzi bravissimo. I media occidentali hanno costruito e costruiscono delle icone, degli idoli che sono la rappresentazione visibile di filosofie, se non ideologie, sottostanti. Alcune icone sono autentiche, ossia fedeli espressioni dell’ideologia che esprimono. Altre sono delle patacche costruite dai professionisti dello scrivere o parlar forbito. I professionisti mediatici capaci di far passare non solo galattiche stronzate come verità sacrosante ma autentici crimini come opere di beneficienza. La Chiesa Cattolica ha il gran pregio di essersi in gran parte immune da tali predicazioni. Durerà?

  4. Umberto P. ha detto

    Ok, devo sicuramente aver sbagliato forum.
    Da notare che Gino ha scritto un commento graditissimo…

  5. edoardo ha detto

    Se il Sudafrica non avesse avuto Mandela, presto o tardi sarebbe stato dilaniato da una guerra civile senza prigionieri, dove si uccide o si muore.
    Un’istituzione come l’apartheid è semplicemente fuori dal mondo.
    Non ha da essere e basta.
    Meglio senza una guerra civile, ma se non fosse stata risolta a livello politico, una lunga guerra civile sarebbe stata una certezza, era solo questione di tempo.
    Poi volevo rispondere all’affermazione di Sophie, che le guerre non sono mai giuste, e ne risponde davanti a Dio:
    le guerre ci sono, non è questione che siano giuste o sbagliate, l’unica questione è che c’è gente che vuole vivere nella propria terra, e lì lavorare in libertà, e avere il diritto di “mettere su casa” senza doversi vedere predati in quella che dovrebbe essere casa loro.
    La guerra cristera era giusta?
    Non temete, guerre ce n’erano mille anni fa, ci sono oggi e ci saranno ancora tra mille anni. E’ una certezza.
    Arrivano come una carestia, un’epidemia o una grandinata e se ne vanno per riapparire da un’altra parte.
    Fintanto che ci saranno persone che si sentiranno minacciate nel loro diritto di vivere e lavorare nella propria terra, di guerre ce ne saranno sempre.
    Non sono un giustificazionista, dico solo che voler segregare la gente su basi razziali o religiose, o volerli privare della terra e dei mezzi di sostentamento, inevitabilmente presto o tardi si arriva ad una guerra.
    Che sia giusta o sbagliata, è un’altra faccenda. C’è solo la certezza che esploderà.
    John Lennon poteva permettersi il lusso di recitare lo slogan “Give peace a chance” e “Make love not war”, specialmente da fumato, cioè sempre.
    Un negro del ghetto di Soweto, o anche un Cristero non poteva permetterselo quel lusso: ed ecco che, puntuale, si apre un nuovo fronte di guerra.

    • Sophie ha detto in risposta a edoardo

      La guerra cristera è stata una guerra mirata contro l’esercito di Calles, non hanno certo piazzato una bomba dove chi ci capita ci capita. Mandela faceva parte dell’ala terroristica MK e al suo processo si dichiarò colpevole di più di 150 atti di violenza terroristica, tra i quali l’aver piazzato bombe in luoghi pubblici dove grazie a lui sono morti anche donne e bambini innocenti. Si parla anche di bambini, ma sai quanto gliene può fregare ad uno che si dichiarava favorevole pure all’infanticidio…

      • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Sophie

        Se io domani arrivassi a casa sua la sfrattassi e la rinchiudessi in una gabbia in giardino da cui può uscire con un pass cosa direbbe?

        • Sophie ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

          Se uccidessero suo figlio cosa direbbe?

          • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Sophie

            Non educhero mio figlio a segregare gli altri. la lotta contro l’apartheid era una lotta giusta anche se condotta legittimamente con la violenza.

            • Sophie ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              Non m’interessa sapere come educa suo figlio, ho chiesto se sarebbe contento se qualcuno lo facesse saltare per aria, e vorrei sapere se la chiamerebbe “violenza legittima”.

        • lorenzo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

          Scive, al n.2297, il Catechismo della Chiesa Cattolica:
          “… Il terrorismo minaccia, ferisce e uccide senza discriminazione; esso è gravemente contrario alla giustizia e alla carità…”

          • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a lorenzo

            I boeri erano tutti coppevoli.

            • lorenzo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              Mi sento veramente coppevole di ostinarmi a scivere al buio e di non veler usare gli occiali per rileggere attentamente…

              Scherzi a parte, ti consiglio di leggere quanto scrive più sotto Daphnos sulla storia del Sud Africa: è veramente istruttivo.

      • Alessandro ha detto in risposta a Sophie

        Cara Sophie, capisco cosa vuoi dire e non ti rimprovero certo un reato di lesa maestà, anzi, lo spirito critico verso i miti che ci vengono propinati lo apprezzo. Però, non avrei un giudizio così fermo. La differenza tra Mandela e tanti altri è che ha fatto la guerra per ottenere la pace. E questo lo ha dimostrato, stringendo la mano ai suoi carcerieri e oppressori dopo che quella guerra l’ha vinta. Non è cosa da poco ed è questo che oggi gli viene riconosciuto (anche se non so se il suo esempio preserverà le sue intenzioni. Speriamo). A noi, liberi, nati in tempo di pace, piace pensare che la guerra sia una cosa tra militari regolata dalla convenzione di Ginevra, ma in fondo sappiamo tutti che non è mai così, non lo è mai stato e mai lo sarà. La guerra è per definizione la negazione di ogni giustizia per tutti. E’ inutile cercare il bene in una guerra. Un mondo senza guerra? Sarebbe meraviglioso. Ma per ottenerlo bisognerebbe eliminare tutti gli apartheid del mondo (che sono una forma, subdola, di guerra permanente di un popolo contro un’altro: non pensare che il colonialsmo sia stato (ed è) solo il divieto di prendere l’autobus, di aparheid sono morti e muoiono tanti innocenti, donne, bambini, anziani e muoino dopo una vita di stenti). Che fare? Gandhi è stato un esempio, l’unico, a parte Gesù, che ricordi aver combattuto una guerra non violenta. Ecco, Mandela non è stato Gandhi nè Gesù. Ma chi lo è di fronte alla privazione della libertà, all’aggressione permanente alla propria dignità? Forse pretendi standard troppo alti per avere un giudizio positivo su di un uomo che ha comunque combattuto una guerra per la libertà del suo popolo e ne ha pagato anche il prezzo, dichiarandosi colpevole delle accuse che gli muovi. Prova a valutarlo per ciò che ha fatto a guerra vinta, forse gli riconoscerai meriti che pochi altri possono vantare.

    • Daphnos ha detto in risposta a edoardo

      Caro Edoardo, solitamente sono d’accordo con te, e a dir la verità lo sono abbastanza anche in questa circostanza, tuttavia devo notare che contrariamente al solito sei stato meno preciso e puntuale nelle spiegazioni, e vorrei approfittare dello spazio che questo sito controcorrente mi concede per chiarire meglio le cose sull’apartheid.

      È logico che nessuno possa essere favorevole e sostenere una segregazione come quella che ha avuto luogo in Sudafrica così a lungo, ma le circostanze storiche che hanno prodotto questo fenomeno sono ben più complesse di come sono presentate dai tg. Ovviamente i soliti buffoni del politicamente corretto non hanno alcun interesse a diffondere una maggiore conoscenza degli eventi: per loro è sufficiente generare una massa informe che crede di pensare con la propria testa ma che si concede acritica all’adorazione stucchevole di una serie di personaggi, più che di persone, e coltiva una sorta di “odio di sé” (del bianco, del maschio, delle radici cristiane, del capitalismo) che tira l’acqua al mulino dei progressisti per principio: appena cerchi di inquadrare le cose con spirito critico, questa massa grida al sacrilegio, a loro basta sapere che il proprio avversario politico possa essere accusato di nutrire odio ingiustificato e sono contenti. Sono contento di vedere che almeno qui, di solito, si cerchi di riflettere con giudizio.

      Sul Sudafrica: la storia di questo paese è stata piuttosto turbolenta, ma l’odio tra bianchi e neri è qualcosa di molto recente. Negli ultimi mille anni, infatti, hanno avuto luogo decine di conflitti, ma tutti tra etnie “dello stesso colore”. Il primo genocidio avvenne mille anni fa, perpetrato dalle attuali tribù del Sudafrica nei confronti dei boscimani, popolazione nomade oggi residente solo in Botswana. Poi le varie tribù che occuparono il territorio, distinguibili in due gruppi, gli Zulu e gli Xhosa (Mandela apparteneva a questi ultimi), iniziarono a farsi la guerra tra di loro, in un conflitto secolare che ancora oggi non sembra concluso. Per ciò che riguarda i bianchi, anche loro si dettero da fare. I primi ad arrivare in Sudafrica e ad occupare un territorio pressoché inabitato (quello a Sud-Ovest, mentre Zulu e Xhosa vivevano principalmente a Est) furono gli olandesi: un gruppo di agricoltori tenaci, chiamati “boeri”, che riuscì a prosperare in poco tempo e a mantenere rapporti tutto sommato buoni con le popolazioni locali. Quando nell’Ottocento arrivarono gli inglesi, prima cacciarono i coloni a nord, poi li attaccarono per occupare l’intero Sudafrica: giusto per far capire quanto poco fosse sentita la rivalità tra bianchi e neri, nelle guerre che seguirono, furono coinvolti anche i neri, ma nel senso che gli inglesi si allearono con gli Xhosa e gli olandesi con gli Zulu, e ognuno menava il proprio vicino dello stesso colore. Gli inglesi ebbero la meglio, come sempre, e dopo aver massacrato a dovere i boeri facendosi beffe della Dichiarazione dei diritti dell’uomo trasformarono il paese in una colonia anglosassone. Perché cominciò l’apartheid? Quello che in apparenza può sembrare un sopruso dei bianchi verso i neri nacque in realtà come un tentativo, seppur maldestro, di fermare le incredibili violenze degli ultimi secoli tramite la formazione di uno stato inusualmente federale in cui ognuno si facesse letteralmente gli affari propri all’interno del proprio territorio. I bianchi non sopirono mai le proprie tensioni interne e formarono partiti politici in base alla propria provenienza culturale (il partito nazionalista boero, per dirne una, era filonazista in funzione anti-britannica), mentre i neri, secondo le intenzioni dei teorici dell’apartheid, avrebbero dovuto organizzarsi “per conto loro”, poiché specialmente agli albori dell’Unione Sudafricana, non avevano intenzione di adattarsi ai metodi occidentali.

      Quindi il razzismo oggi indubbiamente presente tra bianchi e neri non è la causa dell’apartheid, bensì il suo effetto. E tale politica è sicuramente assurda oggi, come lo era ai tempi delle lotte di Mandela, periodo in cui anche la popolazione nera, rapidamente occidentalizzatasi, giustamente richiedeva un cambio di prospettive; ma molti dei suoi ideatori non avevano affatto l’intenzione di creare tensioni, bensì di placarle (che poi il metodo sia stato efficace, è opinione dubitabile). Quanto al fatto che la situazione oggi sia cambiata, è difficile da dire: alcune tribù locali non vollero neanche provare a collaborare nella formazione della nuova nazione, e crearono stati indipendenti (i Sotho fondarono il Lesotho, gli Swazi, parenti stretti degli Xhosa, lo Swaziland). Mandela, archiviati i bollori giovanili, ebbe il merito, l’unico davvero notevole a mio avviso, di comprendere che non sarebbe bastato abolire l’apartheid per riconciliare le etnie sudafricane, ma sarebbe stato necessario un cambiamento culturale, e in questa direzione si doveva muovere l’amnistia da lui e da altri promossa: un tentativo di ripartire da zero, cercando di promuovere il perdono reciproco davanti al mondo. Purtroppo molti ancora non hanno recepito la cosa, e la violenza in Sudafrica è ancora oggi all’ordine del giorno.

      • Alessandro ha detto in risposta a Daphnos

        Caro Daphons, ti faccio innanzitutto i complimenti per la conoscenza della storia africana che dimostri, che è raro incontrare, visto che la vulgata europea è che l’Africa non abbia una storia pre-coloniale. Mio padre è africano e ha studiato e pubblicato molto su questo argomento, anche se relativamente ad altre zone dell’Africa (altra cosa che spesso si dimentica è che l’Africa non è la Svizzera, ma un continente sterminato con tante storie). Sono quindi cresciuto a pane e storia dell’Africa, anche se di Sudafrica in particolare non so molto più di quanto hai gia scritto. Solo un’osservazione, per quella che è la mia conoscenza del colonialismo i sistemi di segregazione non erano solo un maldestro tentativo di pacificazione, ma uno scientifico metodo di sfruttamento che di solito seguiva l’arruolamento delle popolazioni autoctone, sfruttando le loro faziosità interne, per combattere le guerre coloniali tra europei. Uno dei sistemi più in voga era poi, nei trattati di “pace” tra europei, tracciare confini che spaccassero a metà tribù africane creando tante minoranze costrette ad una impossibile convivenza (scelta che ancora oggi crea immani tragedie). Poi ognuno era bravo a dire che li segregava, separava, accorpava, che gli negava diritti più o meno ampi, per evitare che i selvaggi si massacrassero fra di loro e di queste “giustifiacazioni” sono pieni i libri di storia (scritti da europei). Ci si è appropriati della terra altrui da conquistatori, con tutto quello che di solito segue: questo è stato (e in altra forma è oggi) il colonialsmo. C’è veramente poco da salvare. Si dovrebbe solo guardare avanti e questo è quello che ha tentato di fare Mandela (anche, come giustamente osservi, nelle lotte intestine tra africani). Per chi vuole questo è un passaggio della sua autobiografia che mio padre ama sempre ricordare agli africani (non agli europei) quando si trova in discussioni che non vi racconto nemmeno. http://www.famigliacristiana.it/articolo/nelson-mandela-sono-nato-libero.aspx

        • Daphnos ha detto in risposta a Alessandro

          Ciao Alessandro, ti ringrazio per i complimenti, ma a differenza tua le mie conoscenze sull’Africa (che comunque non sono poi così ampie) non derivano da un’esperienza diretta ma da una mia naturale e, in fin dei conti, indesiderata tendenza a studiare ciò che la scuola non propone, oltre che da un mio maturato scetticismo verso le storie troppo semplici.

          Per ciò che riguarda il colonialismo e la sua applicazione in Sudafrica, io non avevo affatto l’intenzione di proporre un’apologia delle politiche coloniali, dell’apartheid o del capitalismo selvaggio, sia ben chiaro. Penso che tu l’abbia capito. Credo semplicemente che la storia sia più complessa del banale “tu negro sei inferiore perciò io bianco ti pesto a sangue per costruire su di te il mio benessere”. Non dubito che in alcuni casi si sia arrivati anche a questo, ma rispetto al tuo discorso vorrei far notare anzitutto che non tutte le situazioni sono uguali: la storia dei boeri, almeno inizialmente non è stata violenta, né i coloni avrebbero voluto così (inoltre la zona che occuparono inizialmente era disabitata); tutta un’altra cosa rispetto alla corsa all’ultima fetta di territorio che caratterizzò la seconda metà dell’Ottocento. Poi, ci tengo a precisarlo, non volevo affatto parlare di giustificazionismo: secondo me, e non solo, la formazione federale dell’Unione Sudafricana aveva effettivamente l’obiettivo di evitare tensioni tra etnie (ripeto: anche bianche), ma dire “li tengo segregati perché non si ammazzino tra di loro” chiaramente non ha alcun intento umanitario, o educativo, per principio… sarebbe razzismo anche questo! Lo sfruttamento della rivalità Zulu-Xhosa nelle guerre anglo-boere precede la formazione dello stato sudafricano, non so se nel caso specifico del Sudafrica possa essere applicato il tuo esempio, o se l’unico fine fosse la relativa stabilità del paese. Quel che è certo è che l’apartheid, ed è il motivo per cui l’ho definito “tentativo maldestro”, non aveva previsto ciò che era facilmente prevedibile, ovvero che la corsa all’oro e ai diamanti e di conseguenza l’arricchimento del paese avrebbe provocato un aumento esponenziale della richiesta di manodopera che, chiaramente, sarebbe stata pescata nella popolazione nera, che così dovette subito spostarsi di zona creando la situazione attuale: una minoranza bianca che gestisce la ricchezza e una maggioranza nera che fa il lavoro manuale e non trova posto nel boom economico, oltre a non avere la possibilità di dire la sua. In questa situazione è ovvio che l’apartheid istituzionalizzato rappresenta una violazione del diritto, oltre che un focolaio di razzismo, e non c’è bisogno di essere comunisti per capirlo 😉 !

          Comunque la tua riflessione sui confini artificiali in Africa mi ha fatto tornare in mente un fatto a cui ho assistito qualche anno fa, che mi ha lasciato sconvolto, e che racconterò con dovizia di particolari quando si parlerà del personaggio in questione (perché sono sicuro che prima o poi Uccr parlerà anche di lui). Assistevo a una conferenza di Ascanio Celestini presso la mia università, era stato invitato dai Collettivi. A un certo punto attaccò a parlare del Ruanda, e, in un crescendo surreale, sparò una ricostruzione degli avvenimenti a dir poco atroce, come se avesse letto “Dio non è grande” di Christopher Hitchens e lo avesse reinterpretato in chiave socialista. Disse che la colpa della guerra in Ruanda era colpa della Chiesa cattolica, perché per secoli i Tutsi e gli Hutu hanno convissuto in pace, poi arrivarono i cattolici che, razzisti, invitarono i Tutsi a sterminare gli Hutu: infatti i Tutsi erano un po’ meno poveri degli Hutu, e i cattolici non stanno dalla parte dei poveri, come è noto… e soprattutto sono di carnagione UN PO’ MENO SCURA, e perciò la Chiesa, razzista, pensò che avrebbe reso il mondo un po’ meno scuro uccidendo tutti gli Hutu. Ecco, sapere che questi individui parlano e straparlano dalle colonne di giornali come Repubblica non mi permette di essere ottimista sulle sorti del mondo come tu suggerisci. Se non solo non riusciamo a lasciarci il passato alle spalle, ma lo distorciamo in modo aberrante per strumentalizzarlo in questo modo, credo che le cose possano solo peggiorare 🙁 🙁 🙁 .

          • Alessandro ha detto in risposta a Daphnos

            Caro Daphnos, non volevo accusarti di giusticazionismo o apologia del colonialsmo. Se il mio intervento ha lasciato questa impressione me ne scuso, perchè per quanto ho imparato a conoscerti dalle nostre discussioni su questo sito so che questo tipo di ragionamenti non ti appartengono. Avevo quindi colto la tua intenzione di una più puntuale ricostruzione storica dei fatti e credo entrambi sappiamo che esiste l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo e tante diverse letture si possono dare a seconda dell’angolo da cui si guardano le cose. Però nel mezzo è sempre possibile una sintesi e tutto sommato credo che il banale “tu negro sei inferiore perciò io bianco ti pesto a sangue per costruire su di te il mio benessere” sia una sintetica descrizione di quello che è stato il colonialismo in ogni sua articolazione sia nei fatti che nelle intenzioni. Poi che i primi coloni (non solo i boeri)non siano partiti con il moschetto sotto braccio, è vero, ma anche Colombo è arrivato con tre caravelle e poi tutti sappiamo come è andata a finire…fiutato l’affare….
            Sulle accuse alla Chiesa, che vuoi che ti dica…leggevo qualche giorno fa un articolo di Masiero su questo sito a commento di un editoriale che accusava la chiesa del riscaldamento globale!!!….Questo mi conferma nella mia scelta di alcuni anni fa di non leggere più i quotiani e ti direi non ti curar di loro, ma guarda e passa. Sennonchè vedo in tutto ciò il germe strisciante dell’intolleranza religiosa, un sentimento da non sottovalutare e da contrastare sul nascere perchè quando monta non lo si ferma più e lascia dietro di se solo il pentimento (spesso ipocrita) per le tragedie che ha provocato.
            Di mio, per quanto riguarda il ruolo della chiesa cattolica in Africa, potrei citarti esempi di un tipo e di un altro, ma forse anche qui è più utile la sintesi: la Chiesa è un ente che predica e attua il bene. Con questo non voglio dire che ne condivido ogni posizione e ogni azione, ma io percepisco il mio ateismo, il mio non avere verità rivelate, come responsabilità che mi impone di valutare le cose senza preconcetti. Rispetto alla Chiesa cattolica questo è il mio giudizio di sintesi anche se spesso mi costa gli strali dei miei colleghi miscredenti.

            • Daphnos ha detto in risposta a Alessandro

              Ti stimo profondamente 🙂 .

              In effetti neanch’io sostengo che l’azione della Chiesa sia sempre stata impeccabile, anzi. E a dire il vero, in Ruanda e altrove si sono verificati episodi, commessi persino da sacerdoti, assolutamente drammatici. Ma una ricostruzione come quella che ho udito è semplicemente allucinante.

              Solo un ultimissimo appunto sul Sudafrica. Forse non mi sono spiegato bene sul punto delle lotte tra tribù indigene. Io ero a conoscenza (pur non avendoli letti direttamente) di libri che giustificavano l’azione degli europei come un tentativo di pacificazione tra popolazioni indigene. Mi permetto di dubitare della veridicità di questa ipotesi. Ma comunque, vera o meno, non penso che si possa applicare direttamente al Sudafrica, altrimenti l’apartheid avrebbe separato soltanto i neri tra di loro! Io intendevo dire che il Sudafrica, che, è giusto ricordare, ha raggiunto un’effettiva indipendenza con larghissimo anticipo rispetto al resto del continente, quando si ritrovò unito sotto l’Union Jack, era già una nazione etnicamente eterogenea, ma con le varie popolazioni insediate in territori ben distinti e segnati da confini geografici ufficiali che precedevano la conquista britannica. Parlando terra terra, gli inglesi stavano sulla costa, i boeri nell’entroterra, i boscimani a nord, Zulu Xhosa e altri nei loro “bantustan” a est. Logico pensare che al tempo dell’unificazione non si potesse applicare il concetto moderno di democrazia, a meno che non lo si volesse “imporre”, come oggi va di moda dire. Ma era anche prevedibile che la situazione non sarebbe durata, perché nell’arco di due generazioni, tutta la popolazione nera migrò nelle nuove metropoli nate in seguito al boom industriale ed economico, dove fu assunta a basso costo, generando la situazione che conosciamo, quindi già tra le due guerre l’apartheid, sebbene non ancora istituzionalizzato, poteva essere considerato una violazione dei diritti, e il suo mantenimento un principio razzista. Io non ho minimamente giustificato l’apartheid, lo ribadisco, ma solo cercato di riproporne sinteticamente la genesi storica!

  6. Enrico ha detto

    Non dobbiamo sorprenderci se Mandela è stato solo un mito, una leggenda che ha provocato una scia di inconsapevoli seguaci i quali hanno creduto nella sua persona, non nella sua opera. Un po’ come succede oggi con papa Francesco: quando morirà, si ritornerà ai tempi passati, se non confidiamo e invochiamo l’aiuto di DIo.

  7. MALTA1991 ha detto

    Nelson Madela , Martin Luther King , Malcolm X : NESSUNO MUORE SE RESTA NEL CUORE DI CHI VIVE .

    Martin Luther King : « I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal” »

  8. Li ha detto

    Di Mandela non so granchè, e non lo ritengo un santo come lo hanno rappresentato. Forse anch’io ignoro certe cose, ma questa l’ho trovata il mese scorso e volevo postarla da tempo per confermare i miei sospetti: il sudafrica senza Mandela andrà allo sbaraglio. L’apartheid è capovolto.
    Ah, il video potrebbe colpirvi alquanto. Se siete impressionabili non guardatelo.

    http://www.youtube.com/watch?v=DLxKcNVbrMQ#t=18

    Io non so se le idee di Mandela nel tempo siano state meno aggressive. Non so entrare nelle teste della gente, ma lo spero.

  9. controinformato ha detto

    un grande uomo? sicuramente
    un santo? non esageriamo
    un apostolo della non-violenza? assolutamente no.

    la cosa più sconcertante è come Papa Francesco ne ricordi “l’impegno nel promuovere la dignità umana di tutti i cittadini basato sulla “non-violenza e la riconciliazione”

    adesso che se n’è andato non so come la situazione possa evolversi

  10. Mattia ha detto

    Bell’articolo che ha la il pregio di sottolineare sia gli aspetti positivi che negativi del personaggio…

  11. Li ha detto

    La cosa triste è che quanto Mandela ha seminato ed è cresciuto verrà sradicato. Già 3 anni fa il Sudafrica era in seri problemi:

    http://www.youtube.com/watch?v=yebtR_Od2kc

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